3. Pier Cesare Rivoltella:
la ME è quel particolare ambito delle
scienze dell’educazione e del lavoro
educativo che consiste nel produrre
riflessione e strategie operative in ordine
ai media intesi come risorsa integrale per
l’intervento formativo.
4. La Media Education è il processo di insegnamento
e apprendimento centrato sui media.
SCOPO = è quello di sviluppare una
competenza che comprenda le immagini e i
suoni e sviluppi le potenzialità critiche degli
studenti, per renderli capaci di dare giudizi
consapevoli in qualità di fruitori dei media.
E di abilitarli alla comunicazione
mediatica!!!!
5. Peculiarità della ME:
- accento posto sulla comprensione del sistema
dei media e sui processi, piuttosto che
«sull’accumulo laborioso di dati»;
- incoraggiamento dato alle attività pratiche come
«strumento di esplorazione e rafforzamento della
comprensione concettuale»;
- «promozione del pensiero autonomo, piuttosto
che riproduzione da parte degli studenti di idee
degli insegnanti», e dei modelli comunicativi.
6. L'intervento di media education trasmette
conoscenze/competenze relative a:
1. le istituzioni dei media chi comunica e perché, secondo
quali strategie si orienta, quali
intenzioni comunicative persegue
2. le categorie dei media di che tipo/genere di testo si tratta
3. le tecnologie dei media come viene realizzato, distribuito,
fruito il messaggio
4. il linguaggio dei media linguaggio, architetture narrative,
costruzione dei personaggi e della
trama, figure retoriche…
5. il pubblico dei media a chi è indirizzato il messaggio,
come ne fruisce, quali significati gli
attribuisce
6. media e rappresentazione come il testo presenta il suo
oggetto, quali stereotipi mette in
campo
le categorie sono riprese dal Curriculum Statement del B.F.I.,
7. L'intervento di media education
trasmette
conoscenze/competenze relative a:
Le istituzioni dei media
Chi comunica e perché,
secondo quali strategie si
orienta, quali intenzioni
comunicative persegue
8. L'intervento di media education
trasmette
conoscenze/competenze relative a:
Le categorie dei media
Di che tipo/genere di testo si tratta
9. L'intervento di media education
trasmette
conoscenze/competenze relative a:
Le tecnologie dei media
Come viene realizzato, distribuito, fruito il messaggio
10. L'intervento di media education
trasmette
conoscenze/competenze relative a:
Il linguaggio dei media
Linguaggio, architetture narrative, costruzione dei
personaggi e della trama, figure retoriche…
11. L'intervento di media education
trasmette
conoscenze/competenze relative a:
Il pubblico dei media
A chi è indirizzato il messaggio, come ne
fruisce, quali significati gli attribuisce
12. L'intervento di media education
trasmette
conoscenze/competenze relative a:
Media e rappresentazione
Come il testo presenta il suo oggetto,
quali stereotipi mette in campo
13. Obiettivi della Media Education
- Alfabetizzazione ai media;
- «Promozione del pensiero critico e di autonomia
critica»
- «Sviluppo della comprensione e dell’analisi dei
testi mediatici»
- «Preparazione degli studenti in funzione della
partecipazione nella società democratica»
Media Education and Media Literacy: experts’ opinions
(Fedorov 2003)
14. MEDIA EDUCATION A SCUOLA
↓ ↓
come prospettiva come disciplina
trasversale curricolare
Finalità:
alfabetizzazione ai media, miglioramento delle
capacità relazionali ed espressive, uso critico dei
media
16. Produzione
• Si tratta di analizzare gli aspetti economici dei media, le istituzioni
che sono in gioco. Due logiche contrastanti le comandano: la
logica del “servizio pubblico” oppure la logica “commerciale” .
• Studiare la “produzione” significa scoprire i target a cui è rivolta.
Alcune domande per avviare l’analisi degli studenti:
• tecnologie: quali tecnologie sono impiegate? quale influsso hanno?
• pratica dei professionisti: chi ha realizzato i testi? lavoro
individuale?
• industria dei media: proprietari dei media?
• regolamentazione: esistono leggi o codici? vengono osservati?
• circolazione e distribuzione: in che modo si raggiunge il pubblico?
in che misura il pubblico ha possibilità di controllo e di scelta?
• accesso e partecipazione: a quali argomenti e pareri i media
danno spazio? quali sono esclusi e perché?
17. Linguaggio
• Ogni medium usa una particolare combinazione di linguaggi per comunicare
dei significati.
• La comprensione del linguaggio dei media non si ottiene solo attraverso
l’analisi. L’esperienza della produzione dei testi offre nuove e più dirette
intuizioni.
