6. . Musei dei campi di sterminio, o santuari della
memoria
. Musei di singole comunità o dell’intera civiltà ebraica
. Musei della Shoah, o Musei dell’Olocausto
7. Musei della Shoah in Israele
. Beit Lohamei Haghetaot, vicino Naharia, 1948-1949
. Yad Vashem, Gerusalemme, 1953
. Kibbutz Yad Mordecai, vicino Ashkelon, 1968
8. Musei della Shoah fuori da Israele
. United States Holocaust and Memorial
Museum, Washington, 1993
. Museum of Tolerance, Los Angeles, 1993
. Holocaust Museum, New York, 1993
. The Holocaust Museum, Houston, 1996
9. . The Holocaust Exhibition, Imperial War
Museum, Londra, 2000
. Jüdisches Museum, Berlino, 2000
. Museo e Memoriale per gli Ebrei assassinati
d’Europa, Berlino, 2005
10. . Illinois Holocaust Museum and Education
Centre, Skokie, Chicago, 2009
. Museum of Tolerance, Gerusalemme, ?
. Museo della Shoah, Roma, 2021?
26. 2005
Museo e memoriale per gli Ebrei assassinati d’Europa
(Denkmal und Museum für ermordeten Juden Europas)
27.
28.
29.
30. Capitolo 3
Il caso Italia
Primo Levi e le arti figurative o performative
31.
32.
33.
34.
35. Non si può dire che l’arte o la descrizione di opere
d’arte abbiano un’importanza decisiva nella narrativa o
nella saggistica di Levi, il quale, fedele alla sua
formazione classica, non attribuisce molta importanza a
questo aspetto della cultura e dell’espressione umana.
Marco Belpoliti, 2015
39. Conclusione
La Shoah ha avuto effetti totalizzanti nella storia
dell’Uomo. Per comprenderla, è corretto aprirsi a
una dimensione realmente interdisciplinare.
Una dimensione capace fra l’altro di includere non
solo l’arte e la museologia, ma insieme quel fattore
‘Pop’ che l’una e l’altra portano con sé,
inevitabilmente ma – si spera – responsabilmente.
43. Cosa succede quando non si comprende l’arte,
nell’estensione come pure negli indubbi limiti delle sue
possibilità?
Cosa quando non si comprende il fattore ‘Pop’?
Editor's Notes
Primo Levi è morto nella sua casa di Torino l’11 aprile 1987. Un anno prima di morire, nel 1986, un noto fotografo di Torino, Mario Monge, gli dedicò una sequenza di fotografie. Alcune di queste fotografie vedono Levi accanto, insieme a delle maschere di animali. Queste maschere erano fatte dallo stesso Levi utilizzando pezzi di rame, avanzi di fili di rame.
Si dice, si legge spesso che questi animali fossero fatti da Levi per mero passatempo. Che insomma non avessero altro significato se non sé stessi. Come si dice, si legge spesso che Levi fosse una persona disinteressata all’arte. E in definitiva triste, oppressa dal ricordo di Auschwitz.
Questo genere di soluzione, caratteristica fra l’altro dell’ultima monografia su Levi, quella di Marco Belpoliti, inquadra Levi entro un determinato modo di leggere la memoria Shoah. La stessa del filosofo Theodor von Adorno. O anche, di un Salvatore Quasimodo. Il Quasimodo delle silenti cetre, per intenderci.
Questa relazione vuole essere un contributo per leggere, per inquadrare meglio l’arte e la museologia della Shoah. E, nella parte finale, nell’epilogo, aprire anche la strada a una lettura differente del tema Primo Levi e l’arte.
Ludovico Barbiano di Belgioioso; Nelo Risi (regista); Luigi Nono (musica); Pupino Samonà
Qui vediamo per esempio Pablo Picasso nel 1949.
Gavinana: un milione di euro per il Memoriale di Auschwitz „Un milione di euro per risistemare il primo piano dell'Ex 3 a Gavinana (struttura inutilizzata dal 2012) e rimontare ed allestire al suo interno il Memoriale degli italiani ad Auschwitz”