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Corretto e completato il giorno 30 gennaio 2024
ANALISI DEL TESTO PERSONALI
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Quanto al GENERE FANTASY, in generale trovo molto utile confrontare i testi fantasy con Simboli della trasformazione di Jung
(per esempio il capitolo La doppia madre con Stardust e i capitoli Simboli della madre e della rinascita, La doppia madre e
Sacrificio con La storia infinita e con Il cannocchiale d’ambra). Ritengo molto utile anche la lettura del capitolo La personalità
mana in Due testi di psicologia analitica e del capitolo La conoscenza di sé e quant’altro concerne il “passaggio attraverso le case
dei pianeti” nel primo volume di Mysterium coniunctionis, entrambi testi di Jung (Il capitolo sul viaggio attraverso le case dei
pianeti è utile in particolare per inquadrare meglio Stardust, e sia esso che La personalità mana aiutano a comprendere La storia
infinita e Il cannocchiale d’ambra). Leggete il saggio Il drago come realtà di De Mari, Albero e foglia di Tolkien e il capitolo La
magia della lettura in Imparare a leggere di Bettelheim e Zelan e inoltre sfogliate i pochi capitoli pertinenti di Il linguaggio
dimenticato di Fromm, Donne che corrono coi lupi di Pinkola Estes e il capitolo su Mercurio ed Efesto di Lezioni americane di
Calvino e i libri più celebri di Milton, Scott, Dumas padre e Malory. In particolare vi consiglio di leggere la saga di Paolini tenendo
in considerazione anche la mitologia e la storia greche, celtiche e romane antiche (notizie e compendi dei miti più noti, Vite degli
uomini illustri di Nepote e La guerra gallica di Cesare) e la saga di Martin dopo aver raccolto diverse nozioni anche sulla nostra
storia (in generale) antica, moderna e contemporanea e sulla mitologia norrena (soprattutto norvegese) e dopo aver letto almeno Nei
mari del Sud di R. L. Stevenson. La saga di J. M. Auel ha come riferimento i libri che raccolgono quanto oggi si sa e si presume
delle tribù primitive vissute molte migliaia di anni fa. Per ciò che concerne le fonti psicologiche, ricordate che è indispensabile
instaurare un dialogo con il proprio inconscio con l’osservazione e l’esperienza personali e attraverso i libri che Jung ha dedicato ai
simboli significativi e ricorrenti nelle immagini ipnagogiche sopravvenenti poco prima di addormentarsi e nei sogni notturni
(soprattutto Simboli della trasformazione e alcuni capitoli di Archetipi e inconscio collettivo, Psicologia e alchimia e Mysterium
Coniunctionis) e che bisogna considerare che questi simboli sono gli stessi codificati nei miti (pensate alla mitologia antica greca,
romana, norrena, orientale ecc. e pensate all'opera di Wagner o al Faust di Goethe), nelle fiabe del passato (pensate a quelle di
Andersen, Perrault e dei Grimm), in libri per bambini molto noti (Pinocchio di Collodi, per esempio), in certi romanzi di formazione
(come Lord Jim di Conrad) e soprattutto, appunto, nella letteratura fantasy di Tolkien, Ende, Rowling, Pullman, Martin, Paolini,
Gaiman, De Mari e Troisi
IL TRONO DI SPADE
Per agevolare la comprensione di Il trono di spade, la saga fantasy di G. Martin da cui è stata tratta la nota serie televisiva, rimando
alla MITOLOGIA norrena, soprattutto vichinga: i lunghi e tetri inverni sono quelli della Norvegia (per quanto Jung afferma che il
nord è da sempre ritenuto il luogo degli spiriti o di ciò che è oscuro o misterioso e molti scrittori situano a nord i regni dominati da
magia e soprannaturale) e dei miti raccolti nell’Edda di Sturluson, cui rimanda il titolo stesso, dato che nell’Edda la vita sorge dal
contrasto tra fuoco e gelo; i dèmoni al di là del muro sono i Jötunn; le mura di difesa dai dèmoni sono il recinto di Vitgard (per il
recinto, rimando anche all’Edda); il potere distruttore del fuoco sui “non-morti” e quello delle armi in vetro di drago sugli “estranei”
è quello dei lampi che Thor scaglia sui Jötunn e sembra essere connesso al potere dei draghi e dei Targaryen. La forgiatura difficile,
lunga e magica della spada di Azor Ahar riprende un motivo mitologico tipico, che sta a indicare la grande difficoltà, la lentezza, la
necessità di sacrificare molta energia e domare desideri profondi e la parziale irrazionalità misteriosa di ogni vero processo creativo
di maturazione e mi ricorda in particolare le pagine dedicate alla riparazione del coltello di Will in Queste materie oscure di Pullman,
quelle in cui viene descritto come Brisingr viene forgiata in Il ciclo dell'eredità di Paolini e in cui la spada di Bastiano rifiuta di
essere estratta in La storia infinita di Ende come quella di John Snow e i paragrafi di Simboli della trasformazione dedicati al ruolo
paterno del fabbro e dell’artigiano in molti miti e fiabe: questo capitolo vuole probabilmente significare che abbandonare
definitivamente l’infanzia e acquisire il potere è un lavoro lungo e faticoso, un lavoro che, per avere buon esito, deve assorbire tutta
l’attenzione e le principali energie e non solo una parte di esse, come invece accade in chi è pavido e rigido per via di blocchi
emotivi, transfert, di una nevrosi ancora troppo difficile da superare o di conoscenze troppo limitate (si tratta di sviluppare e
stabilizzare la propria personalità per impedirle di cedere alle naturali tendenze alla fuga dalle responsabilità, ai desideri caotici,
all’inerzia e a una troppo duratura introversione). Anche la trasformazione della spada dell'assassinato re del Nord Ghiaccio in altre
spade striate di rosso probabilmente rappresenta il ricomporsi della vita dai frantumi e il cambiamento di direzione dell'energia
psichica ed è connessa al fatto che la personificazione del buonsenso tipica è un fabbro o un artigiano e in tal caso richiama anche la
riforgiatura della spada del re Aragorn e forse la sostituzione della spada (cfr. con Il signore degli anelli di Tolkien) e quella di Ido
(cfr. con Le cronache del mondo emerso di Troisi), oltre al fatto che nella fantasy spesso il padre dell'eroe è un fabbricante d'armi o
un artigiano (es. nella citata saga della Troisi): in Simboli della trasformazione, Jung sottolinea l'episodio dell'opera di Wagner in cui
la spada di Siegmund viene conservata rotta per Sigfrido e infine ricomposta e, dopo aver ricordato che lo smembramento dell'eroe
avviene in alcuni miti (ad esempio in quello di Dioniso), segnala che nel Rgveda il creatore del mondo è un fabbro, che Efesto è un
dio artigiano come il padre di Adone e come Giuseppe (cfr. con miti antichi greco-latini e con la Bibbia) e che nelle fiabe il padre
dell'eroe spesso è uno spaccalegna; secondo Jung a questo motivo dello scettro rotto e della spada riforgiata si può collegare anche il
miracolo di Medea (cfr. con il relativo mito greco) e il modo in cui il mondo è tenuto insieme da cavicchi nel Timeo di Platone.
Anche la spada magica è un motivo ricorrente nella letteratura fantasy e cavalleresca, oltre che epica (bisogna ricordare Excalibur di
Re Artù e l'Edda): in particolare la spada fiammeggiante compare anche nell’Edda e nella saga di Paolini, mentre la spada di Frodo si
illumina e quella di Aragorn si chiama "fiamma dell'occidente" in Il signore degli anelli di Tolkien e tutto ciò probabilmente perchè
la potenza della libido (quindi dell’energia inconscia in genere e non solo sessuale) è rappresentata ovviamente dalla spada infuocata
(il fuoco consente la vita e la forma della spada è fallica) come anche dai simboli correlati dei draghi, delle bevande inebrianti, di una
serie di simboli materni e cioè di nascita e rinascita (nella saga di Paolini la caverna con i cuori e le uova di drago e l'albero di
Menoa) e della danza elfica (nella saga di Paolini battere il suolo col piede ha chiaro significato sessuale e cioè di rigenerazione
psichica, come potete leggere per esempio negli scritti di Jung, il quale ricorda che era con un altrettanto ritmico sfregamento o con la
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percussione che si accendeva il fuoco anticamente). Anche nell'Apocalisse dalla bocca di Cristo esce una spada... La spada è
insomma forza solare, fuoco che genera, verbo/logos, energia. La spada infuocata esaltata dall’adoratrice del Dio della luce, come
quella di Azor Ahar, è in relazione con la spada fiammeggiante del custode di Muspell (l’antimondo ardente delle origini) nell’Edda,
cioè con colui che nel mito nordico torna alla fine del tempo per distruggere (bruciare) il mondo con un lupo e un serpente mentre
sarà suonato il corno (altro elemento ripreso in parte da Martin). Il nome della moglie uccisa da Azor Ahar per ottenere la spada
magica mi ricorda la fiaba orientale Vassilissa sull’anima femminile che ritrova e affina l’intuito, rappresentato come un fuoco in un
teschio che guida e brucia i nemici (rimando a Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estes). Forse non è un caso che a
sposarsi tra fratelli siano solo i Targaryen; anche nell'opera di Wagner Sigfrido nasce dalla sposa/sorella e, secondo Jung, questo ne fa
un Hor, un sole rinato, e infatti, se non sbaglio, Osiride sposò le sorelle e il mito egizio solare è per sua natura in relazione con
qualunque mito sui draghi, per il cui significato rimando a quanto segue e che ho dedotto considerando soprattutto altri libri fantasy
dove il drago è associato a Thor, il dio norvegese che strepita in cielo scagliando lampi e che incarna la potenza della natura e quella
dell’inconscio, il loro potere di creare e distruggere: Nihal, cavaliere di drago in Le cronache del mondo emerso, ha un legame con un
dio simile alla divinità nordica, essendo questo personaggio per metà probabilmente Sagittario (segno legato al pianeta Giove, il dio
romano che pure scagliava saette) e venendo nel terzo libro attratta dalla statua di un dio rappresentato con saette in mano, e la
dragonessa Saphira di Paolini vola, ruggisce e sputa fuoco come questo dio e lo richiama anche nell’abitudine di bere molti barili di
idromele, una bevanda che trasmette coraggio e vitalità e a volte inebria fino alla follia proprio come la magia e il liquore elfici e
anche come certe risorse e ispirazioni messe realmente a disposizione dall’inconscio in alcuni frangenti della vita (per altri significati
da attribuire ai draghi rimando a Simboli della trasformazione di Jung). In Il signore degli anelli di Tolkien o almeno negli antefatti
del libro narrati nel Silmarillion è il dio del male a presiedere alla formazione e alla vita del ghiaccio e del fuoco. Il nome della regina
dei draghi forse vuole ricordare Deianira, la donna rapita da un centauro della mitologia dell’antichità. L'andare errando della regina
Daenerys vuole richiamare quello del sole ed è quello del re ramingo Aragorn (l'eroe di Tolkien con la stella in fronte e la spada
sfolgorante che ne illuminano l'aspetto fosco) e di altri eroi fantasy e mitici (Gilgamesh, Dioniso, Eracle, Mithra, ecc.): secondo Jung,
gli eroi viandanti esprimono il desiderio dell'anima e della madre perduta (la pace dell'infanzia, le sorgenti dell'essere, l'inconscio o il
perduto legame con esso) e quindi rappresentano semplicemente l'esigenza dell'inconscio di essere preso in considerazione, il che è
indispensabile per una maturazione equilibrata che porti a divenire completi. Quando il drago nero allontana Daenerys dal
matrimonio deleterio con l'Arpia, la allontana dalla falsa sicurezza e dalla confusione fatta su di sé e sul suo regnare: Jung osserva
che il drago, come il cavallo nero (cfr. con l'opera di Tolkien) o il pesce mostruoso (cfr. con Pinocchio di Collodi e con miti e fiabe),
personifica in genere la resistenza alla tendenza a rimanere bloccati dal proprio bisogno di protezione, a sua volta tipicamente
simboleggiato dalla fantasia dell'incesto (immagine del voler ritornare bambini che si manifesta col desiderio di sposare la propria
madre). La piccola statura dei Figli della foresta, l’handicap di Bran, l’aspetto del nano deforme Tyron, l’aspetto e il sesso di Brinnie
e l’età e la timidezza del suo scudiero, l'obesità e la sensibilità di Samuel, la giovane età e l’infanzia misera di figli illegittimi di re
(mi riferisco soprattutto al fabbro amico di Arya) e principi cacciati da usurpatori (le sorelle Stark e soprattutto I fratelli Targaryen) o
traditi vilmente dopo molte vittorie meritate (la morte orribile di Robb) e l'aspetto piccolo e dimesso della porta che consente a Dany
di svoltare e trovare gli Eterni nel labirinto di Piat Pree sono motivi ricorrenti nei miti dove le forze creative sono spesso personificate
da persone piccole e piccolissime (esempi tratti dalla tradizione sono nani, cabiri, dattili e Pollicino e, nella fantasy, gli eroi di
Tolkien, gli alleati Tialys e Salmakia di Pullmann e l’elfo Dobbin della Rowling), deformi o di origini o infanzia o giovinezza misere
(Aragorn, Eragon e Brom, Nihal, Will e Harry Potter, quindi i protagonisti di tutte le saghe fantasy citate qui) oppure da oggetti
meschini (la pianta Atheles nella celebre saga di Tolkien, la pietra nella spada nella saga della Troisi, la chiave in Faust e nel primo
libro della serie su Harry Potter e forse anche il santo Graal in alcune versioni del mito) o ritrovati in condizioni meschine o
pericolose (il libro e la spada in Harry Potter e i doni della morte) o con nomi ridicoli (nella saga di Tolkien la spada elfica di Bilbo e
Frodo è chiamata "Pungolo") e dove gli eroi spesso vengono traditi (ricordo, a parte i casi simili nella mitologia antica, la morte per
tradimento dell’eroe elfico un tempo a capo degli altri cavalieri nella saga di Paolini): ciò accade in parte per l’affinità di tali simboli
nelle dimensioni alle dita e quindi agli attributi sessuali (ai generatori del processo creativo della vita e del potere e quindi, per
analogia, ai processi inconsci di creazione artistica, di risoluzione dei problemi e di maturazione); dare aspetto e infanzie miseri a
molti dei personaggi principali mira in genere però forse soprattutto a sottolineare segretezza e carattere elettivo del lavorio interiore,
il fatto che la forza creativa non si manifesta in tutti, ma solo a coloro che le obbediscono, e che il lavoro creativo è per certi versi
straordinario ma si svolge ed è celato nell’interiorità (luogo interno, non appariscente e misero per gli osservatori esterni) ed è un
processo molto fragile (è avversato naturalmente dall’inconscio geloso ed esposto a mille condizioni ambientali per il suo avviarsi e
ancor più per la sua riuscita). Riguardo alla profezia su Cersei, a quella sul corno e al segno della cometa rossa, occorre ricordare che
quasi in ogni libro fantasy c'è una profezia: essa in genere serve a dare speranza e a creare nel lettore un'illusione sulla certezza del
futuro che in realtà sempre manca a qualunque essere umano (per questo rilievo rimando a Il drago come realtà di De Mari).
Riguardo all'insistenza sui giuramenti e sul tradimento, occorre invece rilevare non solo che si tratta di un tema ricorrente in ogni
libro che tratti di cavalieri del passato e che tradimenti terribili sono presenti probabilmentein tutti i poemi epici, ma anche che il
rispetto delle promesse e la condanna di chi trasgredisce una promessa o ignora un divieto sono l'idea fondamentale attorno alla quale
sono costruite moltissime fiabe tradizionali. Per quanto riguarda la “vera lingua dei Figli della foresta” bisogna approfondire il
significato del vero nome, un leitmotiv della fantasy. Bisogna di nuovo fare riferimento anche all’Edda per comprendere l’insistenza
sulla nominazione come mezzo di appropriazione del mondo: i veri nomi fondano le cose, perché, radicandole nel passato, le
confermano e distinguono dal caos e dalle false apparenze (a questo tema dell’inganno spesso celato nell’apparenza vanno riportati i
molti travestimenti e i molti tradimenti sparsi nell’Edda e in tutta la saga di Martin). Vi ricordo che il leitmotiv dell'intero La storia
infinita (M. Ende) è proprio il tema del trovare/dare il nome giusto a ogni cosa al di là di ogni menzogna individuale e collettiva e di
ogni fraintendimento. Se è poi Il ciclo dell'eredità di Paolini a insistere maggiormente sul tema del vero nome tra i libri fantasy che
conosco, tenete anche presente che nella celebre saga della Rowling su Harry Potter di continuo si insiste quasi in tutti i libri
sull'opportunità di chiamare col suo nome e senza perifrasi il mago oscuro Lord Voldemort (nell'ultimo libro invece si richiama
l'attenzione sull'importanza di non rimuovere o, meglio, di non tacere per rabbia il nome di un caro amico del cui tradimento non si
sia certi). Il potere della vera lingua è in relazione con l'impossibilità di mentire davanti a un albero del cuore, con quella di poter
osservare dagli occhi di alberi e animali (anche in volo) e con la capacità dei metalupi di percepire la menzogna altrui . É degno di
nota che il termine "spell" in inglese antico indica sia una vicenda narrata sia una formula di potere sugli uomini viventi. La
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comunicazione è un vantaggio nella sopravvivenza e il non poter comprendere se chi parla è sincero nè poter comunicare con gli
animali è sempre stato avvertito come un limite, una sorta di condanna. La vera lingua, l'antica lingua, nei libri fantasy ha sempre il
potere di ridurre le distanze dell'uomo dal regno animale e dagli altri uomini, che ciò avvenga grazie all'obbligo alla sincerità o al
potere di leggere nel pensiero o di spiare non visti di coloro che la apprendono. In Albero e foglia Tolkien nota che "altre creature
sono come altri reami che l'uomo vede solo a distanza essendo con loro in guerra o precario armistizio (...) Il merito delle fiabe è di
soddisfare alcuni desideri primordiali, soprattutto quelli di sondare le profondità dello spazio e del tempo e quello di avere
comunione con altri esseri viventi, comprendere il linguaggio di animali e alberi." Quresto tema è in rapporto con l'origine dell mito
del'anello di re Salomone biblico, che permetteva di comprendere il linguaggio degli animali e con altri miti simili. Ovviamente
dietro all'immagine del metalupo selvaggio che fiuta la menzogna e riconosce che cosa per il suo padrone è giusto o in accordo col
destino prima di lui c'è anche l'idea che le rivelazioni delle nostre percezioni subliminali da parte dell'inconscio sono spesso più esatte
di ciò che percepiamo con l'attenzione cosciente. Tutto questo è in rapporto però anche con il tema tipico del genere fantasy degli
aspetti positivi della menzogna e quindi con l’anello che rende Roran invisibile nella saga di Paolini e con l’anello del potere di
Tolkien, ma di anelli simili se ne trovano in diverse fiabe e leggende moderne e antiche (ad esempio è tale l’anello del re Gige, antico
regnante della Lidia), insieme ad altri strumenti analoghi (i mantelli elfici che si mimettizzano dei componenti della compagnia
dell'anello di Tolkien o il mantello dell'invisibilità di Harry Potter): ciò che rende invisibili è la disponibilità a mentire quando serve
a salvare verità definitive come la sacralità dlla vita (questa spiegazione non è mia , ma la trovate nel saggio citato della De Mari al
capitolo 9). Nominare fatti e cose richiama in vita tali fatti e cose grazie al potere dei segni (magico è quello delle Rune nell’Edda) e
per analogia: l’analogia è alla base sia della paraetimologia (un procedimento abituale che contribuisce spesso a mantenere vivi i
miti) sia della magia dei riti primitivi (in quanto tale è studiata ad esempio in Il ramo d’oro) sia delle figure e perifrasi della poesia
(quello poetico è un linguaggio cifrato, segreto come il sapere divino dei nomi), compresa quella epica (l’Edda è tale e è dai poemi
epici che provengono le storie tanto citate da Martin nei capitoli incentrati su Bran). Esiste anche la "menzogna sincera" dei narratori
di grandi storie e del resto chi conosce la vera lingua sembra avere qualche affinità con gli scrittori anche in altri libri fantasy (il
padre dell'Eragon di Paolini è sia un cavaliere di drago che un bardo, come i protagonisti di Pullman ed Ende diventeranno scrittori
come il Sennar della Troisi e il Frodo di Tolkien scrivono infine la loro vicenda). Vi faccio notare che in astrologia il segno sagittario
ha attributi tradizionali molto simili a quelli assiciati agli eroi fantasy, tra i quali i seguenti certamente: drago e spada come principali
assoiazioni mitiche, idealismo, simbologia legata in parte alla rinacita dall'inverno e appunto genio (spesso nello scrivere) e buona
mira con le armi e con le parole. Il percorso di Bran serve a Martin per ribadire il ruolo e il potere della memoria, della parola, della
letteratura: anche nell’Edda colui che beve alla fonte che si trova nella terra dei giganti (che richiama l’oltrebarriera di Martin) sotto a
una delle radici del Frassino (nel mito dell’Edda albero della vita e della morte, che non può non far pensare agli alberi del cuore e
agli “alberi diga” del culto nordico immaginato da Martin, alberi tra le radici dei quali Bran incontra il suo maestro) diviene saggio
(acquista infatti il nome di Mimir, che richiama etimologicamente la “memoria”: Odino, nell’Edda, avrà l’aiuto del saggio Mimir,
come Bran ha l’aiuto del “grande Corvo dal terzo occhio”). Dare il nome giusto alle esperienze è del resto possibile solo attraverso la
cultura e la riflessione su di esse resa acuta e obiettiva attraverso i libri giusti ed è grande l’effetto distruttore della confusione, delle
illusioni, delle menzogne e della falsa propaganda: se in molta fantasy, nei miti tradizionali e nelle credenze di molti primitivi il nome
è magico, ciò è dovuto al fatto che dare un nome è davvero un atto creatore e guaritore, il che è davvero uno dei concetti chiave di
molti libri straordinari (come La storia infinita di Ende) e utili (come Il taccuino d’oro di Lessing). Se la lingua della ragazza antica
incontrata da Bran tra i ghiacci ha tono musicale, nella saga di Paolini il canto degli elfi è gioioso e favorisce l’accoppiamento degli
animali e di tutti gli esseri come il canto degli uccelli, ai quali assomigliano anche per la rapidità, la grazia, la possibilità di volare
(attraverso i draghi o la magia) e la “diversità” (rimando a Elogio degli uccelli in Operette morali di G. Leopardi, soprattutto per
quanto riguarda la funzione degli uccelli rispetto alla fertilità di tutto quanto è in natura). La lingua degli elfi (la “vera” lingua, una
smarrita lingua universale) ha qualcosa a che vedere innanzitutto con la musica (l’arte umana sviluppatasi prima del linguaggio
articolato secondo Darwin), con cui è possibile appunto comunicare con tutti ma senza sapere bene come la comunicazione avvenga
e senza prevederne gli esiti su individui diversi, come se si fosse smarrita la chiave un tempo nota di questo linguaggio (col quale
peraltro è possibile influenzare anche le piante); del resto, il ritmo ha rivestito un’importanza fondamentale in tutte le culture
primitive. In alcuni libri di Tolkien la musica è all'origine del mondo, secondo la mitologia celtica dell'altomedioevo. Gli elfi
ovviamente sono anche simbolo della primavera fecondante (ogni primavera è giovane e nuova e insieme antica come gli elfi), ma
con un alone di mistero, perchè il mistero avvolge sempre l'inconscio. Linguaggi universali dimenticati sono però soprattutto quello
onirico (con simboli e schemi precisi e ricorrenti, anche se variabili in parte da individuo a individuo) e in generale quello delle leggi
dell'inconscio (la sua conoscenza non superficiale e efficace richiede davvero un lungo processo di apprendimento). I lupi giganti
sono personaggi chiave nel mito dell’Edda, come ho già scritto, insieme a giganti e nani (si trovano anche nella fantasy di Ende e in
molte altre) e corvi messaggeri. I “metamorfi” non si identificano semplicemente con i licantropi, perché, potendo la loro coscienza
pervadere alberi e animali, essi rimandano, come i “non-morti”, ad aspetti fondamentali della cultura primitiva, dato che molti popoli
primitivi “animavano” il mondo naturale e si sentivano spiati e assediati dagli spettri dei parenti defunti e degli uomini uccisi dalla
loro tribù: soprattutto nei boschi e di notte solo il riunirsi attorno a un fuoco poteva farli sentire protetti (al riguardo potreste leggere
anche solo I mari del Sud di Stevenson). I non-morti e gli Estranei rappresentano anche la morte che si autonomizza (il contrario del
mito di Proserpina), una sorta di "danza macabra" come quella che comparve in epoche passate di genocidi come la nostra (rimando
all'ultimo capitolo del saggio della De Mari): i genocidi e la minaccia della fine del mondo compaiono in molti libri del genere
fantasy a cominciare dal capolavoro di Tolkien (la saga che conosco in cui questi temi sono più sviluppati è Le cronache del mondo
emerso di Licia Troisi) ed è uno dei motivi del successo che oggi ha questo genere letterario. Nella maggior parte dei libri fantasy i
personaggi impegnati nella difesa non cercano nemmeno di discutere con gli orchi, i Nazgul, i Ra’zac , ecc. e anche quando alcuni
di loro vengono analizzati e compresi (è il caso dei fammin della Troisi) essi vengono combattuti e fermati con le armi: la De Mari
commenta questo comportamento affermando che dove c'è una psicosi di massa e si sono persi fin i primi fondamenti della morale
non è possibile risolvere i problemi con il dialogo. C'è infine un legame tra Estranei, non-morti, il dio rosso, la voce del "dio" cui fu
sacrificato Varys da bambino e il dio sconosciuto (il settimo degli dèi dell'Occidente non nordico): in una scena ambientata in un
tempio il dio sconosciuto è dipinto con tratti un po' deformati, volto nero e occhi brillanti "come stelle" e così vengono rappresentati i
non morti oltre la barriera e ci appare il cielo di notte (il simbolo più inflazionato ma "efficace" di ogni alto e oscuro enigma, dal
mistero della morte a quello del male, delle leggi dell'inconscio e dell'intima estraneità degli individui). Gli Estranei e in parte anche
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le loro creature hanno molti aspetti in comune con gli spettri come Durza e soprattutto con i Ra’zac (definiti come alieni, incubi e
predatori del genere umano) della saga di Paolini, che rappresentano panico e depressione, quando causano la paralisi del corpo e
della mente: per questi effetti, potete leggere, tra i tanti esempi possibili, il passo di Il processo di Kafka in cui K. non riesce ad
andarsene dal tribunale, quello in cui non riesce a scrivere e quello in cui decide di non recarsi in campagna con lo zio; oppure potete
leggere il passo in cui i due protagonisti di 1984 di Orwell non cercano di scappare quando è imminente la cattura; forse possono
essere accostati ai “dissennatori” nella serie di Harry Potter, agli spettri della saga di Pullman, al Lupo e al Nulla del capolavoro di
Ende e ai cercatori dell’anello di Tolkien.
