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Maternity Blues e Depressione Post Partum:
quella tristezza che oscura la gioia di esser madri
L’umore altalenante, il pianto e l’angoscia dopo un evento gioioso per antonomasia come la
nascita di un bambino, spesso vengono sottovalutati e non ritenuti dei campanelli di allarme
di un disturbo più importante.
La depressione è una cosa seria, non sempre può essere lasciata alle spalle con le sole proprie
forze, ma spesso non viene fatto il passo più importante che è quello di chiedere aiuto: è
molto alta infatti la percentuale di donne che per vergogna, solitudine o altri motivi non lo
fanno.
Al contempo, purtroppo però è molto alta l’incidenza di tale disturbo, in particolare il
cosiddetto Maternity Blues che ha un’incidenza del 30-85% nelle puerpere.
Per Maternity Blues si intende un disturbo dell’emotività generalmente transitorio che si
manifesta nei giorni immediatamente successivi al parto. E’ caretterizzato da pianti, umore
depresso o ansioso, senso di solitudine, irritabilità.
E’ importante che in questa fase la neo mamma si senta accolta e compresa dalle figure
familiari ad lei più vicine, che possa trovare empatia, conforto e ascolto negli operatori
coinvolti nell’ambito materno infantile. Che venga rassicurata rispetto al significato del
divenire madre e alle difficoltà che questo nuovo compito comporta.
Essendo per sua natura transitorio, il Maternity Blues tende a scomparire nell’arco di 10-15
giorni, quando la neo mamma avrà preso confidenza col suo nuovo ruolo e si sentirà più
sicura.
Il protrarsi della sintomatologia, dovrà essere, invece oggetto di ulteriori indagini.
La Depressione post partum
Si tratta di una delle principali complicanze legate al puerperio, caratterizzato da umore
disforico, disturbi del sonno e dell’appetito, presenza di sensi di colpa che sottolineano una
generale compromissione della qualità di vita della donna con conseguenze altrettanto
importanti sulle dinamiche relazionali tra mamma e bambino.
I sintomi sono gli stessi dell’episodio depressivo maggiore, quindi fortemente invalidanti.
Colpisce circa il 10% delle puerpere e può durare da poche settimane ad oltre un anno. Se non
trattata adeguatamente può cronicizzarsi.
In questo caso l’intervento psicologico dovrebbe essere tempestivo.
Bisogna innanzitutto porre attenzione ai fattori di rischio. E’ ormai ampiamente dimostrato
che donne con alle spalle una storia di depressione clinica sono più vulnerabili al riemergere
di disordini affettivi durante il periodo del post parto. Una storia di depressione, inoltre, se in
interazione con altri fattori quali una relazione scarsamente accogliente e non supportiva con
il coniuge o complicazioni ostetriche, determina un incremento del rischio di sviluppo di
depressione dopo il parto.
Il predittore più significativo per la diagnosi di depressione post-partum è la presenza di un
episodio di depressione durante la gravidanza. Fattori decisivi di rischio sono legati a
importanti difficoltà di ordine relazionale con il coniuge e alla conseguente mancanza di
supporto da parte di questi: il peso che grava sulla donna è dato dalla mancanza di supporto
percepito. Ci sono poi situazioni di vita stressanti oltre ai problemi relazionali con il partner,
come una condizione economica disagiata, la disoccupazione, un evento luttuoso, che possono
avere ripercussioni sullo stato psicologico della donna e sembrano legati allo sviluppo di
depressione post-partum. Da non sottovalutare nemmeno gli indicatori riguardanti il
bambino: malattie o malformazioni, complicanze durante il parto, bambino esito di rapporto
sessuale indesiderato, parto prematuro, non volontà di tenere il bambino, sentimenti negativi
nei confronti suo confronti, sonno aumentato o ridotto, difficoltà di alimentazione, bambino
con carattere difficile, presenza di coliche o reflussi.
Rapporto madre/bambino e depressione
I bambini stanno bene se stanno bene i genitori. Più la madre sarà serena, più sarà serena la
loro relazione e il bambino seguirà uno sviluppo armonico delle sue capacità.
