2. INDICE
Che cos’è?
Perché BrandCoaching
Armonia
Armonia: il tutto è più della somma delle singole parti
Bisogno come connettore
Bisogno: ascolto del vero bisogno per soluzioni vere
Brand come voglia di esserci
Origini del Coaching
Dialogo
Empatia
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3. Che cos’è?
BrandCoaching.Journal vuole essere una raccolta di riflessioni sui processi
di Branding e di Coaching per dare al lettore spunti di riflessione, crescita,
approfondimento e strumenti per lavorare sul proprio sviluppo di Business
e sulla propria immagine.
Vuole essere anche una piattaforma di lancio per quei professionisti,
prodotti o aziende che hanno collaborato con noi e stanno trovando nuove
strade ed opportunità.
BrandCoaching.Agency (anche detta BC.A) è laboratorio di sviluppo e
creatività, è continua ricerca per trovare nuovi sbocchi, nuove soluzioni
e nuove idee.
Cosa, più di una rivista, può permettere di raccogliere tutti gli stimoli
e le novità e creare comunicazione e scambio?
Come connettore di persone e di idee BC.A ha ideato questo Journal
che vuole essere divulgatore dei nostri contenuti ma anche di chi volesse
contribuire a parlare di Brand e di tutti quei passaggi complessi
e fondamentali che portano un prodotto ad essere riconoscibile e memorabile.
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4. Perché BrandCoaching
Il Metodo BrandCoaching nasce dall’unione di competenze distinte
che si sono intrecciate per creare un nuovo modello di Branding.
Fare Branding è una definizione che contiene molte competenze,
risorse e significati che si manifestano con un Marchio, con le azioni
del relativo marketing e le interazioni tra il Marchio ed il Mercato.
Il Coaching è un metodo che fa emergere, coltiva e supporta quei talenti,
quelle potenzialità latenti o parzialmente inespressi per lo sviluppo
della Persona, del Business, delle Organizzazioni e di molti altri ambiti specifici.
Le nostre rispettive competenze, avvicinatesi in un percorso formativo
di coaching, si sono mano a mano allineate in un intento comune
che è di sviluppare talenti, significati ed esempi di vita e di business
che possano migliorare la qualità di vita delle persone facendo emergere
l’autenticità e la completezza dell’essere umano nel suo progetto di vita.
Siamo all’inizio di un viaggio, abbiamo accettato la sfida e siamo fiduciose
per il dono che abbiamo da poter condividere.
Donatella Metelli
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5. Spesso ci sentiamo fuori tempo, come
se il tempo ci sfuggisse.
Siamo bombardati da una serie di mail,
di messaggi, di WhatsApp, di notifiche e tanto
altro che ci richiede tempo per vagliare ogni cosa.
Così anche nel business ci si trova a rincorrere
tutto quello che accade, le nuove richieste,
la concorrenza e l’innovazione veloce.
Tutto questo ci porta a dedicare sempre più tempo
ad una conoscenza generica e ci sottrae tempo
a quello che è veramente importante per noi.
Qualcuno pensa che fare branding stia proprio
in questa continua rincorsa per non essere meno
di tanti, tanti messaggi insistenti.
Una cosa che non si considera è che ognuno
di noi, ha il suo tempo, la sua vita.
Ognuno è disposto a dedicare tempo a qualcosa
che ritiene veramente utile e di valore per
la propria vita, e soprattutto non vuole più tante
distrazioni provenienti da messaggi inutili.
Oggi fare branding significa esprimere armonia
attraverso il significato utile del proprio
messaggio e la semplicità del suo utilizzo
per chi lo riceve.
Armonia nel fare
branding è creare
l’attimo giusto
in ogni interazione
con il cliente
facendone vivere
l’utilità e il beneficio
L’Armonia nel Branding accompagna
il Cliente a vivere il suo Tempo e questo
ha un valore incalcolabile perché é Vita!
Donatella Metelli
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Armonia:
movimento per vivere il tempo
Armonia
6. Sottili equilibri di forme, colori, suoni, profumi,
gusti possono dare al nostro animo un profondo
senso di benessere, tranquillità e felicità.
Noi siamo i nostri sensi.