Ci sono RIFERIMENTI AL GENERE EPICO: il banchetto-sposalizio in cui muoiono Robb e i suoi ricorda l’episodio simile del re
Storno e del re Fingal nei Canti di Ossian; il tradimento degli ospiti nel castello mi ricorda gli episodi finali di I Nibelunghi, sebbene
la vicenda vi si concluda nel modo opposto, oltre che il banchetto del re Atli nell’Edda. Ci sono RIFERIMENTI AL GENERE
CAVALLERESCO E AVVENTUROSO, infatti alcuni dettagli fanno pensare a Ivanhoe di Scott e soprattutto a Re Artù e i cavalieri
della Tavola Rotonda di Malory: nomi, soprannomi, espressioni, colori delle armature, tecniche di combattimento con lancia, mazza
e spada, mischie e altre prove ai tornei, giganti, profezie (cfr con quella del corno o con quella sulla morte di Cersei), destini con una
sorta di contrappasso per quanto non sempre morale (cfr. con la perdita della mano di Jamie, che aveva storpiato Bran e fu sul punto
di mozzare la mano a Arya, o con la morte del torturatore “guitto” dei villaggi, che ascolta, a ogni ferita inflittagli, le frasi
pronunciate durante i suoi crimini, o con il morso ricevuto da Brinnie dopo aver staccato l’orecchio di chi aveva tentato di stuprarla o
con la morte ridicola e infamante al bagno e con una prostituta nel letto e l'odore e il sorriso accentuato del cadavere di lord Twin
poco prima che sua figlia fosse umiliata nuda per la strada con lo stesso destino che lui aveva deciso per la concubina del padre, del
quale si era tanto riso che lui, il figlio erede, non aveva mai voluto sorridere), episodi come quello della schermaglia di Bellamano e
Lynet, dove, nonostante la sfiducia, i motteggi e gli insulti di lei, il cavaliere valoroso pazientemente la protegge e porta a termine il
viaggio insieme per via del giuramento fatto (cfr con il ritorno di Jamie sotto la protezione di Brinnie) o come quello in cui Palamede
supera se stesso al torneo perché vuole incoronare Isotta come la più bella dama presente da vincitore (cfr. con la conquista della
moglie da parte di Mormont), quelli dove parti del corpo sono tagliate via e appese al collo in viaggio (cfr. con il percorso a cavallo
di Jamie con la propria mano mozzata appesa al collo), si duella per discolparsi o per discolpare qualcuno sotto processo (cfr. con i
duelli in difesa di Tyron o Cersei e quello tra Clegane e lord Dondarrion), ferite sono inferte da spade con la lama avvelenata (cfr. con
la morte causata dal veleno del maggiore dei Clegane) o si imprigiona qualcuno sotto processo senza lasciarlo dormire (cfr. con il
processo a Cersei) o si uccide con il coltello "Misericordia" (cfr. con le morti del bruto precipitato dalla barriera di ghiaccio e del
ragazzo della locanda ferito da Arya finiti con una pugnalata al cuore così chiamata). Il gran numero di vicende incentrate su figli
illegittimi di re, figli adottivi e figli scambiati è un leitmotiv della letteratura cavalleresca, avventurosa e fantasy (pensate ad Artù e ai
suoi cavalieri o a Robin Hood, ma anche a Eragon – il personaggio di Paolini –, a Nihal – il personaggio della Troisi – e a Harry
Potter), ma Jung notò che l’avere doppi genitori è un attributo tipico dell’eroe (una caratteristica dell’archetipo dell’eroe nella mente
umana) e potete riscontrare questa caratteristica in molti eroi. A proposito del rapporto con i cattivi odori di Reek e Ramsey può darsi
che qui ci sia anche un rimando indiretto alla analogia esistente tra odori e emozioni e al fatto che molti animali avvertono come
cattivo odore la paura anche umana, come in altri libri del genere fantasy è sottolineato attraverso l'invenzione di esseri maligni
dall'odore terribile e paralizzante: i Ra’zac di Paolini, corrispondenti alle cavalcature alate di Sauron, sono descritti così e peraltro
sono definiti alieni provenienti dal sottosuolo della luna, che è tradizionalmente associata all'emotività. Il fuoco verde compare anche
in Il signore degli anelli e in Queste materie oscure, dove si trova anche il fuoco resistente all'acqua. Il verde è il colore più spesso
associato alle potenze inconsce, perchè è quello associato alla vegetazione (la terra è madre come l'inconscio) e del serpente: il verde
è un colore associato alla magia benefica (ad esempio gli occhi di Arya sono verde intenso nel la saga di Paolini, il fuoco di Gandalf è
verde in quella di Tolkien) o all'ira dei malvagi (se nel capolavorodi Tolkien gli occhi di Smigol avvampano di verde quando la sua
personalità malvagia prende del tutto il sopravvento, molti prsonaggi malvagi fantastici hanno occhi o pelle di color verde, come
verdi sono spesso gli occhi dei nati sotto il segno dello Scorpione), perchè l'inconscio è misterioso e non è umano e può salvare come
distruggere proprio come le forze della natura. Per quanto riguarda il personaggio di Hodor, c'è da rilevare che il personaggio del
gigante buono e tardo si incontra molto di frequente nei libri per bambini e ragazzi (la serie sui Moschettieri di Dumas e La
principessa sposa sono solo i primi libri che mi vengono in mente). Per le scene di battaglia sicuramente le fonti di ispirazione di
Martin sono molte e tra queste credo ci sia il bel classico medievale La chanson de Roland, ricco di dettagli realistici e ben scritto.
Tra i libri recenti, un punto di riferimento per Martin sembrano essere stati i libri di Wilbur Smith (es. Monsone, soprattutto per le
descrizioni di duelli, navigazioni e incontri con i mercanti di schiavi e per il tema della rivalità e degli odi irriducibili tra fratelli).
Ci sono riferimenti precisi anche a DATI DI FATTO STUDIATI ANCHE IN EPOCA RECENTE. La parola ha carattere magico non
solo per le culture primitive, ma anche per i bambini attuali e il fascino e il potere guaritore della letteratura si basa anche sulla
conservazione a livello subconscio di tale mentalità istintiva negli adulti (rimando al capitolo La magia della lettura di Imparare a
leggere di Battelhem e Zelan o a tutto il libro). La filosofia del linguaggio interessa molti aspetti e ha impegnato studiosi anche in
tempi recenti (rimando alle dettagliate pagine di Wikipedia sull'argomento). Bisogna considerare i metamorfi anche in relazione al
rapporto particolare degli Stark con i loro meta-lupi e ricordare che la telepatia tra animali (soprattutto tra lupo solitario e branco
lontano) e tra persone (soprattutto, ma non solo, nelle coppie di conviventi, che possono involontariamente trasmettersi pensieri e
fare lo stesso sogno notturno), casi di contatto a distanza tra cani o gatti e i loro proprietari (il contatto si è reso evidente a causa del
comportamento dell’animale, a una data ora del giorno, in corrispondenza con quanto accadeva al padrone lontano) e l’esistenza di
ragioni profonde della preferenza emotiva delle persone per cani o gatti (soprattutto l’odio e il disprezzo molto comune per i gatti e il
quasi altrettanto frequente timore eccessivo dei cani non sembrano essere casuali, e non è del tutto senza fondamento nemmeno il
luogo comune secondo cui certi cani finiscono col somigliare molto al padrone: l’inconscio dell’uomo sembra trovare qualche
corrispondenza e possibilità di legami sotterranei con quello di questi animali vicini all’umanità da millenni e la legge di attrazione
forse a volte davvero avvicina a un individuo un certo animale, una certa razza di cani/gatti, un certo cane/gatto in una cucciolata).
Può non essere del tutto indifferente confrontare il carattere di Samwel Tarly con la descrizione degli uomini con il complesso
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materno positivo di Jung (rimando a Archetipi e inconscio collettivo). I particolari della saga sono realistici anche riguardo fatti
minori apparentemente inverosimili, come ad esempio alcuni tratti dei personaggi che ricordano la descrizione che Erik Fromm fa del
carattere “anale” e delle personalità necrofile in Psicanalisi dell’amore, quali i seguenti: l’odore cattivo ineliminabile del servo Reek,
che infatti è cosa possibile (esiste una malattia che dà odore di pesce a ogni fluido corporeo indipendentemente dall’igiene e
dall’alimentazione e in rari casi si tratta di un odore molto forte); la crudeltà eccezionale, l’aspetto e la predilezione per i cattivi odori
del suo padrone Ramsey; il vivere tra la sporcizia, il lavoro di boia, la freddezza e il pallore e in generale l’aspetto di ser Ilyn Pain; gli
occhi chiarissimi e l'ossessione per il benessere intestinale e le sanguisughe (per feci, malattie e sangue!) di lord Bolton, il signore
con un uomo scuoiato come emblema. Il fatto che gli incendi eccitassero re Aerys anche sessualmente mi ricorda invece le riflessioni
di Jung sul rapporto tra fiamma e libido e sui piromani che si masturbano osservando gli incendi.
Come la saga di Paolini riprende episodi descritti peraltro in La guerra gallica di Cesare e in Vite di uomini illustri di Nepote, anche
in quella di Martin ci sono chiari e interessanti RIFERIMENTI AI FATTI STORICI e del resto ho l’impressione che le principali
fonti di ispirazione di Martin siano noti autori di romanzi e drammi storici (Scott e Shakespeare) e quei resoconti storici e saggi che
riportano terribili torture e intrighi in pace e in guerra e una compresenza e un avvicendarsi di regnanti dal brevissimo regno che
ricordano quelli da lui descritti, come i seguenti: Wikipedia e le altre descrizioni attendibili sulla guerra inglese detta delle Due Rose
tra York e Lancaster, che fu scenicamente rappresentata dall'ora menzionato Shakespeare; le prime due Verrine e quella intitolata
Punizioni corporali (Cicerone); Annali e Storie di Tacito; I dodici Cesari di Svetonio; i libri di Tito Livio; il primo libro della Storia
augusta; Wikipedia sugli imperatori romani, sui tiranni siciliani e greci antichi, sui Vandali, su Alarico e i Goti, su Attila e gli Unni,su
Gengis Khan e soprattutto Tamerlano e i Mongoli; le pagine sulle torture, legalizzate o meno, in uso nel passato remoto e recente che
si trovano ad esempio in molti scrittori che scrissero delle colonie americane ed europee (Simone de Beauvoir, Maupassant, ecc.) e in
autori come Seneca, Apuleio, Montaigne e Voltaire. Nel undicesimo e dodicesimo libro della saga si fa riferimento a consuetudini che
hanno un riscontro storico che si può verificare e approfondire anche online: il diritto della prima notte era prassi in epoca feudale,
mentre la caccia all’uomo fu praticata anche nel secolo scorso su indigeni e schiavi in America e Australia, come già nell’antica
Sparta e probabilmente altrove. Quanto alla schiavitù, la crudeltà verso gli schiavi nei paesi dove era ed è praticata la schiavitù è
ampiamente documentata. La ghettizzazione di chi contrae la malattia contagiosa che trasforma in pietra ricalca ovviamente quella
che sempre hanno subito nella storia lebbrosi e appestati. Per conoscere la lebbra consiglio Wikipedia, ma per conoscere la peste
consiglio di leggere la sua descrizione in Storia della guerra del Peloponneso di Tucidide (la migliore) e poi anche quella di
Manzoni (in I promessi sposi), Poe (in un racconto ispirato al libro di Manzoni) e Camus (in La peste). La consuetudine di sposarsi
tra fratelli nelle famiglie reali ha antecedenti nei popoli antichi (in Egitto i Faraoni). L’usanza di tenere ostaggi a corte e quella di
“provare” la propria innocenza combattendo in “singolar tenzone”o facendo impegnare un altro consenziente in un duello sono
realmente esistite in passato (nel Medioevo). Il ruolo decisivo svolto dallo spionaggio facente capo a Varys e la sua enorme
estensione possono essere inquadrati con conoscenze storiche precise, come quelle raccoglibili almeno dai seguenti libri: Annali
(Tacito); Il re sole (Simon); Memorie d'oltretomba (Chateaubriand); La scuola dei dittatori (Silone); Buio a mezzogiorno (Koestler);
Wikipedia e le pagine di Il taccuino d'oro (Lessing) su meccartismo e stalinismo; I persuasori occulti (Packard); notizie online sulle
schedature dei dipendenti delle aziende o al limite il capitolo relativo di Non ho parole (Goldoni). É un fatto accertato anche la
pratica di trasformare uomini in eunuchi. La "passeggiata" di espiazione di Cersei trova un corrispettivo in pratiche del passato
(avendone tempo, mi piacerebbe verificare se fu un avvenimento realmente accaduto anche quella della duchessa di Gloucester
Eleonora all'epoca della guerra delle Due Rose di Enrico VI – parte seconda – di Shakespeare). Riguardo alla vicenda di Robb,
considerate che le conseguenze della rottura del fidanzamento tra figli o fratelli delle famiglie regnanti in Stati che avessero deciso di
cementare così un’alleanza sono state spesso in passato effettivamente gravi (un esempio noto è la rottura tra Riccardo Cuor di Leone
e Filippo Augusto, la cui sorella fu rifiutata dal primo dopo che il fidanzamento era già ufficiale: le conseguenze per le guerre di
Riccardo in Oriente furono di un certo peso, perché egli già non aveva molti alleati e questi non erano uniti, come nel caso di Robb;
se i drammi storici di Shakespeare sulla guerra delle Due Rose sono attendibili, ve ne potete trovare un altro esempio nella vicenda
del futuro Edoardo IV descritta nella terza parte di Enrico VI). Il banchetto-tranello in cui muore Robb con i suoi soldati e parenti non
è un’invenzione priva di realismo e posso rimandarvi almeno a un episodio simile tratto dalla storia degli Unni (Wikipedia riporta
questo e altro di Attila!) e a un tentativo analogo nella storia dei Mongoli (rimando a Wikipedia sull’impero mongolico), mentre un
video su You Tube incentrato sulla saga cita episodi simili della storia scozzese, se non sbaglio, a cui Martin sembra essersi ispirato
anche per l'episodio della morte di Joffry. La parodia di omaggio al cadavere di Robb ricorda quella al re decapitato durante la
rivoluzione francese. Le armi e il modo di schierarsi in formazioni in guerra degli Immacolati e anche la prassi di organizzare
combattimenti mortali tra belve feroci e persone (e non solo uomini!) si rifanno di certo almeno agli antichi Romani e Greci: in
proposito leggete le note a Annali di Tacito e a L’Asino d’oro di Apuleio oppure Wikipedia e sfogliate Quo Vadis?, un’opera letteraria
che ha per base molti studi storici e che in alcune descrizioni di massacri richiama moltissimo certe scene rappresentate da Martin.
Credo che il fuoco resistente all'acqua sia effettivamente stato usato in guerra (informatevi sul colore del fuoco associato alle armi al
fosforo o ad armi simili); tuttavia posso ricordare anche che Walter Scott ha scritto in una nota a Ivanhoe di un “fuoco greco”, un
materiale combustibile impiegato un tempo per incendiare le navi nemiche. Riguardo alla pugnalata al cuore che viene calata,
invocata o meno, sui feriti detta “Misericordia”, in una nota a Ivanhoe Walter Scott scrisse che è davvero esistito qualcosa di simile (è
il pugnale che veniva chiamato così in tali frangenti). Potete confrontare quanto si dice delle spade magiche con la leggenda sulla
“Spada di Marte” del re unno Attila e con il culto religioso delle spade di certi popoli nomadi antichi (rimando a Wikipedia). I
Dothraki ricordano per molti aspetti i Mongoli (Wikipedia ne spiega usanze e vicende in dettaglio) e per alcune usanze Spartani e
altri popoli antichi e forse anche alcune tribù degli gli Indiani d’America. In Le mille e una notte la violenza fisica e soprattutto
quella verbale sono davvero molto simili a quelle descritte in questa saga e queste celebri novelle orientali rispecchiano abbastanza
fedelmente la realtà dei paesi dove si svolgono le vicende narratevi, al di là ovviamente dei riferimenti alla magia. L’esattezza dei
riferimenti di Martin a tradizioni e pratiche orientali è confermata da tutti i romanzi la cui vicenda si svolge anche in Oriente (l’uso
dei veleni, l’arte e il gusto dei travestimenti si ritrovano in libri come Il conte di Montecristo di Dumas e Il talismano di Scott). Anche
il grande disprezzo per i nani e il divertirsi a loro spese è ricalcato su vicende del passato: addirittura fino all’epoca rinascimentale si
conservò la pratica di far crescere in gabbie persone normali per arrestarne e distorcerne la crescita e poi esibirle a chiunque avesse il
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gusto dello strano e del mostruoso, mentre in diversi romanzi ambientati nel Medioevo si trovano strani nani a corte trattati quasi
come giullari oltre che come servi (ad esempio in Il talismano di Scott il nano è brutto, deforme e dagli occhi scaltri e inquietanti
come Tyron, sebbene, a differenza di quest’ultimo, sia pazzo). La presenza a corte dei nani indipendentemente da deformità e
demenza è attestata comunque e si sa che essi vi servivano spesso (già in Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda e poi altrove – ad
esempio in Il talismano – quest’uso è confermato in più punti). Anche le dicerie sull'iniquità e la lussuria dei figli illegittimi erano
davvero comuni in passato e infatti non sono pochi i libri che vi accennano (il primo che mi viene in mente è Re Lear di Shakespeare,
nota tragedia incetrata sul rapporto padre-figlio). Il carattere per secoli nomade e libero della vita dei popoli vicino al Polo come i
Lapponi (o meglio Sami) rispecchia quello dei Bruti. La grande intolleranza degli adoratori del nuovo e “unico” dio e la loro esaltata
energia nel far proseliti trovano riscontro nell’atteggiamento molto simile dei primi cristiani e nel loro progressivo imporsi
sanguinoso, una volta ottenuto l’appoggio dei regnanti e poi potere politico e militare (la somiglianza della concezione religiosa di
questi adoratori del Dio della luce con i seguaci di Plotino e con i manichei è molto meno rilevante di questi aspetti, sui quali potete
informarvi leggendo alcuni scritti di Voltaire e Nietzsche, le pagine Wikipedia sugli imperatori romani Diocleziano, Giustiniano e
Costantino, articoli recenti di studiosi o monaci come quelli di Fonte Avellana online e varie fonti sull'attività dei missionari a danno
dei Lapponi e di altri popoli nordici). Una cometa rossa era davvero considerata malaugurante dall’antica astrologia, una scienza che
è ancora oggi valida, per quanto bistrattata e spesso banalizzata, ma che un tempo era molto più precisa grazie a calcoli andati
perduti: la considerazione di cui l’astrologia godeva aveva conseguenze positive e negative sulla qualità e sull’abbondanza dei
“segni” interpretati (alla cometa rossa presagio di morte si accenna ad esempio in Uccelli da preda di Wilbur Smith). Da un punto di
vista storico il potere dei “veri” nomi è comprensibile leggendo gli scritti in proposito di chi ha studiato le culture primitive (ad
esempio Jung, Freud, De Beauvoir), perché da tempi immemorabili al nome è stato attribuito un potere magico, per via dell’effettivo
potere che concetti e nomi hanno di mettere ordine, chiarire dubbi e calmare paure. Per chiudere, una curiosità a proposito e in parte a
conferma di quanto ho già scritto del rapporto con i cattivi odori di Reek e Ramsey : se i Ra’zac di Paolini sono definiti quali esseri
abitanti un tempo la luna, ciò probabilmente riprende un aneddoto riportato da Jules Verne riguardante la "notizia", apparsa su un
giornale ottocentesco e da alcuni contemporanei creduta, che esseri enormi con ali di pipistrello erano stati avvistati sulla luna con un
potente cannocchiale.
IL SIGNORE DEGLI ANELLI (Tolkien)
Bisogna innanzitutto consiederare che il libro è stato scritto poco dopo la seconda guerra mondiale, le cui vicende sono state
plasmate da un narcisismo estremo, delirante, avido. Scrivendo del nazismo e della sua prigionia in un lager, Primo Levi definì il
bisogno di prestigio come un'aspirazione ineliminabile della mente umana. Tolkien esprime il suo dissenso a questa mentalità prima
di tutto con la creazione della compagnia dell'anello, che è multiraziale e unita da amicizia, anche se a trasmettere in modo esplicito
il messaggio di Tolkien non è un suo componente ma Faramir: la guerra serve a portare la pace (benessere, ma anche cultura e
bellezza), ma non va ricercata e amata in se stessa e per il prestigio che essa può procurare. É tale la fede di Faramir, che pure per
razza e discendenza è il più vicino a noi di tutti coloro che accompagnano Frodo con la sola eccezione del fratello e che inoltre
dimostra di non essere abituato a ragionare prescindendo del tutto dalla comune sete di prestigio (conosciuta l'intraprendenza di Sam,
se ne stupisce e non sa evitare una domanda a Frodo circa la considerazione di cui godono i giardinieri come Sam tra la sua gente).
Sono in linea con la nobiltà e la mancanza di vanità o sfrenata ambizione di Faramir molti degli aspetti di seguito elencati, che sono
forse gli elementi più originali del libro: l'invenzione degli Hobbit (esseri simili agli uomini forse in tutto eccetto che nell'ossessione
per il prestigio personale); la scelta del ridicolo nome Pungolo per la spada dei coraggiosi Bilbo e Frodo; il fatto che sia Sam che
Aragorn e i suoi guerrieri siano paragonati a dei cani mentre valorosamente combattono gli Orchi; il fatto che Sam e Frodo perfino
nei pressi di Mordor definiscano il loro rapporto quello di padrone e servitore; l'abitudine di Sam – fastidiosa in genere per il lettore
fino alle ultime pagine – di rivolgersi sempre a frodo antecedendo un rispettoso "signor" che sembra contraddire, non solo l'intimità
raggiunta tra loro nel corso del viaggio, ma anche l'abilità e l'autonomia decisionale sempre maggiori di Sam (l'unica eccezione –
l'unica occasione in cui Sam chiama il compagno semplicemente "Frodo" – è quando lo crede morto e l'urgenza della situazione e
l'ansia lo sconvolgono).
L'evoluzione del rapporto tra Frodo e Sam è però certa ed è forse questa a meglio esprimere il valore che possono assumere rapporti
e imprese quando la vanità è assopita e il narcisismo è ridotto al minimo. L'insieme di reciproche scoperte e di cambiamenti nel
relazionarsi di Frodo a Sam viene descritto in pagine che probabilmente sono tra le più belle del libro, perciò mi è impossibile farne
una sintesi adeguata, sebbene il paragrafo seguente possa darne un'idea: inizialmente si dice che il signor Frodo prova grande affetto
soprattutto per Bilbo e Gandalf e che inoltre ha per amici in particolare due Hobbit che nel corso del libro vengono a volte presentati
da Frodo come il signor Tuc e il signor Brandibuck ma non Sam che viene sì trattato come un amico ma non davvero considerato tale
(è il giardiniere per Frodo, che non lo conosce affatto bene e lo presenta e spesso chiama tra sè semplicemente "Samvise Gamgee");
fin dalle prime tappe del viaggio, Frodo scopre che in Sam vi è più di quanto pensasse e superficialmente appaia (in effetti si tratta di
un personaggio gradualmente e bene delineato e anche complesso, nonostante che la sua mente venga definita dall'autore una "mente
semplice"); dopo l'influenza che la prima breve ospitalità degli elfi nella radura ha su entrambi, Frodo si scopre felice che Gandal
abbia scelto come suo compagno Sam anzichè Pipino o Marry; quando rimangono isolati dagli altri componenti della compagnia
dell'anello, Frodo rivolgendosi a Sam dice: "Samvise Gamgee, mio caro Hobbit...anzi Sam, mio più caro Hobbit, mio adorato
amico", come in seguito ripeterà aggiungendo e ripetendo "mio unico amico"(di nuovo tutto è giocato sul nome, come quando Frodo
viene avvelenato da Shelob e sembra a Sam ormai morto); quando scopre che cosa Sam ha saputo fare per salvare entrambi da
Smeagol,da Shelob, dai guardiani del cancello e dagli Orchi della torre, Frodo gli dà la sua spada elfica con una motivazione che
appare subito al lettore sensibile in parte un pretesto e dimostra di esserlo davvero quando in seguito Frodo chiede all'amico di
tenerla mentre vengono onorati come vincitori dai compagni infine riuniti. L'apparente o parziale ritorno finale allo stato iniziale con
la riunione di Frodo a Bilbo e Gandalf e la sua separazione forse non definitiva ma lunga da Sam in realtà sottolineano ancor più il
cambiamento avvenuto in entrambi e la profondità della loro amicizia resi possibili dalla presenza in ciascuno di loro di ciò che serve
ad una evoluzione individuale, a quel tipo di maturazione personale che moltissime persone non raggiungono mai: Frodo e Sam non
difettano della disponibilità all'onestà nel pensiero, nelle parole, nelle azioni e pertanto possono crescere davvero.
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Il libro è infatti principalmente un romanzo di formazione come sono tutti o quasi tutti i libri fantasy ed è anzi la trasposizione di ciò
nella forma a dare all'ultima parte della saga quel carattere angoscioso e "adulto" che si pone in contrasto con la prima e conferisce
grandezza all'amicizia e all'eroismo dei protagonisti della guerra contro Sauron: il ragno/demone Shelob è davvero inquietante e un
incontro pesante per il lettore avvolto già da tempo in un'atmosfera deprimente, creata da infiniti dettagli tormentosi, e la violenza
verbale di Saruman nel suo dialogo con Vermilinguo, che non a caso si trova nelle ultime pagine, si potrebbe credere più adatta a
quei libri che fin dall'inizio si rivolgono chiaramente a lettori adulti (è evidente che Tolkien ha voluto esaltare questi episodi
mediante tutte le sue arti di scrittore quanto si era moderato nel rappresentare nella prima parte del viaggio gli incontri, in fondo
altrettanto pericolosi, con alcuni dei Nove Spettri di Sauron, con il Grande Salice e con gli Spettri dei Tumuli).