La depressione post partum non adeguatamente trattata può avere degli effetti negativi sia
sulla relazione madre/bambino che sullo sviluppo del bambino stesso. I figli di madri con
depressione sono più frequentemente a rischio di svezzamento precoce dal seno,
malnutrizione, problemi intestinali, problemi della crescita e disturbi dell’attaccamento. Ciò
che sembra essere particolarmente perturbato è la continuità dell’interazione emotiva. La
depressione post partum infatti può compromettere la capacità materna e, di conseguenza,
anche quella della diade madre-bambino, di regolare reciprocamente l’interazione, portando a
una disregolazione degli affetti, che può interferire con il processo di apprendimento del
bambino. Gli effetti della depressione materna possono evidenziarsi anche in bambini più
grandi, specialmente se la depressione non è stata trattata in modo adeguato o se è divenuta
cronica.
Intervento
Tutte le donne e le madri che presentano questo tipo di manifestazioni patologiche hanno
bisogno di un trattamento psicologico tempestivo, di supporto, di un aiuto puntuale e
concreto per evitare di cadere un una spirale di isolamento dal quale poi sarà difficile uscire.
Innanzitutto non è possibile prescindere da una corretta informazione prenatale. Come
abbiamo detto, la depressione post partum è solitamente legata a fattori di rischio
preesistenti, per cui la mamma va informata sul fatto che non si tratta di un fallimento e va
aiutata a cercare aiuto.
Anche in assenza di campanelli d’allarme preesistenti, qualora lo stato depressivo insorga
dopo la nascita, è necessario pianificare degli interventi mirati a sollecitare la donna a parlare
apertamente della sua relazione col partner, delle preoccupazioni riguardanti il suo nuovo
ruolo di madre, dei sentimenti ambivalenti nei confronti del bambino e informarla che questi
sentimenti sono comuni. Il partner dovrebbe sempre essere coinvolto. Estendere inoltre la
rete di supporto alla famiglia per ottenere un aiuto pratico anche nella gestione del bambino,
soprattutto nei primi tempi.
Fornire sostegno psicologico aiutando la donna ad esprimere i suoi problemi ed a riflettervi in
modo razionale nell'ambito di una relazione empatica e confidenziale.
Depressione post partum

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  • 1. Maternity Blues e Depressione Post Partum: quella tristezza che oscura la gioia di esser madri L’umore altalenante, il pianto e l’angoscia dopo un evento gioioso per antonomasia come la nascita di un bambino, spesso vengono sottovalutati e non ritenuti dei campanelli di allarme di un disturbo più importante. La depressione è una cosa seria, non sempre può essere lasciata alle spalle con le sole proprie forze, ma spesso non viene fatto il passo più importante che è quello di chiedere aiuto: è molto alta infatti la percentuale di donne che per vergogna, solitudine o altri motivi non lo fanno. Al contempo, purtroppo però è molto alta l’incidenza di tale disturbo, in particolare il cosiddetto Maternity Blues che ha un’incidenza del 30-85% nelle puerpere. Per Maternity Blues si intende un disturbo dell’emotività generalmente transitorio che si manifesta nei giorni immediatamente successivi al parto. E’ caretterizzato da pianti, umore depresso o ansioso, senso di solitudine, irritabilità. E’ importante che in questa fase la neo mamma si senta accolta e compresa dalle figure familiari ad lei più vicine, che possa trovare empatia, conforto e ascolto negli operatori coinvolti nell’ambito materno infantile. Che venga rassicurata rispetto al significato del divenire madre e alle difficoltà che questo nuovo compito comporta. Essendo per sua natura transitorio, il Maternity Blues tende a scomparire nell’arco di 10-15 giorni, quando la neo mamma avrà preso confidenza col suo nuovo ruolo e si sentirà più sicura. Il protrarsi della sintomatologia, dovrà essere, invece oggetto di ulteriori indagini. La Depressione post partum Si tratta di una delle principali complicanze legate al puerperio, caratterizzato da umore disforico, disturbi del sonno e dell’appetito, presenza di sensi di colpa che sottolineano una generale compromissione della qualità di vita della donna con conseguenze altrettanto importanti sulle dinamiche relazionali tra mamma e bambino. I sintomi