Come è stato possibile? - Per la Giornata della Memoria
1. C O M E È S T A T O
P O S S I B I L E ?
L A G I O R N A T A D E L L A M E M O R I A
2. L A G I O R N A T A
D E L L A M E M O R I A
La Giornata della Memoria è
una ricorrenza istituita
dall’ONU per ricordare le
vittime dell’Olocausto. La si
celebra il 27 gennaio perché
in quella data, nel 1945, fu
liberato il campo di
concentramento di
Auschwitz, forse il principale
tra quelli usati dai nazisti per
sterminare gli ebrei.
3. I L S E C O L O D E I
G E N O C I D I
Non solo gli ebrei, però,
subirono una drammatica
sorte nel corso del
Novecento. Altre minoranze
etniche, politiche o religiose
sono state massacrate in un
secolo che è stato purtroppo
contraddistinto dai genocidi.
E spesso, alla base di questi
genocidi (cioè distruzione
totale di un gruppo di
persone) c’erano dei regimi
totalitari.
4. I L P R O B L E M A :
C A P I R E I L
N A Z I S M O
Uno dei problemi
fondamentali della storia del
Novecento è capire come
siano potuti sorgere i
totalitarismi, regimi cioè
appoggiati dalla maggioranza
della loro popolazione nel
compiere azioni disumane,
spesso di annientamento
fisico di minoranze.
5. L ' E S P E R I M E N T
O M I L G R A M
• Nel 1961 lo psicologo americano
Stanley Milgram, ispirato da
alcuni fatti di cronaca di cui
parleremo più avanti, ideò a Yale
un esperimento per calcolare
l'effetto degli ordini sulla
violenza.
• Trovò un gruppo di maschi adulti
tra i 20 e i 50 anni, di diversa
estrazione sociale, a cui offrì di
partecipare a un esperimento
scientifico dietro il pagamento di
una piccola somma di denaro.
6. G L I O R D I N I
• Milgram fingeva, tramite un'estrazione,
di assegnare ai soggetti il ruolo di
"insegnante", mentre a un suo
complice veniva dato il ruolo di
"allievo".
• Dopodiché l'insegnante veniva messo
di fronte a un quadro di controllo con
30 pulsanti che davano delle scosse
(lo stesso insegnante ne sperimentava
una lieve): tali pulsanti erano
contrassegnati con "scossa leggera",
"scossa media", "scossa forte",
"scossa molto forte", "scossa intensa",
"scossa molto intensa", "attenzione:
scossa molto pericolosa", "XXX".
7. L E D O M A N D E
E L E S C O S S E
• L'insegnante doveva leggere delle coppie
di parole all'allievo e poi fare domande su
quanto letto.
• La prima volta in cui l'allievo sbagliava,
doveva infliggergli una scossa minima; poi
doveva crescerla al succedersi degli
errori.
• L'allievo era in realtà un attore che
simulava gli effetti delle scosse, con
lamenti, urla e svenimenti.
• Milgram, intanto, spingeva l'insegnante a
proseguire, con frasi come "È
indispensabile che lei continui",
"L'esperimento richiede che lei continui".
8. L ' E S I T O
• Quando l'insegnante non vedeva
né udiva l'allievo, il 65% dei
soggetti arrivò fino alla scossa più
forte, potenzialmente letale.
• Quando lo sentiva ma non lo
vedeva, il 62,5% arrivò alla fine.
• Quando lo vedeva e lo sentiva, il
40% arrivò alla fine.
• Quando, per dare la scossa,
doveva fisicamente mettere il
braccio dell'allievo su una piastra,
solo il 30% arrivò alla fine.
9. L A S P I E G A Z I O N E D I M I L G R A M
• Milgram spiegò che la sua autorità e il richiamo al valore scientifico
dell'esperimento avevano spinto gli insegnanti a proseguire con le
scosse. L'obbedienza era spesso più forte del senso di colpa.
• Inoltre, importante era la gradualità delle punizioni: dato che ogni
scossa era solo lievemente superiore a quella precedente, gli
insegnanti si rendevano meno conto della gravità delle loro azioni.
• Infine, l'atto meccanico di premere un pulsante, magari senza vedere
la vittima, distanziava il soggetto dagli effetti di quello che faceva.
• Negli anni la teoria di Milgram è stata messa alla prova in altri
esperimenti, e ha sempre dato all'incirca i medesimi risultati.
10. I L C A R C E R E
D I S T A N F O R D
• A Palo Alto, dove Steve Jobs
fondò Apple e dove oggi ha
sede Facebook, sorge anche
Stanford, una delle università
più prestigiose d'America.
• Qui, nel 1971, il professore
italoamericano di psicologia
Philip Zimbardo preparò un
altro esperimento che voleva
indagare i meccanismi della
violenza. Fu chiamato
"L'esperimento carcerario".
11. L E
P R E M E S S E
• Zimbardo convocò degli studenti
tramite un annuncio, e tra questi ne
scelse 24, di ceto medio, maturi e
poco attratti da comportamenti
devianti.
• Furono poi divisi casualmente in due
gruppi: i primi sarebbero stati i
carcerati, i secondi i carcerieri.
• I prigionieri dovettero mettere una
divisa con un numero e una catena a
un piede, oltre a seguire regole molto
strette; le guardie indossavano divise
kaki e occhiali a specchio, e avevano
manganello, manette e fischietto.
12. N E I
S O T T E R R A N E I D I
S T A N F O R D
• I detenuti vennero spostati nei
sotterranei dell'università, a
simulare una vera prigione.