L'eroismo e la natura ideale di molti dei protagonisti può a volte infastidire il lettore che ha esperienza e sa cosa in realtà si può
aspettarsi dagli altri e in genere si può e non si può chiedere, almeno con qualche speranza fondata, perfino al più caro amico o al
partner e naturalmente ai parenti; tuttavia il carattere archetipico dei personaggi (rimando agli scritti di C. G.Jung), alcune finezze
psicologiche, il valore emblematico della vicenda narrata e l'abilità come scrittore di Tolkien sono tali da poter affascinare anche
alcuni dei lettori con meno inclinazione per questo tipo di letteratura. Il ruolo e il carattere di Sam lo rendono più simpatico di Frodo
ai suoi paesani e probabilmente a molti lettori, ma è ovvio che Frodo – portatore dell'anello, col suo crescente peso, per quasi tutto il
percorso – non è da meno del compagno e forse ne è davvero anche migliore come Bilbo, Gandalf e Faramir lo stimano; in ogni caso
può apparire confermata la previsione che Gandalf, dopo che Frodo è stato ferito dalla lama di uno dei Nove, fa su ciò che questo
eroico mezzuomo sarebbe forse diventato ("come un bicchiere empito di limpida luce, visibile agli occhi meritevoli"). É bello
comunque anche che Sam conquisti la stima del lettore per meriti non poco diversificati e che, se Frodo viene da Faramir dichiarato
senza mezzi termini più intelligente di Sam, in fondo Frodo rispetto al compagno dimostri soprattutto di saper trovare più spesso le
parole, tacerne altre e comprendere meglio il desiderio altrui dell'anello fino a che è il solo a portarlo: la mente di Sam, definita "lenta
ma scaltra", si dimostra non solo tale, ma anche capace di iniziativa e spesso tenace e perspicace con l'aiuto della sensibilità e della
capacità affettiva; inoltre non sempre le parole difettano a Sam, che sceglie bene in due occasioni quelle per descrivere le impressioni
lasciate in lui dagli elfi e dalla dama elfica; a Sam manca, in particolare all'inizio della vicenda, il fascino che a Frodo conferisce la
sua inquietudine, ma Sam in parte acquista anche questo dopo che il suo primo incontro con gli elfi gli lascia la strana e indefinita
convinzione di avere un compito da assolvere nel futuro e dopo aver compreso nel finale il duro e pietoso destino di Gollum. Sam e
Frodo eguagliano Aragorn nel celare in sè qualcosa di grande e nel realizzarlo.
A proposito dell'inquietudine e della trasformazione di molti dei personaggi bisogna forse riflettere sul fatto che comunemente
l'inquietudine interiore è l'espressione di una vocazione nel senso di una specie di sottile o inconscia intuizione di non stare vivendo
in modo abbastanza fedele a se stessi e di dover agire in modo più corrispondente alla parte più vera di sè: si tratta in fondo di
qualcosa di simile a quella sorta di richiamo che nella contea spinge un Frodo ancora inconsapevole a raggiungere e superare i
confini e le solite strade.
Questo concetto di un agire e di un traguardo al di là della gioia come della tristezza è, secondo me,comprensibile da alcuni individui
reduci da un trauma o bloccati per anni nell'espressione di sè da una seria nevrosi nata nell'infanzia, o meglio credo che questo tipo
di persone possa comprendere bene tutto ciò appena si offra loro qualche possibilità di superare la loro paralisi pur tra innumerevoli e
grandi ostacoli, perchè non di rado in casi simili sorge un tipo di determinazione che la lunga e profonda sofferenza, l'odio di molti o
la scarsità di prospettive di successo non possono abbattere, ma credo che queste non siano questioni da porre a chi vive per
accumulare (e non intendo certo solo denaro o immobili) e quindi alla grande massa di persone dominate, per dirla come Erich
Fromm, dall'impulso di avere e non di essere: la maggioranza non sembra in grado di concepire che si possa volere qualcosa ancora
più che la felicità e non sembra poter accettare l'idea di veri e propri rinuncie e sacrifici se non in sporadici sogni su altri, secondo le
aspettative infantili e le egoistiche pretese sul prossimo che emergono nei discorsi o negli atteggiamenti di molti... E ciò affermo pur
sapendo che i tre film girati su questa saga sono stati, come si sul dire, campioni di incassi in tutto il mondo.
Credo che la maggior parte delle persone possa invece approvare che Tolkien abbia deciso di stemperare nel finale l'angoscia
terribile di molte pagine della sua fantasia e della nostra Storia e il pathos della vicenda e di ciò di cui essa è emblema, ma ciò è
proprio ciò che probabilmente non approva affatto un lettore davvero onesto quanto sensibile: non tutti potrebbero perdonare a se
stessi di concepire il dolore eccessivo come redimibile e riscattabile in questa vita o nell'indefinito Aldilà sognato da Tolkien... Si
deve però considerare che, sebbene Tolkien sia definito cristiano ed esaltato in genere dai cristiani che apprezzano la fantasy, il suo
credo non corrispondeva alla teoria cattolica di un dio unico e onnipotente che accetta il male (ciò perché desidera che vi sia libertà,
anche se è difficile scorgerne in realtà più che brandelli): Tolkien nel suo saggio Albero e foglia sostiene che esiste invece una
continua lotta tra forze del bene e forze del male e che Dio non può distruggere il male, proprio come in questo romanzo insiste nello
specificare che gli elfi non possono distruggere le opere di Saruman (possono solo creare a propria volta e favorire lente guarigioni
in certe condizioni e la possibilità di trarre bene dal male) e più volte ribadisce che la volontà di Saruman di accettare il male a fin di
bene lo rende un ibrido indegno di fede e rispetto. Non si tratta in fondo che della rappresentazione simbolica della verità psicologica
che non si può mai tornare indietro e riavere ciò che si è perduto, ma solo cercare di cambiare, adattarsi e trarre dei vantaggi dai
dolorosi eventi senza però rinunciare alla coscienza per non avvelenare alla radice la propria opera di rinascita; e non porta ai dogmi
cattolici il trasporre su un piano metafisico questa verità psicologica. Ammirevole senza dubbio è però la grazia artistica con cui
questa leggerezza è ottenuta e la trasfigurazione della tortura viene fatta, perchè è notevole che il canto con cui il cantastorie esalta
Sam sul trono dell'eroe al ritorno da Mordor ricordi i fuochi di artificio di Gandalf descritti all'inizio del libro, che quei fuochi magici
vengano ricordati in qualche modo almeno al lettore di buona memoria, che perciò tornerà a rileggerli e noterà allora che essi
avevano tracciato nel cielo figure rappresentanti alcune delle vicende più significative del libro: il canto degli elfi nella radura e nella
casa di Elrond (uccelli dal dolce canto); la primavera fatata,gli elanor, le lanterne, le stelle e la barca di Lothlorien (una primavera
sbocciata in un attimo, farfalle tra gli alberi, sfavillanti fiori, falangi di cigni); il Re dei Venti (aquile); l'impresa per mare di Aragorn
e forse le emigrazioni verso l'ovest al di là del mare (navi); gli incantesimi con cui Gandalf combatte (tempeste rosse); gli eserciti e
forse la marcia degli Ent (foresta di lance); il monte Fato (montagna dalla cima incandescente); gli alleati di Sauron e il suo anello
del potere (il drago); il terremoto sul monte Fato dopo la distruzione dell'anello (lo scoppio assordante del drago); la maturazione
degli Hobbit e il regno di Aragorn (il pranzo) e il recarsi infine di Frodo e Bilbo e dei portatori degli elfici anelli magici in una terra
bella come i sogni (lo speciale pranzo di famiglia).
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Per chiudere un accenno al personaggio di Gollum: lo strano interesse che Gollum ha sempre avuto per le "origini" fa da contrappeso
a quello di Faramir per la storia della civiltà e alla fede di Tolkien negli alti fini della Provvidenza divina, oltre a far pensare al
percorso fatto dalla scienza dell'epoca che ha prodotto la bomba atomica (un'arma che sfrutta appunto l'energia delle origini, ovvero
degli atomi); bisogna anche considerare, a proposito di Gollum, che l'ostracismo deciso da sua nonna e dalla comunità appare
ingiusto sia di per sé (chi resisterebbe alla tentazione di spiare un po' gli altri e di approfittarsi delle scoperte fatte? E il primo suo
omicidio è un'azione impulsiva e che attesta che egli era capace di amicizia), ma anche per le conseguenze deleterie per tutti (presso i
primitivi, i cui riti e miti attestano una conoscenza dell'inconscio migliore di quella di molti di noi, l'ostracismo era considerato così
grave da attirare sulla comunità che lo praticasse gli spiriti maligni e quindi terremoti, alluvioni, epidemie, ecc. e in ogni epoca si
sono riscontrate strane corrispondenze nei fatti, oltre che nella narrativa, con questa credenza, quasi fosse qualcosa di più che la
trasposizione simbolica di un'intuizione vera). In ogni caso da sempre si è scritto molto sul tema dell'ostracismo: i saggi e le opere
letterarie migliori su questa pratica sempre attuale quanto barbara sono testi imprescindibili.
Chi poi desideri comprendere anche meglio questo classico della fantasy dovrebbe tener presente che i parallelismi lessicali
all'interno del libro sono i mezzi forse più utilizzati dall'autore per esprimere i messaggi più importanti e considerare almeno come il
tema dell'invisibilità proprio con questo semplice mezzo retorico viene fin dall'inizio delineato nei due aspetti contrapposti che il
segreto, la fuga e la menzogna possono avere: Bilbo si allontana da casa per lo stesso sentiero di Frodo ed entrambi senza rumore
"come un fruscio sull'erba" si avviano l'uno a trovare, l'altro a distruggere l'anello del potere che può renderli invisibili; il cappello
che Sam indossa mentre si avvia con Frodo lontano dalla contea lo fa "rassomigliare molto a un nano" ovvero a uno degli
accompagnatori del grande viaggio di Bilbo; la compagnia degli hobbit, grazie al loro abituale rispetto per la natura, si inoltra nei
campi così silenziosa da risultare invisibile come se i componenti fossero "muniti ognuno di un anello magico"; quando, avendo
deciso di lasciare gli amici per proteggerli, Frodo scopre che il "suo" segreto non era per loro tale, li apostrofa proprio con la stessa
espressione usata da Gollum quando pretende l'anello trovato dall'amico hobbit e lo uccide ("amico caro"/amici cari").
Poiché il tema dell'invisibilità è centrale lo sono quelli dell'ombra e della luce, delle cui immagini il libro è così percorso che sarebbe
assurdo farne un elenco: la contrapposizione principale ovviamente è tra "la vera luce del giorno" e "della consapevolezza" di sé e
dei propri limiti da una parte e il brillare dell'oro e delle illusioni del potere dall'altra, contrasto che viene delineato a partire dalla
descrizione delle tombe di Tumulilande.
IL CICLO DELL’EREDITÀ (Paolini)
* Questa saga è poco apprezzabile secondo me, soprattutto dal secondo libro compreso, ma i simboli in essa impiegati si prestano
molto bene all'analisi e all'interpretazione dei contenuti della fantasy in chiave psicologica.
Ci sono molte cose da considerare e vorrei elencarne alcune. Quanto ai TRATTI COMUNI AL GENERE, bisogna osservare
innanzitutto che la cicatrice sul palmo e soprattutto quella alla schiena di Eragon sono attributi di quasi tutti gli eroi fantasy (vedete
le cicatrici provocate all’inizio del destino degli eroi e/o a metà del loro cammino nei libri di Tolkien, Ende, Pullman e Rowling). Il
fallimento di Eragon con la cerva, che dà inizio al cambiamento nella sua vita nei primi capitoli è quello di Atreiu con il bisonte in
La storia infinita e probabilmente esistono corrispondenze con altri libri del genere fantasy, sebbene l’inizio di questo primo libro
della saga nell’insieme è soprattutto un omaggio al Ciclo di Shannara. La morte del compagno – in questo caso Brom – e
l’allontanamento del cavallo (Fiammabianca) sono eventi tipici nella vicenda dell’eroe e rappresentano la tappa della perdita di
istintualità e vitalità naturale, come sacrificio necessario a far emergere come guida la parte di sé spirituale e consapevole, che è
rappresentata spesso dal drago cavalcato (così Atreiu perde il cavallo in La storia infinita; così Nihal perde il padre e Fen in Le
cronache del mondo emerso; così Will, Lyra e i loro amici abbandonano casa, mondo e daimon in Queste materie oscure). La
meschinità delle origini di Eragon e il suo aspetto mediocre è nei miti un motivo frequente che va collegato, come il destino un po’
ridicolo di Brom e probabilmente anche la morte per tradimento dell’eroe un tempo a capo degli altri cavalieri, al fatto che la forza
creativa non si manifesta in tutti e il lavoro creativo è per certi versi straordinario ma si svolge ed è celato nell’interiorità (luogo
interno, non appariscente e misero per gli osservatori esterni) ed è un processo molto fragile (è avversato naturalmente dall’inconscio
geloso ed esposto a mille condizioni ambientali per il suo avviarsi e ancor più per la sua riuscita): per i termini di paragone
nell’ambito della fantasy che mi vengono in mente rimando a ciò che ho scritto più sotto a proposito dell’aspetto e delle infanzie
miseri di molti dei personaggi principali di Martin. La maledizione e l’età di Elva e soprattutto la malattia di Oromis, oltre che a
questo, rimandano probabilmente al fatto che lo “Spirito” - o l’inconscio stesso – non è né bene né male, ma resta ambiguo anche
quando è positivo (incarnato nell’archetipo del “vecchio saggio”) e anzi sembra quasi contribuire a provocare cicatrici dolorose che
spingano a immettersi in certi percorsi di maturazione oppure provoca dolore ed eccessivi e pericolosi sforzi da cui solo a volte
emergono conseguenze positive (rimando a Lo spirito nella fiaba in Archetipi e inconscio collettivo di Jung, un capitolo in cui
peraltro si dà una spiegazione ulteriore delle dimensioni insignificanti o piccolissime di molti personaggi nel mito, nella fiaba e nel
sogno che ho più sotto collegato alla meschinità vera o apparente di origini o di tratti di molti eroi e loro alleati: l’inconscio non è
solo umano e perciò le dimensioni antropomorfe non hanno senso per esso e tutto ciò che è minuscolo o gigantesco è ammesso
quanto quello che è proporzionato alle dimensioni umane). Se volete, approfondite questo aspetto della meschinità dei tratti di certi
eroi e oggetti utili eggendo quanto riportato più sotto su Bran, Tyron, i giganti e altri personaggi del Trono di spade (Martin) e
sfogliando Simboli della trasformazione, i capitoli sull’archetipo del “fanciullo” in Archetipi e inconscio collettivo (Jung) e la mia
analisi di Il cannocchiale d’ambra (Pullman) e forse anche la mia analisi di Lord Jim (Conrad) più sotto. Nella trasformazione di
Eragon le due gemelle diverse nel colore dei capelli sembrano avere un ruolo particolare in quanto tali, perché in Archetipi e
inconscio collettivo Jung spiega come in momenti decisivi, in cui si sta per apprendere qualcosa di sé e si sta per prendere una
decisione importante, càpita di sognare duplicazioni in cui le due parti sono diverse in poco, a significare che il contenuto nuovo non
è univoco perché è in parte ancora inconscio. Nello stesso capitolo Jung spiega anche come la possibilità di anticipare il futuro
(come accade a Eragon) nei sogni non sia un’invenzione popolare ma un evento probabilmente possibile in certi momenti particolari
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della vita e ciò a causa della legge della sincronicità (la stessa che spiega la validità dell’astrologia almeno quando si tratti di carta
natale e non di oroscopo!). Da Il signore degli anelli provengono le cavalcature dei Razac, gli spettri, l'aspetto sempre giovane e
l'aria matura degli elfi, la loro bellezza, le loro abitazioni sugli alberi, la loro veglia costante, i loro cavalli sicuri, il loro canto ,la loro
voce, le loro spade che non si macchiano nè spezzano. Da Le cronache del ghiaccio e del fuoco vengono molti dettagli, come la
spada che prende fuoco (che proviene anche dall’Edda di Sturluson, dove è la spada di Surtr nel mito degli inizi e della fine del
mondo), i capelli d’argento, gli occhi viola, il nome Arya, il fuoco verde, il corvo bianco, le ampolle che incendiano, i “Figli della
foresta” e forse altri ancora. Le cavalcature dei Ra'zac (esseri provenienti dalla Luna) ricordano negli aspetto gli enormi esseri con ali
da pipistrello che nell''800 un uomo scrisse su un giornale di aver osservato sulla Luna con un potente cannocchiale (notizia riportata
in un libro di Verne). Il fatto che Eragon rinunci infine anche all’amore di Arya per proseguire è un motivo presente in alcuni altri
miti: una delle funzioni principali dei miti è sempre stata quella di far comprendere ad ascoltatori e lettori che non è possibile imitare
in tutto gli eroi delle nostre fantasie consce e inconsce, perché gli uomini non sono eroi e non possono rinunciare a tutto nè
proseguire indefinitamente nella loro ricerca. Per capire il rapporto tra Eragorn e il cugino e la differenza tra i loro due percorsi,
bisogna considerare quindi anche questa antica funzione pedagogica del mito di favorire la disidentificazione dalle spontanee infinite
ed esaltanti elaborazioni mitologiche inconsce in nome delle umane esigenze di compromesso e stabilità (rimando a quanto ne
scrisse Jung). Solembum in parte fa parte della categoria degli animali soccorritori tipica di fiabe e miti e descritta in Simboli della
trasformazione di Jung (è sempre dal gatto mannaro Solembum che viene il potere, la spada e anche i cuori e le uova di drago). . Ci
sono probabilmente RIFERIMENTI AD ALTRI NOTI CLASSICI PER RAGAZZI, infatti la colazione di Roran in luogo esposto ai
nemici fa pensare a quella analoga dei quattro protagonisti de I tre moschettieri e l’incontro dei fratellastri nel primo libro ricorda,
sotto molti aspetti, il primo viaggio di Raul e il conte di Guiche di Vent’anni dopo (il seguito de I tre moschettieri). Dato che c’è già
un riferimento a dei libri di Dumas, probabilmente una delle fonti di ispirazione per la vicenda di Sloan è Il conte di Montecristo,
perché il potere e il modo di fare giustizia del protagonista è tale da far pensare a quelli di un dio proprio come accade per Eragon,
nonostante la magia non faccia parte che dei mezzi di quest’ultimo. L’aspetto dei Monti Beor e quello del mostro marino
probabilmente sono ispirati a Viaggio al centro della terra, il classico per ragazzi di Verne. PUÒ FORSE FAR COMPRENDERE
MEGLIO L’ORIGINE DEL MITO DEGLI ELFI (il loro mondo è il sogno più giovane dell’umanità ovviamente), farvi notare che il
canto degli elfi è gioioso e favorisce l’accoppiamento degli animali e di tutti gli esseri come il canto degli uccelli, ai quali
assomigliano anche per la rapidità, la grazia, la possibilità di volare (attraverso i draghi o la magia) e la “diversità” (rimando a
Elogio degli uccelli in Operette morali di G. Leopardi, soprattutto per quanto riguarda la funzione degli uccelli rispetto alla fertilità
di tutto quanto è in natura). Nei libri di Tolkien la musica è all'origine del mondo, secondo la mitologia celtica dell'altomedioevo. Gli
elfi ovviamente sono anche simbolo della primavera fecondante (ogni primavera è giovane e nuova e insieme antica come gli elfi),
ma con un alone di mistero, perchè il mistero avvolge sempre l'inconscio. Per quanto riguarda il loro aspetto esteriore magro e i loro
lineamenti affilati e allungati, forse bisogna considerare che nei classici della letteratura il sangue nobile, il sangue antico, conferisce
di solito ai personggi un fisico snello e alto, dita lunghe e affusolate, ecc. La vera lingua è anche in relazione con l'arte della scrittura.
Non è un caso che Eragon sia figlio di un bardo e si scopra portato per lo scrivere ed eloquente, perchè molti eroi fantasy diventano
scrittori o almeno scrivono la loro vicenda (ad esempio Frodo, Bastiano, Will e Sennar). La lingua degli elfi (la “vera” lingua, una
smarrita lingua universale) ha qualcosa a che vedere innanzitutto con la musica (l’arte umana sviluppatasi prima del linguaggio
articolato secondo Darwin), con cui è possibile appunto comunicare con tutti ma senza sapere bene come la comunicazione avvenga
e senza prevederne gli esiti su individui diversi, come se si fosse smarrita la chiave un tempo nota di questo linguaggio (col quale
peraltro è possibile influenzare anche le piante); del resto, il ritmo ha rivestito un’importanza fondamentale in tutte le culture
primitive. Linguaggi universali dimenticati sono quello onirico (con simboli e schemi precisi e ricorrenti anche se variabili in parte
da individuo a individuo) e in generale quello delle leggi dell'inconscio (la sua conoscenza non superficiale e efficace richiede
davvero un lungo processo di apprendimento). Ma è più interessante osservare i riferimenti alla storia e alla mitologia antiche!
QUANTO AI RIFERIMENTI STORICI, segnalo che il potere dei “veri” nomi è comprensibile leggendo gli scritti in proposito di chi
ha studiato le culture primitive (ad esempio Jung, Freud, De Beauvoir), perché da tempi immemorabili al nome è stato attribuito un
potere magico, per via dell’effettivo potere che concetti e nomi hanno di mettere ordine, chiarire dubbi e calmare paure (rimando
anche a ciò che ho scritto sulla vera lingua e sul vero nome a proposito della saga di Martin più sotto). L’aspetto fisico
orientaleggiante degli elfi (zigomi alti, occhi a mandorla e corporatura snella) è in linea con il loro gesto di saluto, perché il saluto
dei Musulmani più tradizionale è molto simile (consiste infatti nel portare la mano al cuore e alla bocca). Le case degli elfi invece
ricordano la attuale moda di costruire alberghi e case sopraelevate o sugli alberi e le loro città ricordano lo stile architettonico di F. L.
Wright e la sua più celebre creazione (la casa sulla cascata o “Fallinfwater”). Potete confrontare quanto si dice delle spade magiche
con la leggenda sulla “Spada di Marte” del re unno Attila e con il culto religioso delle spade di certi popoli nomadi antichi (rimando
a Wikipedia). Gli Urgali mi ricordano un po’ i Germani descritti da Tacito per il loro modo di vivere e combattere mantenendosi
separati dalle altre tribù, la loro bellicosità, gli spostamenti rapidi a piedi, la prestanza fisica e l’usanza di acquistare credito come
uomini, moglie e seguito combattendo e uccidendo. Alcuni usi descritti degli Urgali come quello di cuocere in sacche di pelle, ricalca
pratiche dei popoli primitivi. L'ostracismo praticato dal clan dei Nani contro il nano che aveva attentato alla vita di Eragon segue
tecniche tipiche tra i popoli primitivi che, maledicendo un compagno, lo trasformavano istantaneamente in un morto, in uno spettro
(si fingeva di non vederlo e di non udirlo e ci si convinceva che in un certo senso era davvero ormai morto grazie alla maledizione
del suo spirito), così la vittima era spinta ad andarsene, il che comportava in genere la sua morte nella foresta: a parte che ai saggi
sull'argomento, rimando alla descrizione fattane in La figlia della terra di J. M. Auel, il primo dei libri di una nota e lunga saga. I riti
dell’Helgrind richiamano quelli che nell’antichità si riservavano alla dea Bellona (sorella di Marte) oltre che a quelli dell’India e di
altri culti barbari (ne parla ad esempio la Storia Augusta). Alcune imprese di Roran riecheggiano la storia greca classica, come l’aver
condotto tutto il villaggio via dal paese a combattere sulla nave e il furto della nave stessa (rimando a Vite di Cornelio Nepote) o
come l’episodio in cui egli accumula cadaveri per usarli come difesa da cui lanciare dardi con cui abbatte molti nemici (rimando a
La guerra gallica di Giulio Cesare, 2, 27). La crudeltà verso gli schiavi nei paesi dove era ed è praticata la schiavitù è documentata.
