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Armerie a Milano nel XVI secolo
Prof. Paolo Coen
Comunicazione Museale
Titolo del Corso: Dal Fatto-in-Italia al Made in Italy
2020-2021
Dove mai al mondo potrà trovarsi un’altra città il cui popolo sia così ben dotato di armi di ferro? (…)
Si possono vedere manipoli di cavalieri luccicanti da capo a piedi nelle loro armi, con scalpitanti
destrieri ricoperti di borchie, cavalieri ben superiori agli altri non solo per nobiltà di schiatta, ma per
bontà di armi e di costumi, quali si convengono a tanta e tale città.
Nella nostra città e nel suo contado vi è fior fiore e abbondanza di fabbri, i quali ogni giorno
fabbricano armature di ogni tipo, che poi i mercanti vendono in mirabile abbondanza nelle città
vicine e anche in quelle lontane. I principali fabbri di corazze superano infatti il numero di cento e
ciascuno di essi tiene sotto di sé moltissimi operai che si dedicano ogni giorno alla lavorazione
mirabile delle macchie. Vi sono anche moltissimi fabbricanti di scudi e infine di ogni tipo di armi, del
cui numero non faccio neanche menzione.
Bonvesin de la Riva, De Magnalibus Mediolani, 1288
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Il corazzaio, o armiere
• chi fabbrica le componenti della difesa di un soldato o cavaliere, compresa la corazza
• Il termine invale dal Medioevo
• Solo molto più tardi si fonde con ‘armaiolo’, che invece tradizionalmente produce armi di offesa
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
La protezione del corpo in battaglia: una lunga evoluzione
• Fin dall’età classica si utilizzano strumenti per proteggere almeno le parti vitali del corpo durante
le battaglie
• La parte principale in questo primo periodo è la corazza, che protegge il petto e il ventre
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Arte greca arcaica, Corazza, c. 600 a.C., Madrid, Museo Archeologico Nazionale
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La protezione del corpo in battaglia: una lunga evoluzione
• I Romani e altri popoli sviluppano rivestimenti completi del corpo, o armature
• Le armature vanno d’accordo con l’avanzamento tecnico delle singole culture: in Europa
rimangono in auge fino al periodo carolingio
• Poco prima dell’anno 1000 le armature sono sostituite da vari elementi singoli
• Il più diffuso è la cotta in maglia ad anelli – detta anche usbergo – un tipo di protezione a veste più
semplice e versatile
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Cotta in maglia alto medievale, Museo di Bayeux
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L’evoluzione dell’armatura
• Per quasi tutto il Medioevo si utilizzano singoli pezzi di protezione, che si aggiungono all’usbergo
• I cavalieri sono abituati a servirsi di vari specialisti per i singoli pezzi: il bacinetto (un particolare
tipo di elmo), la cotta di maglia, il petto, i cosciali e gli schinieri
• Successivamente i vari pezzi vengono assemblati
• Altrettanto succede con le armi di offesa: spada, lancia, pugnale, ascia, etc.
• Esiste dunque una varietà di artigiani, ciascuno dei quali ha una propria specializzazione
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
L’armatura completa a piastre, o «gotica»
• Procede l’abitudine di associare la cotta a varie piastre in acciaio
• Man mano si estende fino a ricoprire ogni parte del corpo del guerriero
• 1360-1370 le officine milanesi elaborano l’armatura completa a piastre di acciaio
• L’armatura a piastre è formata da lastre, o piastre di metallo di circa 2 mm di spessore, collegate le
une alle altre da cinghie di cuoio
• L’insieme risulta più pesante della cotta in maglia: in compenso mette il soldato al sicuro da colpi
di spada e offre una discreta protezione da frecce, mazze e anche dai colpi delle prime armi da
fuoco
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L’armatura a piastre, o «gotica»
• Il cavaliere viene completamente corazzato e protetto da una ‘macchina’ in ferro: è talora detta
«armatura gotica», del peso fra i 25 e i 30 kg
• Queste ‘macchine’ sono prodotte su misura, in modo da aderire perfettamente all’anatomia del
singolo committente
• Ne deriva un prodotto estremamente sofisticato e costoso, che ha caratteristiche simili ai moderni
prodotti di haute couture
• Il guerriero, abituato fin da piccolo a vestire un’armatura, può combattere liberamente, correre o
strisciare, come anche smontare da cavallo o rimontarvi, senza aiuti
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Le botteghe di corazzai milanesi alla fine del Medioevo
• Verso la fine del Medioevo, poco prima del 1300, Bonvesin de la Riva ignora le botteghe di pittori
e scultori, lodando invece quelle dei corazzai, cioè dei produttori di corazze
• Già a quel tempo esistono in città circa 100 botteghe del genere, ciascuna con parecchi dipendenti
• Ancor più ve ne sono di fabbricanti di scudi e di armi
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I corazzai e il loro «indotto»
• Accanto alle botteghe dei corazzai ne prosperano molte altre, legate sempre al mondo delle armi e
spesso sussidiarie le une alle altre
• Botteghe specializzate nella produzione di cotte e di maglie, di scudi, spade e balestre
• Botteghe incisori, orafi, smaltatori e scultori che ne realizzavano elaborate decorazioni
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Le funzioni dell’armatura
• Difensiva/bellica: proteggere chi combatte in battaglia
• Rappresentativa/simbolica: trasmettere valori di rappresentanza e di qualità estetica. Si adattano
alla vita sociale del Rinascimento, che passa anche attraverso la caccia di corte e i tornei, le sfilate,
i ricevimenti
• L’armatura di età manierista, nel XVI secolo, segnerà il trionfo della seconda funzione sulla prima
• Le armi sono a un tempo portatrici di bellezza – ovvero di qualità, di ricerca estetica – e di ricerca
