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NEL PAESAGGIO E NELLA STORIA
DI UNA SOCIETÀ È SCRITTO IL
SUO DESTINO
LA VOCAZIONE DI SENIGALLIA:
quattrocento e più anni di Fiera hanno impresso nel DNA della città la passione
per il mercato, l’attitudine all’esporre e vendere.
La vitalità della città era fondata intorno al fiume Misa, sul quale attraccavano
navi e barche difronte alla quinta vanvitelliana dei Portici Ercolanl, che
dovevano rispecchiarsi anche nell’altro lato del fiume, creando un sontuoso e
scenografico ingresso per chi veniva dal mare.
IL terremoto dell’ottobre del 1930 segnò la fine di un’epoca. E di una
immagine.
Dopo il 1930 si costruì fuori dalle Mura, lasciando in abbandono i luoghi simbolo e
tutte le piazze divennero parcheggi.
Solo negli ultimi decenni il restauro del cuore di Senigallia ha riconsegnato ad
ogni edificio monumentale e piazza la propria identità, ristabilendo il rispetto
tra passato e presente. Il “PATRIMONIO CULTURALE” è letteralmente
“l’EREDITA’ CULTURALE” delle generazioni che ci hanno preceduto.
Ma l’eredita’ architettonica ha perso la funzione dinastica e politica di una volta,
acquistandone una puramente culturale, più alta, più libera: quella della
propria identità, radice, memoria.
Nel DNA dei Senigalliesi esiste anche un talento per la fotografia. La
storia fotografica di Senigallia diventa nota con la “Scuola del Misa”
di Cavalli, Giacomelli, Ferroni, Malfagia, Gambelli e poi con lo studio
fotografico di una donna: Rina Cingolani, artista del ritratto.
Carlo Emanuele Bugatti, fondatore del Musinf: Museo Comunale d’Arte
Moderna, dell’Informazione e della Fotografia, ha determinato il
destino della città e del suo territorio intitolando Senigallia “Citta
della Fotografia” nel 2008. La storia continua fino alla prima
“Biennale della fotografia “ideata e organizzata a livello
internazionale da Serge Plantureaux nel 2019 e la seconda
nell’estate 2021, che inondera’ il centro storico tra spazi pubblici e
privati, evocando un po’ la mitica Fiera della Maddalena.
• INDICE:
• 1-il Rione Porto: cuore della Fiera Franca della Maddalena
(1408-1870)
• 2-il disegno della città diventa la proiezione della Fiera sul
suolo (1746-1870)
• 3-il complesso urbano del Foro Annonario (dal 1834 in
poi)
• 4-il restauro della città storica: il Foro Annonario, la corte
antonelliana, gli ex Macelli, la piazzetta O. Manni, la
rinascimentale piazza del Duca con la Rocca che fu anche
Reggia di Giovanni Della Rovere (1480) e Senigallia divenne
una città stato autonoma fino al 1630, la “strada granda” via
Carducci con Porta Lambertina, piazza Saffi-ex Porta Braschi, i
giardini Angelica Catalani, l’area archeologica, la Porta
Colonna con l’Opera Pio IX e la chiesa della Maddalena, la
grande piazza sagrato del Duomo dedicato a San Pietro=
piazza Garibaldi.
• 5- i giardini di mare e la passeggiata sul Lungomare
Mameli (1988-2001)
Cap.1-il Rione Porto
Adriatico. Sulle rive di questo mare color giada, tra due corsi d’acqua che la
cingevano come un’isola, secoli fa si insediò una comunità preromana e poi
Sena Gallica. Il terreno era di sabbia, limo e argilla.
Secoli dopo, i Duchi Della Rovere vi crearono la loro “città ideale” rinascimentale
a forma di stella. L'uomo è un animale simbolico e conferisce sempre un
segno sacro alla città. Francesco Di Giorgio Martini, nel suo trattato del 1476,
teorizza il rapporto che si instaura tra la Città e il Cielo. Il cerchio, il quadrato,
il triangolo, i poligoni che si intrecciano in figure stellari, sono elementi che
vengono studiati in trigonometria, in astronomia e che vengono proiettati al
suolo per legare la terra a Dio.
Nelle antiche mappe precedenti al Ducato, le mura non si estendevano al di là
del fiume Misa, verso nord, mentre la fortezza di Guidubaldo II Della Rovere
proteggeva anche il Rione Porto che era la zona legata al lavoro del mare, del
fiume e del porto. L'acqua era una strada, una via di trasporto e di
comunicazione, il mare non era sfondo o cornice, ma sostanza, fonte di vita e
di guadagno. Senigallia non aveva una flotta e noti naviganti, ma la sua storia
economica ed urbanistica racconta come divenne un mercato mediterraneo
tra il 1400 e il 1869, una Fiera Franca importante come la famosa Fiera della
Sensa di Venezia.
Mappa della città a forma di stella
La punta di una stella
Il Rione Porto era stato per due secoli la vera zona della Fiera, perché si svolgeva
dal porto alle sponde del lungofiume, si vendeva direttamente dalle imbarcazioni, si
scaricava e si custodiva la merce nei Magazzini del Levante, disposti
perpendicolarmente al fiume, per muovere più facilmente le mercanzie. I nomi
delle strade del Rione Porto ricordano ancora oggi quelli delle Colonie veneziane
d'Oriente : Cattaro, Corfù, Rodi…………e ci suggeriscono la provenienza dei
mercanti. Fino alla metà del 1700, la zona residenziale era difesa dal tratto di
muraglione costruito da Sigismondo Pandolfo Malatesta parallelamente al fiume,
facente parte della fortificazione del ‘400, e ancora esiste, contro il quale sono
addossati i Portici Ercolani.
Fu Papa Benedetto XIV che,
nel periodo di maggiore
successo della Fiera Franca
della Maddalena, ebbe una
visione pianificatoria
urbana che mutò
l’immagine architettonica
da borgo fortificato
rinascimentale a città –
mercato. Senigallia
ampliata aveva, sulla cinta
muraria, sette Porte e sette
Bastioni. Nei palazzi della
nuova ampliazione si erano
insediati tredici Consolati
esteri e ciò significava che
questo evento avveniva a
scala internazionale.
Cap.2-il disegno della città diventa la proiezione della Fiera sul suolo
(1746-1870)
Uno degli interventi del 1747 è la costruzione dei Portici Ercolani lungo il Fiume
Misa e il collegamento da Porta Ancona a Porta Fano attraverso un nuovo ponte e
con l’abbattimento di un asse di magazzini
Catasto Pontificio 1817-1818
IL Rione Porto da metà ‘700 a metà
‘800 rimane immutato, mentre sul
Fortino sorge il Foro Annonario.
Perché fissare la data 1870?