Siamo ciò che vediamo e ciò che sentiamo,
ciò che udiamo, ciò che tocchiamo,
ciò che odoriamo, ciò che gustiamo. Siamo
le sensazioni che i nostri sensi ci comunicano.
In realtà
siamo anche
un qualcosa
di molto
più sottile
che va oltre
i nostri sensi.
Un particolare percetto, determina una serie
di connessioni neurali che suscitano sensazioni
ed emozioni profonde dentro di noi.
Se il nostro percetto si lega ad un’emozione
positiva, ad esempio un tramonto vissuto in serenità
con il nostro primo amore, per noi il tramonto sarà
pura armonia. Se invece in una giornata di pioggia,
la persona che amavamo ci ha comunicato la fine
della nostra storia, ci sentiremo probabilmente
tristi e malinconici ogni volta che piove.
Quindi se parliamo di armonia, data da sottili equilibri
creati dai segnali che ci arrivano, parliamo di qualcosa
di molto personale, intimo, di molto profondo.
Credo che l’armonia dovrebbe sempre essere alla
base della comunicazione, per suscitare sentimenti
e sensazioni di benessere, per avvolgere, accogliere.
Parlando di comunicazione del nostro messaggio,
o del messaggio di altri, attraverso un logo, un post,
una frase, una mail, una pubblicità, un volantino,
una brochure, un video, un audio, ecc., l’Armonia
è proprio quell’ingrediente essenziale che dovrebbe
sorreggere ogni nostro mezzo di espressione.
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Armonia:
il tutto è più della somma
delle singole parti
Armonia
7. Un’Armonia che si basa su secoli di studi, storia e arte.
Prendiamo in considerazione per esempio i caratteri
tipografici, dove ogni lettera esprimeva, ed esprime,
un’armonia di forme con connessioni delicate
tra aste e pance e grazie, cioè tra linee e curve.
Da Gutenberg a Manunzio, fino a Garamond
e Bodoni, maestria di grazia e armonia,
qualcosa che dura nei secoli e che rimane la base
della comunicazione dei nostri giorni.
Pensate a un carattere come l’Helvetica
(creato nel 1957) che nella sua semplicità
mantiene un’eleganza, un equilibrio, una leggibilità
e una modernità che vanno oltre i secoli.
Proprio perché ogni lettera è stata disegnata
curando ogni minimo particolare, smussando
e aggiungendo anche decimi di millimetri
fino a creare l’armonia, come combinazioni di neri
e di bianchi per il nostro occhio, per il nostro cervello.
Una
percezioni
di bianchi
e di neri,
di vuoti che
diventano pieni
e di pieni che
diventano
cornice
dei vuoti.
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Armonia
8. Così come la Gestalt, quella corrente
definita Psicologia della Forma,
che è il punto di partenza del Design
e dell’architettura moderna.
Il tutto
è più
della
somma
delle
singole
parti
Capite cosa c’è dietro una singola forma?
Una totalità data da unione e connessione
di singoli percetti, da un qualcosa che tuttavia
va oltre i singoli elementi. Come una melodia
che percepiamo nella sua totalità che
non esisterebbe senza le singole note.
Ogni nostra esperienza percettiva va oltre
i singoli elementi e ognuno di noi ha la
capacità di rendere un percetto unico e
speciale.
Un semplice foglio bianco è in realtà
determinato da forze di campo ed è quindi
un armonioso muoversi di energie
e non un semplice spazio vuoto.
7
Armonia
9. 8
Anche la
sezione
aurea
detta anche proporzione divina
è studio di Armonia.
Essa determina un rapporto di equilibrio
tra il tutto e la parte
tra la parte più grande e la parte più piccola
che si ripete attraverso infinite suddivisioni.
È diventata nel tempo ideale di bellezza
e, appunto, di
Armonia
per filosofi
e artistiche l’hanno utilizzata come proporzione
nelle loro opere artistiche.
Armonia
10. 9
Anche i fogli che usiamo quotidianamente,
che conosciamo tutti come A4, si basano
su studi per definire proporzioni armoniche.
Rientrano in standard internazionali,
come il formato ISO che parte dall’A0.
Il vantaggio di questo sistema è che un foglio
piegato in due, determina la grandezza
del formato successivo mantenendo
lo stesso rapporto.
