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L’équipe e le famiglie, quali sinergie?
Donatella Mauro
marzo/aprile 2022
• Servizi educativi e scuole dell’infanzia segnano l’ingresso del bambino in una comunità educante, ma anche una nuova
patnership con i genitori , fondata “sulla fiducia e sul rispetto reciproco”, ben al di là della semplice partecipazione agli organismi
di rappresentanza , che necessitano certamente di un ripensamento e di una riorganizzazione per rilanciare un sapere condiviso
sull’agire educativo.
• Famiglie e istituzioni educative 0/6 osservano e “vivono” lo stesso bambino in contesti diversi; i rispettivi punti di vista vanno
integrati e considerati una risorsa per entrambi. Educatori, insegnanti e genitori sono chiamati a confrontarsi con
atteggiamento collaborativo e di rispetto reciproco perché solo la coerenza educativa tra tutte le figure adulte che circondano
il bambino può scaturire un percorso formativo che ne prenda in carico tutti gli aspetti :emotivi, cognitivi, relazionali, affettivi,
morali, sociali.
• (…) nido e scuola dell’infanzia rappresentano il primo contesto sociale allargato in cui il bambino si confronta con pari e adulti
diversi, con regole e valori che possono non coincidere perfettamente con quelli già sperimentati; la conoscenza
reciproca tra i genitori e il personale educativo, il dialogo aperto e improntato all’ascolto e all’accoglienza , la co-
progettazione degli ambienti e dei percorsi educativi sono momenti concreti di un’alleanza educativa , che sa
rispettare le reciproche responsabilità.
LINEE GUIDA PER IL SISTEMA INTEGRATO “ZEROSEI”
• Nidi e scuole dell’infanzia , in quanto istituzioni educative che svolgono una funzione pubblica , al di là della natura del
soggetto titolare e gestore, accolgono i bambini e i genitori valorizzandone potenzialità e differenze in una dinamica che
parte dal singolo per costruire una comunità che sa dialogare , offrendo a ognuno occasioni per aumentare e approfondire
le proprie relazioni e conoscenze.
• Accogliere la differenza di percorsi di vita, delle identità, dei tempi di crescita, delle modalità relazionali , delle concezioni di
educazione, come condizioni da cui partire per costruire una base comune di convivenza per il gruppo dei bambini e degli
adulti. Questi percorsi hanno un alto valore per la costruzione della cittadinanza , perché chiedono di imparare a rispettare e a
convivere con le differenze, a negoziare i propri desideri, attese, opinioni, punti di vista, a superare le barriere del
pregiudizio per assumere uno sguardo più largo.
• La democrazia con i suoi valori di rispetto, libertà responsabilità si declina nei processi di apprendimento dei bambini , improntati
alla valorizzazione della soggettività e della molteplicità dei punti di vista, e nella professionalità di educatori-insegnanti, che
trova la sua piena realizzazione nell’ascolto pro-attivo con i bambini, con i colleghi, con i genitori e con il contesto sociale di
riferimento. Le famiglie sono riconosciute come importanti e competenti , nella loro pluralità, nel dibattito sull’educazione e
nel confronto sugli stili educativi.
• La presenza di genitori provenienti da altri Paesi favorisce l’ampliamento della visione educativa quando le differenze
entrano in contatto in un’ottica di apertura e di rispetto reciproci. Diventa possibile la creazione di un lessico comune all’interno
di un quadro culturale che non rinuncia a promuovere valori quali la parità di genere, l’accoglienza, la pace , la democrazia, il
dialogo interreligioso, valori costituzionali non negoziabili. In questo modo i servizi educativi e le scuole dell’infanzia si
caratterizzano come un importante fattore di inclusione e coesione sociale e di promozione di cittadinanza democratica.
LINEE GUIDA PER IL SISTEMA INTEGRATO “ZEROSEI”
IL BAMBINO IN UN CONTESTO.
La relazione con un bambino non può prescindere dalla
relazione con il suo contesto familiare.
Questa attenzione alla relazione tra adulti,
in un mondo che si occupa della cura ed educazione dei bambini piccoli,
deriva dalla convinzione che la storia di ogni bambino si costruisce
all’interno di un contesto costituito dall’ambiente fisico e sociale,
dal sistema di relazioni di cui ognuno fa parte.
Ecologia dello sviluppo umano.
(U. Bronfenbrenner)
L’attenzione di chi si occupa del bambino quindi include il
sistema di significati di cui il bambino fa parte.
L’attenzione di chi si occupa del bambino quindi include il
sistema di significati di cui il bambino
fa parte, che comprende i genitori, le figure educative e
scolastiche,
nonché il sistema di significati
di cui sono portatori.
E’ necessario, quindi tenerne conto
nei Servizi educativi
(in tutti i momenti: dall’incontro quotidiano, al colloquio, agli
incontri di sezione, ecc.)
Nella relazione con le famiglie dobbiamo tenere conto della complessità e della diversità di ogni famiglia,
possiamo quindi parlare di FAMIGLIE AL PLURALE.
Senza dimenticare mai che ogni famiglia, ha la sua storia…
Lo specifico pedagogico dell’educatore e più in generale di chi opera nei servizi,
deve quindi comprendere i bambini reali, cioè i bambini inseriti nei contesti
relazionali.
Ciò significa che l’osservazione del bambino deve comprendere l’osservazione
delle relazioni tra tra lui e i suoi adulti di riferimento
e delle relazioni tra questi.
Il che implica la messa a punto di interventi che tengano conto della
complessità e della diversità (non possiamo p.es. parlare di famiglia come
unica tipologia, ma di famiglie).
Non una, ma mille famiglie
(Antropologia della parentela- Simonetta Grilli 2022)
Cosa fa famiglia?
Le scienze antropologiche e sociali hanno ha rinunciato a proporre una definizione di FAMIGLIA: è famiglia anche quella
in cui non si condivide un vincolo di parentela e si sangue
Se un tempo non lontano “fare famiglia “ corrispondeva una fase obbligatoria della vita (mettersi in coppia, sposarsi,
avere figli) oggi è per lo più esito di intenzionalità , di una spinta affettiva.
Si sceglie di star in coppia , di avere o non avere figli: GENITORE E’ COLUI CHE VUOLE ESSERLO , che accetta di porsi
in una relazione che richiede tempo, dedizione, senso di responsabilità.
DISSOCIAZIONE TRA MATRIMONIO E FILIAZIONE: la genitorialità oggi può prescindere dal vincolo coniugale (nel
2020 il 30% dei bambini nati in Italia è figlio di genitori non sposati).
DIFFONDERSI DI MODI DI FARE DISFARE RIFARE FAMIGLIA . IL MODO IN CUI SI COSTRUISCONO LE RELAZIONI
PUO’ DIPENDERE ANCHE DALLE TECNOLOGIE MEDICHE.
La rivoluzione demografica genera un cambiamento nel modo di intendere:
- le relazioni tra le generazioni
- il modo di concettualizzare le fasi della vita
• Le strutture parentali sono rarefatte (riduzione di assi orizzontali di
parentela (fratelli, cugini, zii) e verticalizzate (la longevità provoca
l’accavallamento generazionale - legami con i nonni e bisnonni-.
POCHI DISCENDENTI E MOLTI ANTENATI VIVENTI
FIGLI DESIDERATI: da RISORSA a BENE “COSTOSO”
FIGLI AL CENTRO DELLA FAMIGLIA : si preferisce avere pochi figli ma
ben allevati (logica della centralità dell’individuo e delle sue scelte- valore
dell’infanzia come nuova fase della vita.