L'orribile e paralizzante odore delle cavalcature dei Ra'zac, come quello dei diversi personaggi negativi nei libri fantasy si spiega in
parte con l'analogia realmente esistente tra odori ed emozioni (la paura e l'insicurezza anche umana puzzano in modo avvertibile da
molti animali). Quanto alle FONTI MITOLOGICHE, segnalo che in Simboli della trasformazione Jung spiega che il “vero nome”
non è altro che la personalità e la sua energia psichica o, in altri termini, l’”anima” e il suo potere magico o “libido” o “mana”. La
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potenza della libido (quindi dell’energia inconscia in genere e non solo sessuale) è rappresentata ovviamente dalla spada infuocata (il
fuoco consente la vita e la forma della spada è fallica) e anche dai draghi, dalle bevande inebrianti, da una serie di simboli materni e
cioè di nascita e rinascita (la caverna con i cuori e le uova di drago e l’albero di Menoa e forse anche Saphira) e dalla danza elfica
(battere il suolo col piede ha chiaro significato sessuale e cioè di rigenerazione psichica). Il lungo capitolo dedicato alla
fabbricazione della spada Brisingr mi ricorda quello dedicato alla riparazione del coltello di Will nella saga di Pullman, il racconto
della forgiatura della spada leggendaria di Azor Ahar in Il trono di spade di Martin e i paragrafi di Simboli della trasformazione
dedicati al ruolo paterno del fabbro e dell’artigiano in molti miti e fiabe e alla spada di Siegmund e questo capitolo vuole
probabilmente quindi significare che abbandonare definitivamente l’infanzia e acquisire il potere è un lavoro lungo e faticoso (un
lavoro che, per avere buon esito, deve assorbire tutta l’attenzione e le principali energie e non solo una parte di esse come invece
accade in chi è pavido e rigido per via di blocchi emotivi o transfert, di una nevrosi ancora troppo difficile da superare o di
conoscenze troppo limitate): si tratta di sviluppare e stabilizzare la propria personalità per impedirle di cedere alle naturali tendenze
alla fuga dalle responsabilità, ai desideri caotici, all’inerzia e a una troppo duratura introversione. Riguardo alla spada magica
rimando anche a ciò che ho scritto a proposito di Excalibur di Re Artù nel sottogruppo del genere cavalleresco e quanto ho scritto più
sopra sull’Edda. Il fatto che la “vera lingua” renda fra l’altro possibile comunicare con gli animali fa pensare anche al potere
acquisito da certi eroi mitici e all’anello del biblico Salomone, che rendeva capaci di comprendere il linguaggio degli animali perché
vi era impresso il vero nome di Dio. A proposito di anelli, l’anello che rende Roran invisibile fa pensare all’anello del potere di
Tolkien, ma di anelli simili se ne trovano in diverse fiabe e leggende moderne e antiche (ad esempio è tale l’anello del re Gige, antico
regnante della Lidia), insieme ad altri strumenti analoghi (i mantelli elfici che si mimettizzano dei componenti della compagnia
dell'anello di Tolkien o il mantello dell'invisibilità di Harry Potter): ciò che rende invisibili è la disponibilità a mentire quando serve
a salvare verità definitive come la sacralità dlla vita (questa spiegazione non è mia , ma la trovate nel saggio citato della De Mari al
capitolo 9). La dragonessa Saphira invece vola, ruggisce e sputa fuoco come Thor, il dio norvegese che strepita in cielo scagliando
lampi e che incarna la potenza della natura e quella dell’inconscio, il loro potere di creare e distruggere: Nihal, il cavaliere di drago
in Le cronache del mondo emerso, ha un legame con un dio simile, essendo per metà probabilmente Sagittario (segno legato al
pianeta Giove) e venendo nel terzo libro attratta dalla statua di un dio rappresentato con saette in mano, perciò forse ci sono
corrispondenze al riguardo anche in altra letteratura fantasy. Saphira richiama Thor anche per l’abitudine di bere molti barili di
idromele, bevanda che trasmette coraggio e vitalità e a volte inebria fino alla follia., come la magia e il liquore elfici, ma anche come
certe risorse e ispirazioni messe realmente a disposizione dall’inconscio in alcuni frangenti della vita. Per altri significati da attribuire
ai draghi rimando al citato Simboli della trasformazione. I Ra’zac (definiti come incubi e predatori del genere umano) rappresentano
panico e depressione, quando causano la paralisi del corpo e della mente: per questi effetti, potete leggere, tra i tanti esempi possibili,
il passo di Il processo di Kafka in cui K. non riesce ad andarsene dal tribunale, quello in cui non riesce a scrivere e quello in cui
decide di non recarsi in campagna con lo zio; oppure potete leggere il passo in cui i due protagonisti di 1984 di Orwell non cercano
di scappare quando è imminente la cattura. I Ra’zac possono essere accostati forse ai “Dissennatori” nella serie di Harry Potter, agli
spettri di Queste materie oscure (Pullman), al Lupo e al Nulla di La storia infinita (Ende) e forse ai cercatori dell’anello di Tolkien,
anche se è soprattutto Durza a richiamare questi servi di Sauron. L’episodio rievocato da Arya in cui il corvo acceca un nemico del
padre e ripetuto con il nemico di Roran è tratto da una leggenda celtica sulla dea della guerra, tradizione di cui narra per esempio
Tito Livio. Se Arya profuma di aghi di pino probabilmente non è un caso, dato che nella mitologia antica il pino era associato a
Diana e alla verginità e che Arya è o fa il possibile per apparire vergine ed è una donna indipendente, fiera e armata a suo agio nella
natura quanto l'antica dea della caccia. Cercate voi altri riferimenti, se volete: trovarli rende più interessante la lettura e chiarisce il
senso veicolato dai simboli.
IL CANNOCCHIALE D’AMBRA (Pullman) e LA STORIA INFINITA (Ende)
Citazione da I fratelli Karamazov (F. Dostoevskij), nei capitoli dedicati a Ivan, dove egli cita Schiller (pensate all'intensità di I
masnadieri) e fa riferimento a Milton, parlando del suo L'inquisitore e di ciò che l'ha spinto a scriverlo.
"Se morirà ciò che è cresciuto in te, allora diventerai indifferente alla vita e comincerai a odiarla (...) Tutto ciò che vive, tutto ciò che
è cresciuto in te resterà uno solo in virtù del contatto – legame con altri mondi misteriosi da cui Dio ha preso i semi (...)
Sulla terra tre poteri per soggiogare le coscienze: miracolo, mistero e autorità (...) Uomini ribelli come ragazzini (...) uomini ribelli
fieri di ribellarsi (...)
Eretici bruciavano ogni giorno a Siviglia (...)
All'inferno bruciavano quelli che continuavano a essere fieri (...)
Se non si può capire, è un mistero cui sottomettersi ciecamente a dispetto della coscienza".
Da questa citazione da I fratelli Karamazov emerge una corrispondenza tale con i temi e i simboli scelti da Pullman, che non credo
sia possibile ritenerla casuale.
Citazione da Buddha
"Non crediate semplicemente all'autorità dei vostri padri".
Sebbene molti buddisti non abbiano voluto seguire questo prezioso insegnamento di Buddha, esso rappresenta il simbolo delle forze
che contrastano tutto ciò che distorce o inibisce la riflessione imparziale e attenta. Il tema è molto attuale non solo a causa degli esiti
degli estremismi cattolici o islamici, ma perché in ogni campo si discute di far prevalere sul far riferimento alle tendenze di
un'autorità/luminare/leader/teoria la riflessione aperta basata su dati sperimentali e bibliografici, anche se a volte con esiti anche
molto negativi, arroganti e contraddittori (EBM in Medicina, Psicologia Sperimentale, Fisica e la tendenza a modificare la scuola,
almeno negli USA, sono alcuni esempi).
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** PER I CAPITOLI DEI LIBRI DI JUNG CON CUI CONFRONTARE QUESTE MATERIE OSCURE E LA STORIA INFINITA
VEDI IL PRECEDENTE PARAGRAFO SULLA FANTASY
LYRA – EVA – LILITH – PROMETEO = SPERANZA – INDIPENDENZA (LA SPERANZA STA NEL FONDO DEL VASO DI
PANDORA DONATO PER
INGANNARLO, A PROMETEO).
LYRA
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TRA DUE MONDI
APOLLO E ORFEO = ARTE (LIRA) = LETTERATURA (IL “GIUSTO MODO” DI ANDARE IN FANTÁSIA E IL
DIVENTARNE IMPERATORI IN LA STORIA INFINITA, ENDE)
PERSEO DAI SANDALI ALATI + MERCURIO COME DIVINITÀ DAI SANDALI ALATI = INTELLIGENZA, INVENTIVA,
FINZIONE DELL’ARTE (VEDI LE RIFLESSIONI SLLA LETTERATURA) + MERCURIO COME DIO MEDIATORE TRA
UOMINI E DEI E TRA INFERI E TERRA (VEDI RIFIUTO DELLA TRASCENDENZA E DELLA FEDE RELIGIOSA, TEMA
PRINCIPALE DI TUTTI E TRE I LIBRI DELLA SERIE) + MERCURIO COME PRINCIPIUM INDIVIDUATIONIS - ARTEFICE
DELLO SVILUPPO DELLA PERSONALITÁ- SECONDO IL RAPPORTO ESISTENTE TRA PSICOLOGIA E ALCHIMIA
(VEDI LA MATURAZIONE DI WILL E LYRA ADOLESCENTI) + MERCURIO COME DUPLICE ARTEFICE (AIUTANTE E
MEFISTOFELICO DISTRUTTORE) NELL’ALCHIMIA (PER IL VOLTO DIABOLICO DI MERCURIO VEDI COLTELLO DI
WILL E ARMI DELL’INQUISIZIONE) + MERCURIO COME DIO RAPPORTABILE A TOTH, IL DIO INVENTORE DEGLI
SCRITTORI DALLA TESTA DI IBIS (VEDI I DAIMON DI STREGHE E STREGONI E I PARAGRAFI SULLA LETTERATURA
E SUL COMPITO DI WILL ALLA FINE DEL LIBRO) // VOLTO CONTRADDITTORIO E DOPPIA NATURA DI
ARPIA/SIRENA // DUE VOLTI DI VENERE (URANIA E NON) = MEDIATORI PER UN’ARTE SINCERA, AL SERVIZIO
DELLA VERITÁ (SCHILLER). LA “FANTASIA CHE NON MENTE” DEL DISCORSO FINALE A LYRA IN CONTRASTO
CON L’INVENTIVA DISGIUNTA DA CONSAPEVOLEZZA E DALLE FONTI SANE E COSTRUTTIVE DATE DA EMOZIONI,
SCIENZA E PROCESSI VITALI INCONSCI
|
LUPO*/ SPADA DI BASTIANO (LA STORIA INFINITA)
LINGUAARGENTINA → ARGENTO = ARGENTO VIVO INTELLETTO/INVENTIVA/MENZOGNA
ARGENTO=MERCURIO E LUNA (JUNG) /
MENZOGNA E MERCURIO SONO CONNESSI AL SEGNO ZODIACALE GEMELLI E LYRA SEMBRA PER METÀ
GEMELLI, COME LA MADRE CHE È SCORPIONE
COLTELLO COME INVENTIVA/ LIBIDO CREATIVA OLTRE CHE VOLONTÁ
SCRITTORE=COMPITO DI WILL ADULTO E DI BASTIANO ADULTO (LA STORIA INFINITA)--. ERAGON E BROM SONO
ANCHE BARDI (IL CICLO DELL'EREDITÀ)-- BRAN É UN UTURO SAGGIO E UNA SORTA DI FUTURO SCRITTORE (IL
CICLO DELLE SPADE)
[VEDI ANCHE IL TIRSO (BAUDELAIRE)] -- CADUCEO (MERCURIO)/TIRSO/BASTONE DI ESCULAPIO
M. COULTER ______________ CULTURE _____ CONTRASTO “CULTURA”-NATURA (MOVIMENTI CULTURALI
DELL’800 E DEL
PRIMO ‘900)
CULTO -- CULTO DI STATO (STEREOTIPO DEI GESUITI E DEGLIINQUISITORI [VEDI ANCHE L’INQUISITORE DI
SIVIGLIA (EL GRECO)]
“RAGIONE” INTESA SECONDO BLAKE (LA BIMBA SMARRITA; IL FANCIULLO PERDUTO; LA TIGRE → CIELO DEL
PALLONE NEL 2° LIBRO, PAESAGGIO MEDITERRANEO ALL’INIZIO DEL 3° L IBRO, I CHING, RAGGI: BENE/OMBRA)
LUPO*---MAGA CATTIVA (LA STORIA INFINITA)---SPETTRI—SICARIO: “OMBRE” DEI PROTAGONISTI
(“Il massimo grado di coscienza mette l’io a confronto con la sua ombra e l’esistenza psichica individuale di fronte alla psiche
collettiva”- Mysterium coniunctionis di Jung, vol. 2°)
BASTIANO MAGO E IMPERATORE (LA STORIA INFINITA , ENDE)– PADRE STREGONE DI WILL= ARCHETIPO
DELLA PERSONALITÁ MANA (VEDI LA PERSONALITÀ MANA IN DUE TESTI DI PSICOLOGIA ANALITICA, JUNG)
GENITORI DI LYRA – CAPO CHIESA: CONCETTO DI MANA PRIMITIVO (VEDI JUNG E ALTRI)
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LAMA CHE TAGLIA VIA I DAIMON
GENITORI DI LYRA – CAPO CHIESA: CONCETTO DI MANA PRIMITIVO (VEDI JUNG E ALTRI)
LAMA CHE TAGLIA VIA I DAIMON
COLTELLO CHE TAGLIA TUTTO
BUSSOLA D'ORO –AURYN – CENTRO DI FANTASIA/OCCHI D'ORO – CENTRO NECESSARIO ALL'INTEGRAZIONE
DELL'IO NELL'EVOLUZIONE INTERIORE – IL SEGRETO DEL FIORE D'ORO (CLASSICO CINESE)
TORRE D'AVORIO – FORSE SI RIMANDAALLA FASE DELL'ALBEDO ALCHEMICA OPPURE ALLE PORTE DEL SOGNO
D'AVORIO (OMERO/ARTEMIDORO)
SPETTRI = CREATURE DEL COLTELLO E DELL’ABISSO-VUOTO CHE INDUCONO UN NICHILISMO CHE CONDUCE A
PAZZIA, DISPERAZIONE E MORTE. ESSI PARALIZZANO MENTRE LA BUSSOLA D’ORO INVITAA MUOVERSI
LUPO + MENZOGNE E PAZZIA GENERATE DALLE CREATURE DI FANTÁSIA STRAPPATE AL LORO MONDO E
CONDOTTE TRA GLI UOMINI (LA STORIA INFINITA) – FORSE RA’ZAC E DURZA (CICLO DELL’EREDITÁ),
DISSENNATORI E MEDAGLIONE (ULTIMO LIBRO SU HARRY POTTER), ANELLO E CERCATORI DELL’ANELLO (IL
SIGNORE DEGLI ANELLI) [VEDI IL PARAGRAFETTO SULLA FANTASY]
*LUPO – IL NULLA: IN FIABE E MITI ANTICHI IL LUPO È UN TIPICO SIMBOLO DELL’ASPETTO PERICOLOSO –
“DIVORATORE” DELL’INCONSCIO, COME LO SONO IL SERPENTE/DRAGO, L’ORCO, LA STREGA, LA BALENA/IL
PESCE; NELL’ EDDA LA DISTRUZIONE DEL MONDO AVVIENE DOPO IL RISVEGLIO DI UN SERPENTE IL CUI NOME
LETTERALMENTE SIGNIFICA “LUPO UNIVERSALE”(VEDI SIMBOLI DELLA TRASFORMAZIONE, JUNG)
IL NOME GIUSTO – LA VERA LINGUA/IL VERO NOME (VEDI IL CICLO DELL'EREDITÀ DI PAOLINI E IL GIOCO DEL
TRONO DI MARTIN)
DITA DI WILL TAGLIATE VIA DAL COLTELLO – GAMBA DI ATREIU MORSA DAL LUPO E FORSE DOLORE DI FUCUR
QUANDO CADE PER SALVARE DAL LUPO ATREIU – CICATRICE DELL’EROE IN NOTI LIBRI FANTASY (DA IL
SIGNORE DEGLI ANELLI ALLA SERIE DI HARRY POTTER)
ROTTURA E FABBRICAZIONE DEL COLTELLO: “Ecco ricomparire il motivo dello smembramento. Come un fabbro salda i
frammenti, così il corpo smembrato viene ricostituito. Questa ascesa significa rinnovamento (…) rinascita della coscienza (…) dalla
regressione nell’inconscio.” (Simboli della trasformazione, Jung). Forse c’è un rimando alla rottura dello scettro che compare in certi
miti e che indica il sacrificio della libido orientata in una data direzione fino a quel momento, cioè della potenza posseduta, sacrificio
che prepara all’ingresso nell’aldilà, perché vita spenta genera aspettazione (vedi ancora Simboli della trasformazione, Jung)
LA SPADA INFRANTA DI SIEGMUND VIENE CONSERVATA PER SIGFRIDO (WAGNER) COME QUELLA DI ISILDUR
VIENE CONSERVATA ROTTA E RIPARATA PER ARAGORN (TOLKIEN) – LA SPADA DI BASTIANO RIFIUTA DI FARSI
ESTRARRE (ENDE), COME QUELLA DI JHON SNOW (MARTIN) – UN FABBRICANTE D’ARMI È IL PADRE DI NIHAL IN
CRONACHE DEL MONDO EMERSO (TROISI) – VEDI IL LUNGO CAPITOLO SULLA FABBRICAZIONE DELLA SPADA
INFRANGIBILE DI ERAGON (PAOLINI): “La vita si ricompone dai frantumi (…) La spada significa forza solare (…) L’eroe
viene smembrato in vari miti (…)Nel Rgveda il creatore del mondo Brahmanaspati è un fabbro (…) Il fabbro è l’archetipo del
vecchio saggio, personificazione del senno (…) L’anima è sempre in un rapporto filiale con il vecchio saggio (…) Spesso nei miti
l’eroe è cresciuto da un fabbro o da un fabbricante d’armi o bravo artigiano o carpentiere” (Simboli della trasformazione di Jung)
FIDUCIA TRA LYRA E WILL NEI DUE MONDI – AMICIZIA TRAATREIU E BASTIANO (LA STORIA INFINITA)
MADRE DI WILL= LATO “FEMMINILE” INCONSCIO DEBOLE E IRRAZIONALE DI WILL? IN OGNI CASO
RAPPRESENTA IL PASSATO E L’INCONSCIO (TERRA MADRE), QUINDI LA TENTAZIONE DELLA LIBIDO DI WILL
ALLA REGRESSIONE ALL’INFANZIA
MADRE DI LYRA= ASPETTO NEGATIVO DELL’IMAGO MATERNA CHE SI ATTIVA PER WILL, SPEZZANDO IL
COLTELLO, NEL MOMENTO IN CUI C’È PER LUI PIÙ PERICOLO DI REGRESSIONE. È L’ASPETTO MALIGNO
DELL’INCONSCIO
MALATTIA MENTALE DELLA MADRE E MORTE DEL PADRE DI WILL _____DEPRESSIONE DEL PADRE E MORTE
DELLA MADRE DI BASTIANO (LA STORIA INFINITA)
ULTIME PAROLE DI WILL AL PADRE: DISIDENTIFICAZIONE DELL’IO DALL’ARCHETIPO MANA (DALL’ARCHETIPO
DEL MAGO E DELL’EROE) E QUINDI RIAPPROPRIAZIONE DI WILL DELLA LIBIDO E STABILIZZAZIONE DEL
RITORNO DI QUESTA IN PROGRESSIONE
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IOREK____________________ EFESTO È CON MERCURIO SIMBOLO DELL’INTELLETTO E DELL’INVENTIVA
LETTERARIA IN LEZIONI AMERICANE (CALVINO)
|____________________ANGELI RIBELLI IN ARMI LA NOTTE PRECEDENTE LA RIBELLIONE E IN GUERRA (IL
PARADISO PERDUTO, MILTON)
NORD _____ NEL NEOCLASSICISMO SEDE DELLO SPIRITO ASTRATTO CONTRAPPOSTO ALLA GRECIA
(ARCHETIPO DI
BELLEZZA E DIVINITÀ VICINE ALLA NATURA)
|_____ FORSE GERMANIA DI LUTERO (A NORD RISPETTO ALLA SEDE STORICA DEL PAPA)
_____ SEDE DI MISTERO, DELL’ORIGINE DEL MONDO, DEGLI SPIRITI, DEI DEMONI O DELL’INCONSCIO NEL
SUO ASPETTO PIÙ CONTRADDITTORIO E TERRIBILE (TRADIZIONI RIPORTATE DA JUNG)
MONTAGNAANNUVOLATA -- CARRO (IL PARADISO PERDUTO, MILTON) -- SEDE DEL VECCHIO O LA MEMORIA DI
FANTÀSIA (LA STORIA INFINITA )
ABISSO: -- PUPILLA DELL’OCCHIO DI SAURON COME “FINESTRA SUL NULLA” (IL SIGNORE DEGLI ANELLI,
TOLKIEN) -- ABISSO DI YGRAMUL -- NULLA (LA STORIA INFINITA) -- “ACUSTICA DEL VUOTO” (L'UOMO SENZA
QUALITÀ, MUSIL) -- NICHILISMO DEL ‘900
ABBANDONO DEI DAIMON SULLA RIVA DEL LIMBO (MITO GRECO DELL’ACHERONTE) E FORSE PERDITA DELLE
DITA DELLA MANO SINISTRA (ZONA DELL’INCONSCIO E DELL’EMOTIVITÀ) --- MORTE DEL CAVALLO DI ATREIU:
LA MORTE DEL CAVALLO DELL’EROE È UN ELEMENTO TIPICO DI ALCUNI MITI E RAPPRESENTA IL SACRIFICIO
DELLA PARTE ISTINTUALE DI SÉ E DELLA PROPRIA VITALITÀ NATURALE. IL SERPENTE – DRAGO, IN QUANTO
SIMBOLO DELLA PARTE SPIRITUALE DELL’ANIMA INCONSCIA DELL’EROE, SOSTITUISCE IL CAVALLO. (VEDI
Simboli della trasformazione, Jung)
WILL NELLA GROTTA DELLA MADRE DI LYRA – LA MINIERA DI BASTIANO CON I SOGNI PERDUTI – DISCESAAGLI
INFERI SENZA DAIMON – SEPARAZIONE DEL VIAGGIO INIZIATICO DELLE STREGHE – SOFFERENZE E SOLITUDINE
DELLA PREPARAZIONE DEGLI SCIAMANI: Rimando anche ai paragrafi L'odore del sangue e Nascondersi e spiare del Cap. 2 di
Donne che corrono coi lupi (C. Pinkola Estes) sulla caverna come luogo d'iniziazione per "spiare" la verità su di sé e sugli altri
opponendosi con decisione e astuzia alle forze psichiche che vogliono nascondere alla consapevolezza personificate da Barbablu.
LYRA SUL SENTIERO PRESSO L’ABISSO RIESCE A FARE ATTENZIONE ANCHE PERCHÉ NON SA DELLA BOMBA –
ATREIU SULLA RETE SULL’ABISSO SA FARE ATTENZIONE PERCHÉ NON SA DEL LUPO
FUCUR RECUPERAAURYN GETTANDOSI NELL’ABISSO --- L’ARPIA “ALI BENIGNI” SALVA DALL’ABISSO LYRA (E
LA SUA BUSSOLA D’ORO): Rimando anche al paragrafo I mangiatori di peccati del cap. 2 di Donne che corrono coi lupi (C.
Pinkola Estes) sulla forza ritrovata di smantellare e riutilizzare in modo utile il predatore della psiche e sulla credenza sugli uccelli
mangiatori di peccati o trasportatori di cadaveri da far ritrasformare alla dea della vita-morte.
IL CASO (DESTINO) ATTRAVERSO LYRA IMPEDISCE CHE IL PADRE DI LYRA SIA UCCISO – IL “CASO” (LA
CHIAMATA DELL’IMPERATORE) FA SÌ CHE ATREIU MANCHI LA PREDA (IL BISONTE) (ENDE) – IL “CASO”
(L’INCENDIO CAUSATO DALLO SPETTRO) FA SÌ CHE ERAGON MANCHI LA PREDA (LA CERVA), IL CHE LO INDUCE
A PORTARE A CASA L’UOVO DI DRAGO CREDENDOLO UNA PIETRA DA VENDERE PER ACQUISTARE LA CARNE
PERDUTA CON IL FALLIRE IL BERSAGLIO (PAOLINI)
GROTTA DI LYRA E DELLA MADRE = GROTTA DELLA MORTE E DELLA RINASCITA
VALLE DEI MORTI _____________________________ INNO ALLA BELLEZZA INTELLETTUALE (SHELLEY)
|_____________________________FORSE ASPIRAZIONE (VERLAINE)
|_____________________________POESIE FILOSOFICHE (SCHILLER)
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|_____________________________ ODISSEA / ASPETTO DEL PASSATO (VEDI SIMBOLI DELLA
TRASFORMAZIONE DI JUNG): “Benché riuniti con tutto ciò che un tempo si ebbe caro, non è dato degustare di questa felicità,
giacché tutto è ombra, impalpabile e privo di vita (…) La terra dei morti è l’infanzia nel ricordo (…) Pericolo di regressione”
TIALYS E SALMAKIAALLEATI DI WILL E LYRA NEL REGNO DEI MORTI: -- FORZE CREATIVE PERSONIFICATE DA
PERSONE PICCOLE O PICCOLISSIME (ESEMPI SONO CABIRI, DATTILI, POLLICINO E NANI). VEDI SIMBOLI DELLA
TRASFORMAZIONE (JUNG) -- INFANZIA MISERA DI HARRY POTTER (ROWLING), DI ERAGON (PAOLINI) O DEI
PRINCIPI CACCIATI E DEI FIGLI ILLEGITTIMI DI RE (MARTIN) -- PICCOLA STATURA DEGLI EROI DI TOLKIEN --
ASPETTO DELLA CHIAVE CHE APRE LA PORTA DEI SOTTERRANEI, DELL’ELFO DOMESTICO CHE SALVA HARRY
(ROWLING) E DEI FIGLI DELLA FORESTA, DI BRAN E TYRON (MARTIN)
ARPIE → ANTICHE SIRENE NELL’ISOLA DEI BEATI -- PUTREDINE DEL GIARDINO DELL’INFANTA IMPERATRICE
INVASO DAL NULLA (LA STORIA INFINITA , ENDE) -- PUTREDINE DELLA COLPA – MORTE (IL PARADISO
PERDUTO,MILTON). ANTICAMENTE SI CREDEVA CHE LE ARPIE RAPISSERO I BAMBINI E LE ANIME DEI MORTI.
NEBBIA E SPETTRI-- GRIGIORE NEL SOBBORGO-LIMBO E NEBBIA SUL LAGO E NELLA TERRA DEI MORTI ---
LEITMOTIV DI LA STORIA INFINITA (PALUDE, MARE DELLE NEBBIE, IL NULLA) E DI L’UOMO SENZA QUALITÀ
(MUSIL) -- FOLLIA, FALSITÁ, PREGIUDIZIO, ISMI – ASTRATTO, PERDITA DI CONTATTO CON LA “VOLONTÀ
INTERIORE” (MUSIL, ENDE, CAMUS)
LAMA CHE SEPARA I DAIMON DAI BAMBINI: DISSOCIAZIONE DELL’IO DAL SÈ, DELLA CONSAPEVOLEZZA
DALL’ISTINTO E DALLE POTENZE INCONSCE (VEDI L’OPERA DI JUNG)
MONDI PARALLELI: -- LIBRO 6 DELLA SECONDA PARTE DI I FRATELLI KARAMAZOV (DOSTOEVSKIJ) -- IL CAPITOLO
IL TETTO DEL MONDO IN IL LABIRINTO OSCURO (DURRELL) -- FANTASIA (LA STORIA INFINITA) -- PAESE DELLE
MERAVIGLIE (ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE, CARROLL) -- REGNO MILLENARIO (L'UOMO SENZA QUALITÀ,
MUSIL) -- INCONSCIO (COLLETTIVO) – PRINCIPIO SPIRITUALE INCONSCIO (JUNG) -- LO STRANIERO MISTERIOSO
(TWAIN)
GIOCO DEI DADI: LE MORTI NEL LIMBO -- I PAZZI NELLA CITTÀ DEGLI IMPERATORI (LA STORIA INFINITA)
CANI CHE METTONO IN FUGA L’ANGELO________________ CANI DI ECATE, CERBERO?
| |
|________________ SERVILISMO
PER LA DIFFERENZA TRAANIMA E SPIRITO: VEDI JUNG (ARCHETIPI E INCONSCIO COLLETTIVO), OLTRE A S.