La “ breccia di Porta Pia “ a Roma il
20 settembre 1870, segnò la fine del
Potere Pontificio, papa Pio IX divenne
esule in Vaticano e l’urbanistica di
Senigallia rimase immobile fino al
terremoto del 1930 che decapito’ gli
ultimi piani dei palazzi edificati tra il
‘700 e l’800.
IL Piano urbanistico del 1746, non si
inserisce nel tessuto architettonico
preesistente, ma crea uno spazio
nuovo e un’ampliazione delle Mura.
Nel tempo, di 7 Porte della città ne rimasero solo due. Porta Mazzini e Porta
Lambertina.
Porta Mazzini all’interno della città
Porta Mazzini all’esterno delle mura.
L
’antico nome dato dai
senigalliesi è Porta
Maddalena, ma fu chiamata
Porta Colonna dal 1760,
infine col regno d’Italia fu
dedicata a G.Mazzini
PORTA LAMBERTINA prima dell’abbattimento delle
mura
L’ampliamento del Porto, i ponti girevoli sul fiume navigabile, le nuove Porte della
città, chiese, scuole, servizi sociali come l’Opera Pia, la Casa delle Orfanelle,
il Ginnasio, fontane e lavatoi, il Teatro, la Ferrovia, il grande Sagrato ( piazza
sacra) del Duomo e tutt’intorno i più bei palazzi della città, i Portici, logge dei
mercanti, di cui ogni arcata era lo spazio d’esposizione con magazzino e
mezzanino annessi. Infine, a conclusione dell’asse dei Portici Ercolani, il Foro
Annonario con la bella piazza ovata racchiusa in un abbraccio dai due emicicli
colonnati e al centro il tempio neoclassico dedicato al mare: la Pescheria, che
nel progetto di Pietro Ghinelli era ornata in facciata da un timpano con
Nettuno al centro e due delfini ai lati, ma purtroppo questi bassorilievi non
furono mai messi.
Un complesso architettonico elevato sul Fortino con vista sull’Adriatico, collegato
con un camminamento sotterraneo alla Rocca Roveresca e a fianco del Porto
di allora per accogliere subito nella Pescheria il pesce freschissimo. Sotto le
mura del Fortino c’era la vegetazione che cresceva sulla sabbia, la spiaggia e
poi il mare. Un continuo e lento insabbiamento nei secoli ha portato ad
aumentare la terra ferma verso il mare, questo si nota nelle mappe, dalle più
antiche alle più recenti.
Prospetto e fianco
del Foro Annonario
progetto del 1833
di Pietro Ghinelli
Nella sezione si
nota che oltre le
mura del Fortino
non c’erano
edifici, ma
spiaggia.
 Il lentissimo
insabbiamento
diede
l’opportunità di
utilizzare la duna
per tracciare la
prima ferrovia
Roma-Ancona-
Rimini nel
1861,su un
terreno
considerato di
nessun valore,
voluta da Papa
PioIX e poi la Città
Termale.
Cap.3 - Il complesso urbano del Foro Annonario dal 1834
Pietro Ghinelli (1759-
1834) ideò il primo
Foro Annonario, che
in seguito venne
ampliato dal nipote
Vincenzo
Ghinelli(1792-1871) e
divenne, più che un
edificio, un
complesso urbano.
Vincenzo Ghinelli
costruì un primo
piano sopra gli
emicicli, i grottini con
pozzi di neve a
servizio della
Pescheria a piano
terra e, sopra ad essi,
uno stanzone di
collegamento con i
due emicicli che
doveva essere
utilizzato come
gendarmeria durante
i moti risorgimentali.
Sul terreno verso la
Rocca Roveresca
edificò un
padiglione e cortile
adibito a Macelli
pubblici a servizio
delle ‘beccherie’
già esistenti nei
due emicicli a piano
terra. Sul lato del
Foro verso il fiume
Misa edificò i
Magazzini generali
con la Dogana.
pianta del Foro di
Pietro Ghinelli
(1833)
Nel terremoto del 1930 crollarono le due parti estreme dei due emicicli, per
l’effetto diapason, quindi nel forte intervento in cemento armato realizzato
dall’ing.Morpurgo nel 1931 , abbiamo la testimonianza materiale dell’evento
sismico e del modo con cui la cultura ingegneristica degli anni ’30 credeva molto
nel cemento armato.
IL progetto di Pietro Ghinelli per il mercato, dal 1810 in poi, nasceva
dalla convinzione che fosse in continuità con i Portici Ercolani e, nei primi
disegni, le botteghe erano identiche a quelle sotto le logge: uno spazio, con una
scaletta a chiocciola che portava ad un mezzanino che aveva una piccola finestra
ovale che si apriva sotto il portico. Questa unità, destinata ad ogni beccheria nel
Foro, rimane dello stesso tipo e misure anche nell’ultimo suo progetto realizzato e
anche noi possiamo confrontare le botteghe del Foro con quelle dei Portici
Ercolani. Il suo ultimo progetto del 1832-33 fu quello che venne costruito, ma
sfortunatamente venne iniziato un mese prima che egli morisse, quindi non poté
seguirlo e qualche cambiamento in corso d’opera fu fatto. Resta comunque uno
dei suoi capolavori in puro stile Neoclassico. Sono neoclassiche le matrici
geometriche che nascono dal rapporto armonico calcolato in “piedi romani”.
L’ideale estetico accademico si realizza soprattutto nel prospetto del padiglione a
“ tempio” per la Pescheria. Il sistema palladiano : “una lunetta tra due
colonne” crea la percezione di archi alti e stretti trapassati dall’
elemento orizzontale che li collega. Nei due cerchi raccordati che formano
“l’ovato” della piazza riaffiora la lezione di Sebastiano Serlio. Non è un ellisse,
l’ovato è più semplice da tracciare a terra con la corda. La bifocalita’ della forma
ovata determina una dinamicità alla visione essendo l’ovato una “deformata
geometrica del cerchio” la piazza risulta essere una “variante virtuale” della
piazza tonda.
Le matrici geometriche
Qui Pietro Ghinelli applica le tecniche dell’artificio dello specifico teatrale : l’immagine
virtuale è allusione mentale. Progettista di ben quattordici teatri, dona una presunta
centralità, che è solo il riflesso della “prospettiva di una piazza rotonda”, progettata di
scorcio, come una scenografia teatrale, prevista per accogliere lo spettacolo del
mercato quotidiano, soprattutto in tempo di fiera.
IL linguaggio dell’architettura classica, come quello della musica, del
balletto classico, della poesia, ha una sintassi e una metrica dettate
dall’armonia. IL tempio neoclassico
della Pescheria con i
due emicicli
concludono il disegno
urbano dei Portici
Ercolani che,
seguendo il corso del
fiume Misa, collegano
la grande piazza del
Duomo con la piazza
del Mercato. Il
disegno della città
rivela le attività e le
funzioni della società
che è vissuta ed ha
operato in questo
luogo.