tecnologica, attraverso una serie di «inventioni»
• Le armi belle – più o meno come le belle arti – servono a illustrare uno stile di vita, una sorta di
«Italian way of life» (Fulvio Cervini)
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
I due corni della domanda
• L’evoluzione dell’armatura porta a segmentazione della domanda
• Domanda di fascia alta, a volte altissima: la grande aristocrazia, i proprietari terrieri ordinano,
commissionano pezzi unici, paragonabili per costi a un’automobile di lusso
• Domanda di fascia media e bassa: continua a rivolgersi a singoli pezzi, che vengono
successivamente assemblati o venduti
• Fra queste due domande esistono diverse situazioni intermedie, che vengono incontro a esigenze
diverse
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La bottega dell’armoraro, o corazzaio
• Con il crescere della complessità delle corazze l’armoraro tende a organizzarsi in botteghe
• Le botteghe hanno per lo più carattere familiare
• La corazza diventa il frutto di una filiera produttiva, dove ciascun tecnico si occupa di un
particolare tipo di pezzo
• La filiera, o équipe, comprende decoratori, incisori e doratori
• Una bottega era capace in media di produrre un’armatura da guerra al giorno
• Verso la fine del XIV secolo diventa perciò abitudine che le officine milanesi appongano le proprie
marche a incisione sulle singole armature
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
La bottega dei Negroni, detti i Missaglia
• Famiglia di corazzai proveniente da Missaglia, vicino Lecco
• Membri principali furono i fratelli Antonio e Tommaso, attivi intorno alla metà del XV secolo
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Antonio Missaglia, Armatura, c. 1450, Baltimora, Walters Art Museum
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Tommaso e Antonio Missaglia con Pier Innocenzo da Faerno e Antonio Seroni, Armatura
dell’imperatore Federico III di Asburgo, 1450
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Nicolò Silva, o da Silva, Armatura alla massimiliana da cavalleria pesante, c. 1500, Parigi, Musée
de l'Armée
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L’armatura milanese del ‘500
• Vari fattori, tra cui l’avvento delle armi da fuoco, cambiano una volta di più l’impostazione delle
armature
• Si sviluppa un modello di armatura diverso, aderente e stondato
• La decorazione diventa sempre più pronunciata, di chiara derivazione classicista: viene incontro
alle esigenze da parata, più che belliche
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I grandi armaioli milanesi del ‘500
• Bartolomeo Piatti
• Giovanni Pietro Figino
• Giovanni Antonio Biancardi
• Antonio Piccinino con i figli Federico e Lucio: «fu il primo huomo non solo della nostra Italia ma
anco di tutta Europa, per far’una lama di spada, o pugnale, o coltello, o qualunque arma da tagliare,
che tagliava ogni sorte di ferro senza lesione delle sue lame; e perciò era conosciuto e
nominatissimo appresso dei maggiori principi de’ Christiani e alli professori d’arme»
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Lucio Piccinino, Armatura di Don Gonzalo Fernández de Córdoba, duca d’Alba, 1575-1585, New
York, Metropolitan Museum of Art
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Armoraro milanese (Lucio Piccinino?), Armatura di Alessandro Farnese, Vienna, Kunsthistorisches
Museum
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Pompeo della Cesa (1537-1610)
• È abituato a impiegare pezzi intercambiabili e supplementari
• A seconda delle circostanze, le armature si adattavano a varie funzioni
• Questi cambiamenti consentono a un’armatura di essere «da piede», «da cavallo» o «da giostra»,
cioè da torneo
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Pompeo della Cesa, Armatura, Worcester, Higgins Art Museum
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Non solo ferro
• Parallela e complementare alla manifattura del ferro corre quella del legno
• La manifattura di scudi fa parte del normale lavoro di falegnami e decoratori
• Lo scudo più famoso della storia vede protagonista Michelangelo Merisi, detto Caravaggio
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, Scudo con testa di Medusa, c. 1598, Firenze, Uffizi
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Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, Scudo con testa di Medusa, c. 1598, Firenze, Uffizi
• La prima versione dello scudo si trova in collezione privata italiana
• Questa è la seconda versione
• Commissionata dal cardinale Francesco Maria del Monte come dono al
granduca di Toscana Ferdinando de’Medici
• Tela incollata su tavola di pioppo
• Funzione per lo più decorativa
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Un mercato specializzato
• Il commercio delle armi si sviluppa già nel tardo Medioevo
• Sul mercato lavorano mercanti di armi professionisti, come per esempio Francesco Datini da Prato
(1335-1410)
• Uno dei compiti dei mercanti come Datini è l’assemblaggio di insiemi completi, partendo dai
singoli pezzi
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
L’attrazione inglese
• 1511 Enrico VIII fonda a Greenwich, vicino Londra, una fabbrica reale di armature
• Importa corazzai dal sud della Germania, dalle Fiandre e da Milano
• Diretta fra l’altro da Jacob Halder, in servizio dal 1576 al 1607, la fabbrica inglese emerge insieme
a Milano e al sud della Germania come leader del settore
• L’Inghilterra di età elisabettiana è spesso considerato il picco più elevato della produzione e
fruizione delle corazze
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Jacob Halder per la manifattura reale di Greenwich, Armatura di George Clifford, terzo conte di
Cumberland, 1586, New York, Metropolitan Museum of Art
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Cosa resta oggi?