Domande da rivolgere agli studenti per approfondire il linguaggio dei
media:
• significati: come le differenti forme di linguaggio comunicano idee e
significati?
• convenzioni: in che modo i linguaggi divengono familiari e accettati?
• codici: quali regole grammaticali e sintattiche governano il linguaggio dei
media? cosa capita quando vengono infrante?
• generi: come i codici e le convenzioni vengono usate in differenti media texts?
• scelte: quali effetti produce una scelta linguistica?
• combinazioni: come i media creano significati attraverso il montaggio?
• tecnologia: in quale misura la tecnologia scelta influisce sul significato?
18. Rappresentazione
• Media non sono una “finestra trasparente sul mondo”; offrono una
visione “mediata” del mondo. Inevitabilmente danno una versione
“costruita” della realtà. Tuttavia, non necessariamente i media
ingannano il pubblico. Infatti il pubblico non assorbe ciecamente i
messaggi dei media. Piuttosto li interpreta alla luce della propria
esperienza e del proprio background socioculturale.
Domande:
• realismo: il testo intende essere realistico o si tratta di una fiction?
• presenza e assenza: che cosa viene incluso o escluso nella
rappresentazione?
• parzialità e obiettività: i media sostengono particolari visioni del
mondo? trasmettono valori etici e politici? sono obiettivi o di parte?
• stereotipi: come i media rappresentano particolari gruppi sociali?
• influenze: le rappresentazioni dei media hanno influito a creare la
nostra cultura corrente?
19. Pubblico - Audience
• Il pubblico è molto più critico e diversificato di quello che è astrattamente
ritenuto.
• Il rapporto del pubblico con i media non si esaurisce nella fruizione e
interpretazione dei testi; è fatto anche di pratiche sociali, di usi familiari, di
routines, ecc.
• Lo studio del “pubblico” fa parte della media education.
Domande:
• target: come i media si rivolgono a un determinato pubblico, come lo
attirano?
• circolazione: in che modo il pubblico viene a conoscenza della proposta dei
media?
• fruizione: in che modo i media sono utilizzati nella vita quotidiana? abitudini
e usi?
• godimento: in che modo il pubblico ottiene “piacere” dai media? cosa
piace?
• dare senso: come il pubblico interpreta i media? quale significato
attribuisce loro?
• differenze sociali: che influsso hanno genere, classe, età, etnia e cultura
nel rapporto media e pubblico?
20. Strumenti
ANALISI DEI TESTI
Analisi delle strutture narrative del testo
Analisi dei contenuti
Analisi delle iscrizioni economiche e ideologiche
Analisi del consumo
Analisi dei codici e delle strategie comunicative
21. Percorso applicativo - Esempio
Per l’analisi di un TESTO COMUNICATIVO:
• Priorità tematiche
• Linguaggio e modalità narrative
• Spettacolarizzazione
• Messa in scena della realtà
• Cosa non viene detto
• Strategie di coinvolgimento
• Esplicitazione del punto di vista
23. I metodi della Media Education
• gli studenti non sono tabula rasa in
fatto di media. Il media educator parte
necessariamente da ciò che gli studenti
già conoscono sui media, per farli
passare da una conoscenza
“spontanea” e acritica sui media a
quella riflessa e “scientifica”
24. Analisi del testo
• L’analisi del testo è probabilmente l’aspetto più
noto della media education soprattutto per gli
insegnanti che hanno fatto esperienze di lettura di
testi letterari o artistici. Si distingue l’analisi del
testo da quella contenuto.
• Vengono proposti tre livelli di analisi del testo:
• descrizione (livello denotativo);
• significato (livello connotativo);
• giudizio complessivo sul testo.
25. Analisi del contesto e case
studies
• I testi vengono esaminati nel loro “contesto” di produzione
e fruizione. Si raccomanda di prestare attenzione ad
aspetti generalmente poco considerati: le sigle di testa e
di coda dei film e dei programmi televisivi; le informazioni
sulla vendita e distribuzione dei prodotti; le recensioni che
vengono pubblicate su giornali e riviste, ecc.
• Quando questo esercizio ha come oggetto lo studio
approfondito su un singolo caso, l’analisi del contesto
assume la forma di un “case study” (per esempio lo
studio del fenomeno dei blog, del successo di una star
della musica, un film, , ecc.).
26. Trasposizione
• La trasposizione o “translation” ha a che
fare con le questioni riguardanti il
linguaggio e la rappresentazione dei
media. Questa comporta la
trasformazione di un testo da un genere a
un altro (dal romanzo al telefilm), da un
medium a un altro (da un testo per la
radio a un altro per la tv). Si dovranno
tener presenti le caratteristiche del
linguaggio, le possibilità e i “confini” del
mezzo, ecc.