PAOLO
EPISODIO DELLA FORZA DI GRAVITÀ SOSPESA SULLA TERRAZZA DELL’ALBERO-- ”POLVERE” ATTRATTA
DALL’ABISSO -- EPISODIO DI ATREIU IN CIMAALL’ALBERO DAVANTI ALL’AVANZARE DEL NULLA
ALBERO DEI MULEFA: ALBERO DELLA CONOSCENZA/NAAS
DOTTORESSA MALONE _______ SCIENZA UNITAA MITO-ARTE [NASCITA DEL COLTELLO 6/700 → GALILEO E
ILLUMINISMO]
MELUSINA
VEDI GLI DEI DELLA GRECIA IN POESIE FILOSOFICHE (SCHILLER)
MALONE -- SERAFINA -- DONNAAPPARSA IN SOGNO (LILITH?) -- IL PADRE STREGONE DI WILL
“La collisione con la vita e con il mondo dá luogo a esperienze che possono generare una riflessione prolungata e profonda, da cui
sorgeranno con il tempo intuizioni e convinzioni personali (il processo che gli alchimisti volevano esprimere con l’immagine
dell’albero filosofico). Il succedersi di queste esperienze è, in qualche modo, regolato da due archetipi: quello dell’anima, che
esprime la vita, e quello del vecchio saggio, che personifica il significato (…) l’Ermete tre volte grande, la fonte di ogni saggezza”.
(Il viaggio attraverso le case dei pianeti in Mysterium coniunctionis di Jung, vol. 1°)
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  • 1. Corretto e completato il giorno 30 gennaio 2024 ANALISI DEL TESTO PERSONALI 1
  • 2. Quanto al GENERE FANTASY, in generale trovo molto utile confrontare i testi fantasy con Simboli della trasformazione di Jung (per esempio il capitolo La doppia madre con Stardust e i capitoli Simboli della madre e della rinascita, La doppia madre e Sacrificio con La storia infinita e con Il cannocchiale d’ambra). Ritengo molto utile anche la lettura del capitolo La personalità mana in Due testi di psicologia analitica e del capitolo La conoscenza di sé e quant’altro concerne il “passaggio attraverso le case dei pianeti” nel primo volume di Mysterium coniunctionis, entrambi testi di Jung (Il capitolo sul viaggio attraverso le case dei pianeti è utile in particolare per inquadrare meglio Stardust, e sia esso che La personalità mana aiutano a comprendere La storia infinita e Il cannocchiale d’ambra). Leggete il saggio Il drago come realtà di De Mari, Albero e foglia di Tolkien e il capitolo La magia della lettura in Imparare a leggere di Bettelheim e Zelan e inoltre sfogliate i pochi capitoli pertinenti di Il linguaggio dimenticato di Fromm, Donne che corrono coi lupi di Pinkola Estes e il capitolo su Mercurio ed Efesto di Lezioni americane di Calvino e i libri più celebri di Milton, Scott, Dumas padre e Malory. In particolare vi consiglio di leggere la saga di Paolini tenendo in considerazione anche la mitologia e la storia greche, celtiche e romane antiche (notizie e compendi dei miti più noti, Vite degli uomini illustri di Nepote e La guerra gallica di Cesare) e la saga di Martin dopo aver raccolto diverse nozioni anche sulla nostra storia (in generale) antica, moderna e contemporanea e sulla mitologia norrena (soprattutto norvegese) e dopo aver letto almeno Nei mari del Sud di R. L. Stevenson. La saga di J. M. Auel ha come riferimento i libri che raccolgono quanto oggi si sa e si presume delle tribù primitive vissute molte migliaia di anni fa. Per ciò che concerne le fonti psicologiche, ricordate che è indispensabile instaurare un dialogo con il proprio inconscio con l’osservazione e l’esperienza personali e attraverso i libri che Jung ha dedicato ai simboli significativi e ricorrenti nelle immagini ipnagogiche sopravvenenti poco prima di addormentarsi e nei sogni notturni (soprattutto Simboli della trasformazione e alcuni capitoli di Archetipi e inconscio collettivo, Psicologia e alchimia e Mysterium Coniunctionis) e che bisogna considerare che questi simboli sono gli stessi codificati nei miti (pensate alla mitologia antica greca, romana, norrena, orientale ecc. e pensate all'opera di Wagner o al Faust di Goethe), nelle fiabe del passato (pensate a quelle di Andersen, Perrault e dei Grimm), in libri per bambini molto noti (Pinocchio di Collodi, per esempio), in certi romanzi di formazione (come Lord Jim di Conrad) e soprattutto, appunto, nella letteratura fantasy di Tolkien, Ende, Rowling, Pullman, Martin, Paolini, Gaiman, De Mari e Troisi IL TRONO DI SPADE Per agevolare la comprensione di Il trono di spade, la saga fantasy di G. Martin da cui è stata tratta la nota serie televisiva, rimando alla MITOLOGIA norrena, soprattutto vichinga: i lunghi e tetri inverni sono quelli della Norvegia (per quanto Jung afferma che il nord è da sempre ritenuto il luogo degli spiriti o di ciò che è oscuro o misterioso e molti scrittori situano a nord i regni dominati da magia e soprannaturale) e dei miti raccolti nell’Edda di Sturluson, cui rimanda il titolo stesso, dato che nell’Edda la vita sorge dal contrasto tra fuoco e gelo; i dèmoni al di là del muro sono i Jötunn; le mura di difesa dai dèmoni sono il recinto di Vitgard (per il recinto, rimando anche all’Edda); il potere distruttore del fuoco sui “non-morti” e quello delle armi in vetro di drago sugli “estranei” è quello dei lampi che Thor scaglia sui Jötunn e sembra essere connesso al potere dei draghi e dei Targaryen. La forgiatura difficile, lunga e magica della spada di Azor Ahar riprende un motivo mitologico tipico, che sta a indicare la grande difficoltà, la lentezza, la necessità di sacrificare molta energia e domare desideri profondi e la parziale irrazionalità misteriosa di ogni vero processo creativo di maturazione e mi ricorda in particolare le pagine dedicate alla riparazione del coltello di Will in Queste materie oscure di Pullman, quelle in cui viene descritto come Brisingr viene forgiata in Il ciclo dell'eredità di Paolini e in cui la spada di Bastiano rifiuta di essere estratta in La storia infinita di Ende come quella di John Snow e i paragrafi di Simboli della trasformazione dedicati al ruolo paterno del fabbro e dell’artigiano in molti miti e fiabe: questo capitolo vuole probabilmente significare che abbandonare definitivamente l’infanzia e acquisire il potere è un lavoro lungo e faticoso, un lavoro che, per avere buon esito, deve assorbire tutta l’attenzione e le principali energie e non solo una parte di esse, come invece accade in chi è pavido e rigido per via di blocchi emotivi, transfert, di una nevrosi ancora troppo difficile da superare o di conoscenze troppo limitate (si tratta di sviluppare e stabilizzare la propria personalità per impedirle di cedere alle naturali tendenze alla fuga dalle responsabilità, ai desideri caotici, all’inerzia e a una troppo duratura introversione). Anche la trasformazione della spada dell'assassinato re del Nord Ghiaccio in altre spade striate di rosso probabilmente rappresenta il ricomporsi della vita dai frantumi e il cambiamento di direzione dell'energia psichica ed è connessa al fatto che la personificazione del buonsenso tipica è un fabbro o un artigiano e in tal caso richiama anche la riforgiatura della spada del re Aragorn e forse la sostituzione della spada (cfr. con Il signore degli anelli di Tolkien) e quella di Ido (cfr. con Le cronache del mondo emerso di Troisi), oltre al fatto che nella fantasy spesso il padre dell'eroe è un fabbricante d'armi o un artigiano (es. nella citata saga della Troisi): in Simboli della trasformazione, Jung sottolinea l'episodio dell'opera di Wagner in cui la spada di Siegmund viene conservata rotta per Sigfrido e infine ricomposta e, dopo aver ricordato che lo smembramento dell'eroe avviene in alcuni miti (ad esempio in quello di Dioniso), segnala che nel Rgveda il creatore del mondo è un fabbro, che Efesto è un dio artigiano come il padre di Adone e come Giuseppe (cfr. con miti antichi greco-latini e con la Bibbia) e che nelle fiabe il padre dell'eroe spesso è uno spaccalegna; secondo Jung a questo motivo dello scettro rotto e della spada riforgiata si può collegare anche il miracolo di Medea (cfr. con il relativo mito greco) e il modo in cui il mondo è tenuto insieme da cavicchi nel Timeo di Platone. Anche la spada magica è un motivo ricorrente nella letteratura fantasy e cavalleresca, oltre che epica (bisogna ricordare Excalibur di Re Artù e l'Edda): in particolare la spada fiammeggiante compare anche nell’Edda e nella saga di Paolini, mentre la spada di Frodo si illumina e quella di Aragorn si chiama "fiamma dell'occidente" in Il signore degli anelli di Tolkien e tutto ciò probabilmente perchè la potenza della libido (quindi dell’energia inconscia in genere e non solo sessuale) è rappresentata ovviamente dalla spada infuocata (il fuoco consente la vita e la forma della spada è fallica) come anche dai simboli correlati dei draghi, delle bevande inebrianti, di una serie di simboli materni e cioè di nascita e rinascita (nella saga di Paolini la caverna con i cuori e le uova di drago e l'albero di Menoa) e della danza elfica (nella saga di Paolini battere il suolo col piede ha chiaro significato sessuale e cioè di rigenerazione psichica, come potete leggere per esempio negli scritti di Jung, il quale ricorda che era con un altrettanto ritmico sfregamento o con la 2
  • 3. percussione che si accendeva il fuoco anticamente). Anche nell'Apocalisse dalla bocca di Cristo esce una spada... La spada è insomma forza solare, fuoco che genera, verbo/logos, energia. La spada infuocata esaltata dall’adoratrice del Dio della luce, come quella di Azor Ahar, è in relazione con la spada fiammeggiante del custode di Muspell (l’antimondo ardente delle origini) nell’Edda, cioè con colui che nel mito nordico torna alla fine del tempo per distruggere (bruciare) il mondo con un lupo e un serpente mentre sarà suonato il corno (altro elemento ripreso in parte da Martin). Il nome della moglie uccisa da Azor Ahar per ottenere la spada magica mi ricorda la fiaba orientale Vassilissa sull’anima femminile che ritrova e affina l’intuito, rappresentato come un fuoco in un teschio che guida e brucia i nemici (rimando a Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estes). Forse non è un caso che a sposarsi tra fratelli siano solo i Targaryen; anche nell'opera di Wagner Sigfrido nasce dalla sposa/sorella e, secondo Jung, questo ne fa un Hor, un sole rinato, e infatti, se non sbaglio, Osiride sposò le sorelle e il mito egizio solare è per sua natura in relazione con qualunque mito sui draghi, per il cui significato rimando a quanto segue e che ho dedotto considerando soprattutto altri libri fantasy dove il drago è associato a Thor, il dio norvegese che strepita in cielo scagliando lampi e che incarna la potenza della natura e quella dell’inconscio, il loro potere di creare e distruggere: Nihal, cavaliere di drago in Le cronache del mondo emerso, ha un legame con un dio simile alla divinità nordica, essendo questo personaggio per metà probabilmente Sagittario (segno legato al pianeta Giove, il dio romano che pure scagliava saette) e venendo nel terzo libro attratta dalla statua di un dio rappresentato con saette in mano, e la dragonessa Saphira di Paolini vola, ruggisce e sputa fuoco come questo dio e lo richiama anche nell’abitudine di bere molti barili di idromele, una bevanda che trasmette coraggio e vitalità e a volte inebria fino alla follia proprio come la magia e il liquore elfici e anche come certe risorse e ispirazioni messe realmente a disposizione dall’inconscio in alcuni frangenti della vita (per altri significati da attribuire ai draghi rimando a Simboli della trasformazione di Jung). In Il signore degli anelli di Tolkien o almeno negli antefatti del libro narrati nel Silmarillion è il dio del male a presiedere alla formazione e alla vita del ghiaccio e del fuoco. Il nome della regina dei draghi forse vuole ricordare Deianira, la donna rapita da un centauro della mitologia dell’antichità. L'andare errando della regina Daenerys vuole richiamare quello del sole ed è quello del re ramingo Aragorn (l'eroe di Tolkien con la stella in fronte e la spada sfolgorante che ne illuminano l'aspetto fosco) e di altri eroi fantasy e mitici (Gilgamesh, Dioniso, Eracle, Mithra, ecc.): secondo Jung, gli eroi viandanti esprimono il desiderio dell'anima e della madre perduta (la pace dell'infanzia, le sorgenti dell'essere, l'inconscio o il perduto legame con esso) e quindi rappresentano semplicemente l'esigenza dell'inconscio di essere preso in considerazione, il che è indispensabile per una maturazione equilibrata che porti a divenire completi. Quando il drago nero allontana Daenerys dal matrimonio deleterio con l'Arpia, la allontana dalla falsa sicurezza e dalla confusione fatta su di sé e sul suo regnare: Jung osserva che il drago, come il cavallo nero (cfr. con l'opera di Tolkien) o il pesce mostruoso (cfr. con Pinocchio di Collodi e con miti e fiabe), personifica in genere la resistenza alla tendenza a rimanere bloccati dal proprio bisogno di protezione, a sua volta tipicamente simboleggiato dalla fantasia dell'incesto (immagine del voler ritornare bambini che si manifesta col desiderio di sposare la propria madre). La piccola statura dei Figli della foresta, l’handicap di Bran, l’aspetto del nano deforme Tyron, l’aspetto e il sesso di Brinnie e l’età e la timidezza del suo scudiero, l'obesità e la sensibilità di Samuel, la giovane età e l’infanzia misera di figli illegittimi di re (mi riferisco soprattutto al fabbro amico di Arya) e principi cacciati da usurpatori (le sorelle Stark e soprattutto I fratelli Targaryen) o traditi vilmente dopo molte vittorie meritate (la morte orribile di Robb) e l'aspetto piccolo e dimesso della porta che consente a Dany di svoltare e trovare gli Eterni nel labirinto di Piat Pree sono motivi ricorrenti nei miti dove le forze creative sono spesso personificate da persone piccole e piccolissime (esempi tratti dalla tradizione sono nani, cabiri, dattili e Pollicino e, nella fantasy, gli eroi di Tolkien, gli alleati Tialys e Salmakia di Pullmann e l’elfo Dobbin della Rowling), deformi o di origini o infanzia o giovinezza misere (Aragorn, Eragon e Brom, Nihal, Will e Harry Potter, quindi i protagonisti di tutte le saghe fantasy citate qui) oppure da oggetti meschini (la pianta Atheles nella celebre saga di Tolkien, la pietra nella spada nella saga della Troisi, la chiave in Faust e nel primo libro della serie su Harry Potter e forse anche il santo Graal in alcune versioni del mito) o ritrovati in condizioni meschine o pericolose (il libro e la spada in Harry Potter e i doni della morte) o con nomi ridicoli (nella saga di Tolkien la spada elfica di Bilbo e Frodo è chiamata "Pungolo") e dove gli eroi spesso vengono traditi (ricordo, a parte i casi simili nella mitologia antica, la morte per tradimento dell’eroe elfico un tempo a capo degli altri cavalieri nella saga di Paolini): ciò accade in parte per l’affinità di tali simboli nelle dimensioni alle dita e quindi agli attributi sessuali (ai generatori del processo creativo della vita e del potere e quindi, per analogia, ai processi inconsci di creazione artistica, di risoluzione dei problemi e di maturazione); dare aspetto e infanzie miseri a molti dei personaggi principali mira in genere però forse soprattutto a sottolineare segretezza e carattere elettivo del lavorio interiore, il fatto che la forza creativa non si manifesta in tutti, ma solo a coloro che le obbediscono, e che il lavoro creativo è per certi versi straordinario ma si svolge ed è celato nell’interiorità (luogo interno, non appariscente e misero per gli osservatori esterni) ed è un processo molto fragile (è avversato naturalmente dall’inconscio geloso ed esposto a mille condizioni ambientali per il suo avviarsi e ancor più per la sua riuscita). Riguardo alla profezia su Cersei, a quella sul corno e al segno della cometa rossa, occorre ricordare che quasi in ogni libro fantasy c'è una profezia: essa in genere serve a dare speranza e a creare nel lettore un'illusione sulla certezza del futuro che in realtà sempre manca a qualunque essere umano (per questo rilievo rimando a Il drago come realtà di De Mari). Riguardo all'insistenza sui giuramenti e sul tradimento, occorre invece rilevare non solo che si tratta di un tema ricorrente in ogni libro che tratti di cavalieri del passato e che tradimenti terribili sono presenti probabilmentein tutti i poemi epici, ma anche che il rispetto delle promesse e la condanna di chi trasgredisce una promessa o ignora un divieto sono l'idea fondamentale attorno alla quale sono costruite moltissime fiabe tradizionali. Per quanto riguarda la “vera lingua dei Figli della foresta” bisogna approfondire il significato del vero nome, un leitmotiv della fantasy. Bisogna di nuovo fare riferimento anche all’Edda per comprendere l’insistenza sulla nominazione come mezzo di appropriazione del mondo: i veri nomi fondano le cose, perché, radicandole nel passato, le confermano e distinguono dal caos e dalle false apparenze (a questo tema dell’inganno spesso celato nell’apparenza vanno riportati i molti travestimenti e i molti tradimenti sparsi nell’Edda e in tutta la saga di Martin). Vi ricordo che il leitmotiv dell'intero La storia infinita (M. Ende) è proprio il tema del trovare/dare il nome giusto a ogni cosa al di là di ogni menzogna individuale e collettiva e di ogni fraintendimento. Se è poi Il ciclo dell'eredità di Paolini a insistere maggiormente sul tema del vero nome tra i libri fantasy che conosco, tenete anche presente che nella celebre saga della Rowling su Harry Potter di continuo si insiste quasi in tutti i libri sull'opportunità di chiamare col suo nome e senza perifrasi il mago oscuro Lord Voldemort (nell'ultimo libro invece si richiama l'attenzione sull'importanza di non rimuovere o, meglio, di non tacere per rabbia il nome di un caro amico del cui tradimento non si sia certi). Il potere della vera lingua è in relazione con l'impossibilità di mentire davanti a un albero del cuore, con quella di poter osservare dagli occhi di alberi e animali (anche in volo) e con la capacità dei metalupi di percepire la menzogna altrui . É degno di nota che il termine "spell" in inglese antico indica sia una vicenda narrata sia una formula di potere sugli uomini viventi. La 3
  • 4. comunicazione è un vantaggio nella sopravvivenza e il non poter comprendere se chi parla è sincero nè poter comunicare con gli animali è sempre stato avvertito come un limite, una sorta di condanna. La vera lingua, l'antica lingua, nei libri fantasy ha sempre il potere di ridurre le distanze dell'uomo dal regno animale e dagli altri uomini, che ciò avvenga grazie all'obbligo alla sincerità o al potere di leggere nel pensiero o di spiare non visti di coloro che la apprendono. In Albero e foglia Tolkien nota che "altre creature sono come altri reami che l'uomo vede solo a distanza essendo con loro in guerra o precario armistizio (...) Il merito delle fiabe è di soddisfare alcuni desideri primordiali, soprattutto quelli di sondare le profondità dello spazio e del tempo e quello di avere comunione con altri esseri viventi, comprendere il linguaggio di animali e alberi." Quresto tema è in rapporto con l'origine dell mito del'anello di re Salomone biblico, che permetteva di comprendere il linguaggio degli animali e con altri miti simili. Ovviamente dietro all'immagine del metalupo selvaggio che fiuta la menzogna e riconosce che cosa per il suo padrone è giusto o in accordo col destino prima di lui c'è anche l'idea che le rivelazioni delle nostre percezioni subliminali da parte dell'inconscio sono spesso più esatte di ciò che percepiamo con l'attenzione cosciente. Tutto questo è in rapporto però anche con il tema tipico del genere fantasy degli aspetti positivi della menzogna e quindi con l’anello che rende Roran invisibile nella saga di Paolini e con l’anello del potere di Tolkien, ma di anelli simili se ne trovano in diverse fiabe e leggende moderne e antiche (ad esempio è tale l’anello del re Gige, antico regnante della Lidia), insieme ad altri strumenti analoghi (i mantelli elfici che si mimettizzano dei componenti della compagnia dell'anello di Tolkien o il mantello dell'invisibilità di Harry Potter): ciò che rende invisibili è la disponibilità a mentire quando serve a salvare verità definitive come la sacralità dlla vita (questa spiegazione non è mia , ma la trovate nel saggio citato della De Mari al capitolo 9). Nominare fatti e cose richiama in vita tali fatti e cose grazie al potere dei segni (magico è quello delle Rune nell’Edda) e per analogia: l’analogia è alla base sia della paraetimologia (un procedimento abituale che contribuisce spesso a mantenere vivi i miti) sia della magia dei riti primitivi (in quanto tale è studiata ad esempio in Il ramo d’oro) sia delle figure e perifrasi della poesia (quello poetico è un linguaggio cifrato, segreto come il sapere divino dei nomi), compresa quella epica (l’Edda è tale e è dai poemi epici che provengono le storie tanto citate da Martin nei capitoli incentrati su Bran). Esiste anche la "menzogna sincera" dei narratori di grandi storie e del resto chi conosce la vera lingua sembra avere qualche affinità con gli scrittori anche in altri libri fantasy (il padre dell'Eragon di Paolini è sia un cavaliere di drago che un bardo, come i protagonisti di Pullman ed Ende diventeranno scrittori come il Sennar della Troisi e il Frodo di Tolkien scrivono infine la loro vicenda). Vi faccio notare che in astrologia il segno sagittario ha attributi tradizionali molto simili a quelli assiciati agli eroi fantasy, tra i quali i seguenti certamente: drago e spada come principali assoiazioni mitiche, idealismo, simbologia legata in parte alla rinacita dall'inverno e appunto genio (spesso nello scrivere) e buona mira con le armi e con le parole. Il percorso di Bran serve a Martin per ribadire il ruolo e il potere della memoria, della parola, della letteratura: anche nell’Edda colui che beve alla fonte che si trova nella terra dei giganti (che richiama l’oltrebarriera di Martin) sotto a una delle radici del Frassino (nel mito dell’Edda albero della vita e della morte, che non può non far pensare agli alberi del cuore e agli “alberi diga” del culto nordico immaginato da Martin, alberi tra le radici dei quali Bran incontra il suo maestro) diviene saggio (acquista infatti il nome di Mimir, che richiama etimologicamente la “memoria”: Odino, nell’Edda, avrà l’aiuto del saggio Mimir, come Bran ha l’aiuto del “grande Corvo dal terzo occhio”). Dare il nome giusto alle esperienze è del resto possibile solo attraverso la cultura e la riflessione su di esse resa acuta e obiettiva attraverso i libri giusti ed è grande l’effetto distruttore della confusione, delle illusioni, delle menzogne e della falsa propaganda: se in molta fantasy, nei miti tradizionali e nelle credenze di molti primitivi il nome è magico, ciò è dovuto al fatto che dare un nome è davvero un atto creatore e guaritore, il che è davvero uno dei concetti chiave di molti libri straordinari (come La storia infinita di Ende) e utili (come Il taccuino d’oro di Lessing). Se la lingua della ragazza antica incontrata da Bran tra i ghiacci ha tono musicale, nella saga di Paolini il canto degli elfi è gioioso e favorisce l’accoppiamento degli animali e di tutti gli esseri come il canto degli uccelli, ai quali assomigliano anche per la rapidità, la grazia, la possibilità di volare (attraverso i draghi o la magia) e la “diversità” (rimando a Elogio degli uccelli in Operette morali di G. Leopardi, soprattutto per quanto riguarda la funzione degli uccelli rispetto alla fertilità di tutto quanto è in natura). La lingua degli elfi (la “vera” lingua, una smarrita lingua universale) ha qualcosa a che vedere innanzitutto con la musica (l’arte umana sviluppatasi prima del linguaggio articolato secondo Darwin), con cui è possibile appunto comunicare con tutti ma senza sapere bene come la comunicazione avvenga e senza prevederne gli esiti su individui diversi, come se si fosse smarrita la chiave un tempo nota di questo linguaggio (col quale peraltro è possibile influenzare anche le piante); del resto, il ritmo ha rivestito un’importanza fondamentale in tutte le culture primitive. In alcuni libri di Tolkien la musica è all'origine del mondo, secondo la mitologia celtica dell'altomedioevo. Gli elfi ovviamente sono anche simbolo della primavera fecondante (ogni primavera è giovane e nuova e insieme antica come gli elfi), ma con un alone di mistero, perchè il mistero avvolge sempre l'inconscio. Linguaggi universali dimenticati sono però soprattutto quello onirico (con simboli e schemi precisi e ricorrenti, anche se variabili in parte da individuo a individuo) e in generale quello delle leggi dell'inconscio (la sua conoscenza non superficiale e efficace richiede davvero un lungo processo di apprendimento). I lupi giganti sono personaggi chiave nel mito dell’Edda, come ho già scritto, insieme a giganti e nani (si trovano anche nella fantasy di Ende e in molte altre) e corvi messaggeri. I “metamorfi” non si identificano semplicemente con i licantropi, perché, potendo la loro coscienza pervadere alberi e animali, essi rimandano, come i “non-morti”, ad aspetti fondamentali della cultura primitiva, dato che molti popoli primitivi “animavano” il mondo naturale e si sentivano spiati e assediati dagli spettri dei parenti defunti e degli uomini uccisi dalla loro tribù: soprattutto nei boschi e di notte solo il riunirsi attorno a un fuoco poteva farli sentire protetti (al riguardo potreste leggere anche solo I mari del Sud di Stevenson). I non-morti e gli Estranei rappresentano anche la morte che si autonomizza (il contrario del mito di Proserpina), una sorta di "danza macabra" come quella che comparve in epoche passate di genocidi come la nostra (rimando all'ultimo capitolo del saggio della De Mari): i genocidi e la minaccia della fine del mondo compaiono in molti libri del genere fantasy a cominciare dal capolavoro di Tolkien (la saga che conosco in cui questi temi sono più sviluppati è Le cronache del mondo emerso di Licia Troisi) ed è uno dei motivi del successo che oggi ha questo genere letterario. Nella maggior parte dei libri fantasy i personaggi impegnati nella difesa non cercano nemmeno di discutere con gli orchi, i Nazgul, i Ra’zac , ecc. e anche quando alcuni di loro vengono analizzati e compresi (è il caso dei fammin della Troisi) essi vengono combattuti e fermati con le armi: la De Mari commenta questo comportamento affermando che dove c'è una psicosi di massa e si sono persi fin i primi fondamenti della morale non è possibile risolvere i problemi con il dialogo. C'è infine un legame tra Estranei, non-morti, il dio rosso, la voce del "dio" cui fu sacrificato Varys da bambino e il dio sconosciuto (il settimo degli dèi dell'Occidente non nordico): in una scena ambientata in un tempio il dio sconosciuto è dipinto con tratti un po' deformati, volto nero e occhi brillanti "come stelle" e così vengono rappresentati i non morti oltre la barriera e ci appare il cielo di notte (il simbolo più inflazionato ma "efficace" di ogni alto e oscuro enigma, dal mistero della morte a quello del male, delle leggi dell'inconscio e dell'intima estraneità degli individui). Gli Estranei e in parte anche 4