• Ancor oggi vicino a piazza del Duomo esistono via Spadari e via Armorari
• Il centro di Milano era un tempo ricco di botteghe di produttori e di mercanti di armi
• Alla fine del XIX secolo il tessuto architettonico venne sconvolto: oggi di tutto questo rimane
molto poco
• Se non una storia che vale la pena di essere raccontata
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Le corazze di Milano, fra realtà e mito
• Milano vive in età storica una straordinaria fortuna, quanto alla produzione di corazze
• Questa fortuna, quasi una mitologia, ha oscurato la produzione di altri centri italiani alternativi
• Firenze e la Toscana per tutte le armi
• Genova, specie per le armi da tiro, come le balestre
• Brescia per le armi da fuoco nel tardo XVI e nel XVII secolo
• Cuneo per le armi da taglio
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L’arte della ceramica italiana: il caso di Castelli
Prof. Paolo Coen
Comunicazione Museale
Titolo del Corso: Dal Fatto-in-Italia al Made in Italy
2020-2021
Prologo: il Presepe Monumentale di Castelli
• https://www.youtube.com/watch?v=UlXAwJoODac
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
L’arte della ceramica
• kéramos in greco significa argilla
• ceramica è tutto ciò che viene modellato con un impasto di argilla e successivamente cotto con il
fuoco
• se ne ottengono – oltre a materiali edili, come mattoni, piastrelle e tegole – fra l’altro stoviglie,
oggetti decorativi, ciotole, vasellami, urne e ancora statuette votive, etc.
• è diffusa in tutto il mondo
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
I vari tipi di ceramica
• ceramiche a pasta porosa: es. terraglie, maioliche e terrecotte. Pasta tenera e assorbente, più
facilmente scalfibile
• ceramiche a pasta compatta: es. gres e porcellane. Utilizza una particolare argilla bianca, detta
caolino. Ne risulta una bassa porosità, con buone doti di impermeabilità: sono perciò adatte a
contenitori. Difficili a scalfirsi
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Le terrecotte
L’argilla è estremamente malleabile quando è cruda. Dopo la cottura si presenta come un materiale
dal giallo al rosso mattone, dotato di ottima porosità
- Materiale da costruzione: il laterizio
- Produzione di ceramiche
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Le terrecotte
L’argilla è estremamente malleabile quando è cruda. Dopo la cottura si presenta come un materiale
dal giallo al rosso mattone, dotato di ottima porosità
- Materiale da costruzione: il laterizio
- Produzione di ceramiche
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Da Figulus a Figline
• Figulus è una parola latina che significa «vasaio»; figulinae è l’arte del vasaio, ma può significare
anche le stesse terrecotte
• Nella Penisola molte località rimandano all’arte della terracotta: es. Figline Valdarno vicino
Firenze, Figline Vigliaturo vicino Cosenza
• La stessa Forlì, nei pressi di Faenza, si chiamava durante il Medioevo Figline
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La ceramica della Penisola nel Medioevo
• La ceramica medievale italiana si fonda per lo più su motivi geometrici stilizzati. Già allora
emergono vari centri specializzati nella produzione ceramica. Ecco alcuni esempi:
- Faenza in Romagna
- Palermo e altri centri in Sicilia
- Spoleto, Deruta, Gubbio e poi ancora Orvieto, Todi, Gualdo Tadino, Città di
Castello, Umbertide, Perugia, Assisi
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Faenza, Boccale con stemma Manfredi, 1375-1400, Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Palermo, Catino invetriato policromo, 950-1000, Palermo, Scavi Museo Archeologico
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Palermo, Catino invetriato policromo, 950-1000, Palermo, Scavi Museo Archeologico
• Sotto l’influenza della cultura araba, la Sicilia si distingue per
una particolare tecnica, la «doppia cottura»
• La «doppia cottura» prevede la presenza di una superficie, di
un rivestimento vetroso, che protegge l’oggetto e lo rende
impermeabile
• A seconda dei casi, l’artigiano dipinge sopra o sotto il
rivestimento
Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
Assisi, Brocca con aquila, c. 1400, New York Metropolitan Museum of Art
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Il Rinascimento: l’avvento della maiolica e della figura umana
• Verso la fine del Medioevo l’impiego del rivestimento vetroso diventa lo standard: esso segna il
passaggio dalla terracotta alla maiolica, un prodotto ceramico a pasta porosa e opaca, appunto
rivestito da una vernice, o smalto, solidificata a caldo. Nelle ceramiche più fini il rivestimento è del
tutto trasparente
• Tra la fine del XV e il principio del XVI la «maniera moderna» – quella che noi chiamiamo oggi
Rinascimento – detta il passaggio anche nell’arte della ceramica a nuovi indirizzi linguistici
• Il principale è l’avvento di decorazioni figurate, cioè basate sulla presenza umana
• Inizialmente sono raffigurazioni idealizzate, come per il vasellame amatorio con «belle donne» e
l’effigie della persona amata
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Faenza, Piatto con Iulia Bel[l]a, c. 1500, Faenza, Museo Internazionale della Ceramica
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Il Rinascimento: l’avvento della figura umana
• Di lì a poco s’impone il «genere istoriato». I maestri italiani usano il supporto della maiolica più o
meno come una tavola o una tela, per creare vasellame di pregio con rappresentazioni mitologiche,
bibliche o di storia romana
• Le fonti di queste illustrazioni sono spesso le incisioni, cioè le stampe
• Emergono figure precise e individuate di maestri, con relative botteghe, i quali spesso firmano e
datano le proprie opere
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La divaricazione fra i vari centri, o scuole di maiolica
• L’avvento delle figurazioni è un fattore di ulteriore distinzione e divaricazione fra i vari centri
italiani e i rispettivi maestri
• Faenza impiega uno smalto grigio-azzurro, detta maiolica «berettina», come sfondo per elaborate
composizioni con festoni, frutta, girali fogliate, «grottesche»
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Bottega di Pietro Bergantini, Piatto con il Sacrificio di Marco Curzio, 1529, Faenza, Museo
Internazionale della Ceramica
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Francesco Xanto Avelli (Urbino), Piatto con inondazione del Tevere, 1531, Milano, Castello
Sforzesco
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La segmentazione del mercato, in base alla domanda
• Nel XVI secolo si crea una netta segmentazione del mercato, in base alla divaricazione della
domanda:
- Maioliche di alta fascia. La fascia elevata di pubblico richiede maioliche ricche ed elaborate,
realizzate dai maestri più accreditati e molto costose. Le espone in bella vista e le affianca ad altri
manufatti preziosi, come stoffe e suppellettili in oro e argento
- Maioliche e terrecotte di fascia media. Sono richieste per l’impiego di tutti i giorni dalla fascia alta
o dalla fascia medio-alta, a imitazione della prima fascia. Sono prodotti che imitano i precedenti,
ma in forme semplificate, materiali meno nobili e maestri minori.