Questi sono solo degli esempi e che oggi
potrebbero sembrare inutili
mentre invece è proprio questa
base così
forte di
proporzioni
e di armonia
che si muove
quasi a nostra
insaputa
dentro
e fuori di noi
che ci permette, praticamente a tutte le
persone, di esprimere la creatività a 360°.
Armonia
11. 10
Molti di questi aspetti fanno parte del nostro
percepito e sono dati per scontati eppure
sostengono ancora gran parte del nostro
modo di comunicare.
Ed è per questo che le regole si possono
anche infrangere in base alle necessità, al
pubblico, alle situazioni. Ma anche a livelli,
diciamo, più complessi o più spinti, si
possono trovare equilibri evitando di andare
oltre quel muro che porta al perdersi del
nostro animo.
Insomma ogni giorno dovremmo trovare
Armonia dentro e fuori di noi, che ci fa
pensare positivo, che ci permette di ritornare
verso il nostro centro più profondo e di
ritrovare il nostro naturale equilibrio.
Cos’è per te
Armonia
e dove
la ritrovi?
È importante per te viverla e ritrovarla?
Per BrandCoaching.Agency ricevere le vostre
risposte, i vostri commenti, anche con esempi
di immagini e di frasi, sarà una vera Armonia!
Monica Canu
Armonia
12. Non ricordo dove e quando ho cominciato
a sintonizzarmi sui bisogni degli altri.
Un po’ per lavoro, un po’ per indole,
un po’ per scelte di vita?
Un esercizio costante che spesso
mi ha destabilizzato in quanto perdevo
completamente di vista i miei bisogni,
tuttavia è una destabilizzazione
che non mi dispiace e che ora utilizzo
con una maggiore consapevolezza.
Poter individuare da uno sguardo
o da una parola, o dal tono con cui
è pronunciata, un bisogno, può essere
molto utile in questa nuova avventura
che ho intrapreso con Donatella Metelli,
con la BrandCoaching.Agency.
Il bisogno è proprio alla base,
è il connettore sia nel branding che
nel coaching.
È come un richiamo che a volte si
disperde, in quanto non inviato con forza
sufficiente o perché si pensa di non avere
il diritto di rivelare ciò che necessitiamo.
Eppure ognuno di noi vive una vita
di bisogni.
Potremmo identificarli nella piramide
di Maslow, studio assai datato, che
tuttavia dà un’ottima chiave di lettura
di dove siamo o dove si trova il nostro
interlocutore.
Una scala che parte dai bisogni
fisiologici di sopravvivenza fino a quelli
di auto-realizzazione, passando
dal bisogno di sicurezza, di appartenenza
e riconoscimento.
Crea quindi una classificazione
dei bisogni, rispecchiando l’evoluzione
degli esseri umani.
Se sono impegnato a ricercare il cibo
per sopravvivere non mi interesserà
essere sicuro. Se ho cibo in quantità
e mi sento sicuro nella mia casa, potrò
rendermi conto di vivere in una società
e di avere la necessità di appartenervi
e di richiedere amore. Quando poi tutto
questo diventa scontato, e garantito,
vorrò essere riconosciuto a livello sociale.
Su tutto questo potrà allora basarsi il mio
bisogno di realizzarmi, di poter fare
quello che mi soddisfa, per il quale
mi sono impegnato e che mi permette
di posizionarmi dove desidero nel mondo
del lavoro e nella società.
Siamo in un momento storico dove,
se teniamo buona la classificazione
di Maslow come punto di riferimento
e analisi, dovremmo muoverci
praticamente tutti sulla punta
della piramide.
In realtà i cambiamenti che abbiamo
vissuto, in particolare negli ultimi 10
anni, definiti come fase di crisi, hanno
destabilizzato gran parte della società.
Questo passaggio si basava su un boom
economico che ci ha fatto credere che
tutto era possibile, che ha alzato il livello
dei nostri desideri, delle nostre comodità
e il nostro bisogno, forse non considerato
da Maslow, di possedere.
L’ambizione di arrivare ad una particolare
posizione o di avere una determinata
auto o casa si è scontrata con una realtà
molto diversa da quella pervenuta.
Una realtà dove il lavoro non era così
facile e scontato mantenere.
Uno scontro talmente forte che ha
causato stati di depressione e situazioni
che hanno riportato molte persone
al livello di sopravvivenza.