  • 5. le loro creature hanno molti aspetti in comune con gli spettri come Durza e soprattutto con i Ra’zac (definiti come alieni, incubi e predatori del genere umano) della saga di Paolini, che rappresentano panico e depressione, quando causano la paralisi del corpo e della mente: per questi effetti, potete leggere, tra i tanti esempi possibili, il passo di Il processo di Kafka in cui K. non riesce ad andarsene dal tribunale, quello in cui non riesce a scrivere e quello in cui decide di non recarsi in campagna con lo zio; oppure potete leggere il passo in cui i due protagonisti di 1984 di Orwell non cercano di scappare quando è imminente la cattura; forse possono essere accostati ai “dissennatori” nella serie di Harry Potter, agli spettri della saga di Pullman, al Lupo e al Nulla del capolavoro di Ende e ai cercatori dell’anello di Tolkien. Ci sono RIFERIMENTI AL GENERE EPICO: il banchetto-sposalizio in cui muoiono Robb e i suoi ricorda l’episodio simile del re Storno e del re Fingal nei Canti di Ossian; il tradimento degli ospiti nel castello mi ricorda gli episodi finali di I Nibelunghi, sebbene la vicenda vi si concluda nel modo opposto, oltre che il banchetto del re Atli nell’Edda. Ci sono RIFERIMENTI AL GENERE CAVALLERESCO E AVVENTUROSO, infatti alcuni dettagli fanno pensare a Ivanhoe di Scott e soprattutto a Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda di Malory: nomi, soprannomi, espressioni, colori delle armature, tecniche di combattimento con lancia, mazza e spada, mischie e altre prove ai tornei, giganti, profezie (cfr con quella del corno o con quella sulla morte di Cersei), destini con una sorta di contrappasso per quanto non sempre morale (cfr. con la perdita della mano di Jamie, che aveva storpiato Bran e fu sul punto di mozzare la mano a Arya, o con la morte del torturatore “guitto” dei villaggi, che ascolta, a ogni ferita inflittagli, le frasi pronunciate durante i suoi crimini, o con il morso ricevuto da Brinnie dopo aver staccato l’orecchio di chi aveva tentato di stuprarla o con la morte ridicola e infamante al bagno e con una prostituta nel letto e l'odore e il sorriso accentuato del cadavere di lord Twin poco prima che sua figlia fosse umiliata nuda per la strada con lo stesso destino che lui aveva deciso per la concubina del padre, del quale si era tanto riso che lui, il figlio erede, non aveva mai voluto sorridere), episodi come quello della schermaglia di Bellamano e Lynet, dove, nonostante la sfiducia, i motteggi e gli insulti di lei, il cavaliere valoroso pazientemente la protegge e porta a termine il viaggio insieme per via del giuramento fatto (cfr con il ritorno di Jamie sotto la protezione di Brinnie) o come quello in cui Palamede supera se stesso al torneo perché vuole incoronare Isotta come la più bella dama presente da vincitore (cfr. con la conquista della moglie da parte di Mormont), quelli dove parti del corpo sono tagliate via e appese al collo in viaggio (cfr. con il percorso a cavallo di Jamie con la propria mano mozzata appesa al collo), si duella per discolparsi o per discolpare qualcuno sotto processo (cfr. con i duelli in difesa di Tyron o Cersei e quello tra Clegane e lord Dondarrion), ferite sono inferte da spade con la lama avvelenata (cfr. con la morte causata dal veleno del maggiore dei Clegane) o si imprigiona qualcuno sotto processo senza lasciarlo dormire (cfr. con il processo a Cersei) o si uccide con il coltello "Misericordia" (cfr. con le morti del bruto precipitato dalla barriera di ghiaccio e del ragazzo della locanda ferito da Arya finiti con una pugnalata al cuore così chiamata). Il gran numero di vicende incentrate su figli illegittimi di re, figli adottivi e figli scambiati è un leitmotiv della letteratura cavalleresca, avventurosa e fantasy (pensate ad Artù e ai suoi cavalieri o a Robin Hood, ma anche a Eragon – il personaggio di Paolini –, a Nihal – il personaggio della Troisi – e a Harry Potter), ma Jung notò che l’avere doppi genitori è un attributo tipico dell’eroe (una caratteristica dell’archetipo dell’eroe nella mente umana) e potete riscontrare questa caratteristica in molti eroi. A proposito del rapporto con i cattivi odori di Reek e Ramsey può darsi che qui ci sia anche un rimando indiretto alla analogia esistente tra odori e emozioni e al fatto che molti animali avvertono come cattivo odore la paura anche umana, come in altri libri del genere fantasy è sottolineato attraverso l'invenzione di esseri maligni dall'odore terribile e paralizzante: i Ra’zac di Paolini, corrispondenti alle cavalcature alate di Sauron, sono descritti così e peraltro sono definiti alieni provenienti dal sottosuolo della luna, che è tradizionalmente associata all'emotività. Il fuoco verde compare anche in Il signore degli anelli e in Queste materie oscure, dove si trova anche il fuoco resistente all'acqua. Il verde è il colore più spesso associato alle potenze inconsce, perchè è quello associato alla vegetazione (la terra è madre come l'inconscio) e del serpente: il verde è un colore associato alla magia benefica (ad esempio gli occhi di Arya sono verde intenso nel la saga di Paolini, il fuoco di Gandalf è verde in quella di Tolkien) o all'ira dei malvagi (se nel capolavorodi Tolkien gli occhi di Smigol avvampano di verde quando la sua personalità malvagia prende del tutto il sopravvento, molti prsonaggi malvagi fantastici hanno occhi o pelle di color verde, come verdi sono spesso gli occhi dei nati sotto il segno dello Scorpione), perchè l'inconscio è misterioso e non è umano e può salvare come distruggere proprio come le forze della natura. Per quanto riguarda il personaggio di Hodor, c'è da rilevare che il personaggio del gigante buono e tardo si incontra molto di frequente nei libri per bambini e ragazzi (la serie sui Moschettieri di Dumas e La principessa sposa sono solo i primi libri che mi vengono in mente). Per le scene di battaglia sicuramente le fonti di ispirazione di Martin sono molte e tra queste credo ci sia il bel classico medievale La chanson de Roland, ricco di dettagli realistici e ben scritto. Tra i libri recenti, un punto di riferimento per Martin sembrano essere stati i libri di Wilbur Smith (es. Monsone, soprattutto per le descrizioni di duelli, navigazioni e incontri con i mercanti di schiavi e per il tema della rivalità e degli odi irriducibili tra fratelli). Ci sono riferimenti precisi anche a DATI DI FATTO STUDIATI ANCHE IN EPOCA RECENTE. La parola ha carattere magico non solo per le culture primitive, ma anche per i bambini attuali e il fascino e il potere guaritore della letteratura si basa anche sulla conservazione a livello subconscio di tale mentalità istintiva negli adulti (rimando al capitolo La magia della lettura di Imparare a leggere di Battelhem e Zelan o a tutto il libro). La filosofia del linguaggio interessa molti aspetti e ha impegnato studiosi anche in tempi recenti (rimando alle dettagliate pagine di Wikipedia sull'argomento). Bisogna considerare i metamorfi anche in relazione al rapporto particolare degli Stark con i loro meta-lupi e ricordare che la telepatia tra animali (soprattutto tra lupo solitario e branco lontano) e tra persone (soprattutto, ma non solo, nelle coppie di conviventi, che possono involontariamente trasmettersi pensieri e fare lo stesso sogno notturno), casi di contatto a distanza tra cani o gatti e i loro proprietari (il contatto si è reso evidente a causa del comportamento dell’animale, a una data ora del giorno, in corrispondenza con quanto accadeva al padrone lontano) e l’esistenza di ragioni profonde della preferenza emotiva delle persone per cani o gatti (soprattutto l’odio e il disprezzo molto comune per i gatti e il quasi altrettanto frequente timore eccessivo dei cani non sembrano essere casuali, e non è del tutto senza fondamento nemmeno il luogo comune secondo cui certi cani finiscono col somigliare molto al padrone: l’inconscio dell’uomo sembra trovare qualche corrispondenza e possibilità di legami sotterranei con quello di questi animali vicini all’umanità da millenni e la legge di attrazione forse a volte davvero avvicina a un individuo un certo animale, una certa razza di cani/gatti, un certo cane/gatto in una cucciolata). Può non essere del tutto indifferente confrontare il carattere di Samwel Tarly con la descrizione degli uomini con il complesso 5
  • 6. materno positivo di Jung (rimando a Archetipi e inconscio collettivo). I particolari della saga sono realistici anche riguardo fatti minori apparentemente inverosimili, come ad esempio alcuni tratti dei personaggi che ricordano la descrizione che Erik Fromm fa del carattere “anale” e delle personalità necrofile in Psicanalisi dell’amore, quali i seguenti: l’odore cattivo ineliminabile del servo Reek, che infatti è cosa possibile (esiste una malattia che dà odore di pesce a ogni fluido corporeo indipendentemente dall’igiene e dall’alimentazione e in rari casi si tratta di un odore molto forte); la crudeltà eccezionale, l’aspetto e la predilezione per i cattivi odori del suo padrone Ramsey; il vivere tra la sporcizia, il lavoro di boia, la freddezza e il pallore e in generale l’aspetto di ser Ilyn Pain; gli occhi chiarissimi e l'ossessione per il benessere intestinale e le sanguisughe (per feci, malattie e sangue!) di lord Bolton, il signore con un uomo scuoiato come emblema. Il fatto che gli incendi eccitassero re Aerys anche sessualmente mi ricorda invece le riflessioni di Jung sul rapporto tra fiamma e libido e sui piromani che si masturbano osservando gli incendi. Come la saga di Paolini riprende episodi descritti peraltro in La guerra gallica di Cesare e in Vite di uomini illustri di Nepote, anche in quella di Martin ci sono chiari e interessanti RIFERIMENTI AI FATTI STORICI e del resto ho l’impressione che le principali fonti di ispirazione di Martin siano noti autori di romanzi e drammi storici (Scott e Shakespeare) e quei resoconti storici e saggi che riportano terribili torture e intrighi in pace e in guerra e una compresenza e un avvicendarsi di regnanti dal brevissimo regno che ricordano quelli da lui descritti, come i seguenti: Wikipedia e le altre descrizioni attendibili sulla guerra inglese detta delle Due Rose tra York e Lancaster, che fu scenicamente rappresentata dall'ora menzionato Shakespeare; le prime due Verrine e quella intitolata Punizioni corporali (Cicerone); Annali e Storie di Tacito; I dodici Cesari di Svetonio; i libri di Tito Livio; il primo libro della Storia augusta; Wikipedia sugli imperatori romani, sui tiranni siciliani e greci antichi, sui Vandali, su Alarico e i Goti, su Attila e gli Unni,su Gengis Khan e soprattutto Tamerlano e i Mongoli; le pagine sulle torture, legalizzate o meno, in uso nel passato remoto e recente che si trovano ad esempio in molti scrittori che scrissero delle colonie americane ed europee (Simone de Beauvoir, Maupassant, ecc.) e in autori come Seneca, Apuleio, Montaigne e Voltaire. Nel undicesimo e dodicesimo libro della saga si fa riferimento a consuetudini che hanno un riscontro storico che si può verificare e approfondire anche online: il diritto della prima notte era prassi in epoca feudale, mentre la caccia all’uomo fu praticata anche nel secolo scorso su indigeni e schiavi in America e Australia, come già nell’antica Sparta e probabilmente altrove. Quanto alla schiavitù, la crudeltà verso gli schiavi nei paesi dove era ed è praticata la schiavitù è ampiamente documentata. La ghettizzazione di chi contrae la malattia contagiosa che trasforma in pietra ricalca ovviamente quella che sempre hanno subito nella storia lebbrosi e appestati. Per conoscere la lebbra consiglio Wikipedia, ma per conoscere la peste consiglio di leggere la sua descrizione in Storia della guerra del Peloponneso di Tucidide (la migliore) e poi anche quella di Manzoni (in I promessi sposi), Poe (in un racconto ispirato al libro di Manzoni) e Camus (in La peste). La consuetudine di sposarsi tra fratelli nelle famiglie reali ha antecedenti nei popoli antichi (in Egitto i Faraoni). L’usanza di tenere ostaggi a corte e quella di “provare” la propria innocenza combattendo in “singolar tenzone”o facendo impegnare un altro consenziente in un duello sono realmente esistite in passato (nel Medioevo). Il ruolo decisivo svolto dallo spionaggio facente capo a Varys e la sua enorme estensione possono essere inquadrati con conoscenze storiche precise, come quelle raccoglibili almeno dai seguenti libri: Annali (Tacito); Il re sole (Simon); Memorie d'oltretomba (Chateaubriand); La scuola dei dittatori (Silone); Buio a mezzogiorno (Koestler); Wikipedia e le pagine di Il taccuino d'oro (Lessing) su meccartismo e stalinismo; I persuasori occulti (Packard); notizie online sulle schedature dei dipendenti delle aziende o al limite il capitolo relativo di Non ho parole (Goldoni). É un fatto accertato anche la pratica di trasformare uomini in eunuchi. La "passeggiata" di espiazione di Cersei trova un corrispettivo in pratiche del passato (avendone tempo, mi piacerebbe verificare se fu un avvenimento realmente accaduto anche quella della duchessa di Gloucester Eleonora all'epoca della guerra delle Due Rose di Enrico VI – parte seconda – di Shakespeare). Riguardo alla vicenda di Robb, considerate che le conseguenze della rottura del fidanzamento tra figli o fratelli delle famiglie regnanti in Stati che avessero deciso di cementare così un’alleanza sono state spesso in passato effettivamente gravi (un esempio noto è la rottura tra Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto, la cui sorella fu rifiutata dal primo dopo che il fidanzamento era già ufficiale: le conseguenze per le guerre di Riccardo in Oriente furono di un certo peso, perché egli già non aveva molti alleati e questi non erano uniti, come nel caso di Robb; se i drammi storici di Shakespeare sulla guerra delle Due Rose sono attendibili, ve ne potete trovare un altro esempio nella vicenda del futuro Edoardo IV descritta nella terza parte di Enrico VI). Il banchetto-tranello in cui muore Robb con i suoi soldati e parenti non è un’invenzione priva di realismo e posso rimandarvi almeno a un episodio simile tratto dalla storia degli Unni (Wikipedia riporta questo e altro di Attila!) e a un tentativo analogo nella storia dei Mongoli (rimando a Wikipedia sull’impero mongolico), mentre un video su You Tube incentrato sulla saga cita episodi simili della storia scozzese, se non sbaglio, a cui Martin sembra essersi ispirato anche per l'episodio della morte di Joffry. La parodia di omaggio al cadavere di Robb ricorda quella al re decapitato durante la rivoluzione francese. Le armi e il modo di schierarsi in formazioni in guerra degli Immacolati e anche la prassi di organizzare combattimenti mortali tra belve feroci e persone (e non solo uomini!) si rifanno di certo almeno agli antichi Romani e Greci: in proposito leggete le note a Annali di Tacito e a L’Asino d’oro di Apuleio oppure Wikipedia e sfogliate Quo Vadis?, un’opera letteraria che ha per base molti studi storici e che in alcune descrizioni di massacri richiama moltissimo certe scene rappresentate da Martin. Credo che il fuoco resistente all'acqua sia effettivamente stato usato in guerra (informatevi sul colore del fuoco associato alle armi al fosforo o ad armi simili); tuttavia posso ricordare anche che Walter Scott ha scritto in una nota a Ivanhoe di un “fuoco greco”, un materiale combustibile impiegato un tempo per incendiare le navi nemiche. Riguardo alla pugnalata al cuore che viene calata, invocata o meno, sui feriti detta “Misericordia”, in una nota a Ivanhoe Walter Scott scrisse che è davvero esistito qualcosa di simile (è il pugnale che veniva chiamato così in tali frangenti). Potete confrontare quanto si dice delle spade magiche con la leggenda sulla “Spada di Marte” del re unno Attila e con il culto religioso delle spade di certi popoli nomadi antichi (rimando a Wikipedia). I Dothraki ricordano per molti aspetti i Mongoli (Wikipedia ne spiega usanze e vicende in dettaglio) e per alcune usanze Spartani e altri popoli antichi e forse anche alcune tribù degli gli Indiani d’America. In Le mille e una notte la violenza fisica e soprattutto quella verbale sono davvero molto simili a quelle descritte in questa saga e queste celebri novelle orientali rispecchiano abbastanza fedelmente la realtà dei paesi dove si svolgono le vicende narratevi, al di là ovviamente dei riferimenti alla magia. L’esattezza dei riferimenti di Martin a tradizioni e pratiche orientali è confermata da tutti i romanzi la cui vicenda si svolge anche in Oriente (l’uso dei veleni, l’arte e il gusto dei travestimenti si ritrovano in libri come Il conte di Montecristo di Dumas e Il talismano di Scott). Anche il grande disprezzo per i nani e il divertirsi a loro spese è ricalcato su vicende del passato: addirittura fino all’epoca rinascimentale si conservò la pratica di far crescere in gabbie persone normali per arrestarne e distorcerne la crescita e poi esibirle a chiunque avesse il 6
  • 7. gusto dello strano e del mostruoso, mentre in diversi romanzi ambientati nel Medioevo si trovano strani nani a corte trattati quasi come giullari oltre che come servi (ad esempio in Il talismano di Scott il nano è brutto, deforme e dagli occhi scaltri e inquietanti come Tyron, sebbene, a differenza di quest’ultimo, sia pazzo). La presenza a corte dei nani indipendentemente da deformità e demenza è attestata comunque e si sa che essi vi servivano spesso (già in Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda e poi altrove – ad esempio in Il talismano – quest’uso è confermato in più punti). Anche le dicerie sull'iniquità e la lussuria dei figli illegittimi erano davvero comuni in passato e infatti non sono pochi i libri che vi accennano (il primo che mi viene in mente è Re Lear di Shakespeare, nota tragedia incetrata sul rapporto padre-figlio). Il carattere per secoli nomade e libero della vita dei popoli vicino al Polo come i Lapponi (o meglio Sami) rispecchia quello dei Bruti. La grande intolleranza degli adoratori del nuovo e “unico” dio e la loro esaltata energia nel far proseliti trovano riscontro nell’atteggiamento molto simile dei primi cristiani e nel loro progressivo imporsi sanguinoso, una volta ottenuto l’appoggio dei regnanti e poi potere politico e militare (la somiglianza della concezione religiosa di questi adoratori del Dio della luce con i seguaci di Plotino e con i manichei è molto meno rilevante di questi aspetti, sui quali potete informarvi leggendo alcuni scritti di Voltaire e Nietzsche, le pagine Wikipedia sugli imperatori romani Diocleziano, Giustiniano e Costantino, articoli recenti di studiosi o monaci come quelli di Fonte Avellana online e varie fonti sull'attività dei missionari a danno dei Lapponi e di altri popoli nordici). Una cometa rossa era davvero considerata malaugurante dall’antica astrologia, una scienza che è ancora oggi valida, per quanto bistrattata e spesso banalizzata, ma che un tempo era molto più precisa grazie a calcoli andati perduti: la considerazione di cui l’astrologia godeva aveva conseguenze positive e negative sulla qualità e sull’abbondanza dei “segni” interpretati (alla cometa rossa presagio di morte si accenna ad esempio in Uccelli da preda di Wilbur Smith). Da un punto di vista storico il potere dei “veri” nomi è comprensibile leggendo gli scritti in proposito di chi ha studiato le culture primitive (ad esempio Jung, Freud, De Beauvoir), perché da tempi immemorabili al nome è stato attribuito un potere magico, per via dell’effettivo potere che concetti e nomi hanno di mettere ordine, chiarire dubbi e calmare paure. Per chiudere, una curiosità a proposito e in parte a conferma di quanto ho già scritto del rapporto con i cattivi odori di Reek e Ramsey : se i Ra’zac di Paolini sono definiti quali esseri abitanti un tempo la luna, ciò probabilmente riprende un aneddoto riportato da Jules Verne riguardante la "notizia", apparsa su un giornale ottocentesco e da alcuni contemporanei creduta, che esseri enormi con ali di pipistrello erano stati avvistati sulla luna con un potente cannocchiale. IL SIGNORE DEGLI ANELLI (Tolkien) Bisogna innanzitutto consiederare che il libro è stato scritto poco dopo la seconda guerra mondiale, le cui vicende sono state plasmate da un narcisismo estremo, delirante, avido. Scrivendo del nazismo e della sua prigionia in un lager, Primo Levi definì il bisogno di prestigio come un'aspirazione ineliminabile della mente umana. Tolkien esprime il suo dissenso a questa mentalità prima di tutto con la creazione della compagnia dell'anello, che è multiraziale e unita da amicizia, anche se a trasmettere in modo esplicito il messaggio di Tolkien non è un suo componente ma Faramir: la guerra serve a portare la pace (benessere, ma anche cultura e bellezza), ma non va ricercata e amata in se stessa e per il prestigio che essa può procurare. É tale la fede di Faramir, che pure per razza e discendenza è il più vicino a noi di tutti coloro che accompagnano Frodo con la sola eccezione del fratello e che inoltre dimostra di non essere abituato a ragionare prescindendo del tutto dalla comune sete di prestigio (conosciuta l'intraprendenza di Sam, se ne stupisce e non sa evitare una domanda a Frodo circa la considerazione di cui godono i giardinieri come Sam tra la sua gente). Sono in linea con la nobiltà e la mancanza di vanità o sfrenata ambizione di Faramir molti degli aspetti di seguito elencati, che sono forse gli elementi più originali del libro: l'invenzione degli Hobbit (esseri simili agli uomini forse in tutto eccetto che nell'ossessione per il prestigio personale); la scelta del ridicolo nome Pungolo per la spada dei coraggiosi Bilbo e Frodo; il fatto che sia Sam che Aragorn e i suoi guerrieri siano paragonati a dei cani mentre valorosamente combattono gli Orchi; il fatto che Sam e Frodo perfino nei pressi di Mordor definiscano il loro rapporto quello di padrone e servitore; l'abitudine di Sam – fastidiosa in genere per il lettore fino alle ultime pagine – di rivolgersi sempre a frodo antecedendo un rispettoso "signor" che sembra contraddire, non solo l'intimità raggiunta tra loro nel corso del viaggio, ma anche l'abilità e l'autonomia decisionale sempre maggiori di Sam (l'unica eccezione – l'unica occasione in cui Sam chiama il compagno semplicemente "Frodo" – è quando lo crede morto e l'urgenza della situazione e l'ansia lo sconvolgono). L'evoluzione del rapporto tra Frodo e Sam è però certa ed è forse questa a meglio esprimere il valore che possono assumere rapporti e imprese quando la vanità è assopita e il narcisismo è ridotto al minimo. L'insieme di reciproche scoperte e di cambiamenti nel relazionarsi di Frodo a Sam viene descritto in pagine che probabilmente sono tra le più belle del libro, perciò mi è impossibile farne una sintesi adeguata, sebbene il paragrafo seguente possa darne un'idea: inizialmente si dice che il signor Frodo prova grande affetto soprattutto per Bilbo e Gandalf e che inoltre ha per amici in particolare due Hobbit che nel corso del libro vengono a volte presentati da Frodo come il signor Tuc e il signor Brandibuck ma non Sam che viene sì trattato come un amico ma non davvero considerato tale (è il giardiniere per Frodo, che non lo conosce affatto bene e lo presenta e spesso chiama tra sè semplicemente "Samvise Gamgee"); fin dalle prime tappe del viaggio, Frodo scopre che in Sam vi è più di quanto pensasse e superficialmente appaia (in effetti si tratta di un personaggio gradualmente e bene delineato e anche complesso, nonostante che la sua mente venga definita dall'autore una "mente semplice"); dopo l'influenza che la prima breve ospitalità degli elfi nella radura ha su entrambi, Frodo si scopre felice che Gandal abbia scelto come suo compagno Sam anzichè Pipino o Marry; quando rimangono isolati dagli altri componenti della compagnia dell'anello, Frodo rivolgendosi a Sam dice: "Samvise Gamgee, mio caro Hobbit...anzi Sam, mio più caro Hobbit, mio adorato amico", come in seguito ripeterà aggiungendo e ripetendo "mio unico amico"(di nuovo tutto è giocato sul nome, come quando Frodo viene avvelenato da Shelob e sembra a Sam ormai morto); quando scopre che cosa Sam ha saputo fare per salvare entrambi da Smeagol,da Shelob, dai guardiani del cancello e dagli Orchi della torre, Frodo gli dà la sua spada elfica con una motivazione che appare subito al lettore sensibile in parte un pretesto e dimostra di esserlo davvero quando in seguito Frodo chiede all'amico di tenerla mentre vengono onorati come vincitori dai compagni infine riuniti. L'apparente o parziale ritorno finale allo stato iniziale con la riunione di Frodo a Bilbo e Gandalf e la sua separazione forse non definitiva ma lunga da Sam in realtà sottolineano ancor più il cambiamento avvenuto in entrambi e la profondità della loro amicizia resi possibili dalla presenza in ciascuno di loro di ciò che serve ad una evoluzione individuale, a quel tipo di maturazione personale che moltissime persone non raggiungono mai: Frodo e Sam non difettano della disponibilità all'onestà nel pensiero, nelle parole, nelle azioni e pertanto possono crescere davvero. 7