- Maioliche e più spesso terrecotte di fascia bassa. Sono richiesti dai ceti medi. Sono oggetti di uso e
consumo quotidiane, destinati a rapida consunzione. È facile trovarli nei ‘butti’, cioè nelle
discariche cittadine
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Giulio Romano, Servizio da dispensa, Mantova, 1528, Palazzo Te
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Segmentazione dell’offerta
• Parallelamente anche l’offerta si amplia e differenzia
• I prodotti tradizionali sono affiancati da nuove tipologie di maioliche, spesso con l’ambizione di
porsi come piccole sculture da tavola
• Emerge così la competizione con altre tradizioni del Fatto-in-Italia, i bronzetti e gli argenti
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Bottega dei Patanazzi (Urbino), Calamaio con Apollo e le Muse, 1584, New York, Metropolitan
Museum of Art
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Fatto-in-Italia: il caso della maiolica di Castelli
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Andammo a un'altra terra detta Le Castella,
posta sopra un colle, tra due fiumicelli;
nella qual terra si fanno vasellamenti nobili di candida terra e se ne portano fino a Napoli.
Serafino Razzi, Viaggi in Abruzzo, 1575
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Castelli, centro nazionale e internazionale della ceramica
• Castelli si trova a poca distanza da Teramo
• L’origine dell’arte della ceramica risale al tardo Medioevo, nel XV secolo: è obiettivamente
difficile trovare o attribuire oggetti al quel periodo
• La prima affermazione si registra nel XVI secolo, cioè in età rinascimentale e si lega a Orazio
Pompei e alla sua bottega a carattere familiare
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Orazio Pompei (1510-1590 c.)
• Si forma all’interno di una famiglia di ceramisti
• Ne rappresenta la punta di diamante
• È l’autore del corredo da farmacia Orsini-Colonna
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Orazio Pompei, Vaso da farmacia, c. 1550, New York, Metropolitan Museum of Art
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Orazio Pompei, Vaso da farmacia Orsini Colonna, c. 1550, Londra, British Museum
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Orazio Pompei, Vaso da farmacia Orsini Colonna, c. 1550, Londra, British Museum
• Iscrizione «et sarrimo boni amici» (saremo buoni amici)
• Il riferimento è alla pace tra due famiglie nel Medioevo tradizionalmente rivali
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Fra devozione e promozione: il soffitto della chiesa di San Donato
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Soffitto in maiolica, 1615-1617, Castelli, chiesa di San Donato
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Soffitto in maiolica, 1615-1617, Castelli, chiesa di San Donato
• Sorge a 2km dall’abitato di Castelli
• Il soffitto non ha nessuna particolarità strutturale
• Grande sforzo ornamentale, grazie a circa 1000 mattoni (tavelle)
decorate a maiolica verso la faccia interna
• Le tavelle vedono partecipare tutte le botteghe di Castelli
• La più impegnata è la bottega di Orazio Pompei
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Orazio Pompei, Mattonelle in maiolica, Castelli, Museo della ceramica
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Orazio Pompei, Mattonelle in maiolica, Castelli, Museo della ceramica
• Parte della decorazione della chiesa della Madonna del Rosario, poi dedicata
a San Donato
• Negli anni trenta del ’900 recuperati e messi in sicurezza
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I motivi di un successo
• Le botteghe di maiolica di Castelli s’inseriscono in un contesto particolarmente competitivo
• Giocano a loro vantaggio la buona fattura, la vivacità delle decorazione, l’economicità dei prodotti,
grazie a sistemi di produzione particolarmente innovativi ed efficaci
• Tali qualità emersero soprattutto nel XVII secolo
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Francesco Grue e la sua famiglia
• Francesco è il capostipite di una delle principali botteghe di maiolicari di Castelli
• Attraverso la prima moglie Domenica s’imparenta con un’altra storica famiglia
• Si specializza nella finitura pittorica, lasciando ad altri nella bottega la produzione del modellato,
che viene dunque inteso come un mero supporto
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Francesco Grue, Piatto con scene e stemma della famiglia Alarçon y Mendoza, 1640-1650, New
York, Metropolitan Museum of Art
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Francesco Grue da Antonio Tempesta, Piatto con scena di Alessandro Magno, Sèvres
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Comunicazione Museale, 2020-2021, Dal Fatto-in-Italia al Made in Italy, Lezioni 5 e 6

  • 1. Armerie a Milano nel XVI secolo Prof. Paolo Coen Comunicazione Museale Titolo del Corso: Dal Fatto-in-Italia al Made in Italy 2020-2021
  • 2. Dove mai al mondo potrà trovarsi un’altra città il cui popolo sia così ben dotato di armi di ferro? (…) Si possono vedere manipoli di cavalieri luccicanti da capo a piedi nelle loro armi, con scalpitanti destrieri ricoperti di borchie, cavalieri ben superiori agli altri non solo per nobiltà di schiatta, ma per bontà di armi e di costumi, quali si convengono a tanta e tale città. Nella nostra città e nel suo contado vi è fior fiore e abbondanza di fabbri, i quali ogni giorno fabbricano armature di ogni tipo, che poi i mercanti vendono in mirabile abbondanza nelle città vicine e anche in quelle lontane. I principali fabbri di corazze superano infatti il numero di cento e ciascuno di essi tiene sotto di sé moltissimi operai che si dedicano ogni giorno alla lavorazione mirabile delle macchie. Vi sono anche moltissimi fabbricanti di scudi e infine di ogni tipo di armi, del cui numero non faccio neanche