Ti starai chiedendo cosa centra tutto
questo con i bisogni, con il brand,
con il coaching.
Centra in quanto la società è cambiata
e dobbiamo quindi relazionarci
con necessità diverse e principalmente
con opportunità diverse.
Ed è in queste opportunità che si deve
porre la nostra speranza, sbloccando le
paure dell’incertezza e del cambiamento.
È cambiato il sistema di lavoro e sono
cambiati anche i mezzi di lavoro.
E sono proprio i mezzi che possono aprire
nuove strade.
Il nostro nuovo bisogno dovrebbe proprio
essere la ricerca dell’opportunità!
11
Bisogno
A parole sembra facile e in realtà non
è per niente facile trovare l’opportunità
se non guardiamo con occhi nuovi,
se non dimentichiamo i vecchi bisogni.
Se il cellulare fino qualche anno
fa era uno strumento di gioco oppure
un simbolo per sentirsi realizzati,
adesso deve diventare strumento
di lavoro.
Se il vicino era la persona con cui
litigare per le briciole cadute dal balcone,
adesso deve diventare una fonte
che mi permetta di individuare
nuovi bisogni o che dia uno spunto
su come aiutare le persone
a non litigare per le briciole.
Le persone che in questo momento
si stanno reinventando, lo stanno facendo
proprio guardando ai nuovi bisogni
e offrendo nuove soluzioni.
E qui torniamo al titolo di questo articolo,
oggi più che mai i bisogni sono
dei connettori tra ciò che offri e i tuoi
interlocutori. E lo sono proprio perché
siamo negli ultimi gradini della piramide
di Maslow e quindi molte persone
non stanno solo pensando,
ad esempio, a recuperare qualcosa
da mangiare ma stanno cercando
come mangiare meglio per vivere
con più energia, per mantenere la forma
fisica, per combattere un’allergia
o un disturbo alimentare.
Bisogno come connettore
13. 12
Bisogno
Quindi da una necessità se ne aprono
tantissime. Ed è proprio qui che si trova
l’opportunità.
Non è più necessario creare dei bisogni
per poter vendere, basta ascoltarli
e capire quale può essere il nostro
contributo.
BrandCoaching.Agency ha sentito questo
bisogno, di persone e aziende che hanno
l’urgente necessità di trovare nuove
strade di lavoro, di rispondere a nuove
esigenze, di muoversi velocemente in
un mondo che cambia di giorno in giorno.
Abbiamo capito che avere gli strumenti
spesso non basta ed è invece necessario
avere una guida, avere qualcuno che aiuti
a vedere le opportunità e che evidenzi
le capacità e le potenzialità.
Diventare consapevoli delle proprie
possibilità e individuare la strada,
permette di riconnettersi
a quell’entusiasmo e quell’energia
che può far muovere le montagne!
E se parliamo di Brand scopriamo che
proprio tutto questo sta dietro a questa
piccola parola che deriva dal termine
marchiare. La marchiatura come
un tatuaggio rimane a vita. E la forza
del Brand raccoglie tutto questo: ascoltare
i bisogni delle persone, accompagnarle
e proporre quelle soluzioni che
determinino la trasformazione verso
il benessere desiderato.
Non lasciamo bisogni inascoltati, creiamo
invece quelle connessioni necessarie che
rispondano loro con nuove opportunità.
Monica Canu
14. Conosciamo bene il significato di bisogno.
Ogni giorno viviamo l’esperienza del
bisogno di mangiare, di bere, di dormire
e, prima di qualsiasi altro, di respirare!
Senza il Bisogno non ci sarebbe vita.
Quando un neonato reclama l’attenzione
per il suo bisogno, insiste con il pianto e,
l’intensità, l’acutezza e il volume sono i
vari segnali dei suoi bisogni.
La mamma interpreta il pianto del
neonato e arriva a comprendere di cosa
veramente abbia necessità.
All’inizio va per tentativi, poi, mano a
mano, sa sempre meglio riconoscere il
tipo di pianto per ogni bisogno, quindi
prende sempre più dimestichezza nel fare
quanto necessario.
Accade anche che il neonato inizi a
piangere per bisogni diversi da quelli
fisiologici, ecco che la mamma, come una
sensitiva, ormai esperta delle diverse
melodie di pianto, si prodiga nel trovare
le possibili soluzioni: un pò di coccole, un
pò di cambi di posizione, un pò di gioco e
tanto altro.