  • 8. Il libro è infatti principalmente un romanzo di formazione come sono tutti o quasi tutti i libri fantasy ed è anzi la trasposizione di ciò nella forma a dare all'ultima parte della saga quel carattere angoscioso e "adulto" che si pone in contrasto con la prima e conferisce grandezza all'amicizia e all'eroismo dei protagonisti della guerra contro Sauron: il ragno/demone Shelob è davvero inquietante e un incontro pesante per il lettore avvolto già da tempo in un'atmosfera deprimente, creata da infiniti dettagli tormentosi, e la violenza verbale di Saruman nel suo dialogo con Vermilinguo, che non a caso si trova nelle ultime pagine, si potrebbe credere più adatta a quei libri che fin dall'inizio si rivolgono chiaramente a lettori adulti (è evidente che Tolkien ha voluto esaltare questi episodi mediante tutte le sue arti di scrittore quanto si era moderato nel rappresentare nella prima parte del viaggio gli incontri, in fondo altrettanto pericolosi, con alcuni dei Nove Spettri di Sauron, con il Grande Salice e con gli Spettri dei Tumuli). L'eroismo e la natura ideale di molti dei protagonisti può a volte infastidire il lettore che ha esperienza e sa cosa in realtà si può aspettarsi dagli altri e in genere si può e non si può chiedere, almeno con qualche speranza fondata, perfino al più caro amico o al partner e naturalmente ai parenti; tuttavia il carattere archetipico dei personaggi (rimando agli scritti di C. G.Jung), alcune finezze psicologiche, il valore emblematico della vicenda narrata e l'abilità come scrittore di Tolkien sono tali da poter affascinare anche alcuni dei lettori con meno inclinazione per questo tipo di letteratura. Il ruolo e il carattere di Sam lo rendono più simpatico di Frodo ai suoi paesani e probabilmente a molti lettori, ma è ovvio che Frodo – portatore dell'anello, col suo crescente peso, per quasi tutto il percorso – non è da meno del compagno e forse ne è davvero anche migliore come Bilbo, Gandalf e Faramir lo stimano; in ogni caso può apparire confermata la previsione che Gandalf, dopo che Frodo è stato ferito dalla lama di uno dei Nove, fa su ciò che questo eroico mezzuomo sarebbe forse diventato ("come un bicchiere empito di limpida luce, visibile agli occhi meritevoli"). É bello comunque anche che Sam conquisti la stima del lettore per meriti non poco diversificati e che, se Frodo viene da Faramir dichiarato senza mezzi termini più intelligente di Sam, in fondo Frodo rispetto al compagno dimostri soprattutto di saper trovare più spesso le parole, tacerne altre e comprendere meglio il desiderio altrui dell'anello fino a che è il solo a portarlo: la mente di Sam, definita "lenta ma scaltra", si dimostra non solo tale, ma anche capace di iniziativa e spesso tenace e perspicace con l'aiuto della sensibilità e della capacità affettiva; inoltre non sempre le parole difettano a Sam, che sceglie bene in due occasioni quelle per descrivere le impressioni lasciate in lui dagli elfi e dalla dama elfica; a Sam manca, in particolare all'inizio della vicenda, il fascino che a Frodo conferisce la sua inquietudine, ma Sam in parte acquista anche questo dopo che il suo primo incontro con gli elfi gli lascia la strana e indefinita convinzione di avere un compito da assolvere nel futuro e dopo aver compreso nel finale il duro e pietoso destino di Gollum. Sam e Frodo eguagliano Aragorn nel celare in sè qualcosa di grande e nel realizzarlo. A proposito dell'inquietudine e della trasformazione di molti dei personaggi bisogna forse riflettere sul fatto che comunemente l'inquietudine interiore è l'espressione di una vocazione nel senso di una specie di sottile o inconscia intuizione di non stare vivendo in modo abbastanza fedele a se stessi e di dover agire in modo più corrispondente alla parte più vera di sè: si tratta in fondo di qualcosa di simile a quella sorta di richiamo che nella contea spinge un Frodo ancora inconsapevole a raggiungere e superare i confini e le solite strade. Questo concetto di un agire e di un traguardo al di là della gioia come della tristezza è, secondo me,comprensibile da alcuni individui reduci da un trauma o bloccati per anni nell'espressione di sè da una seria nevrosi nata nell'infanzia, o meglio credo che questo tipo di persone possa comprendere bene tutto ciò appena si offra loro qualche possibilità di superare la loro paralisi pur tra innumerevoli e grandi ostacoli, perchè non di rado in casi simili sorge un tipo di determinazione che la lunga e profonda sofferenza, l'odio di molti o la scarsità di prospettive di successo non possono abbattere, ma credo che queste non siano questioni da porre a chi vive per accumulare (e non intendo certo solo denaro o immobili) e quindi alla grande massa di persone dominate, per dirla come Erich Fromm, dall'impulso di avere e non di essere: la maggioranza non sembra in grado di concepire che si possa volere qualcosa ancora più che la felicità e non sembra poter accettare l'idea di veri e propri rinuncie e sacrifici se non in sporadici sogni su altri, secondo le aspettative infantili e le egoistiche pretese sul prossimo che emergono nei discorsi o negli atteggiamenti di molti... E ciò affermo pur sapendo che i tre film girati su questa saga sono stati, come si sul dire, campioni di incassi in tutto il mondo. Credo che la maggior parte delle persone possa invece approvare che Tolkien abbia deciso di stemperare nel finale l'angoscia terribile di molte pagine della sua fantasia e della nostra Storia e il pathos della vicenda e di ciò di cui essa è emblema, ma ciò è proprio ciò che probabilmente non approva affatto un lettore davvero onesto quanto sensibile: non tutti potrebbero perdonare a se stessi di concepire il dolore eccessivo come redimibile e riscattabile in questa vita o nell'indefinito Aldilà sognato da Tolkien... Si deve però considerare che, sebbene Tolkien sia definito cristiano ed esaltato in genere dai cristiani che apprezzano la fantasy, il suo credo non corrispondeva alla teoria cattolica di un dio unico e onnipotente che accetta il male (ciò perché desidera che vi sia libertà, anche se è difficile scorgerne in realtà più che brandelli): Tolkien nel suo saggio Albero e foglia sostiene che esiste invece una continua lotta tra forze del bene e forze del male e che Dio non può distruggere il male, proprio come in questo romanzo insiste nello specificare che gli elfi non possono distruggere le opere di Saruman (possono solo creare a propria volta e favorire lente guarigioni in certe condizioni e la possibilità di trarre bene dal male) e più volte ribadisce che la volontà di Saruman di accettare il male a fin di bene lo rende un ibrido indegno di fede e rispetto. Non si tratta in fondo che della rappresentazione simbolica della verità psicologica che non si può mai tornare indietro e riavere ciò che si è perduto, ma solo cercare di cambiare, adattarsi e trarre dei vantaggi dai dolorosi eventi senza però rinunciare alla coscienza per non avvelenare alla radice la propria opera di rinascita; e non porta ai dogmi cattolici il trasporre su un piano metafisico questa verità psicologica. Ammirevole senza dubbio è però la grazia artistica con cui questa leggerezza è ottenuta e la trasfigurazione della tortura viene fatta, perchè è notevole che il canto con cui il cantastorie esalta Sam sul trono dell'eroe al ritorno da Mordor ricordi i fuochi di artificio di Gandalf descritti all'inizio del libro, che quei fuochi magici vengano ricordati in qualche modo almeno al lettore di buona memoria, che perciò tornerà a rileggerli e noterà allora che essi avevano tracciato nel cielo figure rappresentanti alcune delle vicende più significative del libro: il canto degli elfi nella radura e nella casa di Elrond (uccelli dal dolce canto); la primavera fatata,gli elanor, le lanterne, le stelle e la barca di Lothlorien (una primavera sbocciata in un attimo, farfalle tra gli alberi, sfavillanti fiori, falangi di cigni); il Re dei Venti (aquile); l'impresa per mare di Aragorn e forse le emigrazioni verso l'ovest al di là del mare (navi); gli incantesimi con cui Gandalf combatte (tempeste rosse); gli eserciti e forse la marcia degli Ent (foresta di lance); il monte Fato (montagna dalla cima incandescente); gli alleati di Sauron e il suo anello del potere (il drago); il terremoto sul monte Fato dopo la distruzione dell'anello (lo scoppio assordante del drago); la maturazione degli Hobbit e il regno di Aragorn (il pranzo) e il recarsi infine di Frodo e Bilbo e dei portatori degli elfici anelli magici in una terra bella come i sogni (lo speciale pranzo di famiglia). 8
  • 9. Per chiudere un accenno al personaggio di Gollum: lo strano interesse che Gollum ha sempre avuto per le "origini" fa da contrappeso a quello di Faramir per la storia della civiltà e alla fede di Tolkien negli alti fini della Provvidenza divina, oltre a far pensare al percorso fatto dalla scienza dell'epoca che ha prodotto la bomba atomica (un'arma che sfrutta appunto l'energia delle origini, ovvero degli atomi); bisogna anche considerare, a proposito di Gollum, che l'ostracismo deciso da sua nonna e dalla comunità appare ingiusto sia di per sé (chi resisterebbe alla tentazione di spiare un po' gli altri e di approfittarsi delle scoperte fatte? E il primo suo omicidio è un'azione impulsiva e che attesta che egli era capace di amicizia), ma anche per le conseguenze deleterie per tutti (presso i primitivi, i cui riti e miti attestano una conoscenza dell'inconscio migliore di quella di molti di noi, l'ostracismo era considerato così grave da attirare sulla comunità che lo praticasse gli spiriti maligni e quindi terremoti, alluvioni, epidemie, ecc. e in ogni epoca si sono riscontrate strane corrispondenze nei fatti, oltre che nella narrativa, con questa credenza, quasi fosse qualcosa di più che la trasposizione simbolica di un'intuizione vera). In ogni caso da sempre si è scritto molto sul tema dell'ostracismo: i saggi e le opere letterarie migliori su questa pratica sempre attuale quanto barbara sono testi imprescindibili. Chi poi desideri comprendere anche meglio questo classico della fantasy dovrebbe tener presente che i parallelismi lessicali all'interno del libro sono i mezzi forse più utilizzati dall'autore per esprimere i messaggi più importanti e considerare almeno come il tema dell'invisibilità proprio con questo semplice mezzo retorico viene fin dall'inizio delineato nei due aspetti contrapposti che il segreto, la fuga e la menzogna possono avere: Bilbo si allontana da casa per lo stesso sentiero di Frodo ed entrambi senza rumore "come un fruscio sull'erba" si avviano l'uno a trovare, l'altro a distruggere l'anello del potere che può renderli invisibili; il cappello che Sam indossa mentre si avvia con Frodo lontano dalla contea lo fa "rassomigliare molto a un nano" ovvero a uno degli accompagnatori del grande viaggio di Bilbo; la compagnia degli hobbit, grazie al loro abituale rispetto per la natura, si inoltra nei campi così silenziosa da risultare invisibile come se i componenti fossero "muniti ognuno di un anello magico"; quando, avendo deciso di lasciare gli amici per proteggerli, Frodo scopre che il "suo" segreto non era per loro tale, li apostrofa proprio con la stessa espressione usata da Gollum quando pretende l'anello trovato dall'amico hobbit e lo uccide ("amico caro"/amici cari"). Poiché il tema dell'invisibilità è centrale lo sono quelli dell'ombra e della luce, delle cui immagini il libro è così percorso che sarebbe assurdo farne un elenco: la contrapposizione principale ovviamente è tra "la vera luce del giorno" e "della consapevolezza" di sé e dei propri limiti da una parte e il brillare dell'oro e delle illusioni del potere dall'altra, contrasto che viene delineato a partire dalla descrizione delle tombe di Tumulilande. IL CICLO DELL’EREDITÀ (Paolini) * Questa saga è poco apprezzabile secondo me, soprattutto dal secondo libro compreso, ma i simboli in essa impiegati si prestano molto bene all'analisi e all'interpretazione dei contenuti della fantasy in chiave psicologica. Ci sono molte cose da considerare e vorrei elencarne alcune. Quanto ai TRATTI COMUNI AL GENERE, bisogna osservare innanzitutto che la cicatrice sul palmo e soprattutto quella alla schiena di Eragon sono attributi di quasi tutti gli eroi fantasy (vedete le cicatrici provocate all’inizio del destino degli eroi e/o a metà del loro cammino nei libri di Tolkien, Ende, Pullman e Rowling). Il fallimento di Eragon con la cerva, che dà inizio al cambiamento nella sua vita nei primi capitoli è quello di Atreiu con il bisonte in La storia infinita e probabilmente esistono corrispondenze con altri libri del genere fantasy, sebbene l’inizio di questo primo libro della saga nell’insieme è soprattutto un omaggio al Ciclo di Shannara. La morte del compagno – in questo caso Brom – e l’allontanamento del cavallo (Fiammabianca) sono eventi tipici nella vicenda dell’eroe e rappresentano la tappa della perdita di istintualità e vitalità naturale, come sacrificio necessario a far emergere come guida la parte di sé spirituale e consapevole, che è rappresentata spesso dal drago cavalcato (così Atreiu perde il cavallo in La storia infinita; così Nihal perde il padre e Fen in Le cronache del mondo emerso; così Will, Lyra e i loro amici abbandonano casa, mondo e daimon in Queste materie oscure). La meschinità delle origini di Eragon e il suo aspetto mediocre è nei miti un motivo frequente che va collegato, come il destino un po’ ridicolo di Brom e probabilmente anche la morte per tradimento dell’eroe un tempo a capo degli altri cavalieri, al fatto che la forza creativa non si manifesta in tutti e il lavoro creativo è per certi versi straordinario ma si svolge ed è celato nell’interiorità (luogo interno, non appariscente e misero per gli osservatori esterni) ed è un processo molto fragile (è avversato naturalmente dall’inconscio geloso ed esposto a mille condizioni ambientali per il suo avviarsi e ancor più per la sua riuscita): per i termini di paragone nell’ambito della fantasy che mi vengono in mente rimando a ciò che ho scritto più sotto a proposito dell’aspetto e delle infanzie miseri di molti dei personaggi principali di Martin. La maledizione e l’età di Elva e soprattutto la malattia di Oromis, oltre che a questo, rimandano probabilmente al fatto che lo “Spirito” - o l’inconscio stesso – non è né bene né male, ma resta ambiguo anche quando è positivo (incarnato nell’archetipo del “vecchio saggio”) e anzi sembra quasi contribuire a provocare cicatrici dolorose che spingano a immettersi in certi percorsi di maturazione oppure provoca dolore ed eccessivi e pericolosi sforzi da cui solo a volte emergono conseguenze positive (rimando a Lo spirito nella fiaba in Archetipi e inconscio collettivo di Jung, un capitolo in cui peraltro si dà una spiegazione ulteriore delle dimensioni insignificanti o piccolissime di molti personaggi nel mito, nella fiaba e nel sogno che ho più sotto collegato alla meschinità vera o apparente di origini o di tratti di molti eroi e loro alleati: l’inconscio non è solo umano e perciò le dimensioni antropomorfe non hanno senso per esso e tutto ciò che è minuscolo o gigantesco è ammesso quanto quello che è proporzionato alle dimensioni umane). Se volete, approfondite questo aspetto della meschinità dei tratti di certi eroi e oggetti utili eggendo quanto riportato più sotto su Bran, Tyron, i giganti e altri personaggi del Trono di spade (Martin) e sfogliando Simboli della trasformazione, i capitoli sull’archetipo del “fanciullo” in Archetipi e inconscio collettivo (Jung) e la mia analisi di Il cannocchiale d’ambra (Pullman) e forse anche la mia analisi di Lord Jim (Conrad) più sotto. Nella trasformazione di Eragon le due gemelle diverse nel colore dei capelli sembrano avere un ruolo particolare in quanto tali, perché in Archetipi e inconscio collettivo Jung spiega come in momenti decisivi, in cui si sta per apprendere qualcosa di sé e si sta per prendere una decisione importante, càpita di sognare duplicazioni in cui le due parti sono diverse in poco, a significare che il contenuto nuovo non è univoco perché è in parte ancora inconscio. Nello stesso capitolo Jung spiega anche come la possibilità di anticipare il futuro (come accade a Eragon) nei sogni non sia un’invenzione popolare ma un evento probabilmente possibile in certi momenti particolari 9
  • 10. della vita e ciò a causa della legge della sincronicità (la stessa che spiega la validità dell’astrologia almeno quando si tratti di carta natale e non di oroscopo!). Da Il signore degli anelli provengono le cavalcature dei Razac, gli spettri, l'aspetto sempre giovane e l'aria matura degli elfi, la loro bellezza, le loro abitazioni sugli alberi, la loro veglia costante, i loro cavalli sicuri, il loro canto ,la loro voce, le loro spade che non si macchiano nè spezzano. Da Le cronache del ghiaccio e del fuoco vengono molti dettagli, come la spada che prende fuoco (che proviene anche dall’Edda di Sturluson, dove è la spada di Surtr nel mito degli inizi e della fine del mondo), i capelli d’argento, gli occhi viola, il nome Arya, il fuoco verde, il corvo bianco, le ampolle che incendiano, i “Figli della foresta” e forse altri ancora. Le cavalcature dei Ra'zac (esseri provenienti dalla Luna) ricordano negli aspetto gli enormi esseri con ali da pipistrello che nell''800 un uomo scrisse su un giornale di aver osservato sulla Luna con un potente cannocchiale (notizia riportata in un libro di Verne). Il fatto che Eragon rinunci infine anche all’amore di Arya per proseguire è un motivo presente in alcuni altri miti: una delle funzioni principali dei miti è sempre stata quella di far comprendere ad ascoltatori e lettori che non è possibile imitare in tutto gli eroi delle nostre fantasie consce e inconsce, perché gli uomini non sono eroi e non possono rinunciare a tutto nè proseguire indefinitamente nella loro ricerca. Per capire il rapporto tra Eragorn e il cugino e la differenza tra i loro due percorsi, bisogna considerare quindi anche questa antica funzione pedagogica del mito di favorire la disidentificazione dalle spontanee infinite ed esaltanti elaborazioni mitologiche inconsce in nome delle umane esigenze di compromesso e stabilità (rimando a quanto ne scrisse Jung). Solembum in parte fa parte della categoria degli animali soccorritori tipica di fiabe e miti e descritta in Simboli della trasformazione di Jung (è sempre dal gatto mannaro Solembum che viene il potere, la spada e anche i cuori e le uova di drago). . Ci sono probabilmente RIFERIMENTI AD ALTRI NOTI CLASSICI PER RAGAZZI, infatti la colazione di Roran in luogo esposto ai nemici fa pensare a quella analoga dei quattro protagonisti de I tre moschettieri e l’incontro dei fratellastri nel primo libro ricorda, sotto molti aspetti, il primo viaggio di Raul e il conte di Guiche di Vent’anni dopo (il seguito de I tre moschettieri). Dato che c’è già un riferimento a dei libri di Dumas, probabilmente una delle fonti di ispirazione per la vicenda di Sloan è Il conte di Montecristo, perché il potere e il modo di fare giustizia del protagonista è tale da far pensare a quelli di un dio proprio come accade per Eragon, nonostante la magia non faccia parte che dei mezzi di quest’ultimo. L’aspetto dei Monti Beor e quello del mostro marino probabilmente sono ispirati a Viaggio al centro della terra, il classico per ragazzi di Verne. PUÒ FORSE FAR COMPRENDERE MEGLIO L’ORIGINE DEL MITO DEGLI ELFI (il loro mondo è il sogno più giovane dell’umanità ovviamente), farvi notare che il canto degli elfi è gioioso e favorisce l’accoppiamento degli animali e di tutti gli esseri come il canto degli uccelli, ai quali assomigliano anche per la rapidità, la grazia, la possibilità di volare (attraverso i draghi o la magia) e la “diversità” (rimando a Elogio degli uccelli in Operette morali di G. Leopardi, soprattutto per quanto riguarda la funzione degli uccelli rispetto alla fertilità di tutto quanto è in natura). Nei libri di Tolkien la musica è all'origine del mondo, secondo la mitologia celtica dell'altomedioevo. Gli elfi ovviamente sono anche simbolo della primavera fecondante (ogni primavera è giovane e nuova e insieme antica come gli elfi), ma con un alone di mistero, perchè il mistero avvolge sempre l'inconscio. Per quanto riguarda il loro aspetto esteriore magro e i loro lineamenti affilati e allungati, forse bisogna considerare che nei classici della letteratura il sangue nobile, il sangue antico, conferisce di solito ai personggi un fisico snello e alto, dita lunghe e affusolate, ecc. La vera lingua è anche in relazione con l'arte della scrittura. Non è un caso che Eragon sia figlio di un bardo e si scopra portato per lo scrivere ed eloquente, perchè molti eroi fantasy diventano scrittori o almeno scrivono la loro vicenda (ad esempio Frodo, Bastiano, Will e Sennar). La lingua degli elfi (la “vera” lingua, una smarrita lingua universale) ha qualcosa a che vedere innanzitutto con la musica (l’arte umana sviluppatasi prima del linguaggio articolato secondo Darwin), con cui è possibile appunto comunicare con tutti ma senza sapere bene come la comunicazione avvenga e senza prevederne gli esiti su individui diversi, come se si fosse smarrita la chiave un tempo nota di questo linguaggio (col quale peraltro è possibile influenzare anche le piante); del resto, il ritmo ha rivestito un’importanza fondamentale in tutte le culture primitive. Linguaggi universali dimenticati sono quello onirico (con simboli e schemi precisi e ricorrenti anche se variabili in parte da individuo a individuo) e in generale quello delle leggi dell'inconscio (la sua conoscenza non superficiale e efficace richiede davvero un lungo processo di apprendimento). Ma è più interessante osservare i riferimenti alla storia e alla mitologia antiche! QUANTO AI RIFERIMENTI STORICI, segnalo che il potere dei “veri” nomi è comprensibile leggendo gli scritti in proposito di chi ha studiato le culture primitive (ad esempio Jung, Freud, De Beauvoir), perché da tempi immemorabili al nome è stato attribuito un potere magico, per via dell’effettivo potere che concetti e nomi hanno di mettere ordine, chiarire dubbi e calmare paure (rimando anche a ciò che ho scritto sulla vera lingua e sul vero nome a proposito della saga di Martin più sotto). L’aspetto fisico orientaleggiante degli elfi (zigomi alti, occhi a mandorla e corporatura snella) è in linea con il loro gesto di saluto, perché il saluto dei Musulmani più tradizionale è molto simile (consiste infatti nel portare la mano al cuore e alla bocca). Le case degli elfi invece ricordano la attuale moda di costruire alberghi e case sopraelevate o sugli alberi e le loro città ricordano lo stile architettonico di F. L. Wright e la sua più celebre creazione (la casa sulla cascata o “Fallinfwater”). Potete confrontare quanto si dice delle spade magiche con la leggenda sulla “Spada di Marte” del re unno Attila e con il culto religioso delle spade di certi popoli nomadi antichi (rimando a Wikipedia). Gli Urgali mi ricordano un po’ i Germani descritti da Tacito per il loro modo di vivere e combattere mantenendosi separati dalle altre tribù, la loro bellicosità, gli spostamenti rapidi a piedi, la prestanza fisica e l’usanza di acquistare credito come uomini, moglie e seguito combattendo e uccidendo. Alcuni usi descritti degli Urgali come quello di cuocere in sacche di pelle, ricalca pratiche dei popoli primitivi. L'ostracismo praticato dal clan dei Nani contro il nano che aveva attentato alla vita di Eragon segue tecniche tipiche tra i popoli primitivi che, maledicendo un compagno, lo trasformavano istantaneamente in un morto, in uno spettro (si fingeva di non vederlo e di non udirlo e ci si convinceva che in un certo senso era davvero ormai morto grazie alla maledizione del suo spirito), così la vittima era spinta ad andarsene, il che comportava in genere la sua morte nella foresta: a parte che ai saggi sull'argomento, rimando alla descrizione fattane in La figlia della terra di J. M. Auel, il primo dei libri di una nota e lunga saga. I riti dell’Helgrind richiamano quelli che nell’antichità si riservavano alla dea Bellona (sorella di Marte) oltre che a quelli dell’India e di altri culti barbari (ne parla ad esempio la Storia Augusta). Alcune imprese di Roran riecheggiano la storia greca classica, come l’aver condotto tutto il villaggio via dal paese a combattere sulla nave e il furto della nave stessa (rimando a Vite di Cornelio Nepote) o come l’episodio in cui egli accumula cadaveri per usarli come difesa da cui lanciare dardi con cui abbatte molti nemici (rimando a La guerra gallica di Giulio Cesare, 2, 27). La crudeltà verso gli schiavi nei paesi dove era ed è praticata la schiavitù è documentata. L'orribile e paralizzante odore delle cavalcature dei Ra'zac, come quello dei diversi personaggi negativi nei libri fantasy si spiega in parte con l'analogia realmente esistente tra odori ed emozioni (la paura e l'insicurezza anche umana puzzano in modo avvertibile da molti animali). Quanto alle FONTI MITOLOGICHE, segnalo che in Simboli della trasformazione Jung spiega che il “vero nome” non è altro che la personalità e la sua energia psichica o, in altri termini, l’”anima” e il suo potere magico o “libido” o “mana”. La 10