menzione. Bonvesin de la Riva, De Magnalibus Mediolani, 1288 Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 3. Il corazzaio, o armiere • chi fabbrica le componenti della difesa di un soldato o cavaliere, compresa la corazza • Il termine invale dal Medioevo • Solo molto più tardi si fonde con ‘armaiolo’, che invece tradizionalmente produce armi di offesa Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 4. La protezione del corpo in battaglia: una lunga evoluzione • Fin dall’età classica si utilizzano strumenti per proteggere almeno le parti vitali del corpo durante le battaglie • La parte principale in questo primo periodo è la corazza, che protegge il petto e il ventre Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 5. Arte greca arcaica, Corazza, c. 600 a.C., Madrid, Museo Archeologico Nazionale Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 6. La protezione del corpo in battaglia: una lunga evoluzione • I Romani e altri popoli sviluppano rivestimenti completi del corpo, o armature • Le armature vanno d’accordo con l’avanzamento tecnico delle singole culture: in Europa rimangono in auge fino al periodo carolingio • Poco prima dell’anno 1000 le armature sono sostituite da vari elementi singoli • Il più diffuso è la cotta in maglia ad anelli – detta anche usbergo – un tipo di protezione a veste più semplice e versatile Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 7. Cotta in maglia alto medievale, Museo di Bayeux Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 8. L’evoluzione dell’armatura • Per quasi tutto il Medioevo si utilizzano singoli pezzi di protezione, che si aggiungono all’usbergo • I cavalieri sono abituati a servirsi di vari specialisti per i singoli pezzi: il bacinetto (un particolare tipo di elmo), la cotta di maglia, il petto, i cosciali e gli schinieri • Successivamente i vari pezzi vengono assemblati • Altrettanto succede con le armi di offesa: spada, lancia, pugnale, ascia, etc. • Esiste dunque una varietà di artigiani, ciascuno dei quali ha una propria specializzazione Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 9. L’armatura completa a piastre, o «gotica» • Procede l’abitudine di associare la cotta a varie piastre in acciaio • Man mano si estende fino a ricoprire ogni parte del corpo del guerriero • 1360-1370 le officine milanesi elaborano l’armatura completa a piastre di acciaio • L’armatura a piastre è formata da lastre, o piastre di metallo di circa 2 mm di spessore, collegate le une alle altre da cinghie di cuoio • L’insieme risulta più pesante della cotta in maglia: in compenso mette il soldato al sicuro da colpi di spada e offre una discreta protezione da frecce, mazze e anche dai colpi delle prime armi da fuoco Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 10. L’armatura a piastre, o «gotica» • Il cavaliere viene completamente corazzato e protetto da una ‘macchina’ in ferro: è talora detta «armatura gotica», del peso fra i 25 e i 30 kg • Queste ‘macchine’ sono prodotte su misura, in modo da aderire perfettamente all’anatomia del singolo committente • Ne deriva un prodotto estremamente sofisticato e costoso, che ha caratteristiche simili ai moderni prodotti di haute couture • Il guerriero, abituato fin da piccolo a vestire un’armatura, può combattere liberamente, correre o strisciare, come anche smontare da cavallo o rimontarvi, senza aiuti Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 11. Le botteghe di corazzai milanesi alla fine del Medioevo • Verso la fine del Medioevo, poco prima del 1300, Bonvesin de la Riva ignora le botteghe di pittori e scultori, lodando invece quelle dei corazzai, cioè dei produttori di corazze • Già a quel tempo esistono in città circa 100 botteghe del genere, ciascuna con parecchi dipendenti • Ancor più ve ne sono di fabbricanti di scudi e di armi Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 12. I corazzai e il loro «indotto» • Accanto alle botteghe dei corazzai ne prosperano molte altre, legate sempre al mondo delle armi e spesso sussidiarie le une alle altre • Botteghe specializzate nella produzione di cotte e di maglie, di scudi, spade e balestre • Botteghe incisori, orafi, smaltatori e scultori che ne realizzavano elaborate decorazioni Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 13. Le funzioni dell’armatura • Difensiva/bellica: proteggere chi combatte in battaglia • Rappresentativa/simbolica: trasmettere valori di rappresentanza e di qualità estetica. Si adattano alla vita sociale del Rinascimento, che passa anche attraverso la caccia di corte e i tornei, le sfilate, i ricevimenti • L’armatura di età manierista, nel XVI secolo, segnerà il trionfo della seconda funzione sulla prima • Le armi sono a un tempo portatrici di bellezza – ovvero di qualità, di ricerca estetica – e di ricerca tecnologica, attraverso una serie di «inventioni» • Le armi belle – più o meno come le belle arti – servono a illustrare uno stile di vita, una sorta di «Italian way of life» (Fulvio Cervini) Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 14. I due corni della domanda • L’evoluzione dell’armatura porta a segmentazione della domanda • Domanda di fascia alta, a volte altissima: la grande aristocrazia, i proprietari terrieri ordinano, commissionano pezzi unici, paragonabili per costi a un’automobile di lusso • Domanda di fascia media e bassa: continua a rivolgersi a singoli pezzi, che vengono successivamente assemblati o venduti • Fra queste due domande esistono diverse situazioni intermedie, che vengono incontro a esigenze diverse Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 15. La bottega dell’armoraro, o corazzaio • Con il crescere della complessità delle corazze l’armoraro tende a organizzarsi in botteghe • Le botteghe hanno per lo più carattere familiare • La corazza diventa il frutto di una filiera produttiva, dove ciascun