GENITORI DI VOLONTA’ (la riproduzione è un’espressione di intenzionalità)
MODELLO DELLA GENITORIALITA’ CONSAPEVOLE: accessibile solo ad alcuni
La decisione di DIVENTARE GENITORI è caricata di un
forte senso di responsabilità
GENITORIALITA’ VISSUTA COME PERFORMANCE (Alessandra
Gribaldo, 2007): messa in scena del proprio ruolo soggetto a diverse
forme di “controllo istituzionale” da parte di esperti.
PESO DI TALI MODELLI INTENSIVI DI GENITORIALITA’ . Questo modello
scoraggia che deve scegliere di fare figli e rischia di far sentire
inadeguati.
Con le famiglie straniere la messa alla prova è ancora maggiore.
Il matrimonio ha perso la sua efficacia di vincolo fondante della catena
generativa.
La FILIAZIONE ha sostituito il matrimonio nella funzione di perno del
sistema familiare parentale
IL DIVORZIO, prevede il disfacimento di alcune relazioni, ma ha un effetto moltiplicatore
sullo spazio genealogico ( nuove fratellanze, genitorialità, parentele acquisite). Un tale
ampliamento della rete parentale, sembra rendere meno “traumatico” l’effetto di
rarefazione delle catene bio-genealogiche , esito degli andamenti demografici.
Queste altre famiglie richiedono un coordinamento/negoziazione dei ruoli (che non
possono fare riferimento a modelli) e un lavoro relazionale molto complesso.
Inoltre:
- Femminilizzazione della famiglia
- Età di mezzo (schiacciata tra figli e anziani)
- Esternalizzazione della cura degli anziani (presenza di un soggetto esterno- della badante
– figura in bilico tra funzioni di figlia/nuora surrogata e lavoratrice- lavoro che si connota
con la vita)
Tale analisi ci predispone a GUARDARE la REALTA’
EVITANDO PREGIUDIZI (pur tenendoli presenti) e
MODELLI PRESTABILITI perché la vita relazionale è in
continuo movimento
CHE COSA SONO LE NOSTRE FAMIGLIE NEL NOSTRO MONDO
E IN QUESTO TEMPO
FAMIGLIE OGGI altri scenari (un punto di vista sociologico. L. Fruggeri)
Difficoltà delle giovani coppie a gestire contemporaneamente tre compiti:
1. la transizione alla genitorialità,
2. la cura del rapporto di coppia
3. il fatto che oggi in questa fase della vita delle famiglie i membri delle
coppie stanno strutturando una carriera professionale , condizioni sociali e
personali che rendono questa particolare fase di transizione piuttosto complicata.
Oggi le famiglie non hanno più quel sostegno informale comunitario del passato.
Le famiglie vivono in un contesto in cui il tessuto comunitario si è molto rarefatto con la
conseguenza di un isolamento e della mancanza di quell’interfaccia tra famiglie e “servizi esperti” . Fino a
vent’anni fa il tessuto comunitario italiano ha retto come tale, con quella conoscenza pratica del vivere
quotidiano che veniva trasmessa attraverso figure significative di vicinato e di amicizia, cioè attraverso i
rapporti informali che erano fondamentali.
Venendo meno questo tessuto comunitario le famiglie sono diventate un contesto piccolo di
sviluppo e di crescita dei bambini, impoverito di quella conoscenza pratica che che è stata
alla base della genitorialità per tanti anni.
Le famiglie si ritrovano in una specie di isolamento di conoscenza e quando si rivolgono fuori da sé,
perché dentro non trovano tutte le risorse, quello che trovano non è una comunità, ma sono direttamente
i servizi, servizi esperti dove lavorano professionisti.
CHI SOSTIENE LE FAMIGLIE NELLA GESTIONE DELLA
QUOTIDIANITA’?
Le domande che nascono dalle famiglie sono domande anche molto
semplici, riguardano il ciuccio, il sonno, il mangiare, la quotidianità delle
famiglie e purtroppo è come se di fronte a questa quotidianità si fosse
venuta a creare questa cesura fra il quotidiano ed il sapere esperto.
Passaggio dalla famiglia delle regole,
alla famiglia degli affetti.
Le famiglie oggi sono caratterizzate da una riduzione dell’asimmetria sia di genere che di generazione, non c’è più la gerarchia del
pater familias e anche fra uomo e donna c’è una aspirazione all’uguaglianza.
Una riduzione dell’asimmetria e un’aspirazione all’uguaglianza si traduce in una prevalenza delle relazioni sui ruoli.
Le famiglie degli anni 60 e 70, potevano contare, per regolare il loro comportamento sull’idea di “ruolo”
“Te lo dico io perché sono tuo padre”-
“Te lo dico io perché sono tua madre”
ed i figli avevano dentro di sé questa stessa idea che di un
genitore si rispettasse il volere, rapprti che che erano soprattutto
basati sulle regole.
Ciò voleva dire che c’era qualcosa di esterno a cui potevo rivolgermi per risolvere la questione:
“Posso uscire o non posso uscire”
“No”
“Perché?”
“Perché sono tua madre”.
Oggi questa cosa non è più condivisa da nessuno, né dai genitori, né dai figli.
Oggi, assistiamo ad una costante e continua negoziazione quotidiana
tra i membri della famiglia , tra genitori e figli, anche bambini di
due o tre anni.
Il meccanismo che organizza i rapporti familiari è la relazione
negoziazione- il prendere decisioni insieme, il dialogo, la conversazione e
una maggiore parità e diritto di esprimersi di tutti, quindi il rischio di
maggiori conflitti
La famiglia ha oggi ha sviluppato
una maggiore funzione di cura e relazione,
ed è più in difficoltà rispetto alla funzione
di contenimento
(funzione regolativa-normativa-contenitiva).
FAMIGLIE STRANIERE
La situazione verificatosi in queste ultime settimane con la crisi e la guerra in Ucraina, mette più che mai in evidenza come più in generale e in tutti i
processi migratori, la migrazione trasforma il concetto di parentela (S. Taliani).
Alcuni scenari:
1. la migrazione taglia in due la famiglia e la trasforma. La situazione ucraina ha reso palese ed evidente il fatto che le famiglie mantengono legami a
distanza (precoce separazione delle madri dai figli- le donne che lavorano in Italia sono andate a prender i figli alla frontiera- donne che hanno
accompagnato i loro figli li hanno affidati ad altri e sono tornate in Ucraina…). Questo succede anche alle donne peruviane, magrebine, congolesi,
cinesi, ecuadoregne).
Le madri sono spesso reti familiari (nonna, zia, vicina di casa, amica). La madre non è solo una (spesso c’è una che va e una che resta). Decolonizzazione
della maternità.
2. Donne che crescono i loro figli nel paese di accoglienza (lavorano , crescono i figli, sono sole e molto esposte, chiedono aiuto a vicini di casa, i figli da
soli, e si assumono un rischio).Noi siamo pronti ad osservare questi comportamenti che riteniamo a rischio con un unico paradigma che svaluta e
svalorizza altre esistenze possibili. Come diventare operatori del negativo (ovvero, cercando di valorizzare dove c’è lo spettro del rischio?)?