La città invasa dalla Fiera IL Mercato mediterraneo della Fiera
Franca, che rese fiorente l’economia di
Senigallia nel ‘700, viene evocato fino ad
oggi dalle architetture civili che
accolsero per secoli questo evento.
L’individuo muore, ma la società
continua a vivere in quell’impianto
urbano della città antica in cui persistono
i simboli ed i caratteri che uomini vissuti
precedentemente hanno impresso. Chi
nasce in un centro antico acquisisce i
riferimenti spaziali e l’uso del sistema
urbano di una volta, educa lo sguardo a
certi scorci, a certi colori, a certi
panorami, tocca certe pietre, si abitua ad
alcuni particolari sapori, profumi, luci,
clima, parole e sentimenti. Gli spazi
della città antica comunicano, i palazzi
raccontano.
 
 
La Fiera Franca si esaurì nel 1869 e
il Rione Porto perse molto lavoro e
significato. Nel tempo tutto venne
sostituito e con i terremoti molto fu
cancellato.
Cap.4 -il restauro della città storica:
Con le direttive del Piano Particolareggiato del Centro Storico di Senigallia
progettato dall’urbanista di fama in ternazionale Pier Luigi Cervellati, nel 2009,
all’interno delle Mura, quindi nel borgo antico, lo spazio divenne percorribile a
piedi o in bici, rispettando le strette strade selciate (senza marciapiedi) che non
erano state create per auto, bus e parcheggi. Il borgo divenne così un unico
monumento antico armonioso restituito ai senigalliesi. Un progetto culturale in
quanto finalizzato al consolidamento delle radici semantiche dell’ambiente, teso
a rispettare il carattere, i colori, lo spirito di Senigallia, quindi teso a restituire la
scena urbana.
L’Amministrazione
comunale mi chiese
una consulenza per
l’arredo urbano di via
Carducci e consigliai
di togliere l’immagine
di strada, ma di darle
un aspetto di
piazzetta mettendo
delle belle panche di
pietra bianca, come il
materiale della Porta
Lambertina,
rispettando i
tradizionali materiali
con cui era stata
costruita Senigallia
nei secoli, prima
dell’avvento del
cemento armato.
La monumentale Porta
Lambertina dedicata a
Papa Benedetto XIV
avrebbe avuto un altro
fascino se le Mura fossero
state ricucite ad essa,
ridonando a questo Arco la
sua nobile destinazione di
“Ingresso alla città” con
significato sacro di Soglia
(tra l’ordine e il caos, tra il
luogo sicuro e il fuori
pericoloso).
La “strada granda”(via
Carducci) resa
pedonale ha subito
acquisito l’immagine di
un gradevole spazio
dove poter sostare
seduti ad un caffè, al
riparo dal vento,
oppure sulle panche di
pietra bianca con un
cono gelato,
osservando il fondale
scenografico della
Porta Lambertina.
Le piazze sono stanze di pietra in cui puoi fare musica, teatro, danza, mostre
all’aperto nel cuore della città antica.
Le piazze sono il luogo privilegiato dell’incontro, del dialogo, dello svago.
Secondo Aristotele : “tutti i principi dell’arte urbanistica si riassumono
nell’idea che una città deve offrire agli abitanti sicurezza e, insieme, felicità “
Oggi via Carducci non è più quella desolata strada in abbandono, è stata
riqualifica e animata da deliziosi bar e ristorantini, ristabilendo il rapporto tra
gli abitanti e il luogo sicuro. Da qui, un ponte sul fiume conduce al Corso
principale che termina a Porta Braschi, o meglio, al punto in cui le Mura si
concludevano e vi era una Porta verso Ancona, dedicata al Papa Braschi Pio
VI.
Questa Porta venne abbattuta e rimase uno spazio da cui partivano diverse
vie a ventaglio : Battisti, Mastai, 2 Giugno, Solferino e l’innesto su via Leopardi
e Largo Puccini.
L’Amministrazione di Senigallia mi chiese una consulenza ed io disegnai un
cerchio in cui convergevano le vie in piazza Saffi, un segno che esprimeva
armonia, il centro del cerchio era il sole. E già c’era una aiuola con una
scultura che rappresentava una mamma felice e fiera d’innalzare il proprio
figlio in alto verso il cielo.
In questo contesto urbano, Il pregio ambientale era dato dal portico della
Scuola G. Pascoli, in stile razionalista mediterraneo, da cui filtrava il giardino,
che vediamo ancora oggi, con i bambini che giocano, umanizza lo spazio
urbano, lo rende molto gradevole e invita a sedersi sulle panchine e ai
tavolini dei bar, aspettando l’uscita dei bimbi dalla Scuola.
Disegni del taglio della Porta
Nel punto in cui c’era Porta Braschi
disegnai a pavimento con i mattoni
l’impronta delle Mura demolite e nel
varco della Porta, a pavimento, io avevo
disegnato lo stemma inciso su pietra
bianca di Papa Pio VI Braschi, come
avevamo già realizzato nella corte della
Biblioteca Antonelliana e sul pavimento
d’ingresso alla Piazza del Duca.
Non fu realizzato e neppure fu capito che
la traccia a terra delle Mura demolite
doveva essere in mattoni, simile a quella
traccia, da me suggerita, tra Porta
Lambertina e le Mura, durante la
pavimentazione di via Carducci. IL
tappeto verde che sottolinea le Mura
antiche della città, sul quale si ergono
sottili ed altissimi i pini marittimi nella
loro elegante forma, simbolo delle coste
italiane, simbolo del mare e della
macchia mediterranea, dona finalmente
alla città murata l’immagine della
fortezza che circonda il borgo, creando
uno spazio di rispetto tra le Mura e il
marciapiede con panchine. Il prato è
diventato un piccolo museo all’aperto
con opere degli scultori senigalliesi che
sono anche gradevolissimi punti di sosta.
Progetto di Piazza Garibaldi
L’asse dei Portici Ercolani, addossato al tratto di Mura superstite della fortezza
costruita da Sigismondo Pandolfo Malatesta a difesa di Senigallia dalle incursioni
provenienti dal mare e dalla paura della peste, unisce la città rinascimentale alla
città costruita tra il 1746 e il 1870, voluta dallo Stato Pontificio. Un brano di città con
strade più ampie, palazzi con finestre soleggiate, sale interne affrescate, atrii con
scaloni di marmo, la Cattedrale dedicata a San Pietro ed un grande sagrato, l’attuale
Piazza Garibaldi, come il sagrato delle città italiane di quell’epoca, rettangolari,
segno di una visione urbanistica scenografica e immaginata per accogliere molti
fedeli, come a Roma in Vaticano.
