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CONCLUSIONI



La difficoltà non sta nel credere alle nuove idee, ma nel fuggire dalle
vecchie.

La citazione di Keynes è calzante per rispondere alla domanda iniziale
posta nell’introduzione dell’elaborato: se la comunicazione costituisce la
salda matrice del turismo, gli operatori saranno all’altezza di operare,
nonché comunicare, in questo contesto di siffatta innovazione?

La risposta è che non esistono dettami universali, regole o schemi di
comportamento, preordinati o decisi a tavolino, atti ad un cambiamento
della mentalità, delle funzioni e prestazioni dell’operatore turistico, se non
un approccio che gli permetta di amalgamarsi, modellarsi e sagomarsi sulla
scia del contesto innovativo della società postmoderna, riuscendo a forgiare
le proprie attitudini verso una forma mentis che ben si adagi al nuovo modo
di comunicare e alle nuove esigenze del visitAttore che si muove in uno
scenario del tutto sovversivo, uno scenario in cui il faccia a faccia tra turista
ed operatore è rimescolato: essi infatti assurgono a divenire attori
protagonisti di un’opera esperienziale, uno sceneggiato la cui trama viene
composta da piccole conversazioni quotidiane nel grande teatro della Rete.

Da mettere nero su bianco, infatti, è che sino ad oggi le imprese turistiche
italiane sono ancorate a concetti e modus operandi superati, talvolta
inefficaci e spesso addirittura deleteri e si dimostrano incapaci di fare
network tra di loro e di creare un sistema integrato, trasversale, finalizzato a
comunicare e promuovere il territorio nella sua genuinità.
D’altronde basterebbe un incipit deciso, un incipit che possa permettere ad
una fiammella timida ma costante, di poter scatenare una fiammata in grado
di alimentarsi pian piano, dando vita ad un vivido falò: il comburente in



                                      172
questo caso non potrà essere l’ossigeno, bensì la volontà di coloro che,
amando il proprio mestiere, vogliano conformarsi al panorama odierno,
vogliano prendere in causa i moventi del nuovo consumatore, rendendoli
applicabili nella realtà, facendo delle nuove esigenze una spinta
motivazionale al miglioramento, una motivazione che possa spingere al
cambiamento, perché, se è vero che, spesso grandi imprese nascono da
piccole opportunità (Demostene), è anche vero che queste piccole
opportunità risultino essere virali se apportate ai tempi odierni.

Cambiare si può.
Si deve.
Le aziende turistiche debbono aprirsi all’universo sconfinato del Web 2.0,
alle sue infinite possibilità e ai suoi inevitabili pericoli, se vogliono voltare
definitivamente pagina.

Debbono (ri)mettersi in gioco, debbono comprendere che “fare turismo”
significa oggi comunicare e ascoltare, non più soltanto pubblicizzare.
Comunicare idee, emozioni, sostenibilità, non commercializzare illusioni.
La pubblicità tradizionale per come la si conosce non avrà vita lunga e sarà
sempre meno pagante, in futuro. Perché il turista è cambiato. Perché è
cambiata la società.

Nel mondo del Travel 2.0, i viaggi sono conversazioni; per comunicare
non servono specifiche conoscenze in materia, serve soltanto conversare,
trasparire autenticità, narrare esperienze: oggi si è a disposizione di tutti gli
strumenti per farlo, e ciò che rimane è capirlo in tempo, prima che il non
convenzionale si tramuti in convenzionale.

A testimonianza di quanto finora detto è stato scelto di riportare nel corso
della stesura dell’elaborato la campagna di comunicazione integrata della
Regione Toscana, come dimostrazione del fatto che un primo passo sia




                                      173
stato adempito: qualcosa si è mosso e si sta muovendo. Arrivati a tal punto,
il pregevole passo da compiere sarebbe quello di educare e convincere gli
operatori e gli stakeholders che tale modello è la ricetta vincente per
promuovere e soprattutto comunicare un territorio. Che l’operatore debba
modellare la propria forma mentis al contesto innovativo, vuol significare
attuare uno shift da operatore 1.0 ad operatore 2.0. Da non lasciare in
sordina è che il turismo italiano necessita di un cambiamento culturale
determinante, essenziale sia nella sfera pubblica tantoché privata, puntando
a ripensare e riprogettare il turismo secondo l’ottica del Web 2.0.

Il turismo in questo scenario ha più che mai bisogno di solide basi di un
marketing, ma di un marketing diverso con poche certezze e molto intuito.
Un marketing dal volto umano con le persone al centro. Solo un sincero,
costante e coerente orientamento alla cultura dell’ascolto e dell’interazione
può trasformare le apparenti minacce delle conversazioni in rete in un’
occasione per creare valore e fedeltà del turista.

Viene spontaneo pensare che con l’avvento di tale scenario, il turismo
dovrebbe orientarsi al marketing non convenzionale, valido nonché
vantaggioso strumento di comunicazione, con particolar riguardo per le
imprese medio piccole, le quali avrebbero ora la fruttuosa opportunità di
affermarsi con budget di gran lunga ridotti. Non in ultimo, il marketing non
convenzionale non deve comunque essere un incentivo atto a fagocitare ciò
che di buono si era costruito finora, piuttosto và inteso come una ventata di
novità, come un sistema nato per rivoluzionare schemi oltremodo rigidi ed
anacronistici, insomma un sistema sovversivo da inglobare nel famoso
ventaglio del mix comunication; l’abilità sta ora nel trovare il giusto
equilibrio nei mezzi destinati alla comunicazione ed alla divulgazione di
un’idea.