Proprio quando il pianto non è più
placabile, si interpella il pediatra o
qualche altro specialista, per scongiurare
complicazioni per la salute del piccolo.
Diventiamo grandi ben conoscendo i
nostri bisogni, poi, come accade nella
routine della quotidianità, un po’ ce ne
dimentichiamo.
13
Facciamo così tanto in modo automatico
o semi-automatico per i nostri bisogni,
che non ne siamo più consapevoli.
Rischiamo così di non comprendere i
nostri veri bisogni e di sbagliare andando
a tacitare i segnali di insoddisfazione, di
tristezza o di malumore con soluzioni non
vere.
Per comprendere il vero bisogno, occorre
saperlo individuare, quindi ascoltare.
L’ascolto in un ambiente rumoroso non
può aiutarci.
Prendiamoci uno spazio più silenzioso,
abbassiamo il volume di tante proposte
inutili, scegliamo cosa ci fa bene
selezionando quello che ci arriva dai
media e dalle interazioni che abbiamo.
L’ascolto vero è lo strumento che
individua i veri bisogni e questo non lo
possiamo trovare fuori da noi, se non lo
abbiamo prima dentro.
Individuando il vero bisogno, come la
mamma che inizialmente va per tentativi,
potremo scegliere le soluzioni vere,
quindi quello che veramente ci fa bene.
Iniziamo ascoltando quello che
veramente vogliamo per il bene già nelle
piccole cose, nelle piccole attenzioni.
BrandCoaching connette le idee e le
persone grazie all’ascolto delle
autenticità e questo fa bene alle persone
e al business!
Donatella Metelli
Bisogno
ascolto del vero bisogno
per soluzioni vere
Bisogno
15. 14
Mi chiedevo come comunicare il concetto
di Brand in poche parole, quale tagline
potesse essere più adatta. Cosa ne
pensate di: “Voglia di esserci”?
Voglia determina il desiderio,
l’intenzione, esprime la ferma volontà,
esprime il fine a cui si tende e l’essere
disposti a fare. Quindi è qualcosa che
porta in sé la determinazione verso
qualcosa, la tendenza al movimento.
Esserci esprime vita, presenza, essenza,
vitalità, esistere, dà la sensazione del
tronco che fortemente radicato nelle sue
radici dona vita ai frutti dei suoi rami.
Esserci è crescita, è manifestarsi, è unicità.
Una persona, un prodotto e un’azienda è
Brand proprio quando esprime il voler
essere presente nella vita delle persone,
anzi quando è oltre il volere e
definitivamente nell’essere presente nella
vita delle persone.
“Voglia di esserci”
diventa anche
l’energia che il Brand
suscita nella vita delle
persone, che a loro
volta riscoprono il loro
desiderio di esistere.
Può essere un formatore che ti fa scoprire
nuove opportunità per la vita e il lavoro,
può essere un aperitivo che suscita la
voglia di stare con gli amici, può essere
una crema che ti fa sentire più giovane, ecc.
Brand
16. Esistono poi i Brand naturali.
Ultimamente ho rivissuto la Sardegna,
terra che ho nel mio cuore per le mie
origini e per le emozioni che ha sempre
suscitato in me.
Ho vissuto il mare trasparente e turchino
delle calette, in una stagione tranquilla
dove le spiagge sono quasi deserte; si
sente solo il rumore del vento e delle
onde che delicate si infrangono sulla
spiaggia o più potenti agitate dal
maestrale.
Colori, profumi di terra aspra e calda.
Dove il tempo sembra prendere il ritmo
delle onde e del vento.
Alla scoperta della Costa Smeralda ho
potuto tuffare lo sguardo nei turchesi,
nei blu che si alternavano come le
pennellate di un pittore, sotto un cielo
dove le nuvole corrono veloci spezzando
il suo caldo azzurro.
Tale bellezza suscita emozioni profonde
a volte di incredulità, a volte di quiete, a
volte nel sentirsi parte della natura.
E poi le strade delicatamente tortuose, che
si snodano tra la bassa vegetazione
mediterranea e ogni tanto offrono viste di
calette o di mare che si perde nell’infinito.
