1. Estratto dal sito
www.ilfuturomigliore.org
BURKINI
E CONDIZIONE DELLA DONNA MUSULMANA
sergio benassai
Le decisioni di alcuni comuni francesi di vietare il burkini mi sembrano errate.
Vediamo perché.
a) il divieto è motivato dal fatto che il burkini non è rispettoso del comune sentire sulle spiagge ?
Non si capisce dove stia questo comune sentire e, soprattutto, da cosa sia giustificato. Non
dimentichiamo che, con la stessa motivazione, decenni fa, si proibiva il bikini, e neppure che
nessuna/o si scandalizza per suore completamente vestite e col velo o per persone che, per qualche
ragione (ragioni sanitarie o gusti personali), si recano in spiaggia ampiamente coperte
b) il divieto è motivato dal fatto che il burkini è “segno” di oppressione della donna, in quanto
viene negata, alle donne musulmane, la libertà di esporre il proprio corpo ? Ma se è così, perché
solo il divieto del burkini, e non anche quello di altri tipi di copertura integrale ad esso simili fuori
delle spiagge: solo sulle spiagge le donne musulmane devono essere libere ?
Del resto credo non sia contestabile che questi divieti vengono a valle di una stagione di attentati
perpetrati dal terrorismo islamico e che sono fondamentalmente un tentativo di rassicurare le/i
proprie/i cittadine/i che si sta facendo qualcosa.
Quanto al grande problema della condizione delle donne musulmane, non possiamo non tenere in
conto che non è da molto che le donne occidentali (e, in particolare quelle cattoliche) hanno
ottenuto finalmente un grado di libertà, anche per quanto riguarda la gestione del proprio corpo e
del proprio aspetto, impensabile alcuni decenni fa.
Quindi la “liberazione” delle donne musulmane è sicuramente un obiettivo da perseguire, ma con
pazienza e costanza, e non affidandosi ad estemporanee iniziative. E soprattutto non dimenticando
che un’azione efficace in tal senso non può prescindere da forti iniziative nei confronti degli uomini
musulmani, dal momento che sono loro in primo luogo a tenere “prigioniere” le “loro” donne.