Evitare di incasellare “in Marocco si fa così” (non ha senso perché non tiene conto di tutto ciò che modifica le proprie pratiche culturali). Non lavorare
con clichès e stereotipi
3. La migrazione introduce nelle vita contraddizioni e paradossi (sono qui, ma presto tornerò a casa…).
4. Nella migrazione sono i figli che caratterizzano socialmente i genitori , al contrario di ciò che avviene di norma ( sono quelli che sanno la lingua, ecc.)
5. Nello specifico della situazione di emergenza ucraina, costruire qualcosa insieme a loro facendo tesoro dell’esperienza di altri migranti (cosa hanno
perso- cosa trovano? Come si ricostruisce la vita dopo che tutto è crollato…)
E I SERVIZI EDUCATIVI?
I compiti delle famiglie sono spesso compiti nuovi per cui non ci sono repertori sociali condivisi.
Di conseguenza, anche i servizi educativi hanno davanti nuove sfide…
Come rispondono a queste nuove esigenze delle famiglie?
- Saper decentrarsi nell’ascolto (mi chiedo che cosa l’altro sia in grado di fare? Cosa vorrebbe
fare?)
- Cercare di comprendere
- Avere curiosità (mettermi nel punto di vista dell’altro)
- Legittimare il punto di vista dell’altro
- Agire con AUTORIFLESSIVITA’
La relazione con la famiglia ( ma in generale) richiede una capacità di auto-riflettere per
arrivare alla negoziazione tra diverse soggettività e generare qualcosa di nuovo e di utile.
LE REGOLE DELLA
COMUNICAZIONE
COSTRUZIONISMO SOCIALE
• Ciascuno di noi costruisce il proprio modo di leggere gli avvenimenti,
il mondo,
all’interno di sistemi di relazioni,
• quindi si costruisce con altri (co-costruisce).
PUNTI DI VISTA
Ciascuno di noi è portatore di diverse “verità”, che sono in
relazione alle diverse esperienze relazionali vissute.
Nessuno è portatore della verità assoluta, ciascuno ha diritto
alla propria verità.
Ascoltare e raccontare storie
significa aumentare
il repertorio delle proprie esperienze,
quindi il patrimonio
delle nostre stesse conoscenze.
Avere a disposizione molti modi
per affrontare un problema,
vuol dire poter sperimentare più soluzioni.
Significa comprendere che esistono più verità e quindi più percorsi possibili.
Le parole sono
costruttive,
non descrittive.
Le conversazioni sono
contesti di
apprendimento e il loro
susseguirsi nel tempo fa in
modo che la nostra visione
del mondo sia in continua
evoluzione
IL LINGUAGGIO
La costruzione della realtà avviene attraverso il linguaggio; attraverso
gli scambi linguistici che abbiamo con gli altri (conversazioni).
IL CONTESTO
Questo processo avviene all’interno di un contesto, senza l’identificazione del quale non è
possibile comprendere ciò che avviene.
Il contesto, comprende le circostanze ambientali entro cui si sviluppano determinate relazioni,
ma anche le rappresentazioni del mondo in cui ogni partecipante della relazione è portatore.
IL PUNTO DI VISTA
Ognuno legge la realtà dal suo punto di vista, costruito sulle esperienze precedenti.
Ciascuno definisce nel tempo le polarità per sé più significative.
Di conseguenza ciascuno attribuisce significati molto diversi agli avvenimenti, in relazione ai differenti
assi semantici, con i quali costruiscono la loro realtà.
Questo comporto per il professionista che agisce nei contesti educativi, cercare di capire quali sono i
sistemi di significati altrui, tentare di connettersi con quelli per avviare un percorso di co-costruzione di
nuovi significati condivisi.
IL PREGIUDIZIO
Ognuno di noi li ha.
E’ inutile negarli; è utile conoscerli, per controllarli di più.
E’ importante per noi professionisti capire quali sono i
pregiudizi delle persone con cui entriamo in contatto per
capire quali sono le LENTI con le quali leggono il mondo.
Ciò ci consentirà di fare proposte che siano per loro
accettabili.
La relazione non è vista in termini di causa/effetto ma come
CIRCUITO DI INTERAZIONE in cui ogni soggetto influenza
gli altri e ne è a sua volta influenzato.
CHI HA TORTO ? CHI HA RAGIONE?
Dobbiamo allenarci a
ricordare tutti questi
aspetti ogni volta che un
bambino, una bambina e
le famiglie entrano nei
servizi e in relazione con
noi professionisti dei
servizi educativi.
NON SI PUO’
NON
COMUNICARE
AL MASSIMO POSSO
COMUNICARE LA VOLONTA’ DI
NON FARLO
. OGNI COMUNICAZIONE HA
UN ASPETTO DI CONTENUTO
E UNO DI RELAZIONE
Il primo si esprime attraverso la comunicazione verbale, il
secondo attraverso il non verbale.
Il secondo attraverso il non verbale.
Quanto più la comunicazione è sana, tento più prevale l’aspetto
di contenuto (messaggio)
Tanto più la relazione è disturbata, tanto più prevalgono gli
aspetti di relazione (in quanto si è impegnati a definire la
natura stessa della relazione).
LA COMUNICAZIONE PUO’ ESSERE
NUMERICA O ANALOGICA
La prima si esprime attraverso la comunicazione verbale, il secondo attraverso il non verbale.
La seconda condiziona il primo e non viceversa.
Quanto più la comunicazione è sana, tanto più prevale l’aspetto di contenuto (il messaggio).
Tanto più la relazione è disturbata, tanto più prevalgono gli aspetti di relazione
(in quanto si è impegnati a definire la natura stessa della relazione).
LA NATURA DI UNA RELAZIONE DIPENDE DALLA PUNTEGGIATURA
DELLE SEQUENZE DI COMUNICAZONE
Nonostante la circolarità propria della comunicazione umana, i partner
tendono a dare una lettura causale della loro relazione, punteggiando
soggettivamente la sequenza delle relazioni a cui partecipano.
A seconda della punteggiatura che i partner attribuiscono alla sequenza,
decidono arbitrariamente ciò che considerano causa ed effetto, descrivendo in
maniera diversa la relazione.
Io ripeto le cose perché tu non rispondi
Io non rispondo perché tu non mi lasci parlare….
TUTTI GLI SCAMBI DI COMUNICAZIONE SONO SIMMETRICI O
COMPLEMENTARI
Quindi non si può comunicare efficacemente se si oscurano le caratteristiche dell’altro, e che solo ad avvenuto
ri-conoscimento e allo stabilirsi dell’interdipendenza, all’alternarsi sapiente di complementarità e parità, la
nostra realtà s’integra con quella delle persone che ci circondano (Gulotta, 1995).
Quando i comunicanti sono impegnati a definire la relazione che
intercorre tra loro e non concordano su questa definizione, lo
scambio di contenuto è scarsamente significativo.
La mamma non si fida del nido
L’educatrice mi ritiene una madre incapace…
IL CIRCOLO VIZIOSO
Quando la relazione non funziona è il professionista che dovrebbe
chiedersi:
“cosa potrei fare di diverso con una persona che interpreta i
miei messaggi in maniera differente da come mi aspetto?”
Concludendo…
quando consideriamo una
relazione dovremmo tener
presente…
- Nessuno è responsabile della propria visione del mondo, questa è la mia o
la nostra esperienza, non ci sono meriti o demeriti;
- Le differenze non sono da tollerare o da mediare. Ognuno tiene la propria
ragione, ma bisogna vedere cosa riusciamo a fare insieme;
I genitori possono non vedere i problemi che noi operatori vediamo e quindi
non si muovono come noi vorremmo; per questo si deve muovere chi vede il
problema. Chi non vede non si può muovere.