tecnico si occupa di un particolare tipo di pezzo • La filiera, o équipe, comprende decoratori, incisori e doratori • Una bottega era capace in media di produrre un’armatura da guerra al giorno • Verso la fine del XIV secolo diventa perciò abitudine che le officine milanesi appongano le proprie marche a incisione sulle singole armature Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 16. La bottega dei Negroni, detti i Missaglia • Famiglia di corazzai proveniente da Missaglia, vicino Lecco • Membri principali furono i fratelli Antonio e Tommaso, attivi intorno alla metà del XV secolo Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 17. Antonio Missaglia, Armatura, c. 1450, Baltimora, Walters Art Museum Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 18. Tommaso e Antonio Missaglia con Pier Innocenzo da Faerno e Antonio Seroni, Armatura dell’imperatore Federico III di Asburgo, 1450 Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 19. Nicolò Silva, o da Silva, Armatura alla massimiliana da cavalleria pesante, c. 1500, Parigi, Musée de l'Armée Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 20. L’armatura milanese del ‘500 • Vari fattori, tra cui l’avvento delle armi da fuoco, cambiano una volta di più l’impostazione delle armature • Si sviluppa un modello di armatura diverso, aderente e stondato • La decorazione diventa sempre più pronunciata, di chiara derivazione classicista: viene incontro alle esigenze da parata, più che belliche Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 21. I grandi armaioli milanesi del ‘500 • Bartolomeo Piatti • Giovanni Pietro Figino • Giovanni Antonio Biancardi • Antonio Piccinino con i figli Federico e Lucio: «fu il primo huomo non solo della nostra Italia ma anco di tutta Europa, per far’una lama di spada, o pugnale, o coltello, o qualunque arma da tagliare, che tagliava ogni sorte di ferro senza lesione delle sue lame; e perciò era conosciuto e nominatissimo appresso dei maggiori principi de’ Christiani e alli professori d’arme» Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 22. Lucio Piccinino, Armatura di Don Gonzalo Fernández de Córdoba, duca d’Alba, 1575-1585, New York, Metropolitan Museum of Art Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 23. Armoraro milanese (Lucio Piccinino?), Armatura di Alessandro Farnese, Vienna, Kunsthistorisches Museum Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 24. Pompeo della Cesa (1537-1610) • È abituato a impiegare pezzi intercambiabili e supplementari • A seconda delle circostanze, le armature si adattavano a varie funzioni • Questi cambiamenti consentono a un’armatura di essere «da piede», «da cavallo» o «da giostra», cioè da torneo Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 25. Pompeo della Cesa, Armatura, Worcester, Higgins Art Museum Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 26. Non solo ferro • Parallela e complementare alla manifattura del ferro corre quella del legno • La manifattura di scudi fa parte del normale lavoro di falegnami e decoratori • Lo scudo più famoso della storia vede protagonista Michelangelo Merisi, detto Caravaggio Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 27. Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, Scudo con testa di Medusa, c. 1598, Firenze, Uffizi Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 28. Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, Scudo con testa di Medusa, c. 1598, Firenze, Uffizi • La prima versione dello scudo si trova in collezione privata italiana • Questa è la seconda versione • Commissionata dal cardinale Francesco Maria del Monte come dono al granduca di Toscana Ferdinando de’Medici • Tela incollata su tavola di pioppo • Funzione per lo più decorativa Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 29. Un mercato specializzato • Il commercio delle armi si sviluppa già nel tardo Medioevo • Sul mercato lavorano mercanti di armi professionisti, come per esempio Francesco Datini da Prato (1335-1410) • Uno dei compiti dei mercanti come Datini è l’assemblaggio di insiemi completi, partendo dai singoli pezzi Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 30. L’attrazione inglese • 1511 Enrico VIII fonda a Greenwich, vicino Londra, una fabbrica reale di armature • Importa corazzai dal sud della Germania, dalle Fiandre e da Milano • Diretta fra l’altro da Jacob Halder, in servizio dal 1576 al 1607, la fabbrica inglese emerge insieme a Milano e al sud della Germania come leader del settore • L’Inghilterra di età elisabettiana è spesso considerato il picco più elevato della produzione e fruizione delle corazze Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 31. Jacob Halder per la manifattura reale di Greenwich, Armatura di George Clifford, terzo conte di Cumberland, 1586, New York, Metropolitan Museum of Art Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 32. Cosa resta oggi? • Ancor oggi vicino a piazza del Duomo esistono via Spadari e via Armorari • Il centro di Milano era un tempo ricco di botteghe di produttori e di mercanti di armi • Alla fine del XIX secolo il tessuto architettonico venne sconvolto: oggi di tutto questo rimane molto poco • Se non una storia che vale la pena di essere raccontata Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 33. Le corazze di Milano, fra realtà e mito • Milano vive in età storica una straordinaria fortuna, quanto alla produzione di corazze • Questa fortuna, quasi una mitologia, ha oscurato la produzione di altri centri italiani alternativi • Firenze e la Toscana per tutte le armi • Genova, specie per le armi da tiro, come le balestre • Brescia per le armi da fuoco nel tardo XVI e nel XVII secolo • Cuneo per le armi da taglio Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 34. L’arte della ceramica italiana: il caso di Castelli Prof. Paolo Coen Comunicazione Museale Titolo del Corso: Dal Fatto-in-Italia al Made in Italy 2020-2021