• Dopo pochi giorni essi
cominciarono a strapparsi le
divise, inveendo contro le
guardie; queste replicarono
obbligandoli a pulire le latrine a
mani nude, a defecare in
secchi che non potevano
svuotare, a cantare canzoni
oscene.
13. V E R S O I L
Q U I N T O
G I O R N O
• I carcerati misero in atto poi un
tentativo di evasione di massa, a
stento frenato dalle guardie.
• Infine, mostrarono segni di
disturbi emotivi e di estrema
docilità, mentre le guardie
sembravano trasformate in
personaggi sadici, che
umiliavano spesso i carcerati.
• Al quinto giorno, Zimbardo,
preoccupato per le conseguenze,
interruppe l'esperimento.
14. L A S P I E G A Z I O N E D I Z I M B A R D O
• Il professore spiegò i risultati del suo esperimento sostenendo che
il fatto di far parte di un gruppo promosso dall'autorità induceva un
processo di deresponsabilizzazione: le guardie, cioè, non si
sentivano più pienamente responsabili di quello che facevano.
• Così nel gruppo l'individuo tende a non provare paura, vergogna e
senso di colpa.
• Questo effetto (chiamato Effetto Lucifero) secondo Zimbardo si
riscontra in ogni situazione carceraria non controllata, come anche
ad esempio nella prigione di Abu Ghraib, in cui i militari
statunitensi torturarono e seviziarono i prigionieri.
15. L A B A N A L I T À
D E L M A L E
• Un libro che, da una
prospettiva storica e filosofica,
ha cercato di affrontare gli
stessi temi è il celebre La
banalità del male di Hannah
Arendt.
• Hannah Arendt era una
filosofa ebrea tedesca che
scappò dalla Germania
all'avvento di Hitler,
rifugiandosi prima a Parigi e
poi negli Stati Uniti.
16. I L C A S O A D O L F
E I C H M A N N
• Il libro della Arendt nasce da un fatto
di cronaca del 1961, che ispirò
anche l'esperimento Milgram.
• In Argentina gli agenti segreti
israeliani catturarono in quell'anno
Adolf Eichmann, un gerarca nazista
che era scappato, sotto falso nome,
in Sud America alla fine della guerra.
• Eichmann era un burocrate di medio
livello, ma importante perché aveva
il compito di organizzare i treni che
portavano gli ebrei ai campi di
concentramento.
17. I L P R O C E S S O
• Eichmann fu rapito e portato
in Israele, senza che ne
fosse chiesta l'estradizione e
quindi violando varie norme
internazionali.
• Qui lo stato di Israele
organizzò un grande
processo pubblico che
venne usato a fini
propagandistici dal Primo
Ministro, David Ben-Gurion.
18. I L
R E P O R T A G E
• Hannah Arendt si recò a
Gerusalemme per conto del New
Yorker per seguire il processo.
• Raccolse poi tutti gli articoli, più
altre riflessioni, nel libro La banalità
del male, pubblicato nel 1963.
• L'idea proposta dalla Arendt è che
Eichmann fosse un uomo banale,
normale, non un mostro, ma che
proprio questa fosse la chiave per
comprendere il suo
comportamento.
19. I L M A L E
M E D I O C R E
• Nel processo emerse la vita di
Eichmann: un uomo che aveva
abbandonato le superiori, che
non aveva mai letto un libro e
che era entrato nel Partito
Nazista senza nemmeno
crederci, solo perché sospinto
da un amico.
• Un uomo privo di iniziative,
banale, senza alcun spessore
culturale: non un fanatico né un
malvagio, ma un uomo
mediocre.
20. L A C A R R I E R A
N E L N A Z I S M O
• Eichmann entrò nelle SS per un
equivoco (credeva di poter fare da
servizio di sicurezza alle alte personalità)
e qui lesse il suo primo libro, sugli ebrei.
• Si considerava un amico degli ebrei (e
non capiva nemmeno cosa significasse
quella frase) e parlava per luoghi
comuni; non ricordava granché del suo
lavoro, se non i suoi successi personali,
le sue promozioni.
• In ogni caso non aveva mai avuto un
incarico di alto livello, ma pagò il fatto
che a Norimberga molti gerarchi,
credendolo morto, scaricarono su di lui
molte responsabilità.
21. I C A M P I D I
C O N C E N T R A M E N T O
• La prima volta che visitò un campo,
quello di Treblinka, gli mostrarono
un'esecuzione tramite camera a gas
e quasi svenne. Da lì in poi evitò ogni
esecuzione, perché non le
sopportava.
• Non giudicò mai gli ordini che gli
venivano impartiti, perché arrivavano
da superiori di grado e da persone
più istruite.
• Addirittura, durante il processo disse
di essersi attenuto all'imperativo
categorico di Kant, travisandolo
completamente.
22. L A
C O N D A N N A
• Eichmann fu condannato a morte per
crimini contro gli ebrei e contro
l'umanità.
• Il processo fu però ampiamente
irregolare, con centinaia di testimoni
ininfluenti e la difesa che non poté
sempre controinterrogare. Oltretutto
Eichmann formalmente non aveva
violato nessuna legge nel suo paese e
in Argentina i suoi reati erano prescritti.
• Eichmann si considerava innocente e
riteneva di pagare per colpe di altri.
Non si sentiva sinceramente
responsabile dell'Olocausto.
23. L E D O M A N D E C H E R I M A N G O N O
A P E R T E
• Esiste dunque il male? Esistono le persone malvagie?
• Se davvero le persone banali possono trasformarsi in
mostri, cosa possiamo fare per evitarlo? Cosa
possiamo fare per non essere noi quelle persone
banali?
• Quanto pesano il gruppo e l'autorità nel nostro
comportamento? Siamo liberi o condizionati?