27. Simulazione
• E’ una forma di role-playng in cui gli studenti vengono
messi nella situazione di simulare, ad esempio, il ruolo di
una redazione di giornale, la proposta che un immaginario
autore di film fa a un produttore, la preparazione di un
palinsesto televisivo nella redazione di una tv locale, ecc.
L’insegnante fornirà indicazioni concrete sugli elementi
richiesti da questo particolare “gioco dei ruoli”: ad
esempio, il budget, la location, come affrontare la
concorrenza, ecc.
• Con queste attività si trasmettono ai ragazzi in modo
operativo nozioni che sarebbe difficile spiegare in modo
astratto.
28. Produzione
• L’aspetto “produzione” è stato presente nelle strategie
descritte sopra; ma c’è una produzione che ha tutte le
caratteristiche del lavoro creativo e concreto, simile a
quello dei professionisti dei media. Questa è la
produzione che attrae i ragazzi e li entusiasma.
• I vantaggi di questa attività sono noti alla didattica: gli
alunni “imparano facendo” (John Dewey), sono motivati,
diventano creativi, ecc.. Nel nostro caso, imparano che
cosa sono i codici, i generi, i linguaggi dei media, le
riprese e il montaggio... Imparano a lavorare in gruppo, a
collaborare; a porsi obiettivi concreti e scadenze di lavoro;
imparano a socializzare e a valutare; imparano come
comunicare a diversi target. Faranno anche esperienza di
come il pubblico può reagire in modo imprevisto al loro
prodotto.
29. • Socializzazione (ad esempio, presentando il
video prodotto ad altre classi della scuola) e
valutazione, sono parti essenziali del processo di
produzione.
• Durante la produzione gli alunni fanno esperienza
anche dell’aspetto ludico e gioioso del lavoro con
i media. Questo è un aspetto importante della
media education.
• Il lavoro di produzione è oggi facilitato dalle nuove
tecnologie che sono meno costose e di più facile
utilizzazione.
31. La competenza etica
L’ Etica dei media ha varie declinazioni:
• Etica dell’emittenza
• Etica della ricezione
• Etica della testualità
• (Etica delle istituzioni)
32. L’etica della ricezione
• Se, da un lato, l’individuo è continuamente
bombardato da messaggi di ogni tipo,
dall’altro egli ha la possibilità di costruirsi
una competenza che gli consenta un
rapporto più critico e distaccato rispetto ai
media.
• Lo spettatore “ingenuo e sprovveduto” non
esiste più…
33. L’etica della ricezione
• L’agire comunicativo è quello del destinatario
nell’atto di interpretare i messaggi
• La riflessione etica riguarda gli atteggiamenti e
i comportamenti di consumo prevalenti
• Per esempio, si potrebbero esaminare la
quantità di tempo e le motivazioni di tale
consumo (ludico, interessato, distratto,
sostitutivo di relazioni interpersonali…)
34. Ricezione o fruizione?
• Necessario un cambio di prospettiva:
– dall’etica della ricezione
– all’etica della fruizione
• Fruire (lat. frui, radice di frux, “frutto”): usare
qualcosa traendone giovamento
• Da recettore a fruitore: dal fatalismo
deterministico di chi si sente soltanto passivo
target all’uso eticamente orientato dei mezzi
35. L’etica della fruizione
Responsabilità dei fruitori:
• capacità di fare un uso critico dei media
• possibilità di influenzare la produzione
mediatica
• Manifestazione di un orizzonte di attese
orientato a valori positivi in grado di
determinare il comportamento comunicativo
degli emittenti
38. Comunicare
• Significa dischiudere uno spazio comune
di relazione fra interlocutori.
• Alcune caratteristiche: feedback,
bidirezionalità, alternanza dei ruoli,
simultaneità, sincronia, pervasività.
39. Media e sistema
• Cosa sono i media
• Cosa sono i mass media
• Importanza del sistema
41. Etica della comunicazione
• Nasce come etica applicata.
• Ricomprende però l’etica generale in virtù
della centralità dei processi comunicativi.
• Non prevede doveri e sanzioni (queste
sono prerogative della deontologia).
• Fonda in termini filosofici ciò che può
essere detto buono in un senso morale e
motiva all’adozione di comportamenti che
lo promuovano.
42. • L’etica della comunicazione è quella
disciplina che individua, approfondisce e
giustifica quelle nozioni morali e quei
principi di comportamento che sono
all’opera nell’agire comunicativo, e che
motiva l’assunzione dei comportamenti da
essa stabiliti.
43. • Modello etico della comunicaizone si
basa sulle idee di cooperazione e
comunità.