  • 35. Prologo: il Presepe Monumentale di Castelli • https://www.youtube.com/watch?v=UlXAwJoODac Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 36. L’arte della ceramica • kéramos in greco significa argilla • ceramica è tutto ciò che viene modellato con un impasto di argilla e successivamente cotto con il fuoco • se ne ottengono – oltre a materiali edili, come mattoni, piastrelle e tegole – fra l’altro stoviglie, oggetti decorativi, ciotole, vasellami, urne e ancora statuette votive, etc. • è diffusa in tutto il mondo Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 37. I vari tipi di ceramica • ceramiche a pasta porosa: es. terraglie, maioliche e terrecotte. Pasta tenera e assorbente, più facilmente scalfibile • ceramiche a pasta compatta: es. gres e porcellane. Utilizza una particolare argilla bianca, detta caolino. Ne risulta una bassa porosità, con buone doti di impermeabilità: sono perciò adatte a contenitori. Difficili a scalfirsi Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 38. Le terrecotte L’argilla è estremamente malleabile quando è cruda. Dopo la cottura si presenta come un materiale dal giallo al rosso mattone, dotato di ottima porosità - Materiale da costruzione: il laterizio - Produzione di ceramiche Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 39. Le terrecotte L’argilla è estremamente malleabile quando è cruda. Dopo la cottura si presenta come un materiale dal giallo al rosso mattone, dotato di ottima porosità - Materiale da costruzione: il laterizio - Produzione di ceramiche Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 40. Da Figulus a Figline • Figulus è una parola latina che significa «vasaio»; figulinae è l’arte del vasaio, ma può significare anche le stesse terrecotte • Nella Penisola molte località rimandano all’arte della terracotta: es. Figline Valdarno vicino Firenze, Figline Vigliaturo vicino Cosenza • La stessa Forlì, nei pressi di Faenza, si chiamava durante il Medioevo Figline Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 41. La ceramica della Penisola nel Medioevo • La ceramica medievale italiana si fonda per lo più su motivi geometrici stilizzati. Già allora emergono vari centri specializzati nella produzione ceramica. Ecco alcuni esempi: - Faenza in Romagna - Palermo e altri centri in Sicilia - Spoleto, Deruta, Gubbio e poi ancora Orvieto, Todi, Gualdo Tadino, Città di Castello, Umbertide, Perugia, Assisi Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 42. Faenza, Boccale con stemma Manfredi, 1375-1400, Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 43. Palermo, Catino invetriato policromo, 950-1000, Palermo, Scavi Museo Archeologico Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 44. Palermo, Catino invetriato policromo, 950-1000, Palermo, Scavi Museo Archeologico • Sotto l’influenza della cultura araba, la Sicilia si distingue per una particolare tecnica, la «doppia cottura» • La «doppia cottura» prevede la presenza di una superficie, di un rivestimento vetroso, che protegge l’oggetto e lo rende impermeabile • A seconda dei casi, l’artigiano dipinge sopra o sotto il rivestimento Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 45. Assisi, Brocca con aquila, c. 1400, New York Metropolitan Museum of Art Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 46. Il Rinascimento: l’avvento della maiolica e della figura umana • Verso la fine del Medioevo l’impiego del rivestimento vetroso diventa lo standard: esso segna il passaggio dalla terracotta alla maiolica, un prodotto ceramico a pasta porosa e opaca, appunto rivestito da una vernice, o smalto, solidificata a caldo. Nelle ceramiche più fini il rivestimento è del tutto trasparente • Tra la fine del XV e il principio del XVI la «maniera moderna» – quella che noi chiamiamo oggi Rinascimento – detta il passaggio anche nell’arte della ceramica a nuovi indirizzi linguistici • Il principale è l’avvento di decorazioni figurate, cioè basate sulla presenza umana • Inizialmente sono raffigurazioni idealizzate, come per il vasellame amatorio con «belle donne» e l’effigie della persona amata Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 47. Faenza, Piatto con Iulia Bel[l]a, c. 1500, Faenza, Museo Internazionale della Ceramica Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 48. Il Rinascimento: l’avvento della figura umana • Di lì a poco s’impone il «genere istoriato». I maestri italiani usano il supporto della maiolica più o meno come una tavola o una tela, per creare vasellame di pregio con rappresentazioni mitologiche, bibliche o di storia romana • Le fonti di queste illustrazioni sono spesso le incisioni, cioè le stampe • Emergono figure precise e individuate di maestri, con relative botteghe, i quali spesso firmano e datano le proprie opere Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 49. La divaricazione fra i vari centri, o scuole di maiolica • L’avvento delle figurazioni è un fattore di ulteriore distinzione e divaricazione fra i vari centri italiani e i rispettivi maestri • Faenza impiega uno smalto grigio-azzurro, detta maiolica «berettina», come sfondo per elaborate composizioni con festoni, frutta, girali fogliate, «grottesche» Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 50. Bottega di Pietro Bergantini, Piatto con il Sacrificio di Marco Curzio, 1529, Faenza, Museo Internazionale della Ceramica Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 51. Francesco Xanto Avelli (Urbino), Piatto con inondazione del Tevere, 1531, Milano, Castello Sforzesco Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 52. La segmentazione del mercato, in base alla domanda • Nel XVI secolo si crea una netta segmentazione del mercato, in base alla divaricazione della domanda: - Maioliche di alta fascia. La fascia