L’unico progetto che posso fare è su me stesso (PROFESSIONALITA’)
- Partiamo dall’idea che i genitori amino i loro figli e quindi facciano quello che possono per il
loro bene.
A volte ottengono effetti non buoni. In questo caso possiamo lavorare con loro per
aumentare le possibilità di cambiamento;
- Restituiamo loro la competenza di genitori: non serve dire agli altri come si fa, serve
invece aiutare a risolvere i problemi presupponendo che l’altro abbia risorse e capacità per
farlo;
- non dobbiamo creare persone dipendenti;
- Programmiamo le nostre azioni e i nostri interventi sapendo leggere i feed-back perché
è sempre l’altro chi riceve, che attribuisce il significato alla comunicazione. Esercitiamo quindi
le abilità del ricevente;
-
E’ GIUSTO O E’ UTILE?
L’idea di GIUSTO si riferisce alla relazione dell’educatore e alla propria ideologia (“si fa cosi’”).
L’idea di UTILE richiama la relazione che in un determinato momento l’educatore sta vivendo con
quelle persone specifiche. Ciò richiama una metodologia del tipo “in questo caso specifico e in
questo momento fare così mi sembra possa introdurre nuove possibilità”.
Ciò non significa prenderla persa, ma in qualità di professionisti avere la competenza per
migliorare i rapporti tra adulti per il benessere del bambino.
Cioè RIUSCIRE A FAR EMERGERE QUEL CHE C’E’ DI MEGLIO IN OGNI SITUAZIONE.
Quando i comunicanti sono impegnati a definire la relazione che intercorre tra loro e non
concordano su questa definizione, los cambio di contenuti è scarsamente significativo.
Quando la relazione non funziona è il professionista che dovrebbe chiedersi:
“cosa potrei fare di diverso con una persona che interpreta u mie messaggi in maniera differente
da come mi aspetto?
esigenza di assicurare soccorso e assistenza alla popolazione
ucraina sul territorio nazionale in conseguenza della grave crisi
internazionale
Sull’équipe di lavoro ( e sul suo VALORE)
• .
• Sentirsi in un gruppo
• Il gruppo si assume la responsabilità della conduzione dell’intera comunità educativa (uscendo dalla logica della “mia
sezione “ e dei “miei bambini”)
• Il gruppo non è mai statico, cambiano le persone , ma anche le persone cambiano. Il gruppo nasce, si sviluppa, elabora
dinamicamente il suo sapere si modifica perché introducono elementi di cambiamento e può anche disgregarsi.
• Necessità di passare dalla relazione interpersonale (io/tu) che lega alcuni elementi del gruppo alla relazione IO/NOI, per
costruire un sentimento di appartenenza al gruppo come entità, ovvero non la somma delle singole entità personali, ma
un’ENTITA’ dove il confronto, e l’elaborazione si organizzano ad un livello più profondo.
• Il gruppo è una ricchezza, proprio perché le persone sono diverse , mettono in gioco pèiù punti di vista e ipotesi da
sperimentare .
• Lavorare in gruppo non è facile, è una meta da conquistare. Ognuno deve contribuire in prima persona per superare i
meccanismi di difesa tipici delle dinamiche relazionali, difficoltà a mettere in discussione i propri convincimenti e la propria
visione del mondo…
Che cosa ci può aiutare?
• Lavorare sulla comunicazione all’interno del gruppo di lavoro (es. la gestione de
gli incontri di “collettivo”)
Uso del “facilitatore ” e del “verbalizzatore” con lo scopo di : favorire
l’espressione di tutti, ottimizzare il tempo, aiutare a trovare un accordo o una
gamma di possibilità e individuarne una da cui partire
- Trovare insieme delle azioni collettive e uno scopo comune: la condivisione del
PROGETTO PEDAGOGICO ED EDUCATIVO (condivisione reale all’interno
dell’équipe e con le familgie)
- Suddivisione di incarichi
- Lavori di sottogruppo da portare all’intera équipe (istruttorie)
Con i bambini : Attività di intersezione Osservare e osservarsi
Con le famiglie: fidarsi e affidarsi
CONDURRE UN INCONTRO DI GRUPPO.
ISTRUZIONI PER L’USO…
Il conduttore può essere un educatore che per un periodo, concordato e approvato dal collettivo, ha questo ruolo di “servizio” del
gruppo di lavoro stesso.
Cosa fa?
prepara l’odg, ascoltando tutti e garantendo che i temi vengano affrontati nel tempo a disposizione;
dà la parola a tutti i membri del gruppo evitando che più persone parlino contemporaneamente,
fa in modo che rispetto ad ogni tema trattato si giunga ad un accordo almeno momentaneamente definitivo, precisando
compiti di ciascuno e tempi;
La progettazione, come altri aspetti significativi del lavoro educativo, viene elaborata ascoltando tutti con un giro di parola
e scrivendo ogni punto di vista su un cartellone visibile al gruppo. Inoltre in alcuni incontri ci si suddivide in sottogruppi.
Alcune attenzioni nella conduzione dei gruppi (genitori, équipe) .
IL CONDUTTORE
• Favorisce l’espressione di tutti;
• Mostra interesse e rispetto per tutte le idee con un atteggiamento di curiosità;
• Amplifica e valorizza le differenze, connotandole come arricchimento e non come problema;
• Procede con lentezza per comprendere;
• Fa ipotesi provvisorie;
• Pone domande “aperte”;
• Facilita la definizione del problema da parte del gruppo;
• Cambia strategia di fronte all’imprevisto;
• Controlla che la comunicazione non si blocchi;
• Assume il punto di vista di ognuno (posizione multi-parziale);
• Conosce e controlla i propri pregiudizi;
• Facilita i processi comunicativi ed evolutivi, invece di trasmettere modelli;
• Procede per tentativi ed errori (metodo pragmatico-sperimentale);
• Considera i rapporti come un processo sempre passibile di cambiamento;
• Osserva i comportamenti interattivi;
• Garantisce il clima del gruppo: evita di essere direttivo sui contenuti, ma fa rispettare le regole della comunicazione;
• Ascolta, restituisce competenza, sostiene;
• Blocca l’emergenza di giudizi negativi;
• Chiede di far riferimento a fatti concreti, esperienze, esempi specifici, anziché a giudizi generalizzati;
• Non esclude gli interventi fuori tema, ma li rimanda a più tardi;
• Sintetizza e restituisce verbalmente (e/o con altri strumenti, es: il cartellone) per una verifica della comprensione da parte del
gruppo;
• Conclude gli incontri riassumendo e indicando i temi in sospeso.
• RUOLO DEL VERBALIZZATORE (memoria del GRUPPO).
• USO DEL CARTELLONE.
Documentare per e con LE FAMIGLIE
RIVISITARE LA RELAZIONE CON LE FAMIGLIE
DOPO DUE ANNI DI RELAZIONE “ A DISTANZA”
Se c’è stata una rottura rispetto al consueto,
è possibile una riscrittura dei modi di costruire nuove alleanze
tra équipe di lavoro e famiglie?
1 domanda … per 4 gruppi
Se c’è stata una rottura rispetto al consueto,
è possibile una riscrittura dei modi di costruire nuove alleanze
tra équipe di lavoro e famiglie?