Dalla metà del ‘700, questa grande piazza è il Sagrato ( spazio sacro) della Cattedrale
di San Pietro a Senigallia, quindi lo spazio dedicato ai riti religiosi della cultura
Cristiana Cattolica.
 La pavimentazione, è stata di terra e ghiaia fino a quando venne asfaltata per un
totale parcheggio e un mercato del giovedì.
 Dal 2016 è stata lastricata con pietre usate da secoli a Senigallia. Date le grandi
dimensioni della piazza, la decorazione, creata come un tappeto simbolico tra San
Rocco (del ‘700) e la Cattedrale ( dell’’800) indica l’epoca in cui fu iniziata e terminata
l’ opera.
 Da almeno un secolo i critici d’ arte danno questa lettura del segno evocativo: uno
stemma disegnato a pavimento con dimensioni enormi perde molto del significato
araldico, assume una immagine laica, il salto di scala sposta il significato.
 I ragazzi che ci giocano sopra tutti i giorni non percepiscono minimamente i simboli
ma solo il pavimento bello liscio per correre sulle ruote.
IL RESTAURO DEL FORO
ANNONARIO
IL COMPLESSO DEL FORO
ANNONARIO E’ il MONUMENTO PIU’
SIGNIFICATIVO DELLA STORIA DI
SENIGALLIA.
Nel tempo il primo piano del Foro
rimase in abbandono,
ma tutte le strutture lignee portanti,
le murature, le colonne, i capitelli di
pietra, gli infissi, i grottini e le
pavimentazioni, avevano bisogno di
restauro
IL 17 maggio 1985 ebbi l’incarico
del ripristino completo dell’edificio
del Foro Annonario.
IL progetto, nel caso di
ammaloramenti strutturali di un
edificio monumentale, inizia con il
cantiere aperto per fare tutte le
indagini non distruttive per
radiografare l’invisibile ed avere la
certezza delle cause da valutare.
Dopo il restauro della Pescheria i pescivendoli, presenti anche durante tutto il
restauro, hanno abbandonato il luogo
Dopo aver restaurato le
botteghe sotto gli emicicli,
anche i bottegai hanno ceduto
ad altra gestione, cambiando
la destinazione d’uso da
negozi alimentari a pub,
gelaterie, ristoranti.
Finito il restauro della Piazza
delle Erbe, del Padiglione dei
Macelli Pubblici, dei cortili e di
piazzetta Manni, con
l’inserimento al primo piano
della Biblioteca Antonelliana, il
complesso è diventato “LA
CITTADELLA DEI SAPERI”.
Questo brano di città storica
comprende la Rocca
Roveresca e Piazza del Duca
che è stata restaurata
mettendo in evidenza la
fontana creando a pavimento
la forma stellare simbolo dei
Duchi Della Rovere.
Per la stessa ragione
simbolica, le pavimentazioni
successive
vennero disegnate con la
stella e “la quercia dai frutti
d’oro” stemma dei Duchi Della
Rovere.
Corte della Biblioteca
Antonelliana
Intarsio a pavimento della
Civica Biblioteca Antonelliana
Piazzetta Manni
La Pescheria, restaurata nel 1992 nel tempo si è degradata per l’abbandono,
quindi considerandola parte della Cittadella dei Saperi cambia destinazione d’uso
diventando spazio per eventi culturali.
Per proteggere questo bellissimo tempio neoclassico da vandali e guano dei
piccioni è stato necessario chiudere con cristalli di sicurezza per poter mantenere
la trasparenza.
Cap.5 - I GIARDINI DI MARE E LA PASSEGGIATA SUL LUNGOMARE MAMELI
Il risanamento igienico e ambientale del Lungomare Mameli, con progetto
architettonico per la “passeggiata a mare”, nuovi impianti fognari, elettrici,
telefonici e del metano, costituisce il Piano Urbanistico per il tratto a
ponente all’interno del più vasto Piano degli Arenili.
Il progetto prevede fin dal 1988, la creazione di giardini di mare per risanare il
litorale, con piantumazione di essenze del litorale sabbioso (vedi ricerca botanica
condotta dai professori Bindi e Francalancia)
Tale allestimento di piante perenni ha loscopo di frenare e irretire la sabbia
portata dai venti di bora.
Questo progetto nasce camminando a lungo sulla spiaggia di Senigallia insieme a
mia sorella, architetto Gloria Abbo e all'architetto Mario Galvagni, guardando il
mare sia all'orizzonte che più  da vicino sulla battigia, osservando gli orli di
schiuma lasciati dall''acqua, le ondulazioni della linea costiera e delle dune; 
 respirando gli odori marini, ascoltando ogni battito d'ali, ogni fruscio,  ogni ronzio,
ogni sciacquio;  toccando i sassi lisci e ovali, raccogliendo conchiglie, facendo
costruzioni  di sabbia con secchielli  d'acqua.
Luccichii, cerchi concentrici spinti dal vento,....la ricognizione del luogo è  un
riconoscere  quegli elementi del paesaggio naturale che creano i caratteri del
posto.
Riusciamo a comprendere un paesaggio attraverso l'osservazione del clima, dei
materiali, dei colori, delle forme, degli odori e con una adesione sentimentale, una
tensione psichica verso quella terra.
L'amore, per chi disegna, lo si esprime creando forme che suggeriscano a chi
continuerà ad abitare lì le analogie tra l'intervento nuovo e le forme che già
esistevano. Riconoscerà negli elementi nuovi i segni d'origine, i motivi ispiratori
dei manufatti.  Le forme del progetto nascono dall' onda, la curva che si avvolge
col vento, le conchiglie del luogo, i sassi, i fiori della duna, i nodi delle corde.
L'adesione al paesaggio impedisce di disegnare angoli retti.
La sabbia è un materiale...con la mano spiano una superficie e disegno con
l'indice, poi con entrambe le mani plasmo e costruisco i volumi: i gesti sono
circolari come quelli del vasaio.
Lungo la passeggiata a mare, oltre agli ingressi, il progetto disegna luoghi di sosta
ombreggiati da tamerici, piccole piazzette con pavimento disegnato a spirale e
forme ispirate alle conchiglie "nassa", "cardium" nostrane. Durante gli spargimenti
ciclici si trovano e il cardium si muove sulla riva facendo leva con un muscolo color
corallo.
Il muretto sedile collega gli ingressi alla spiaggia e il lampione sarà una sfera
come una perenne luna piena nel notturno cielo stellato estivo.