• Rischio rottura contratto fiduciario.
• Non possiamo non comunicare.
45. • La questione di grande peso è: individuare e
analizzare sia la linguisticità dell'ethos (dunque il
carattere linguistico-comunicativo delle abitudini
condivise, dei doveri, degli affetti e delle passioni
-> veicolo) che l'eticità del linguaggio (dunque le
implicazioni morali insite in qualsiasi
enunciazione, anche in quelle soltanto descrittive
-> etica della comunicazione -> veicolato).
• Espressione e Contenuto
46. Etica della comunicazione
• Sia in fase di analisi, quindi etica rispetto
alla comunciazione
• Sia quando ne prendiamo parte: etica
entro la comunicazione
47. • Etica della comunciazione rischia di passare da
etica applicata ad etica generale perché:
2. Comunicare è agire
3. Comunicazione è sempre più aspetto chiave,
centrale e specie specifico dell’uomo
• Viene meno subordinazione del particolare al
generale: le dinamiche comunicative sono
fondanti la stessa filosofia.
48. Anche nella comunciazione ci sono
principi morali (K.O.Apel)
• Giustizia
• Solidarietà
• Co-responsabilità
• Questi criteri sono insiti alla comunità,
non come una necessità ma come
possibilità.
• Si passa da potenza a realizzazione.
49. Regole della conversazione - Grice
• Le regole della conversazione sono state riunite da Grice in
quattro massime fondamentali:
1. massima della quantità, che recita espressamente: “fornisci
l’informazione necessaria, né più, nè meno.” Il contributo che viene
dato da ciascun partecipante alla conversazione deve essere
informativo quanto richiesto.
2. massima della qualità, che recita espressamente: “sii
sincero, fornisci informazione veritiera, secondo quanto sai.” Non
si dovrebbe dire ciò che si ritiene falso, o ciò di cui non si hanno
prove.
3. massima di relazione, che recita espressamente: “sii
pertinente.” Il contributo informativo di un enunciato dovrebbe
essere pertinente con la conversazione.
4. massima di modalità, che recita espressamente: “sii chiaro.”
• L’enunciato dovrebbe essere chiaro, poco ambiguo, breve e
ordinato. Questa massima si riferisce al modo in cui questo viene
esposto.
50. L’etica nei media cambia con
• Evoluzione dei media stessi.
• Passaggio ai new media.
• Evoluzione della programmazione.
• Differenziazione dell’offerta.
• Moltiplicazione del pubblico.
52. Etica dei media
• Situazione attuale dei media: necessità di
adeguata decodifica
• Rischio di sottomissione ad istanze e
poteri esterni condizionanti.
53. L’ETICA DELLA COMUNICAZIONE
DALL’IM PEGNO PERSONALE AI CODICI DI COM PORTAM ENTO
Comunicare non è un mestiere qualsiasi: il comunicatore deve, più di altri,
porre l’etica al centro della professione perché con il suo lavoro crea cultura,
modifica atteggiamenti, condiziona il modo di pensare e di fare
L’impegno personale
L’etica è una scelta prima di tutto personale. Indirizza il comportamento, è
frutto del percorso formativo e lavorativo di ognuno, anche se è condizionata
da fattori esterni
L’impegno condiviso
Il controllo, la “peer pressure”, da parte della categoria di appartenenza ha
creato strumenti di autoregolamentazione che hanno anche l’obiettivo di far
conoscere all’esterno l’impegno etico dei comunicatori. Dalla Carta di Treviso
(per la difesa dei minori) al Codice di Autodisciplina (dei pubblicatari)
54. L’etica è rappresentata da un codice di norme con il quale
il giornalista, giorno per giorno, deve confrontarsi
Dell’etica sono proprie due finalità:
Assumere il ruolo di bussola morale che ci informa su quanto
ci stiamo allontanando dalla rotta prevista
Porsi come guida per la produzione di un giornalismo sicuro e
credibile
Ciò permette di avere nei confronti dei lettori o ascoltatori
un comportamento basato su sensibilità umana e lontano
dal calcolo commerciale
55. • Quando si parla di etica, morale e verità
bisogna fare molta attenzione perchè su
larga scala questi termini possono dare
luogo a fraintendimenti: anche un
kamikaze agisce secondo una propria
etica.
56. La deontologia
• La deontologia professionale è l’etica che
è insita negli stessi processi comunicativi
• Rimanda ad un dovere, a ciò che si deve
fare, nella misura in cui è prescritto da
un’istanza riconosicuta come normativa
• Prevede una regolamentazione ed un
accordo di accettazione
57. • Con i codici deontologici si cerca di
fornire soluzioni giuridiche a problemi
filosofici
• Problema della responsabilità