IPOTESI DA SGUARDI DIVERSI:
1. La relazione nella quotidianità
2. La relazione attraverso la condivisione di un progetto educativo
3. La relazione attraverso forme di partecipazione
4. La relazione attraverso la documentazione

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  • 1. L’équipe e le famiglie, quali sinergie? Donatella Mauro marzo/aprile 2022
  • 2. • Servizi educativi e scuole dell’infanzia segnano l’ingresso del bambino in una comunità educante, ma anche una nuova patnership con i genitori , fondata “sulla fiducia e sul rispetto reciproco”, ben al di là della semplice partecipazione agli organismi di rappresentanza , che necessitano certamente di un ripensamento e di una riorganizzazione per rilanciare un sapere condiviso sull’agire educativo. • Famiglie e istituzioni educative 0/6 osservano e “vivono” lo stesso bambino in contesti diversi; i rispettivi punti di vista vanno integrati e considerati una risorsa per entrambi. Educatori, insegnanti e genitori sono chiamati a confrontarsi con atteggiamento collaborativo e di rispetto reciproco perché solo la coerenza educativa tra tutte le figure adulte che circondano il bambino può scaturire un percorso formativo che ne prenda in carico tutti gli aspetti :emotivi, cognitivi, relazionali, affettivi, morali, sociali. • (…) nido e scuola dell’infanzia rappresentano il primo contesto sociale allargato in cui il bambino si confronta con pari e adulti diversi, con regole e valori che possono non coincidere perfettamente con quelli già sperimentati; la conoscenza reciproca tra i genitori e il personale educativo, il dialogo aperto e improntato all’ascolto e all’accoglienza , la co- progettazione degli ambienti e dei percorsi educativi sono momenti concreti di un’alleanza educativa , che sa rispettare le reciproche responsabilità. LINEE GUIDA PER IL SISTEMA INTEGRATO “ZEROSEI”
  • 3. • Nidi e scuole dell’infanzia , in quanto istituzioni educative che svolgono una funzione pubblica , al di là della natura del soggetto titolare e gestore, accolgono i bambini e i genitori valorizzandone potenzialità e differenze in una dinamica che parte dal singolo per costruire una comunità che sa dialogare , offrendo a ognuno occasioni per aumentare e approfondire le proprie relazioni e conoscenze. • Accogliere la differenza di percorsi di vita, delle identità, dei tempi di crescita, delle modalità relazionali , delle concezioni di educazione, come condizioni da cui partire per costruire una base comune di convivenza per il gruppo dei bambini e degli adulti. Questi percorsi hanno un alto valore per la costruzione della cittadinanza , perché chiedono di imparare a rispettare e a convivere con le differenze, a negoziare i propri desideri, attese, opinioni, punti di vista, a superare le barriere del pregiudizio per assumere uno sguardo più largo. • La democrazia con i suoi valori di rispetto, libertà responsabilità si declina nei processi di apprendimento dei bambini , improntati alla valorizzazione della soggettività e della molteplicità dei punti di vista, e nella professionalità di educatori-insegnanti, che trova la sua piena realizzazione nell’ascolto pro-attivo con i bambini, con i colleghi, con i genitori e con il contesto sociale di riferimento. Le famiglie sono riconosciute come importanti e competenti , nella loro pluralità, nel dibattito sull’educazione e nel confronto sugli stili educativi. • La presenza di genitori provenienti da altri Paesi favorisce l’ampliamento della visione educativa quando le differenze entrano in contatto in un’ottica di apertura e di rispetto reciproci. Diventa possibile la creazione di un lessico comune all’interno di un quadro culturale che non rinuncia a promuovere valori quali la parità di genere, l’accoglienza, la pace , la democrazia, il dialogo interreligioso, valori costituzionali non negoziabili. In questo modo i servizi educativi e le scuole dell’infanzia si caratterizzano come un importante fattore di inclusione e coesione sociale e di promozione di cittadinanza democratica. LINEE GUIDA PER IL SISTEMA INTEGRATO “ZEROSEI”
  • 4. IL BAMBINO IN UN CONTESTO. La relazione con un bambino non può prescindere dalla relazione con il suo contesto familiare. Questa attenzione alla relazione tra adulti, in un mondo che si occupa della cura ed educazione dei bambini piccoli, deriva dalla convinzione che la storia di ogni bambino si costruisce all’interno di un contesto costituito dall’ambiente fisico e sociale, dal sistema di relazioni di cui ognuno fa parte. Ecologia dello sviluppo umano. (U. Bronfenbrenner) L’attenzione di chi si occupa del bambino quindi include il sistema di significati di cui il bambino fa parte.
  • 5. L’attenzione di chi si occupa del bambino quindi include il sistema di significati di cui il bambino fa parte, che comprende i genitori, le figure educative e scolastiche, nonché il sistema di significati di cui sono portatori. E’ necessario, quindi tenerne conto nei Servizi educativi (in tutti i momenti: dall’incontro quotidiano, al colloquio, agli incontri di sezione, ecc.)
  • 6. Nella relazione con le famiglie dobbiamo tenere conto della complessità e della diversità di ogni famiglia, possiamo quindi parlare di FAMIGLIE AL PLURALE. Senza dimenticare mai che ogni famiglia, ha la sua storia… Lo specifico pedagogico dell’educatore e più in generale di chi opera nei servizi, deve quindi comprendere i bambini reali, cioè i bambini inseriti nei contesti relazionali. Ciò significa che l’osservazione del bambino deve comprendere l’osservazione delle relazioni tra tra lui e i suoi adulti di riferimento e delle relazioni tra questi. Il che implica la messa a punto di interventi che tengano conto della complessità e della diversità (non possiamo p.es. parlare di famiglia come unica tipologia, ma di famiglie).
  • 7. Non una, ma mille famiglie (Antropologia della parentela- Simonetta Grilli 2022) Cosa fa famiglia? Le scienze antropologiche e sociali hanno ha rinunciato a proporre una definizione di FAMIGLIA: è famiglia anche quella in cui non si condivide un vincolo di parentela e si sangue Se un tempo non lontano “fare famiglia “ corrispondeva una fase obbligatoria della vita (mettersi in coppia, sposarsi, avere figli) oggi è per lo più esito di intenzionalità , di una spinta affettiva. Si sceglie di star in coppia , di avere o non avere figli: GENITORE E’ COLUI CHE VUOLE ESSERLO , che accetta di porsi in una relazione che richiede tempo, dedizione, senso di responsabilità. DISSOCIAZIONE TRA MATRIMONIO E FILIAZIONE: la genitorialità oggi può prescindere dal vincolo coniugale (nel 2020 il 30% dei bambini nati in Italia è figlio di genitori non sposati). DIFFONDERSI DI MODI DI FARE DISFARE RIFARE FAMIGLIA . IL MODO IN CUI SI COSTRUISCONO LE RELAZIONI PUO’ DIPENDERE ANCHE DALLE TECNOLOGIE MEDICHE.