Gli elementi formali dell'oggetto sono già là. Conchiglie che diventano più grandi e
diventano sculture vivibili, sedili, onde disegnate a pavimento, ondulazioni del
percorso lungo la passeggiata a mare e muretti che si attorcigliano per portare il
lampione o il cartello che spiega a cosa serva ricreare la duna, gli ingressi alla
spiaggia a forma di " garagolo" sezionato che diventa fioriera
 
Cammino seguendo la direzione naturale della battigia un po' ondulata, mi volto a
guardare le impronte dei miei passi e mi accorgo di non aver segnato un asse
rettilineo, ma una linea morbida. Quindi il marciapiede seguirà una linea
leggermente ondulata.
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Nel paesaggio e nella storia di una società 2

  • 1. NEL PAESAGGIO E NELLA STORIA DI UNA SOCIETÀ È SCRITTO IL SUO DESTINO
  • 2. LA VOCAZIONE DI SENIGALLIA: quattrocento e più anni di Fiera hanno impresso nel DNA della città la passione per il mercato, l’attitudine all’esporre e vendere. La vitalità della città era fondata intorno al fiume Misa, sul quale attraccavano navi e barche difronte alla quinta vanvitelliana dei Portici Ercolanl, che dovevano rispecchiarsi anche nell’altro lato del fiume, creando un sontuoso e scenografico ingresso per chi veniva dal mare. IL terremoto dell’ottobre del 1930 segnò la fine di un’epoca. E di una immagine. Dopo il 1930 si costruì fuori dalle Mura, lasciando in abbandono i luoghi simbolo e tutte le piazze divennero parcheggi. Solo negli ultimi decenni il restauro del cuore di Senigallia ha riconsegnato ad ogni edificio monumentale e piazza la propria identità, ristabilendo il rispetto tra passato e presente. Il “PATRIMONIO CULTURALE” è letteralmente “l’EREDITA’ CULTURALE” delle generazioni che ci hanno preceduto. Ma l’eredita’ architettonica ha perso la funzione dinastica e politica di una volta, acquistandone una puramente culturale, più alta, più libera: quella della propria identità, radice, memoria.
  • 3. Nel DNA dei Senigalliesi esiste anche un talento per la fotografia. La storia fotografica di Senigallia diventa nota con la “Scuola del Misa” di Cavalli, Giacomelli, Ferroni, Malfagia, Gambelli e poi con lo studio fotografico di una donna: Rina Cingolani, artista del ritratto. Carlo Emanuele Bugatti, fondatore del Musinf: Museo Comunale d’Arte Moderna, dell’Informazione e della Fotografia, ha determinato il destino della città e del suo territorio intitolando Senigallia “Citta della Fotografia” nel 2008. La storia continua fino alla prima “Biennale della fotografia “ideata e organizzata a livello internazionale da Serge Plantureaux nel 2019 e la seconda nell’estate 2021, che inondera’ il centro storico tra spazi pubblici e privati, evocando un po’ la mitica Fiera della Maddalena.
  • 4. • INDICE: • 1-il Rione Porto: cuore della Fiera Franca della Maddalena (1408-1870) • 2-il disegno della città diventa la proiezione della Fiera sul suolo (1746-1870) • 3-il complesso urbano del Foro Annonario (dal 1834 in poi) • 4-il restauro della città storica: il Foro Annonario, la corte antonelliana, gli ex Macelli, la piazzetta O. Manni, la rinascimentale piazza del Duca con la Rocca che fu anche Reggia di Giovanni Della Rovere (1480) e Senigallia divenne una città stato autonoma fino al 1630, la “strada granda” via Carducci con Porta Lambertina, piazza Saffi-ex Porta Braschi, i giardini Angelica Catalani, l’area archeologica, la Porta Colonna con l’Opera Pio IX e la chiesa della Maddalena, la grande piazza sagrato del Duomo dedicato a San Pietro= piazza Garibaldi. • 5- i giardini di mare e la passeggiata sul Lungomare Mameli (1988-2001)
  • 5. Cap.1-il Rione Porto Adriatico. Sulle rive di questo mare color giada, tra due corsi d’acqua che la cingevano come un’isola, secoli fa si insediò una comunità preromana e poi Sena Gallica. Il terreno era di sabbia, limo e argilla. Secoli dopo, i Duchi Della Rovere vi crearono la loro “città ideale” rinascimentale a forma di stella. L'uomo è un animale simbolico e conferisce sempre un segno sacro alla città. Francesco Di Giorgio Martini, nel suo trattato del 1476, teorizza il rapporto che si instaura tra la Città e il Cielo. Il cerchio, il quadrato, il triangolo, i poligoni che si intrecciano in figure stellari, sono elementi che vengono studiati in trigonometria, in astronomia e che vengono proiettati al suolo per legare la terra a Dio. Nelle antiche mappe precedenti al Ducato, le mura non si estendevano al di là del fiume Misa, verso nord, mentre la fortezza di Guidubaldo II Della Rovere proteggeva anche il Rione Porto che era la zona legata al lavoro del mare, del fiume e del porto. L'acqua era una strada, una via di trasporto e di comunicazione, il mare non era sfondo o cornice, ma sostanza, fonte di vita e di guadagno. Senigallia non aveva una flotta e noti naviganti, ma la sua storia economica ed urbanistica racconta come divenne un mercato mediterraneo tra il 1400 e il 1869, una Fiera Franca importante come la famosa Fiera della Sensa di Venezia.
  • 6. Mappa della città a forma di stella
  • 7.
  • 8. La punta di una stella Il Rione Porto era stato per due secoli la vera zona della Fiera, perché si svolgeva dal porto alle sponde del lungofiume, si vendeva direttamente dalle imbarcazioni, si scaricava e si custodiva la merce nei Magazzini del Levante, disposti perpendicolarmente al fiume, per muovere più facilmente le mercanzie. I nomi delle strade del Rione Porto ricordano ancora oggi quelli delle Colonie veneziane d'Oriente : Cattaro, Corfù, Rodi…………e ci suggeriscono la provenienza dei mercanti. Fino alla metà del 1700, la zona residenziale era difesa dal tratto di muraglione costruito da Sigismondo Pandolfo Malatesta parallelamente al fiume, facente parte della fortificazione del ‘400, e ancora esiste, contro il quale sono addossati i Portici Ercolani. Fu Papa Benedetto XIV che, nel periodo di maggiore successo della Fiera Franca della Maddalena, ebbe una visione pianificatoria urbana che mutò l’immagine architettonica da borgo fortificato rinascimentale a città – mercato. Senigallia ampliata aveva, sulla cinta muraria, sette Porte e sette Bastioni. Nei palazzi della nuova ampliazione si erano insediati tredici Consolati esteri e ciò significava che questo evento avveniva a scala internazionale.