                                      174

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Conclusione Tesi marketing non convenzionale e web 2.0

  • 1. CONCLUSIONI La difficoltà non sta nel credere alle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie. La citazione di Keynes è calzante per rispondere alla domanda iniziale posta nell’introduzione dell’elaborato: se la comunicazione costituisce la salda matrice del turismo, gli operatori saranno all’altezza di operare, nonché comunicare, in questo contesto di siffatta innovazione? La risposta è che non esistono dettami universali, regole o schemi di comportamento, preordinati o decisi a tavolino, atti ad un cambiamento della mentalità, delle funzioni e prestazioni dell’operatore turistico, se non un approccio che gli permetta di amalgamarsi, modellarsi e sagomarsi sulla scia del contesto innovativo della società postmoderna, riuscendo a forgiare le proprie attitudini verso una forma mentis che ben si adagi al nuovo modo di comunicare e alle nuove esigenze del visitAttore che si muove in uno scenario del tutto sovversivo, uno scenario in cui il faccia a faccia tra turista ed operatore è rimescolato: essi infatti assurgono a divenire attori protagonisti di un’opera esperienziale, uno sceneggiato la cui trama viene composta da piccole conversazioni quotidiane nel grande teatro della Rete. Da mettere nero su bianco, infatti, è che sino ad oggi le imprese turistiche italiane sono ancorate a concetti e modus operandi superati, talvolta inefficaci e spesso addirittura deleteri e si dimostrano incapaci di fare network tra di loro e di creare un sistema integrato, trasversale, finalizzato a comunicare e promuovere il territorio nella sua genuinità. D’altronde basterebbe un incipit deciso, un incipit che possa permettere ad una fiammella timida ma costante, di poter scatenare una fiammata in grado di alimentarsi pian piano, dando vita ad un vivido falò: il comburente in 172
  • 2. questo caso non potrà essere l’ossigeno, bensì la volontà di coloro che, amando il proprio mestiere, vogliano conformarsi al panorama odierno, vogliano prendere in causa i moventi del nuovo consumatore, rendendoli applicabili nella realtà, facendo delle nuove esigenze una spinta motivazionale al miglioramento, una motivazione che possa spingere al cambiamento, perché, se è vero che, spesso grandi imprese nascono da piccole opportunità (Demostene), è anche vero che queste piccole opportunità risultino essere virali se apportate ai tempi odierni. Cambiare si può. Si deve. Le aziende turistiche debbono aprirsi all’universo sconfinato del Web 2.0, alle sue infinite possibilità e ai suoi inevitabili pericoli, se vogliono voltare definitivamente pagina. Debbono (ri)mettersi in gioco, debbono comprendere che “fare turismo” significa oggi comunicare e ascoltare, non più soltanto pubblicizzare. Comunicare idee, emozioni, sostenibilità, non commercializzare illusioni. La pubblicità tradizionale per come la si conosce non avrà vita lunga e sarà sempre meno pagante, in futuro. Perché il turista è cambiato. Perché è cambiata la società. Nel mondo del Travel 2.0, i viaggi sono conversazioni; per comunicare non servono specifiche conoscenze in materia, serve soltanto conversare, trasparire autenticità, narrare esperienze: oggi si è a disposizione di tutti gli strumenti per farlo, e ciò che rimane è capirlo in tempo, prima che il non convenzionale si tramuti in convenzionale. A testimonianza di quanto finora detto è stato scelto di riportare nel corso della stesura dell’elaborato la campagna di comunicazione integrata della Regione Toscana, come dimostrazione del fatto che un primo passo sia 173
  • 3. stato adempito: qualcosa si è mosso e si sta muovendo. Arrivati a tal punto, il pregevole passo da compiere sarebbe quello di educare e convincere gli operatori e gli stakeholders che tale modello è la ricetta vincente per promuovere e soprattutto comunicare un territorio. Che l’operatore debba modellare la propria forma mentis al contesto innovativo, vuol significare attuare uno shift da operatore 1.0 ad operatore 2.0. Da non lasciare in sordina è che il turismo italiano necessita di un cambiamento culturale determinante, essenziale sia nella sfera pubblica tantoché privata, puntando a ripensare e riprogettare il turismo secondo l’ottica del Web 2.0. Il turismo in questo scenario ha più che mai bisogno di solide basi di un marketing, ma di un marketing diverso con poche certezze e molto intuito. Un marketing dal volto umano con le persone al centro. Solo un sincero, costante e coerente orientamento alla cultura dell’ascolto e dell’interazione può trasformare le apparenti minacce delle conversazioni in rete in un’ occasione per creare valore e fedeltà del turista. Viene spontaneo pensare che con l’avvento di tale scenario, il turismo dovrebbe orientarsi al marketing non convenzionale, valido nonché vantaggioso strumento di comunicazione, con particolar riguardo per le imprese medio piccole, le quali avrebbero ora la fruttuosa opportunità di affermarsi con budget di gran lunga ridotti. Non in ultimo, il marketing non convenzionale non deve comunque essere un incentivo atto a fagocitare ciò che di buono si era costruito finora, piuttosto và inteso come una ventata di novità, come un sistema nato per rivoluzionare schemi oltremodo rigidi ed anacronistici, insomma un sistema sovversivo da inglobare nel famoso ventaglio del mix comunication; l’abilità sta ora nel trovare il giusto equilibrio nei mezzi destinati alla comunicazione ed alla divulgazione di un’idea. 174