  • 8. La rivoluzione demografica genera un cambiamento nel modo di intendere: - le relazioni tra le generazioni - il modo di concettualizzare le fasi della vita • Le strutture parentali sono rarefatte (riduzione di assi orizzontali di parentela (fratelli, cugini, zii) e verticalizzate (la longevità provoca l’accavallamento generazionale - legami con i nonni e bisnonni-. POCHI DISCENDENTI E MOLTI ANTENATI VIVENTI FIGLI DESIDERATI: da RISORSA a BENE “COSTOSO” FIGLI AL CENTRO DELLA FAMIGLIA : si preferisce avere pochi figli ma ben allevati (logica della centralità dell’individuo e delle sue scelte- valore dell’infanzia come nuova fase della vita. GENITORI DI VOLONTA’ (la riproduzione è un’espressione di intenzionalità) MODELLO DELLA GENITORIALITA’ CONSAPEVOLE: accessibile solo ad alcuni
  • 9. La decisione di DIVENTARE GENITORI è caricata di un forte senso di responsabilità GENITORIALITA’ VISSUTA COME PERFORMANCE (Alessandra Gribaldo, 2007): messa in scena del proprio ruolo soggetto a diverse forme di “controllo istituzionale” da parte di esperti. PESO DI TALI MODELLI INTENSIVI DI GENITORIALITA’ . Questo modello scoraggia che deve scegliere di fare figli e rischia di far sentire inadeguati. Con le famiglie straniere la messa alla prova è ancora maggiore.
  • 10. Il matrimonio ha perso la sua efficacia di vincolo fondante della catena generativa. La FILIAZIONE ha sostituito il matrimonio nella funzione di perno del sistema familiare parentale IL DIVORZIO, prevede il disfacimento di alcune relazioni, ma ha un effetto moltiplicatore sullo spazio genealogico ( nuove fratellanze, genitorialità, parentele acquisite). Un tale ampliamento della rete parentale, sembra rendere meno “traumatico” l’effetto di rarefazione delle catene bio-genealogiche , esito degli andamenti demografici. Queste altre famiglie richiedono un coordinamento/negoziazione dei ruoli (che non possono fare riferimento a modelli) e un lavoro relazionale molto complesso. Inoltre: - Femminilizzazione della famiglia - Età di mezzo (schiacciata tra figli e anziani) - Esternalizzazione della cura degli anziani (presenza di un soggetto esterno- della badante – figura in bilico tra funzioni di figlia/nuora surrogata e lavoratrice- lavoro che si connota con la vita)
  • 11. Tale analisi ci predispone a GUARDARE la REALTA’ EVITANDO PREGIUDIZI (pur tenendoli presenti) e MODELLI PRESTABILITI perché la vita relazionale è in continuo movimento CHE COSA SONO LE NOSTRE FAMIGLIE NEL NOSTRO MONDO E IN QUESTO TEMPO
  • 12. FAMIGLIE OGGI altri scenari (un punto di vista sociologico. L. Fruggeri) Difficoltà delle giovani coppie a gestire contemporaneamente tre compiti: 1. la transizione alla genitorialità, 2. la cura del rapporto di coppia 3. il fatto che oggi in questa fase della vita delle famiglie i membri delle coppie stanno strutturando una carriera professionale , condizioni sociali e personali che rendono questa particolare fase di transizione piuttosto complicata.
  • 13. Oggi le famiglie non hanno più quel sostegno informale comunitario del passato. Le famiglie vivono in un contesto in cui il tessuto comunitario si è molto rarefatto con la conseguenza di un isolamento e della mancanza di quell’interfaccia tra famiglie e “servizi esperti” . Fino a vent’anni fa il tessuto comunitario italiano ha retto come tale, con quella conoscenza pratica del vivere quotidiano che veniva trasmessa attraverso figure significative di vicinato e di amicizia, cioè attraverso i rapporti informali che erano fondamentali. Venendo meno questo tessuto comunitario le famiglie sono diventate un contesto piccolo di sviluppo e di crescita dei bambini, impoverito di quella conoscenza pratica che che è stata alla base della genitorialità per tanti anni. Le famiglie si ritrovano in una specie di isolamento di conoscenza e quando si rivolgono fuori da sé, perché dentro non trovano tutte le risorse, quello che trovano non è una comunità, ma sono direttamente i servizi, servizi esperti dove lavorano professionisti.
  • 14. CHI SOSTIENE LE FAMIGLIE NELLA GESTIONE DELLA QUOTIDIANITA’? Le domande che nascono dalle famiglie sono domande anche molto semplici, riguardano il ciuccio, il sonno, il mangiare, la quotidianità delle famiglie e purtroppo è come se di fronte a questa quotidianità si fosse venuta a creare questa cesura fra il quotidiano ed il sapere esperto.
  • 15. Passaggio dalla famiglia delle regole, alla famiglia degli affetti. Le famiglie oggi sono caratterizzate da una riduzione dell’asimmetria sia di genere che di generazione, non c’è più la gerarchia del pater familias e anche fra uomo e donna c’è una aspirazione all’uguaglianza. Una riduzione dell’asimmetria e un’aspirazione all’uguaglianza si traduce in una prevalenza delle relazioni sui ruoli. Le famiglie degli anni 60 e 70, potevano contare, per regolare il loro comportamento sull’idea di “ruolo” “Te lo dico io perché sono tuo padre”- “Te lo dico io perché sono tua madre” ed i figli avevano dentro di sé questa stessa idea che di un genitore si rispettasse il volere, rapprti che che erano soprattutto basati sulle regole. Ciò voleva dire che c’era qualcosa di esterno a cui potevo rivolgermi per risolvere la questione: “Posso uscire o non posso uscire” “No” “Perché?” “Perché sono tua madre”. Oggi questa cosa non è più condivisa da nessuno, né dai genitori, né dai figli.
  • 16. Oggi, assistiamo ad una costante e continua negoziazione quotidiana tra i membri della famiglia , tra genitori e figli, anche bambini di due o tre anni. Il meccanismo che organizza i rapporti familiari è la relazione negoziazione- il prendere decisioni insieme, il dialogo, la conversazione e una maggiore parità e diritto di esprimersi di tutti, quindi il rischio di maggiori conflitti La famiglia ha oggi ha sviluppato una maggiore funzione di cura e relazione, ed è più in difficoltà rispetto alla funzione di contenimento (funzione regolativa-normativa-contenitiva).