Per non parlare della notte. Sono tante le
radure dove non vi sono luci e nel buio
intenso, con il naso all’insù, si può
contemplare l’infinità di stelle.
15
E per finire il mio rivisitare quest’isola
incredibile, quando alle 4 del mattino mi
sono messa in viaggio verso l’aeroporto,
già con la nostalgia per tanta bellezza
naturale, alzo lo sguardo e nel blu della
notte vedo una fettina di luna grande e
luminosa, a fianco una stella. Per un’ora
e mezza questa visione, che quasi mi ha
tolto il fiato, mi ha accompagnata e il
cielo è diventato cobalto, per poi
colorarsi di rosso.
Quante emozioni
questa natura
mi ha fatto vivere
in pochi giorni
e quante
ne fa vivere.
Brand, voglia di esserci!
Brand
17. 16
Per non parlare dei sapori, unici, che
utilizzano ingredienti semplici della terra
e del mare dando vita a pietanze
deliziose. Come l’aperitivo di terra di
Corner Gourmet, il pesce preparato dallo
Chef Hiro gustato nel prestigioso
Hotel Cala di Volpe, le insalate di polpo
del Belvedere, gli antipasti di mare
di Rocca Ja.
Per finire con Dolcemirto,
il nuovo Brand della Sardegna, un dolce
che è armonia di sapori e che vuole
esaltare la tipica pianta di mirto.Un
Brand penso sia proprio questo…
Suscitare emozioni
e portare energia nella
vita delle persone, e
ancora trasformare,
apportare novità,
sensazioni, creare
esperienze
e connessioni.
Quindi la Sardegna è un Brand naturale,
come molti altri posti meravigliosi su
questo pianeta.
Sappiamo che il Brand è anche molto
altro tuttavia questo rimane uno degli
aspetti più importanti per diventare unici
e memorabili.
Dare emozione, mettendo e suscitando la
“voglia di esserci”!
Monica Canu
Brand
18. 17
Il termine coaching è comune ormai
in tutti i contesti accademici e non.
Il Coach nel mondo dello sport è colui
che allena ai risultati ambiti.
Quando ci si è resi conto che, ad un
atleta, per avere risultati straordinari,
non era più sufficiente l’allenamento
fisico, è stato introdotto l’ allenamento
mentale: il coaching.
Lo scopo del coaching,
come metodo
di allenamento,
è sicuramente quello
di fare raggiungere
degli obiettivi
attraverso io sviluppo
delle potenzialità,
il rafforzamento dei
talenti ed il sostegno
delle prestazioni.
Il Coaching trova le sue origini nella
filosofia, nel suo precursore Socrate,
fondatore della maieutica.
La maieutica è l’arte di fare emergere
nella persona, attraverso il dialogo
e le domande, la sua verità, il suo sapere
e le sue opinioni.
Il modo ironico con cui Socrate si fingeva
ignorante con i propri allievi, sollecitava
gli stessi a elaborare risposte, trovare
soluzioni e tutto ciò li rendeva capaci
nelle competenze acquisite.
Coaching
19. Solo in tempi molto recenti questo antico
insegnamento torna alle luci della ribalta.
Il professore di Harvard, Timothy Gallwey,
con la passione per il golf e autore del
libro “Il gioco interiore nel tennis”, per la
prima volta, spiega gli ostacoli che un
atleta può incontrare nella propria mente
nell’esercitare la propria disciplina.
Si inizia a considerare che per ottenere
performance ottimali, non è sufficiente
l’allenamento nella tecnica e nel fisico. È
necessario imparare come armonizzare la
parte di noi stessi che va in tensione
(perché dubita, critica e vuole fare), con
la parte di noi stessi che è meno logica
(quella che ha la capacità di gestire molte
più informazioni).
Questo porta da una parte a sviluppare la
propria autoefficacia e, dall’altra, a
riconoscere e, quindi, minimizzare le
interferenze interne.
Nasce la formula Prestazione =
Potenzialità - Interferenze
Il Padre del coaching, così come è
conosciuto oggi, é John Whitmore, allievo
di Tim Gallwey, che grazie al suo libro
“Coaching” ha diffuso il coaching come
metodo di sviluppo della consapevolezza
della situazione, degli obiettivi e di
quanto necessario per raggiungere
migliori traguardi nella propria vita.