  • 9. Cap.2-il disegno della città diventa la proiezione della Fiera sul suolo (1746-1870) Uno degli interventi del 1747 è la costruzione dei Portici Ercolani lungo il Fiume Misa e il collegamento da Porta Ancona a Porta Fano attraverso un nuovo ponte e con l’abbattimento di un asse di magazzini Catasto Pontificio 1817-1818
  • 10. IL Rione Porto da metà ‘700 a metà ‘800 rimane immutato, mentre sul Fortino sorge il Foro Annonario. Perché fissare la data 1870? La “ breccia di Porta Pia “ a Roma il 20 settembre 1870, segnò la fine del Potere Pontificio, papa Pio IX divenne esule in Vaticano e l’urbanistica di Senigallia rimase immobile fino al terremoto del 1930 che decapito’ gli ultimi piani dei palazzi edificati tra il ‘700 e l’800. IL Piano urbanistico del 1746, non si inserisce nel tessuto architettonico preesistente, ma crea uno spazio nuovo e un’ampliazione delle Mura.
  • 11. Nel tempo, di 7 Porte della città ne rimasero solo due. Porta Mazzini e Porta Lambertina.
  • 14. L ’antico nome dato dai senigalliesi è Porta Maddalena, ma fu chiamata Porta Colonna dal 1760, infine col regno d’Italia fu dedicata a G.Mazzini
  • 15. PORTA LAMBERTINA prima dell’abbattimento delle mura
  • 16.
  • 17. L’ampliamento del Porto, i ponti girevoli sul fiume navigabile, le nuove Porte della città, chiese, scuole, servizi sociali come l’Opera Pia, la Casa delle Orfanelle, il Ginnasio, fontane e lavatoi, il Teatro, la Ferrovia, il grande Sagrato ( piazza sacra) del Duomo e tutt’intorno i più bei palazzi della città, i Portici, logge dei mercanti, di cui ogni arcata era lo spazio d’esposizione con magazzino e mezzanino annessi. Infine, a conclusione dell’asse dei Portici Ercolani, il Foro Annonario con la bella piazza ovata racchiusa in un abbraccio dai due emicicli colonnati e al centro il tempio neoclassico dedicato al mare: la Pescheria, che nel progetto di Pietro Ghinelli era ornata in facciata da un timpano con Nettuno al centro e due delfini ai lati, ma purtroppo questi bassorilievi non furono mai messi. Un complesso architettonico elevato sul Fortino con vista sull’Adriatico, collegato con un camminamento sotterraneo alla Rocca Roveresca e a fianco del Porto di allora per accogliere subito nella Pescheria il pesce freschissimo. Sotto le mura del Fortino c’era la vegetazione che cresceva sulla sabbia, la spiaggia e poi il mare. Un continuo e lento insabbiamento nei secoli ha portato ad aumentare la terra ferma verso il mare, questo si nota nelle mappe, dalle più antiche alle più recenti.
  • 18. Prospetto e fianco del Foro Annonario progetto del 1833 di Pietro Ghinelli Nella sezione si nota che oltre le mura del Fortino non c’erano edifici, ma spiaggia.  Il lentissimo insabbiamento diede l’opportunità di utilizzare la duna per tracciare la prima ferrovia Roma-Ancona- Rimini nel 1861,su un terreno considerato di nessun valore, voluta da Papa PioIX e poi la Città Termale.
  • 19. Cap.3 - Il complesso urbano del Foro Annonario dal 1834 Pietro Ghinelli (1759- 1834) ideò il primo Foro Annonario, che in seguito venne ampliato dal nipote Vincenzo Ghinelli(1792-1871) e divenne, più che un edificio, un complesso urbano. Vincenzo Ghinelli costruì un primo piano sopra gli emicicli, i grottini con pozzi di neve a servizio della Pescheria a piano terra e, sopra ad essi, uno stanzone di collegamento con i due emicicli che doveva essere utilizzato come gendarmeria durante i moti risorgimentali.
  • 20. Sul terreno verso la Rocca Roveresca edificò un padiglione e cortile adibito a Macelli pubblici a servizio delle ‘beccherie’ già esistenti nei due emicicli a piano terra. Sul lato del Foro verso il fiume Misa edificò i Magazzini generali con la Dogana. pianta del Foro di Pietro Ghinelli (1833)
  • 21.
  • 22. Nel terremoto del 1930 crollarono le due parti estreme dei due emicicli, per l’effetto diapason, quindi nel forte intervento in cemento armato realizzato dall’ing.Morpurgo nel 1931 , abbiamo la testimonianza materiale dell’evento sismico e del modo con cui la cultura ingegneristica degli anni ’30 credeva molto nel cemento armato. IL progetto di Pietro Ghinelli per il mercato, dal 1810 in poi, nasceva dalla convinzione che fosse in continuità con i Portici Ercolani e, nei primi disegni, le botteghe erano identiche a quelle sotto le logge: uno spazio, con una scaletta a chiocciola che portava ad un mezzanino che aveva una piccola finestra ovale che si apriva sotto il portico. Questa unità, destinata ad ogni beccheria nel Foro, rimane dello stesso tipo e misure anche nell’ultimo suo progetto realizzato e anche noi possiamo confrontare le botteghe del Foro con quelle dei Portici Ercolani. Il suo ultimo progetto del 1832-33 fu quello che venne costruito, ma sfortunatamente venne iniziato un mese prima che egli morisse, quindi non poté seguirlo e qualche cambiamento in corso d’opera fu fatto. Resta comunque uno dei suoi capolavori in puro stile Neoclassico. Sono neoclassiche le matrici geometriche che nascono dal rapporto armonico calcolato in “piedi romani”. L’ideale estetico accademico si realizza soprattutto nel prospetto del padiglione a “ tempio” per la Pescheria. Il sistema palladiano : “una lunetta tra due colonne” crea la percezione di archi alti e stretti trapassati dall’ elemento orizzontale che li collega. Nei due cerchi raccordati che formano “l’ovato” della piazza riaffiora la lezione di Sebastiano Serlio. Non è un ellisse, l’ovato è più semplice da tracciare a terra con la corda. La bifocalita’ della forma ovata determina una dinamicità alla visione essendo l’ovato una “deformata geometrica del cerchio” la piazza risulta essere una “variante virtuale” della piazza tonda.
  • 23. Le matrici geometriche Qui Pietro Ghinelli applica le tecniche dell’artificio dello specifico teatrale : l’immagine virtuale è allusione mentale. Progettista di ben quattordici teatri, dona una presunta centralità, che è solo il riflesso della “prospettiva di una piazza rotonda”, progettata di scorcio, come una scenografia teatrale, prevista per accogliere lo spettacolo del mercato quotidiano, soprattutto in tempo di fiera. IL linguaggio dell’architettura classica, come quello della musica, del balletto classico, della poesia, ha una sintassi e una metrica dettate dall’armonia. IL tempio neoclassico della Pescheria con i due emicicli concludono il disegno urbano dei Portici Ercolani che, seguendo il corso del fiume Misa, collegano la grande piazza del Duomo con la piazza del Mercato. Il disegno della città rivela le attività e le funzioni della società che è vissuta ed ha operato in questo luogo.