elevata di pubblico richiede maioliche ricche ed elaborate, realizzate dai maestri più accreditati e molto costose. Le espone in bella vista e le affianca ad altri manufatti preziosi, come stoffe e suppellettili in oro e argento - Maioliche e terrecotte di fascia media. Sono richieste per l’impiego di tutti i giorni dalla fascia alta o dalla fascia medio-alta, a imitazione della prima fascia. Sono prodotti che imitano i precedenti, ma in forme semplificate, materiali meno nobili e maestri minori. - Maioliche e più spesso terrecotte di fascia bassa. Sono richiesti dai ceti medi. Sono oggetti di uso e consumo quotidiane, destinati a rapida consunzione. È facile trovarli nei ‘butti’, cioè nelle discariche cittadine Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 53. Giulio Romano, Servizio da dispensa, Mantova, 1528, Palazzo Te Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 54. Segmentazione dell’offerta • Parallelamente anche l’offerta si amplia e differenzia • I prodotti tradizionali sono affiancati da nuove tipologie di maioliche, spesso con l’ambizione di porsi come piccole sculture da tavola • Emerge così la competizione con altre tradizioni del Fatto-in-Italia, i bronzetti e gli argenti Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 55. Bottega dei Patanazzi (Urbino), Calamaio con Apollo e le Muse, 1584, New York, Metropolitan Museum of Art Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 56. Fatto-in-Italia: il caso della maiolica di Castelli Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 57. Andammo a un'altra terra detta Le Castella, posta sopra un colle, tra due fiumicelli; nella qual terra si fanno vasellamenti nobili di candida terra e se ne portano fino a Napoli. Serafino Razzi, Viaggi in Abruzzo, 1575 Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 58. Castelli, centro nazionale e internazionale della ceramica • Castelli si trova a poca distanza da Teramo • L’origine dell’arte della ceramica risale al tardo Medioevo, nel XV secolo: è obiettivamente difficile trovare o attribuire oggetti al quel periodo • La prima affermazione si registra nel XVI secolo, cioè in età rinascimentale e si lega a Orazio Pompei e alla sua bottega a carattere familiare Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 59. Orazio Pompei (1510-1590 c.) • Si forma all’interno di una famiglia di ceramisti • Ne rappresenta la punta di diamante • È l’autore del corredo da farmacia Orsini-Colonna Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 60. Orazio Pompei, Vaso da farmacia, c. 1550, New York, Metropolitan Museum of Art Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 61. Orazio Pompei, Vaso da farmacia Orsini Colonna, c. 1550, Londra, British Museum Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 62. Orazio Pompei, Vaso da farmacia Orsini Colonna, c. 1550, Londra, British Museum • Iscrizione «et sarrimo boni amici» (saremo buoni amici) • Il riferimento è alla pace tra due famiglie nel Medioevo tradizionalmente rivali Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 63. Fra devozione e promozione: il soffitto della chiesa di San Donato Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 64. Soffitto in maiolica, 1615-1617, Castelli, chiesa di San Donato Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 65. Soffitto in maiolica, 1615-1617, Castelli, chiesa di San Donato • Sorge a 2km dall’abitato di Castelli • Il soffitto non ha nessuna particolarità strutturale • Grande sforzo ornamentale, grazie a circa 1000 mattoni (tavelle) decorate a maiolica verso la faccia interna • Le tavelle vedono partecipare tutte le botteghe di Castelli • La più impegnata è la bottega di Orazio Pompei Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 66. Orazio Pompei, Mattonelle in maiolica, Castelli, Museo della ceramica Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 67. Orazio Pompei, Mattonelle in maiolica, Castelli, Museo della ceramica • Parte della decorazione della chiesa della Madonna del Rosario, poi dedicata a San Donato • Negli anni trenta del ’900 recuperati e messi in sicurezza Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 68. I motivi di un successo • Le botteghe di maiolica di Castelli s’inseriscono in un contesto particolarmente competitivo • Giocano a loro vantaggio la buona fattura, la vivacità delle decorazione, l’economicità dei prodotti, grazie a sistemi di produzione particolarmente innovativi ed efficaci • Tali qualità emersero soprattutto nel XVII secolo Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 69. Francesco Grue e la sua famiglia • Francesco è il capostipite di una delle principali botteghe di maiolicari di Castelli • Attraverso la prima moglie Domenica s’imparenta con un’altra storica famiglia • Si specializza nella finitura pittorica, lasciando ad altri nella bottega la produzione del modellato, che viene dunque inteso come un mero supporto Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 70. Francesco Grue, Piatto con scene e stemma della famiglia Alarçon y Mendoza, 1640-1650, New York, Metropolitan Museum of Art Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 71. Francesco Grue da Antonio Tempesta, Piatto con scena di Alessandro Magno, Sèvres Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 72. Francesco Grue da Antonio Tempesta, Piatto con scena della vita di Alessandro Magno, c. 1650, già mercato antiquario Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 73. Carmine Gentili, Ercole nell’orto delle Esperidi, 1700 c., Milano, Civico Museo del Castello Sforzesco Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 74. Il presepe monumentale, Castelli, Liceo Artistico Grue Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen
  • 75. Il Liceo Artistico Grue di Castelli: un mestiere antico nel presente Comunicazione Museale, 2020-2021 - prof. Paolo Coen