  • 17. FAMIGLIE STRANIERE La situazione verificatosi in queste ultime settimane con la crisi e la guerra in Ucraina, mette più che mai in evidenza come più in generale e in tutti i processi migratori, la migrazione trasforma il concetto di parentela (S. Taliani). Alcuni scenari: 1. la migrazione taglia in due la famiglia e la trasforma. La situazione ucraina ha reso palese ed evidente il fatto che le famiglie mantengono legami a distanza (precoce separazione delle madri dai figli- le donne che lavorano in Italia sono andate a prender i figli alla frontiera- donne che hanno accompagnato i loro figli li hanno affidati ad altri e sono tornate in Ucraina…). Questo succede anche alle donne peruviane, magrebine, congolesi, cinesi, ecuadoregne). Le madri sono spesso reti familiari (nonna, zia, vicina di casa, amica). La madre non è solo una (spesso c’è una che va e una che resta). Decolonizzazione della maternità. 2. Donne che crescono i loro figli nel paese di accoglienza (lavorano , crescono i figli, sono sole e molto esposte, chiedono aiuto a vicini di casa, i figli da soli, e si assumono un rischio).Noi siamo pronti ad osservare questi comportamenti che riteniamo a rischio con un unico paradigma che svaluta e svalorizza altre esistenze possibili. Come diventare operatori del negativo (ovvero, cercando di valorizzare dove c’è lo spettro del rischio?)? Evitare di incasellare “in Marocco si fa così” (non ha senso perché non tiene conto di tutto ciò che modifica le proprie pratiche culturali). Non lavorare con clichès e stereotipi 3. La migrazione introduce nelle vita contraddizioni e paradossi (sono qui, ma presto tornerò a casa…). 4. Nella migrazione sono i figli che caratterizzano socialmente i genitori , al contrario di ciò che avviene di norma ( sono quelli che sanno la lingua, ecc.) 5. Nello specifico della situazione di emergenza ucraina, costruire qualcosa insieme a loro facendo tesoro dell’esperienza di altri migranti (cosa hanno perso- cosa trovano? Come si ricostruisce la vita dopo che tutto è crollato…)
  • 18. E I SERVIZI EDUCATIVI? I compiti delle famiglie sono spesso compiti nuovi per cui non ci sono repertori sociali condivisi. Di conseguenza, anche i servizi educativi hanno davanti nuove sfide… Come rispondono a queste nuove esigenze delle famiglie? - Saper decentrarsi nell’ascolto (mi chiedo che cosa l’altro sia in grado di fare? Cosa vorrebbe fare?) - Cercare di comprendere - Avere curiosità (mettermi nel punto di vista dell’altro) - Legittimare il punto di vista dell’altro - Agire con AUTORIFLESSIVITA’ La relazione con la famiglia ( ma in generale) richiede una capacità di auto-riflettere per arrivare alla negoziazione tra diverse soggettività e generare qualcosa di nuovo e di utile.
  • 19. LE REGOLE DELLA COMUNICAZIONE COSTRUZIONISMO SOCIALE • Ciascuno di noi costruisce il proprio modo di leggere gli avvenimenti, il mondo, all’interno di sistemi di relazioni, • quindi si costruisce con altri (co-costruisce).
  • 20. PUNTI DI VISTA Ciascuno di noi è portatore di diverse “verità”, che sono in relazione alle diverse esperienze relazionali vissute. Nessuno è portatore della verità assoluta, ciascuno ha diritto alla propria verità. Ascoltare e raccontare storie significa aumentare il repertorio delle proprie esperienze, quindi il patrimonio delle nostre stesse conoscenze. Avere a disposizione molti modi per affrontare un problema, vuol dire poter sperimentare più soluzioni. Significa comprendere che esistono più verità e quindi più percorsi possibili.
  • 21. Le parole sono costruttive, non descrittive. Le conversazioni sono contesti di apprendimento e il loro susseguirsi nel tempo fa in modo che la nostra visione del mondo sia in continua evoluzione IL LINGUAGGIO La costruzione della realtà avviene attraverso il linguaggio; attraverso gli scambi linguistici che abbiamo con gli altri (conversazioni).
  • 22. IL CONTESTO Questo processo avviene all’interno di un contesto, senza l’identificazione del quale non è possibile comprendere ciò che avviene. Il contesto, comprende le circostanze ambientali entro cui si sviluppano determinate relazioni, ma anche le rappresentazioni del mondo in cui ogni partecipante della relazione è portatore. IL PUNTO DI VISTA Ognuno legge la realtà dal suo punto di vista, costruito sulle esperienze precedenti. Ciascuno definisce nel tempo le polarità per sé più significative. Di conseguenza ciascuno attribuisce significati molto diversi agli avvenimenti, in relazione ai differenti assi semantici, con i quali costruiscono la loro realtà. Questo comporto per il professionista che agisce nei contesti educativi, cercare di capire quali sono i sistemi di significati altrui, tentare di connettersi con quelli per avviare un percorso di co-costruzione di nuovi significati condivisi.
  • 23. IL PREGIUDIZIO Ognuno di noi li ha. E’ inutile negarli; è utile conoscerli, per controllarli di più. E’ importante per noi professionisti capire quali sono i pregiudizi delle persone con cui entriamo in contatto per capire quali sono le LENTI con le quali leggono il mondo. Ciò ci consentirà di fare proposte che siano per loro accettabili. La relazione non è vista in termini di causa/effetto ma come CIRCUITO DI INTERAZIONE in cui ogni soggetto influenza gli altri e ne è a sua volta influenzato. CHI HA TORTO ? CHI HA RAGIONE?
  • 24. Dobbiamo allenarci a ricordare tutti questi aspetti ogni volta che un bambino, una bambina e le famiglie entrano nei servizi e in relazione con noi professionisti dei servizi educativi.
  • 25.
  • 26.
  • 27. NON SI PUO’ NON COMUNICARE AL MASSIMO POSSO COMUNICARE LA VOLONTA’ DI NON FARLO
  • 28. . OGNI COMUNICAZIONE HA UN ASPETTO DI CONTENUTO E UNO DI RELAZIONE Il primo si esprime attraverso la comunicazione verbale, il secondo attraverso il non verbale. Il secondo attraverso il non verbale. Quanto più la comunicazione è sana, tento più prevale l’aspetto di contenuto (messaggio) Tanto più la relazione è disturbata, tanto più prevalgono gli aspetti di relazione (in quanto si è impegnati a definire la natura stessa della relazione).
  • 29. LA COMUNICAZIONE PUO’ ESSERE NUMERICA O ANALOGICA La prima si esprime attraverso la comunicazione verbale, il secondo attraverso il non verbale. La seconda condiziona il primo e non viceversa. Quanto più la comunicazione è sana, tanto più prevale l’aspetto di contenuto (il messaggio). Tanto più la relazione è disturbata, tanto più prevalgono gli aspetti di relazione (in quanto si è impegnati a definire la natura stessa della relazione).
  • 30. LA NATURA DI UNA RELAZIONE DIPENDE DALLA PUNTEGGIATURA DELLE SEQUENZE DI COMUNICAZONE Nonostante la circolarità propria della comunicazione umana, i partner tendono a dare una lettura causale della loro relazione, punteggiando soggettivamente la sequenza delle relazioni a cui partecipano. A seconda della punteggiatura che i partner attribuiscono alla sequenza, decidono arbitrariamente ciò che considerano causa ed effetto, descrivendo in maniera diversa la relazione. Io ripeto le cose perché tu non rispondi Io non rispondo perché tu non mi lasci parlare….
  • 31. TUTTI GLI SCAMBI DI COMUNICAZIONE SONO SIMMETRICI O COMPLEMENTARI Quindi non si può comunicare efficacemente se si oscurano le caratteristiche dell’altro, e che solo ad avvenuto ri-conoscimento e allo stabilirsi dell’interdipendenza, all’alternarsi sapiente di complementarità e parità, la nostra realtà s’integra con quella delle persone che ci circondano (Gulotta, 1995).
  • 32. Quando i comunicanti sono impegnati a definire la relazione che intercorre tra loro e non concordano su questa definizione, lo scambio di contenuto è scarsamente significativo. La mamma non si fida del nido L’educatrice mi ritiene una madre incapace… IL CIRCOLO VIZIOSO Quando la relazione non funziona è il professionista che dovrebbe chiedersi: “cosa potrei fare di diverso con una persona che interpreta i miei messaggi in maniera differente da come mi aspetto?”