  • 24. La città invasa dalla Fiera IL Mercato mediterraneo della Fiera Franca, che rese fiorente l’economia di Senigallia nel ‘700, viene evocato fino ad oggi dalle architetture civili che accolsero per secoli questo evento. L’individuo muore, ma la società continua a vivere in quell’impianto urbano della città antica in cui persistono i simboli ed i caratteri che uomini vissuti precedentemente hanno impresso. Chi nasce in un centro antico acquisisce i riferimenti spaziali e l’uso del sistema urbano di una volta, educa lo sguardo a certi scorci, a certi colori, a certi panorami, tocca certe pietre, si abitua ad alcuni particolari sapori, profumi, luci, clima, parole e sentimenti. Gli spazi della città antica comunicano, i palazzi raccontano.     La Fiera Franca si esaurì nel 1869 e il Rione Porto perse molto lavoro e significato. Nel tempo tutto venne sostituito e con i terremoti molto fu cancellato.
  • 25. Cap.4 -il restauro della città storica: Con le direttive del Piano Particolareggiato del Centro Storico di Senigallia progettato dall’urbanista di fama in ternazionale Pier Luigi Cervellati, nel 2009, all’interno delle Mura, quindi nel borgo antico, lo spazio divenne percorribile a piedi o in bici, rispettando le strette strade selciate (senza marciapiedi) che non erano state create per auto, bus e parcheggi. Il borgo divenne così un unico monumento antico armonioso restituito ai senigalliesi. Un progetto culturale in quanto finalizzato al consolidamento delle radici semantiche dell’ambiente, teso a rispettare il carattere, i colori, lo spirito di Senigallia, quindi teso a restituire la scena urbana.
  • 26. L’Amministrazione comunale mi chiese una consulenza per l’arredo urbano di via Carducci e consigliai di togliere l’immagine di strada, ma di darle un aspetto di piazzetta mettendo delle belle panche di pietra bianca, come il materiale della Porta Lambertina, rispettando i tradizionali materiali con cui era stata costruita Senigallia nei secoli, prima dell’avvento del cemento armato.
  • 27. La monumentale Porta Lambertina dedicata a Papa Benedetto XIV avrebbe avuto un altro fascino se le Mura fossero state ricucite ad essa, ridonando a questo Arco la sua nobile destinazione di “Ingresso alla città” con significato sacro di Soglia (tra l’ordine e il caos, tra il luogo sicuro e il fuori pericoloso). La “strada granda”(via Carducci) resa pedonale ha subito acquisito l’immagine di un gradevole spazio dove poter sostare seduti ad un caffè, al riparo dal vento, oppure sulle panche di pietra bianca con un cono gelato, osservando il fondale scenografico della Porta Lambertina.
  • 28. Le piazze sono stanze di pietra in cui puoi fare musica, teatro, danza, mostre all’aperto nel cuore della città antica. Le piazze sono il luogo privilegiato dell’incontro, del dialogo, dello svago. Secondo Aristotele : “tutti i principi dell’arte urbanistica si riassumono nell’idea che una città deve offrire agli abitanti sicurezza e, insieme, felicità “ Oggi via Carducci non è più quella desolata strada in abbandono, è stata riqualifica e animata da deliziosi bar e ristorantini, ristabilendo il rapporto tra gli abitanti e il luogo sicuro. Da qui, un ponte sul fiume conduce al Corso principale che termina a Porta Braschi, o meglio, al punto in cui le Mura si concludevano e vi era una Porta verso Ancona, dedicata al Papa Braschi Pio VI. Questa Porta venne abbattuta e rimase uno spazio da cui partivano diverse vie a ventaglio : Battisti, Mastai, 2 Giugno, Solferino e l’innesto su via Leopardi e Largo Puccini. L’Amministrazione di Senigallia mi chiese una consulenza ed io disegnai un cerchio in cui convergevano le vie in piazza Saffi, un segno che esprimeva armonia, il centro del cerchio era il sole. E già c’era una aiuola con una scultura che rappresentava una mamma felice e fiera d’innalzare il proprio figlio in alto verso il cielo. In questo contesto urbano, Il pregio ambientale era dato dal portico della Scuola G. Pascoli, in stile razionalista mediterraneo, da cui filtrava il giardino, che vediamo ancora oggi, con i bambini che giocano, umanizza lo spazio urbano, lo rende molto gradevole e invita a sedersi sulle panchine e ai tavolini dei bar, aspettando l’uscita dei bimbi dalla Scuola.
  • 29. Disegni del taglio della Porta
  • 30. Nel punto in cui c’era Porta Braschi disegnai a pavimento con i mattoni l’impronta delle Mura demolite e nel varco della Porta, a pavimento, io avevo disegnato lo stemma inciso su pietra bianca di Papa Pio VI Braschi, come avevamo già realizzato nella corte della Biblioteca Antonelliana e sul pavimento d’ingresso alla Piazza del Duca. Non fu realizzato e neppure fu capito che la traccia a terra delle Mura demolite doveva essere in mattoni, simile a quella traccia, da me suggerita, tra Porta Lambertina e le Mura, durante la pavimentazione di via Carducci. IL tappeto verde che sottolinea le Mura antiche della città, sul quale si ergono sottili ed altissimi i pini marittimi nella loro elegante forma, simbolo delle coste italiane, simbolo del mare e della macchia mediterranea, dona finalmente alla città murata l’immagine della fortezza che circonda il borgo, creando uno spazio di rispetto tra le Mura e il marciapiede con panchine. Il prato è diventato un piccolo museo all’aperto con opere degli scultori senigalliesi che sono anche gradevolissimi punti di sosta.
  • 31.
  • 32. Progetto di Piazza Garibaldi L’asse dei Portici Ercolani, addossato al tratto di Mura superstite della fortezza costruita da Sigismondo Pandolfo Malatesta a difesa di Senigallia dalle incursioni provenienti dal mare e dalla paura della peste, unisce la città rinascimentale alla città costruita tra il 1746 e il 1870, voluta dallo Stato Pontificio. Un brano di città con strade più ampie, palazzi con finestre soleggiate, sale interne affrescate, atrii con scaloni di marmo, la Cattedrale dedicata a San Pietro ed un grande sagrato, l’attuale Piazza Garibaldi, come il sagrato delle città italiane di quell’epoca, rettangolari, segno di una visione urbanistica scenografica e immaginata per accogliere molti fedeli, come a Roma in Vaticano.
  • 33.