  • 11. potenza della libido (quindi dell’energia inconscia in genere e non solo sessuale) è rappresentata ovviamente dalla spada infuocata (il fuoco consente la vita e la forma della spada è fallica) e anche dai draghi, dalle bevande inebrianti, da una serie di simboli materni e cioè di nascita e rinascita (la caverna con i cuori e le uova di drago e l’albero di Menoa e forse anche Saphira) e dalla danza elfica (battere il suolo col piede ha chiaro significato sessuale e cioè di rigenerazione psichica). Il lungo capitolo dedicato alla fabbricazione della spada Brisingr mi ricorda quello dedicato alla riparazione del coltello di Will nella saga di Pullman, il racconto della forgiatura della spada leggendaria di Azor Ahar in Il trono di spade di Martin e i paragrafi di Simboli della trasformazione dedicati al ruolo paterno del fabbro e dell’artigiano in molti miti e fiabe e alla spada di Siegmund e questo capitolo vuole probabilmente quindi significare che abbandonare definitivamente l’infanzia e acquisire il potere è un lavoro lungo e faticoso (un lavoro che, per avere buon esito, deve assorbire tutta l’attenzione e le principali energie e non solo una parte di esse come invece accade in chi è pavido e rigido per via di blocchi emotivi o transfert, di una nevrosi ancora troppo difficile da superare o di conoscenze troppo limitate): si tratta di sviluppare e stabilizzare la propria personalità per impedirle di cedere alle naturali tendenze alla fuga dalle responsabilità, ai desideri caotici, all’inerzia e a una troppo duratura introversione. Riguardo alla spada magica rimando anche a ciò che ho scritto a proposito di Excalibur di Re Artù nel sottogruppo del genere cavalleresco e quanto ho scritto più sopra sull’Edda. Il fatto che la “vera lingua” renda fra l’altro possibile comunicare con gli animali fa pensare anche al potere acquisito da certi eroi mitici e all’anello del biblico Salomone, che rendeva capaci di comprendere il linguaggio degli animali perché vi era impresso il vero nome di Dio. A proposito di anelli, l’anello che rende Roran invisibile fa pensare all’anello del potere di Tolkien, ma di anelli simili se ne trovano in diverse fiabe e leggende moderne e antiche (ad esempio è tale l’anello del re Gige, antico regnante della Lidia), insieme ad altri strumenti analoghi (i mantelli elfici che si mimettizzano dei componenti della compagnia dell'anello di Tolkien o il mantello dell'invisibilità di Harry Potter): ciò che rende invisibili è la disponibilità a mentire quando serve a salvare verità definitive come la sacralità dlla vita (questa spiegazione non è mia , ma la trovate nel saggio citato della De Mari al capitolo 9). La dragonessa Saphira invece vola, ruggisce e sputa fuoco come Thor, il dio norvegese che strepita in cielo scagliando lampi e che incarna la potenza della natura e quella dell’inconscio, il loro potere di creare e distruggere: Nihal, il cavaliere di drago in Le cronache del mondo emerso, ha un legame con un dio simile, essendo per metà probabilmente Sagittario (segno legato al pianeta Giove) e venendo nel terzo libro attratta dalla statua di un dio rappresentato con saette in mano, perciò forse ci sono corrispondenze al riguardo anche in altra letteratura fantasy. Saphira richiama Thor anche per l’abitudine di bere molti barili di idromele, bevanda che trasmette coraggio e vitalità e a volte inebria fino alla follia., come la magia e il liquore elfici, ma anche come certe risorse e ispirazioni messe realmente a disposizione dall’inconscio in alcuni frangenti della vita. Per altri significati da attribuire ai draghi rimando al citato Simboli della trasformazione. I Ra’zac (definiti come incubi e predatori del genere umano) rappresentano panico e depressione, quando causano la paralisi del corpo e della mente: per questi effetti, potete leggere, tra i tanti esempi possibili, il passo di Il processo di Kafka in cui K. non riesce ad andarsene dal tribunale, quello in cui non riesce a scrivere e quello in cui decide di non recarsi in campagna con lo zio; oppure potete leggere il passo in cui i due protagonisti di 1984 di Orwell non cercano di scappare quando è imminente la cattura. I Ra’zac possono essere accostati forse ai “Dissennatori” nella serie di Harry Potter, agli spettri di Queste materie oscure (Pullman), al Lupo e al Nulla di La storia infinita (Ende) e forse ai cercatori dell’anello di Tolkien, anche se è soprattutto Durza a richiamare questi servi di Sauron. L’episodio rievocato da Arya in cui il corvo acceca un nemico del padre e ripetuto con il nemico di Roran è tratto da una leggenda celtica sulla dea della guerra, tradizione di cui narra per esempio Tito Livio. Se Arya profuma di aghi di pino probabilmente non è un caso, dato che nella mitologia antica il pino era associato a Diana e alla verginità e che Arya è o fa il possibile per apparire vergine ed è una donna indipendente, fiera e armata a suo agio nella natura quanto l'antica dea della caccia. Cercate voi altri riferimenti, se volete: trovarli rende più interessante la lettura e chiarisce il senso veicolato dai simboli. IL CANNOCCHIALE D’AMBRA (Pullman) e LA STORIA INFINITA (Ende) Citazione da I fratelli Karamazov (F. Dostoevskij), nei capitoli dedicati a Ivan, dove egli cita Schiller (pensate all'intensità di I masnadieri) e fa riferimento a Milton, parlando del suo L'inquisitore e di ciò che l'ha spinto a scriverlo. "Se morirà ciò che è cresciuto in te, allora diventerai indifferente alla vita e comincerai a odiarla (...) Tutto ciò che vive, tutto ciò che è cresciuto in te resterà uno solo in virtù del contatto – legame con altri mondi misteriosi da cui Dio ha preso i semi (...) Sulla terra tre poteri per soggiogare le coscienze: miracolo, mistero e autorità (...) Uomini ribelli come ragazzini (...) uomini ribelli fieri di ribellarsi (...) Eretici bruciavano ogni giorno a Siviglia (...) All'inferno bruciavano quelli che continuavano a essere fieri (...) Se non si può capire, è un mistero cui sottomettersi ciecamente a dispetto della coscienza". Da questa citazione da I fratelli Karamazov emerge una corrispondenza tale con i temi e i simboli scelti da Pullman, che non credo sia possibile ritenerla casuale. Citazione da Buddha "Non crediate semplicemente all'autorità dei vostri padri". Sebbene molti buddisti non abbiano voluto seguire questo prezioso insegnamento di Buddha, esso rappresenta il simbolo delle forze che contrastano tutto ciò che distorce o inibisce la riflessione imparziale e attenta. Il tema è molto attuale non solo a causa degli esiti degli estremismi cattolici o islamici, ma perché in ogni campo si discute di far prevalere sul far riferimento alle tendenze di un'autorità/luminare/leader/teoria la riflessione aperta basata su dati sperimentali e bibliografici, anche se a volte con esiti anche molto negativi, arroganti e contraddittori (EBM in Medicina, Psicologia Sperimentale, Fisica e la tendenza a modificare la scuola, almeno negli USA, sono alcuni esempi). 11
  • 12. ** PER I CAPITOLI DEI LIBRI DI JUNG CON CUI CONFRONTARE QUESTE MATERIE OSCURE E LA STORIA INFINITA VEDI IL PRECEDENTE PARAGRAFO SULLA FANTASY LYRA – EVA – LILITH – PROMETEO = SPERANZA – INDIPENDENZA (LA SPERANZA STA NEL FONDO DEL VASO DI PANDORA DONATO PER INGANNARLO, A PROMETEO). LYRA | TRA DUE MONDI APOLLO E ORFEO = ARTE (LIRA) = LETTERATURA (IL “GIUSTO MODO” DI ANDARE IN FANTÁSIA E IL DIVENTARNE IMPERATORI IN LA STORIA INFINITA, ENDE) PERSEO DAI SANDALI ALATI + MERCURIO COME DIVINITÀ DAI SANDALI ALATI = INTELLIGENZA, INVENTIVA, FINZIONE DELL’ARTE (VEDI LE RIFLESSIONI SLLA LETTERATURA) + MERCURIO COME DIO MEDIATORE TRA UOMINI E DEI E TRA INFERI E TERRA (VEDI RIFIUTO DELLA TRASCENDENZA E DELLA FEDE RELIGIOSA, TEMA PRINCIPALE DI TUTTI E TRE I LIBRI DELLA SERIE) + MERCURIO COME PRINCIPIUM INDIVIDUATIONIS - ARTEFICE DELLO SVILUPPO DELLA PERSONALITÁ- SECONDO IL RAPPORTO ESISTENTE TRA PSICOLOGIA E ALCHIMIA (VEDI LA MATURAZIONE DI WILL E LYRA ADOLESCENTI) + MERCURIO COME DUPLICE ARTEFICE (AIUTANTE E MEFISTOFELICO DISTRUTTORE) NELL’ALCHIMIA (PER IL VOLTO DIABOLICO DI MERCURIO VEDI COLTELLO DI WILL E ARMI DELL’INQUISIZIONE) + MERCURIO COME DIO RAPPORTABILE A TOTH, IL DIO INVENTORE DEGLI SCRITTORI DALLA TESTA DI IBIS (VEDI I DAIMON DI STREGHE E STREGONI E I PARAGRAFI SULLA LETTERATURA E SUL COMPITO DI WILL ALLA FINE DEL LIBRO) // VOLTO CONTRADDITTORIO E DOPPIA NATURA DI ARPIA/SIRENA // DUE VOLTI DI VENERE (URANIA E NON) = MEDIATORI PER UN’ARTE SINCERA, AL SERVIZIO DELLA VERITÁ (SCHILLER). LA “FANTASIA CHE NON MENTE” DEL DISCORSO FINALE A LYRA IN CONTRASTO CON L’INVENTIVA DISGIUNTA DA CONSAPEVOLEZZA E DALLE FONTI SANE E COSTRUTTIVE DATE DA EMOZIONI, SCIENZA E PROCESSI VITALI INCONSCI | LUPO*/ SPADA DI BASTIANO (LA STORIA INFINITA) LINGUAARGENTINA → ARGENTO = ARGENTO VIVO INTELLETTO/INVENTIVA/MENZOGNA ARGENTO=MERCURIO E LUNA (JUNG) / MENZOGNA E MERCURIO SONO CONNESSI AL SEGNO ZODIACALE GEMELLI E LYRA SEMBRA PER METÀ GEMELLI, COME LA MADRE CHE È SCORPIONE COLTELLO COME INVENTIVA/ LIBIDO CREATIVA OLTRE CHE VOLONTÁ SCRITTORE=COMPITO DI WILL ADULTO E DI BASTIANO ADULTO (LA STORIA INFINITA)--. ERAGON E BROM SONO ANCHE BARDI (IL CICLO DELL'EREDITÀ)-- BRAN É UN UTURO SAGGIO E UNA SORTA DI FUTURO SCRITTORE (IL CICLO DELLE SPADE) [VEDI ANCHE IL TIRSO (BAUDELAIRE)] -- CADUCEO (MERCURIO)/TIRSO/BASTONE DI ESCULAPIO M. COULTER ______________ CULTURE _____ CONTRASTO “CULTURA”-NATURA (MOVIMENTI CULTURALI DELL’800 E DEL PRIMO ‘900) CULTO -- CULTO DI STATO (STEREOTIPO DEI GESUITI E DEGLIINQUISITORI [VEDI ANCHE L’INQUISITORE DI SIVIGLIA (EL GRECO)] “RAGIONE” INTESA SECONDO BLAKE (LA BIMBA SMARRITA; IL FANCIULLO PERDUTO; LA TIGRE → CIELO DEL PALLONE NEL 2° LIBRO, PAESAGGIO MEDITERRANEO ALL’INIZIO DEL 3° L IBRO, I CHING, RAGGI: BENE/OMBRA) LUPO*---MAGA CATTIVA (LA STORIA INFINITA)---SPETTRI—SICARIO: “OMBRE” DEI PROTAGONISTI (“Il massimo grado di coscienza mette l’io a confronto con la sua ombra e l’esistenza psichica individuale di fronte alla psiche collettiva”- Mysterium coniunctionis di Jung, vol. 2°) BASTIANO MAGO E IMPERATORE (LA STORIA INFINITA , ENDE)– PADRE STREGONE DI WILL= ARCHETIPO DELLA PERSONALITÁ MANA (VEDI LA PERSONALITÀ MANA IN DUE TESTI DI PSICOLOGIA ANALITICA, JUNG) GENITORI DI LYRA – CAPO CHIESA: CONCETTO DI MANA PRIMITIVO (VEDI JUNG E ALTRI) 12
  • 13. LAMA CHE TAGLIA VIA I DAIMON GENITORI DI LYRA – CAPO CHIESA: CONCETTO DI MANA PRIMITIVO (VEDI JUNG E ALTRI) LAMA CHE TAGLIA VIA I DAIMON COLTELLO CHE TAGLIA TUTTO BUSSOLA D'ORO –AURYN – CENTRO DI FANTASIA/OCCHI D'ORO – CENTRO NECESSARIO ALL'INTEGRAZIONE DELL'IO NELL'EVOLUZIONE INTERIORE – IL SEGRETO DEL FIORE D'ORO (CLASSICO CINESE) TORRE D'AVORIO – FORSE SI RIMANDAALLA FASE DELL'ALBEDO ALCHEMICA OPPURE ALLE PORTE DEL SOGNO D'AVORIO (OMERO/ARTEMIDORO) SPETTRI = CREATURE DEL COLTELLO E DELL’ABISSO-VUOTO CHE INDUCONO UN NICHILISMO CHE CONDUCE A PAZZIA, DISPERAZIONE E MORTE. ESSI PARALIZZANO MENTRE LA BUSSOLA D’ORO INVITAA MUOVERSI LUPO + MENZOGNE E PAZZIA GENERATE DALLE CREATURE DI FANTÁSIA STRAPPATE AL LORO MONDO E CONDOTTE TRA GLI UOMINI (LA STORIA INFINITA) – FORSE RA’ZAC E DURZA (CICLO DELL’EREDITÁ), DISSENNATORI E MEDAGLIONE (ULTIMO LIBRO SU HARRY POTTER), ANELLO E CERCATORI DELL’ANELLO (IL SIGNORE DEGLI ANELLI) [VEDI IL PARAGRAFETTO SULLA FANTASY] *LUPO – IL NULLA: IN FIABE E MITI ANTICHI IL LUPO È UN TIPICO SIMBOLO DELL’ASPETTO PERICOLOSO – “DIVORATORE” DELL’INCONSCIO, COME LO SONO IL SERPENTE/DRAGO, L’ORCO, LA STREGA, LA BALENA/IL PESCE; NELL’ EDDA LA DISTRUZIONE DEL MONDO AVVIENE DOPO IL RISVEGLIO DI UN SERPENTE IL CUI NOME LETTERALMENTE SIGNIFICA “LUPO UNIVERSALE”(VEDI SIMBOLI DELLA TRASFORMAZIONE, JUNG) IL NOME GIUSTO – LA VERA LINGUA/IL VERO NOME (VEDI IL CICLO DELL'EREDITÀ DI PAOLINI E IL GIOCO DEL TRONO DI MARTIN) DITA DI WILL TAGLIATE VIA DAL COLTELLO – GAMBA DI ATREIU MORSA DAL LUPO E FORSE DOLORE DI FUCUR QUANDO CADE PER SALVARE DAL LUPO ATREIU – CICATRICE DELL’EROE IN NOTI LIBRI FANTASY (DA IL SIGNORE DEGLI ANELLI ALLA SERIE DI HARRY POTTER) ROTTURA E FABBRICAZIONE DEL COLTELLO: “Ecco ricomparire il motivo dello smembramento. Come un fabbro salda i frammenti, così il corpo smembrato viene ricostituito. Questa ascesa significa rinnovamento (…) rinascita della coscienza (…) dalla regressione nell’inconscio.” (Simboli della trasformazione, Jung). Forse c’è un rimando alla rottura dello scettro che compare in certi miti e che indica il sacrificio della libido orientata in una data direzione fino a quel momento, cioè della potenza posseduta, sacrificio che prepara all’ingresso nell’aldilà, perché vita spenta genera aspettazione (vedi ancora Simboli della trasformazione, Jung) LA SPADA INFRANTA DI SIEGMUND VIENE CONSERVATA PER SIGFRIDO (WAGNER) COME QUELLA DI ISILDUR VIENE CONSERVATA ROTTA E RIPARATA PER ARAGORN (TOLKIEN) – LA SPADA DI BASTIANO RIFIUTA DI FARSI ESTRARRE (ENDE), COME QUELLA DI JHON SNOW (MARTIN) – UN FABBRICANTE D’ARMI È IL PADRE DI NIHAL IN CRONACHE DEL MONDO EMERSO (TROISI) – VEDI IL LUNGO CAPITOLO SULLA FABBRICAZIONE DELLA SPADA INFRANGIBILE DI ERAGON (PAOLINI): “La vita si ricompone dai frantumi (…) La spada significa forza solare (…) L’eroe viene smembrato in vari miti (…)Nel Rgveda il creatore del mondo Brahmanaspati è un fabbro (…) Il fabbro è l’archetipo del vecchio saggio, personificazione del senno (…) L’anima è sempre in un rapporto filiale con il vecchio saggio (…) Spesso nei miti l’eroe è cresciuto da un fabbro o da un fabbricante d’armi o bravo artigiano o carpentiere” (Simboli della trasformazione di Jung) FIDUCIA TRA LYRA E WILL NEI DUE MONDI – AMICIZIA TRAATREIU E BASTIANO (LA STORIA INFINITA) MADRE DI WILL= LATO “FEMMINILE” INCONSCIO DEBOLE E IRRAZIONALE DI WILL? IN OGNI CASO RAPPRESENTA IL PASSATO E L’INCONSCIO (TERRA MADRE), QUINDI LA TENTAZIONE DELLA LIBIDO DI WILL ALLA REGRESSIONE ALL’INFANZIA MADRE DI LYRA= ASPETTO NEGATIVO DELL’IMAGO MATERNA CHE SI ATTIVA PER WILL, SPEZZANDO IL COLTELLO, NEL MOMENTO IN CUI C’È PER LUI PIÙ PERICOLO DI REGRESSIONE. È L’ASPETTO MALIGNO DELL’INCONSCIO MALATTIA MENTALE DELLA MADRE E MORTE DEL PADRE DI WILL _____DEPRESSIONE DEL PADRE E MORTE DELLA MADRE DI BASTIANO (LA STORIA INFINITA) ULTIME PAROLE DI WILL AL PADRE: DISIDENTIFICAZIONE DELL’IO DALL’ARCHETIPO MANA (DALL’ARCHETIPO DEL MAGO E DELL’EROE) E QUINDI RIAPPROPRIAZIONE DI WILL DELLA LIBIDO E STABILIZZAZIONE DEL RITORNO DI QUESTA IN PROGRESSIONE 13
  • 14. IOREK____________________ EFESTO È CON MERCURIO SIMBOLO DELL’INTELLETTO E DELL’INVENTIVA LETTERARIA IN LEZIONI AMERICANE (CALVINO) |____________________ANGELI RIBELLI IN ARMI LA NOTTE PRECEDENTE LA RIBELLIONE E IN GUERRA (IL PARADISO PERDUTO, MILTON) NORD _____ NEL NEOCLASSICISMO SEDE DELLO SPIRITO ASTRATTO CONTRAPPOSTO ALLA GRECIA (ARCHETIPO DI BELLEZZA E DIVINITÀ VICINE ALLA NATURA) |_____ FORSE GERMANIA DI LUTERO (A NORD RISPETTO ALLA SEDE STORICA DEL PAPA) _____ SEDE DI MISTERO, DELL’ORIGINE DEL MONDO, DEGLI SPIRITI, DEI DEMONI O DELL’INCONSCIO NEL SUO ASPETTO PIÙ CONTRADDITTORIO E TERRIBILE (TRADIZIONI RIPORTATE DA JUNG) MONTAGNAANNUVOLATA -- CARRO (IL PARADISO PERDUTO, MILTON) -- SEDE DEL VECCHIO O LA MEMORIA DI FANTÀSIA (LA STORIA INFINITA ) ABISSO: -- PUPILLA DELL’OCCHIO DI SAURON COME “FINESTRA SUL NULLA” (IL SIGNORE DEGLI ANELLI, TOLKIEN) -- ABISSO DI YGRAMUL -- NULLA (LA STORIA INFINITA) -- “ACUSTICA DEL VUOTO” (L'UOMO SENZA QUALITÀ, MUSIL) -- NICHILISMO DEL ‘900 ABBANDONO DEI DAIMON SULLA RIVA DEL LIMBO (MITO GRECO DELL’ACHERONTE) E FORSE PERDITA DELLE DITA DELLA MANO SINISTRA (ZONA DELL’INCONSCIO E DELL’EMOTIVITÀ) --- MORTE DEL CAVALLO DI ATREIU: LA MORTE DEL CAVALLO DELL’EROE È UN ELEMENTO TIPICO DI ALCUNI MITI E RAPPRESENTA IL SACRIFICIO DELLA PARTE ISTINTUALE DI SÉ E DELLA PROPRIA VITALITÀ NATURALE. IL SERPENTE – DRAGO, IN QUANTO SIMBOLO DELLA PARTE SPIRITUALE DELL’ANIMA INCONSCIA DELL’EROE, SOSTITUISCE IL CAVALLO. (VEDI Simboli della trasformazione, Jung) WILL NELLA GROTTA DELLA MADRE DI LYRA – LA MINIERA DI BASTIANO CON I SOGNI PERDUTI – DISCESAAGLI INFERI SENZA DAIMON – SEPARAZIONE DEL VIAGGIO INIZIATICO DELLE STREGHE – SOFFERENZE E SOLITUDINE DELLA PREPARAZIONE DEGLI SCIAMANI: Rimando anche ai paragrafi L'odore del sangue e Nascondersi e spiare del Cap. 2 di Donne che corrono coi lupi (C. Pinkola Estes) sulla caverna come luogo d'iniziazione per "spiare" la verità su di sé e sugli altri opponendosi con decisione e astuzia alle forze psichiche che vogliono nascondere alla consapevolezza personificate da Barbablu. LYRA SUL SENTIERO PRESSO L’ABISSO RIESCE A FARE ATTENZIONE ANCHE PERCHÉ NON SA DELLA BOMBA – ATREIU SULLA RETE SULL’ABISSO SA FARE ATTENZIONE PERCHÉ NON SA DEL LUPO FUCUR RECUPERAAURYN GETTANDOSI NELL’ABISSO --- L’ARPIA “ALI BENIGNI” SALVA DALL’ABISSO LYRA (E LA SUA BUSSOLA D’ORO): Rimando anche al paragrafo I mangiatori di peccati del cap. 2 di Donne che corrono coi lupi (C. Pinkola Estes) sulla forza ritrovata di smantellare e riutilizzare in modo utile il predatore della psiche e sulla credenza sugli uccelli mangiatori di peccati o trasportatori di cadaveri da far ritrasformare alla dea della vita-morte. IL CASO (DESTINO) ATTRAVERSO LYRA IMPEDISCE CHE IL PADRE DI LYRA SIA UCCISO – IL “CASO” (LA CHIAMATA DELL’IMPERATORE) FA SÌ CHE ATREIU MANCHI LA PREDA (IL BISONTE) (ENDE) – IL “CASO” (L’INCENDIO CAUSATO DALLO SPETTRO) FA SÌ CHE ERAGON MANCHI LA PREDA (LA CERVA), IL CHE LO INDUCE A PORTARE A CASA L’UOVO DI DRAGO CREDENDOLO UNA PIETRA DA VENDERE PER ACQUISTARE LA CARNE PERDUTA CON IL FALLIRE IL BERSAGLIO (PAOLINI) GROTTA DI LYRA E DELLA MADRE = GROTTA DELLA MORTE E DELLA RINASCITA VALLE DEI MORTI _____________________________ INNO ALLA BELLEZZA INTELLETTUALE (SHELLEY) |_____________________________FORSE ASPIRAZIONE (VERLAINE) |_____________________________POESIE FILOSOFICHE (SCHILLER) 14
  • 15. |_____________________________ ODISSEA / ASPETTO DEL PASSATO (VEDI SIMBOLI DELLA TRASFORMAZIONE DI JUNG): “Benché riuniti con tutto ciò che un tempo si ebbe caro, non è dato degustare di questa felicità, giacché tutto è ombra, impalpabile e privo di vita (…) La terra dei morti è l’infanzia nel ricordo (…) Pericolo di regressione” TIALYS E SALMAKIAALLEATI DI WILL E LYRA NEL REGNO DEI MORTI: -- FORZE CREATIVE PERSONIFICATE DA PERSONE PICCOLE O PICCOLISSIME (ESEMPI SONO CABIRI, DATTILI, POLLICINO E NANI). VEDI SIMBOLI DELLA TRASFORMAZIONE (JUNG) -- INFANZIA MISERA DI HARRY POTTER (ROWLING), DI ERAGON (PAOLINI) O DEI PRINCIPI CACCIATI E DEI FIGLI ILLEGITTIMI DI RE (MARTIN) -- PICCOLA STATURA DEGLI EROI DI TOLKIEN -- ASPETTO DELLA CHIAVE CHE APRE LA PORTA DEI SOTTERRANEI, DELL’ELFO DOMESTICO CHE SALVA HARRY (ROWLING) E DEI FIGLI DELLA FORESTA, DI BRAN E TYRON (MARTIN) ARPIE → ANTICHE SIRENE NELL’ISOLA DEI BEATI -- PUTREDINE DEL GIARDINO DELL’INFANTA IMPERATRICE INVASO DAL NULLA (LA STORIA INFINITA , ENDE) -- PUTREDINE DELLA COLPA – MORTE (IL PARADISO PERDUTO,MILTON). ANTICAMENTE SI CREDEVA CHE LE ARPIE RAPISSERO I BAMBINI E LE ANIME DEI MORTI. NEBBIA E SPETTRI-- GRIGIORE NEL SOBBORGO-LIMBO E NEBBIA SUL LAGO E NELLA TERRA DEI MORTI --- LEITMOTIV DI LA STORIA INFINITA (PALUDE, MARE DELLE NEBBIE, IL NULLA) E DI L’UOMO SENZA QUALITÀ (MUSIL) -- FOLLIA, FALSITÁ, PREGIUDIZIO, ISMI – ASTRATTO, PERDITA DI CONTATTO CON LA “VOLONTÀ INTERIORE” (MUSIL, ENDE, CAMUS) LAMA CHE SEPARA I DAIMON DAI BAMBINI: DISSOCIAZIONE DELL’IO DAL SÈ, DELLA CONSAPEVOLEZZA DALL’ISTINTO E DALLE POTENZE INCONSCE (VEDI L’OPERA DI JUNG) MONDI PARALLELI: -- LIBRO 6 DELLA SECONDA PARTE DI I FRATELLI KARAMAZOV (DOSTOEVSKIJ) -- IL CAPITOLO IL TETTO DEL MONDO IN IL LABIRINTO OSCURO (DURRELL) -- FANTASIA (LA STORIA INFINITA) -- PAESE DELLE MERAVIGLIE (ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE, CARROLL) -- REGNO MILLENARIO (L'UOMO SENZA QUALITÀ, MUSIL) -- INCONSCIO (COLLETTIVO) – PRINCIPIO SPIRITUALE INCONSCIO (JUNG) -- LO STRANIERO MISTERIOSO (TWAIN) GIOCO DEI DADI: LE MORTI NEL LIMBO -- I PAZZI NELLA CITTÀ DEGLI IMPERATORI (LA STORIA INFINITA) CANI CHE METTONO IN FUGA L’ANGELO________________ CANI DI ECATE, CERBERO? | | |________________ SERVILISMO PER LA DIFFERENZA TRAANIMA E SPIRITO: VEDI JUNG (ARCHETIPI E INCONSCIO COLLETTIVO), OLTRE A S. PAOLO EPISODIO DELLA FORZA DI GRAVITÀ SOSPESA SULLA TERRAZZA DELL’ALBERO-- ”POLVERE” ATTRATTA DALL’ABISSO -- EPISODIO DI ATREIU IN CIMAALL’ALBERO DAVANTI ALL’AVANZARE DEL NULLA ALBERO DEI MULEFA: ALBERO DELLA CONOSCENZA/NAAS DOTTORESSA MALONE _______ SCIENZA UNITAA MITO-ARTE [NASCITA DEL COLTELLO 6/700 → GALILEO E ILLUMINISMO] MELUSINA VEDI GLI DEI DELLA GRECIA IN POESIE FILOSOFICHE (SCHILLER) MALONE -- SERAFINA -- DONNAAPPARSA IN SOGNO (LILITH?) -- IL PADRE STREGONE DI WILL “La collisione con la vita e con il mondo dá luogo a esperienze che possono generare una riflessione prolungata e profonda, da cui sorgeranno con il tempo intuizioni e convinzioni personali (il processo che gli alchimisti volevano esprimere con l’immagine dell’albero filosofico). Il succedersi di queste esperienze è, in qualche modo, regolato da due archetipi: quello dell’anima, che esprime la vita, e quello del vecchio saggio, che personifica il significato (…) l’Ermete tre volte grande, la fonte di ogni saggezza”. (Il viaggio attraverso le case dei pianeti in Mysterium coniunctionis di Jung, vol. 1°) 15