Il suo metodo “G.R.O.W.” poggia sulla
formulazione di domande efficaci che
aiutano a:
definire l’obiettivo - Goal,
prendere atto della situazione reale -
Reality,
valutare opzioni e ostacoli - Options,
pianificare le azioni da compiere - Will.
Da ultimo, ma non per ultimo, Martin
Seligman, padre della psicologia positiva.
Con il suo metodo PERMA ha fornito
strumenti semplici per abituare le
persone ad allenarsi al proprio
benessere.
Positive Emotions - coltivare emozioni
positive, per esempio annotando a fine
giornata 3 avvenimenti positivi.
Engagement - il coinvolgimento come
competenza emotiva nell’essere appieno
in una situazione.
Relationship - relazioni positive da
coltivare con apertura e atteggiamento
positivo.
Meaning - significato che dà senso alla
vita e che fa compiere gesti altruistici e
benefici.
Accomplishment - realizzazione
consapevole per uno sguardo ottimistico
al futuro.
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Coaching
Oggi il Coaching è applicato anche in altri
contesti: Aziende, Istituzioni,
Organizzazioni e si adatta ai bisogni
personali, professionali e di vita delle
persone.
Noi lo stiamo applicando nello sviluppo
del Brand e del Business di progetti
imprenditoriali e professionali.
Donatella Metelli
Origini del Coaching
20. 19
Dialogo
Dià Logos: Attraverso le Parole.
Le parole, con il racconto e con il dialogo,
hanno accompagnato l’evoluzione
dell’Homo sapiens.
Inizialmente, attraverso la tradizione
orale, in seguito, con le incisioni e la
scrittura, poi più recentemente con la
stampa e il sonoro, il dialogo ha
raccontato la storia, le scoperte e le
conquiste della nostra civiltà.
Oggi viviamo appieno l’era digitale, dove
la parola è rappresentata in un sistema
binario o di hertz che ci permettono di
dialogare usando la tecnologia più
avanzata.
Siamo in un momento storico in cui l’
utilizzo e la comprensione delle parole
fanno la differenza nella vita di ognuno di
noi.
Saper dialogare non è saper conversare o
condividere delle opinioni.
Dialogare è l’arte di parlare di sé e
ascoltare l’altro che parla di sé.
Il dialogo è l’incontro di verità che
danzano per una propria realizzazione.
21. 20
Dialogo
Quando il dialogo è autentico, ognuno
si ascolta e ognuno si esprime nella
propria unicità, e tutti si arricchiscono
nell’interazione.
“Se due persone si scambiano
un dollaro, si ritrovano
con un dollaro a testa.
Se due persone si scambiano
un’idea, si ritrovano
con due idee in testa.”
(Aforisma attribuito a Thomas Jefferson)
Anche il professionista, l’impresa e
l’organizzazione hanno a cuore il dialogo
con il proprio pubblico.
Per essi il dialogo è strumento di vendita,
di fidelizzazione e di branding.
Anche il pubblico vuole un dialogo in cui,
oltre a ricevere, vuole farsi ascoltare nei
propri bisogni e interessi.
La facilità con cui la tecnologia consente
il nostro dialogo porta anche un’aspetto
importante da valutare: gli effetti
di questo costante dialogo virtuale.
Un semplice commento in un post, una
frase in twitter, un video o audio sono
testimoni del nostro agire verso gli altri.
Il rischio di risultare inopportuni,
di disturbare o di essere disturbati
è aumentato grazie alla frequenza
delle interazioni e agli strumenti sempre
più interconnessi con la nostra vita.
Quando il dialogo si trasforma in uno
strumento di massiva comunicazione,
quel prodotto, quel servizio quella unicità
rischia di non essere digerita dal
pubblico.
22. 21
Dialogo
L’arte del dialogo è nell’orchestrare
sincronizzando il pubblico in ascolto e
l’orchestra in esecuzione.
Questa semplice sincronizzazione realizza
una sintonia d’intenti che va oltre e che
non è scalfita da ciò che è esterno ad
essa.
Iniziamo aprendo un dialogo autentico
con gli altri, attraverso la coerenza tra
ciò che diciamo e ciò che facciamo,
questo dispone l’altro ad un ascolto
fiducioso e uno scambio sincronico di
valori riconosciuti e rispettati.