sono gli stessi dell’episodio depressivo maggiore, quindi fortemente invalidanti. Colpisce circa il 10% delle puerpere e può durare da poche settimane ad oltre un anno. Se non trattata adeguatamente può cronicizzarsi. In questo caso l’intervento psicologico dovrebbe essere tempestivo. Bisogna innanzitutto porre attenzione ai fattori di rischio. E’ ormai ampiamente dimostrato che donne con alle spalle una storia di depressione clinica sono più vulnerabili al riemergere di disordini affettivi durante il periodo del post parto. Una storia di depressione, inoltre, se in interazione con altri fattori quali una relazione scarsamente accogliente e non supportiva con il coniuge o complicazioni ostetriche, determina un incremento del rischio di sviluppo di depressione dopo il parto. Il predittore più significativo per la diagnosi di depressione post-partum è la presenza di un episodio di depressione durante la gravidanza. Fattori decisivi di rischio sono legati a importanti difficoltà di ordine relazionale con il coniuge e alla conseguente mancanza di supporto da parte di questi: il peso che grava sulla donna è dato dalla mancanza di supporto percepito. Ci sono poi situazioni di vita stressanti oltre ai problemi relazionali con il partner,
  • 2. come una condizione economica disagiata, la disoccupazione, un evento luttuoso, che possono avere ripercussioni sullo stato psicologico della donna e sembrano legati allo sviluppo di depressione post-partum. Da non sottovalutare nemmeno gli indicatori riguardanti il bambino: malattie o malformazioni, complicanze durante il parto, bambino esito di rapporto sessuale indesiderato, parto prematuro, non volontà di tenere il bambino, sentimenti negativi nei confronti suo confronti, sonno aumentato o ridotto, difficoltà di alimentazione, bambino con carattere difficile, presenza di coliche o reflussi. Rapporto madre/bambino e depressione I bambini stanno bene se stanno bene i genitori. Più la madre sarà serena, più sarà serena la loro relazione e il bambino seguirà uno sviluppo armonico delle sue capacità. La depressione post partum non adeguatamente trattata può avere degli effetti negativi sia sulla relazione madre/bambino che sullo sviluppo del bambino stesso. I figli di madri con depressione sono più frequentemente a rischio di svezzamento precoce dal seno, malnutrizione, problemi intestinali, problemi della crescita e disturbi dell’attaccamento. Ciò che sembra essere particolarmente perturbato è la continuità dell’interazione emotiva. La depressione post partum infatti può compromettere la capacità materna e, di conseguenza, anche quella della diade madre-bambino, di regolare reciprocamente l’interazione, portando a una disregolazione degli affetti, che può interferire con il processo di apprendimento del bambino. Gli effetti della depressione materna possono evidenziarsi anche in bambini più grandi, specialmente se la depressione non è stata trattata in modo adeguato o se è divenuta cronica. Intervento Tutte le donne e le madri che presentano questo tipo di manifestazioni patologiche hanno bisogno di un trattamento psicologico tempestivo, di supporto, di un aiuto puntuale e concreto per evitare di cadere un una spirale di isolamento dal quale poi sarà difficile uscire. Innanzitutto non è possibile prescindere da una corretta informazione prenatale. Come abbiamo detto, la depressione post partum è solitamente legata a fattori di rischio preesistenti, per cui la mamma va informata sul fatto che non si tratta di un fallimento e va aiutata a cercare aiuto. Anche in assenza di campanelli d’allarme preesistenti, qualora lo stato depressivo insorga dopo la nascita, è necessario pianificare degli interventi mirati a sollecitare la donna a parlare apertamente della sua relazione col partner, delle preoccupazioni riguardanti il suo nuovo ruolo di madre, dei sentimenti ambivalenti nei confronti del bambino e informarla che questi sentimenti sono comuni. Il partner dovrebbe sempre essere coinvolto. Estendere inoltre la rete di supporto alla famiglia per ottenere un aiuto pratico anche nella gestione del bambino, soprattutto nei primi tempi. Fornire sostegno psicologico aiutando la donna ad esprimere i suoi problemi ed a riflettervi in modo razionale nell'ambito di una relazione empatica e confidenziale.