  • 34. Dalla metà del ‘700, questa grande piazza è il Sagrato ( spazio sacro) della Cattedrale di San Pietro a Senigallia, quindi lo spazio dedicato ai riti religiosi della cultura Cristiana Cattolica.  La pavimentazione, è stata di terra e ghiaia fino a quando venne asfaltata per un totale parcheggio e un mercato del giovedì.  Dal 2016 è stata lastricata con pietre usate da secoli a Senigallia. Date le grandi dimensioni della piazza, la decorazione, creata come un tappeto simbolico tra San Rocco (del ‘700) e la Cattedrale ( dell’’800) indica l’epoca in cui fu iniziata e terminata l’ opera.  Da almeno un secolo i critici d’ arte danno questa lettura del segno evocativo: uno stemma disegnato a pavimento con dimensioni enormi perde molto del significato araldico, assume una immagine laica, il salto di scala sposta il significato.  I ragazzi che ci giocano sopra tutti i giorni non percepiscono minimamente i simboli ma solo il pavimento bello liscio per correre sulle ruote.
  • 35.
  • 36. IL RESTAURO DEL FORO ANNONARIO IL COMPLESSO DEL FORO ANNONARIO E’ il MONUMENTO PIU’ SIGNIFICATIVO DELLA STORIA DI SENIGALLIA. Nel tempo il primo piano del Foro rimase in abbandono, ma tutte le strutture lignee portanti, le murature, le colonne, i capitelli di pietra, gli infissi, i grottini e le pavimentazioni, avevano bisogno di restauro IL 17 maggio 1985 ebbi l’incarico del ripristino completo dell’edificio del Foro Annonario. IL progetto, nel caso di ammaloramenti strutturali di un edificio monumentale, inizia con il cantiere aperto per fare tutte le indagini non distruttive per radiografare l’invisibile ed avere la certezza delle cause da valutare.
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  • 39. Dopo il restauro della Pescheria i pescivendoli, presenti anche durante tutto il restauro, hanno abbandonato il luogo
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  • 41. Dopo aver restaurato le botteghe sotto gli emicicli, anche i bottegai hanno ceduto ad altra gestione, cambiando la destinazione d’uso da negozi alimentari a pub, gelaterie, ristoranti. Finito il restauro della Piazza delle Erbe, del Padiglione dei Macelli Pubblici, dei cortili e di piazzetta Manni, con l’inserimento al primo piano della Biblioteca Antonelliana, il complesso è diventato “LA CITTADELLA DEI SAPERI”.
  • 42. Questo brano di città storica comprende la Rocca Roveresca e Piazza del Duca che è stata restaurata mettendo in evidenza la fontana creando a pavimento la forma stellare simbolo dei Duchi Della Rovere. Per la stessa ragione simbolica, le pavimentazioni successive vennero disegnate con la stella e “la quercia dai frutti d’oro” stemma dei Duchi Della Rovere.
  • 44. Intarsio a pavimento della Civica Biblioteca Antonelliana
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  • 48. La Pescheria, restaurata nel 1992 nel tempo si è degradata per l’abbandono, quindi considerandola parte della Cittadella dei Saperi cambia destinazione d’uso diventando spazio per eventi culturali. Per proteggere questo bellissimo tempio neoclassico da vandali e guano dei piccioni è stato necessario chiudere con cristalli di sicurezza per poter mantenere la trasparenza.
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  • 50. Cap.5 - I GIARDINI DI MARE E LA PASSEGGIATA SUL LUNGOMARE MAMELI Il risanamento igienico e ambientale del Lungomare Mameli, con progetto architettonico per la “passeggiata a mare”, nuovi impianti fognari, elettrici, telefonici e del metano, costituisce il Piano Urbanistico per il tratto a ponente all’interno del più vasto Piano degli Arenili. Il progetto prevede fin dal 1988, la creazione di giardini di mare per risanare il litorale, con piantumazione di essenze del litorale sabbioso (vedi ricerca botanica condotta dai professori Bindi e Francalancia) Tale allestimento di piante perenni ha loscopo di frenare e irretire la sabbia portata dai venti di bora. Questo progetto nasce camminando a lungo sulla spiaggia di Senigallia insieme a mia sorella, architetto Gloria Abbo e all'architetto Mario Galvagni, guardando il mare sia all'orizzonte che più  da vicino sulla battigia, osservando gli orli di schiuma lasciati dall''acqua, le ondulazioni della linea costiera e delle dune;   respirando gli odori marini, ascoltando ogni battito d'ali, ogni fruscio,  ogni ronzio, ogni sciacquio;  toccando i sassi lisci e ovali, raccogliendo conchiglie, facendo costruzioni  di sabbia con secchielli  d'acqua. Luccichii, cerchi concentrici spinti dal vento,....la ricognizione del luogo è  un riconoscere  quegli elementi del paesaggio naturale che creano i caratteri del posto. Riusciamo a comprendere un paesaggio attraverso l'osservazione del clima, dei materiali, dei colori, delle forme, degli odori e con una adesione sentimentale, una tensione psichica verso quella terra.
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  • 56. L'amore, per chi disegna, lo si esprime creando forme che suggeriscano a chi continuerà ad abitare lì le analogie tra l'intervento nuovo e le forme che già esistevano. Riconoscerà negli elementi nuovi i segni d'origine, i motivi ispiratori dei manufatti.  Le forme del progetto nascono dall' onda, la curva che si avvolge col vento, le conchiglie del luogo, i sassi, i fiori della duna, i nodi delle corde. L'adesione al paesaggio impedisce di disegnare angoli retti. La sabbia è un materiale...con la mano spiano una superficie e disegno con l'indice, poi con entrambe le mani plasmo e costruisco i volumi: i gesti sono circolari come quelli del vasaio. Lungo la passeggiata a mare, oltre agli ingressi, il progetto disegna luoghi di sosta ombreggiati da tamerici, piccole piazzette con pavimento disegnato a spirale e forme ispirate alle conchiglie "nassa", "cardium" nostrane. Durante gli spargimenti ciclici si trovano e il cardium si muove sulla riva facendo leva con un muscolo color corallo. Il muretto sedile collega gli ingressi alla spiaggia e il lampione sarà una sfera come una perenne luna piena nel notturno cielo stellato estivo. Gli elementi formali dell'oggetto sono già là. Conchiglie che diventano più grandi e diventano sculture vivibili, sedili, onde disegnate a pavimento, ondulazioni del percorso lungo la passeggiata a mare e muretti che si attorcigliano per portare il lampione o il cartello che spiega a cosa serva ricreare la duna, gli ingressi alla spiaggia a forma di " garagolo" sezionato che diventa fioriera   Cammino seguendo la direzione naturale della battigia un po' ondulata, mi volto a guardare le impronte dei miei passi e mi accorgo di non aver segnato un asse rettilineo, ma una linea morbida. Quindi il marciapiede seguirà una linea leggermente ondulata.