I grandi Brand questo lo stanno facendo,
perché hanno compreso che non è
sufficiente essere conosciuti sul mercato,
il cliente sceglie ogni volta il prodotto
perché tanta è oggi l’offerta.
Quando il cliente
riconosce
il prodotto?
Quando è in una
dialogo autentico
con il brand che
conosce.
Donatella Metelli
23. Empatia
(En - Dentro / Pathos - Sentimento)
Comunemente per empatia si intende
la capacità di comprendere,
di immedesimarsi e di avere le stesse
emozioni di un’altra persona.
In modo ancora più immediato significa
“mettersi nei panni di un’altro”
Il concetto di empatia inizia ad avere
espressione attraverso le opere di due
autori romantici tedeschi del XIX secolo:
Herder e Novalis nelle rispettive opere
“Vom Erkennenn und Empfinden, Werke,
ed. Suphan, VIII “ e “Discepoli a Sais”.
Si inizia a parlare di esperienza di fusione
dell’anima con la natura.
È sempre un tedesco, filosofo e psicologo,
Theodor Lipps che continua a diffondere
il concetto di empatia. Nei suoi scritti,
Lipps afferma che è l’osservatore
dell’opera d’arte a proiettare su di essa
la propria carica emotiva.
Con Lipps si sviluppa il concetto
di empatia come processo innato di
imitazione e proiezione dove colui che si
identifica in un altro soggetto, conserva
comunque la propria identità distinta.
Grazie a Edmund Husserl prima e Edith
Stein successivamente, il concetto di
empatia diventa elemento a fondamento
della socialità.
In particolare Edith Stein, filosofa ed
allieva di Husserl, teorizza l’esperire
empatico come processo del conoscere
umano, come descritto nella sua opera
“L’empatia”.
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Edith Stein definisce l’empatia come
essenza della
capacità di istituire
comunicazioni
intersoggettive,
fino a mettersi
nei panni dell’altro.
Edith Stein è stata con la sua stessa storia
di vita un esempio di empatia:
crocerossina volontaria durante la prima
guerra mondiale; avremo modo di
approfondire la ricchezza della sua
ricerca di studio e della sua esperienza.
L’incontro con un altra persona ci pone
di fronte alla sua “Identità originale”
insieme alla sua espressione, il suo sguardo
e la sua presenza. E questo è ben
di più della semplice conoscenza!
Ecco la magia dell’esperienza empatica:
andare oltre sé stessi incontrando l’altro
e vivere entrambi qualcosa che va oltre
la propria identità.
L’empatia è un processo cognitivo
ed emotivo di relazione tra le persone.
Oggi, grazie alla scoperta dei neuroni
a specchio, fatta da da un’equipe
di neuroscienziati, sappiamo che ci sono
delle cellule che si attivano quando
osserviamo l’azione di qualcuno altro
o la sua azione di osservare a sua volta
un’altra azione.
Empatia
dalle origini
ai neuroni a specchio
Empatia
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Empatia
Questo naturale meccanismo biologico
rende possibile l’esperienza diretta dei
movimenti nel corpo e delle emozioni
dell’altro e questo crea addirittura un
legame neurologico.
La plasticità dei circuiti
mirror che guidano
l’esperienza rivela la rete
invisibile che è alla base
dei rapporti umani.
Quando due persone sono molto affini
hanno i propri neuroni a specchio in
risonanza.
Questo spiegherebbe come spesso possa
capitare che un proprio caro intuisca
la nostra intenzione ancora prima
che venga manifestata.
Quando invece c’è allontanamento
ecco che prevale un istinto di evitamento
e di non condivisione.
Siamo naturalmente esseri sociali, dotati
di strumenti di condivisione e di empatia.
Questo spiega il successo di grandi
strumenti di coinvolgimento
come i social, i media, le iniziative
umanitarie e di volontariato.
Anche quando comunichiamo, il nostro
intento e le nostre emozioni vengono
partecipati in modo naturalmente
empatico dal nostro destinatario.
Quando si crea un rapporto empatico
con il proprio pubblico si crea quella reta
di interscambio che, come avviene
nei rapporti umani, sostiene la relazione
e questo fa Brand.
Donatella Metelli