  • 34. - Nessuno è responsabile della propria visione del mondo, questa è la mia o la nostra esperienza, non ci sono meriti o demeriti; - Le differenze non sono da tollerare o da mediare. Ognuno tiene la propria ragione, ma bisogna vedere cosa riusciamo a fare insieme; I genitori possono non vedere i problemi che noi operatori vediamo e quindi non si muovono come noi vorremmo; per questo si deve muovere chi vede il problema. Chi non vede non si può muovere. L’unico progetto che posso fare è su me stesso (PROFESSIONALITA’)
  • 35. - Partiamo dall’idea che i genitori amino i loro figli e quindi facciano quello che possono per il loro bene. A volte ottengono effetti non buoni. In questo caso possiamo lavorare con loro per aumentare le possibilità di cambiamento; - Restituiamo loro la competenza di genitori: non serve dire agli altri come si fa, serve invece aiutare a risolvere i problemi presupponendo che l’altro abbia risorse e capacità per farlo; - non dobbiamo creare persone dipendenti; - Programmiamo le nostre azioni e i nostri interventi sapendo leggere i feed-back perché è sempre l’altro chi riceve, che attribuisce il significato alla comunicazione. Esercitiamo quindi le abilità del ricevente; -
  • 36. E’ GIUSTO O E’ UTILE? L’idea di GIUSTO si riferisce alla relazione dell’educatore e alla propria ideologia (“si fa cosi’”). L’idea di UTILE richiama la relazione che in un determinato momento l’educatore sta vivendo con quelle persone specifiche. Ciò richiama una metodologia del tipo “in questo caso specifico e in questo momento fare così mi sembra possa introdurre nuove possibilità”. Ciò non significa prenderla persa, ma in qualità di professionisti avere la competenza per migliorare i rapporti tra adulti per il benessere del bambino. Cioè RIUSCIRE A FAR EMERGERE QUEL CHE C’E’ DI MEGLIO IN OGNI SITUAZIONE. Quando i comunicanti sono impegnati a definire la relazione che intercorre tra loro e non concordano su questa definizione, los cambio di contenuti è scarsamente significativo. Quando la relazione non funziona è il professionista che dovrebbe chiedersi: “cosa potrei fare di diverso con una persona che interpreta u mie messaggi in maniera differente da come mi aspetto? esigenza di assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale in conseguenza della grave crisi internazionale
  • 37. Sull’équipe di lavoro ( e sul suo VALORE) • . • Sentirsi in un gruppo • Il gruppo si assume la responsabilità della conduzione dell’intera comunità educativa (uscendo dalla logica della “mia sezione “ e dei “miei bambini”) • Il gruppo non è mai statico, cambiano le persone , ma anche le persone cambiano. Il gruppo nasce, si sviluppa, elabora dinamicamente il suo sapere si modifica perché introducono elementi di cambiamento e può anche disgregarsi. • Necessità di passare dalla relazione interpersonale (io/tu) che lega alcuni elementi del gruppo alla relazione IO/NOI, per costruire un sentimento di appartenenza al gruppo come entità, ovvero non la somma delle singole entità personali, ma un’ENTITA’ dove il confronto, e l’elaborazione si organizzano ad un livello più profondo. • Il gruppo è una ricchezza, proprio perché le persone sono diverse , mettono in gioco pèiù punti di vista e ipotesi da sperimentare . • Lavorare in gruppo non è facile, è una meta da conquistare. Ognuno deve contribuire in prima persona per superare i meccanismi di difesa tipici delle dinamiche relazionali, difficoltà a mettere in discussione i propri convincimenti e la propria visione del mondo…
  • 38. Che cosa ci può aiutare? • Lavorare sulla comunicazione all’interno del gruppo di lavoro (es. la gestione de gli incontri di “collettivo”) Uso del “facilitatore ” e del “verbalizzatore” con lo scopo di : favorire l’espressione di tutti, ottimizzare il tempo, aiutare a trovare un accordo o una gamma di possibilità e individuarne una da cui partire - Trovare insieme delle azioni collettive e uno scopo comune: la condivisione del PROGETTO PEDAGOGICO ED EDUCATIVO (condivisione reale all’interno dell’équipe e con le familgie) - Suddivisione di incarichi - Lavori di sottogruppo da portare all’intera équipe (istruttorie) Con i bambini : Attività di intersezione Osservare e osservarsi Con le famiglie: fidarsi e affidarsi
  • 39. CONDURRE UN INCONTRO DI GRUPPO. ISTRUZIONI PER L’USO… Il conduttore può essere un educatore che per un periodo, concordato e approvato dal collettivo, ha questo ruolo di “servizio” del gruppo di lavoro stesso. Cosa fa? prepara l’odg, ascoltando tutti e garantendo che i temi vengano affrontati nel tempo a disposizione; dà la parola a tutti i membri del gruppo evitando che più persone parlino contemporaneamente, fa in modo che rispetto ad ogni tema trattato si giunga ad un accordo almeno momentaneamente definitivo, precisando compiti di ciascuno e tempi; La progettazione, come altri aspetti significativi del lavoro educativo, viene elaborata ascoltando tutti con un giro di parola e scrivendo ogni punto di vista su un cartellone visibile al gruppo. Inoltre in alcuni incontri ci si suddivide in sottogruppi.
  • 40. Alcune attenzioni nella conduzione dei gruppi (genitori, équipe) . IL CONDUTTORE • Favorisce l’espressione di tutti; • Mostra interesse e rispetto per tutte le idee con un atteggiamento di curiosità; • Amplifica e valorizza le differenze, connotandole come arricchimento e non come problema; • Procede con lentezza per comprendere; • Fa ipotesi provvisorie; • Pone domande “aperte”; • Facilita la definizione del problema da parte del gruppo; • Cambia strategia di fronte all’imprevisto; • Controlla che la comunicazione non si blocchi; • Assume il punto di vista di ognuno (posizione multi-parziale); • Conosce e controlla i propri pregiudizi;
  • 41. • Facilita i processi comunicativi ed evolutivi, invece di trasmettere modelli; • Procede per tentativi ed errori (metodo pragmatico-sperimentale); • Considera i rapporti come un processo sempre passibile di cambiamento; • Osserva i comportamenti interattivi; • Garantisce il clima del gruppo: evita di essere direttivo sui contenuti, ma fa rispettare le regole della comunicazione; • Ascolta, restituisce competenza, sostiene; • Blocca l’emergenza di giudizi negativi; • Chiede di far riferimento a fatti concreti, esperienze, esempi specifici, anziché a giudizi generalizzati; • Non esclude gli interventi fuori tema, ma li rimanda a più tardi; • Sintetizza e restituisce verbalmente (e/o con altri strumenti, es: il cartellone) per una verifica della comprensione da parte del gruppo; • Conclude gli incontri riassumendo e indicando i temi in sospeso. • RUOLO DEL VERBALIZZATORE (memoria del GRUPPO). • USO DEL CARTELLONE.
  • 42. Documentare per e con LE FAMIGLIE
  • 43. RIVISITARE LA RELAZIONE CON LE FAMIGLIE DOPO DUE ANNI DI RELAZIONE “ A DISTANZA” Se c’è stata una rottura rispetto al consueto, è possibile una riscrittura dei modi di costruire nuove alleanze tra équipe di lavoro e famiglie?
  • 44. 1 domanda … per 4 gruppi Se c’è stata una rottura rispetto al consueto, è possibile una riscrittura dei modi di costruire nuove alleanze tra équipe di lavoro e famiglie? IPOTESI DA SGUARDI DIVERSI: 1. La relazione nella quotidianità 2. La relazione attraverso la condivisione di un progetto educativo 3. La relazione attraverso forme di partecipazione 4. La relazione attraverso la documentazione