2. 1. PARIGI 1900: BILANCIO DI UN SECOLO
Negli anni che vanno dalla metà dell’Ottocento fino al volgere del nuovo secolo, Londra e Parigi,
le due metropoli europee del tempo, si contendono molti dei primati dell’allora nascente
industria culturale, Le Esposizioni Universali non fanno eccezione. Londra - la città che aveva
tenuto a battesimo l’Expo nel 1851 - aveva promosso un modello espositivo profondamente
segnato dall’estetica della tecnologia e dell’industria: una delle facce del moderno.
La via francese all’Esposizione Universale predilige invece la dimensione spettacolare: se Londra
puntava sugli immaginari legati alla produzione e alla fabbrica, Parigi sceglierà di enfatizzare quelli
legati ai consumi e alla vetrina - una scelta che si rivelerà per molti aspetti vincente -
promuovendo un’altra idea di moderno. Qui si celebrano l’evasione e la cultura del nuovo. La
tecnologia che li rende possibili rimane dietro le quinte, mentre sul palcoscenico
dell’Expo vanno in scena il divertimento e lo svago, che mirano a sedurre il pubblico e a
promuoverne i consumi (Abruzzese 1973;Aimone e Olmo 1990).
MA A CHI AFFIDARE IL RUOLO DI TESTIMONIAL
DEL “MODERNO PARIGINO”?
3. LA PARISIENNE
L’Esposizione Universale di Parigi
1900 celebra, o meglio ancora
“battezza” pubblicamente la Parigina
dedicandole una scultura,
commissionata a Moreau-Vauthier. Il
bozzetto la rappresenta altera,
vestita in maniera elegante e sicura
di sé. Una donna compiutamente
moderna come simbolo di una
metropoli compiutamente moderna.
4. LA PARISIENNE
La modella scelta per la scultura è
l’attrice Sarah Bernhardt (Parigi,
1844 -1923),“la divina”, e la sua
figura, per tutta la durata
dell’esposizione, accoglierà gli oltre
cinquanta milioni di visitatori
dell’Esposizione dall’alto della Porte
Monumentale, l’ingresso dell’Expo in
Place de la Concorde.
6. Si tratta di un battesimo
anche “mediatico”: un
volumetto illustrato
dedicato ai turisti che
arrivavano a Parigi per
l’Expo e pubblicato nei
mesi precedenti
l’inaugurazione,
intitolato “Vingt jours à
Paris, pendant
l'Exposition universelle de
1900: guide-album du
touriste” (De Tours
1900), inseriva la
parigina, bella, elegante
e alla moda, tra le
“bellezze della città da
non perdere”.
7. –Constant DeTours
“La Parigina! Ovvero quella graziosa figura che si rivede
con tanta gioia nel cuore quando si ritorna a Parigi da
un qualunque luogo della terra! La si riconosce
ovunque: sulle spiagge, in campagna e nella piccola città
di provincia quando, per caso, vi si è smarrita; la Parigina,
delizioso insieme di civetteria e di charme [...] Chi è ?
Una gran signora, una ricca o una piccolo-borghese, la
moglie di un industriale, di un commerciante, di un
impiegato, una commessa, una operaia […] È, in una
parola, tutte le donne di Parigi ”.
8. Fin da subito evidenziamo un collegamento tra la parigina e l’idea di
modernità. Se Parigi è la capitale del moderno che quell’Esposizione
intendeva celebrare, la parigina rappresenta al contempo il moderno
e la donna moderna: incarna gli stili di vita che cambiano e i consumi
che testimoniano culturalmente il progresso e lo “sostengono”
economicamente. La parigina è costruita dunque non solo come
icona femminile, ma come personificazione stessa della città di
Parigi.
9. 2. PRODUZIONE E CONSUMO
A partire dai primi del Novecento,
dentro e fuori i confini nazionali,
l’immagine della Parigina sostiene il
made in France e la produzione di
punta dei settori della moda e della
bellezza.Tradizionalmente associata
all’industria del lusso e dell’effimero,
suggerisce la linea, in fatto di beauty,
anche alle donne d’oltralpe e
d’oltreoceano.
14. 3. UNA RICERCA “IN PROGRESS”
Lo spunto per questo studio nasce dall’osservazione delle vetrine
delle librerie. A ben oltre un secolo dal debutto pubblico della
Parigina, assistiamo a un fiorire di libri "leggeri" ispirati alla sua
iconica immagine.
17. L’identificazione dello stile parigino e del mito del moderno con il
modello femminile delle sue abitanti “rinasce” infatti attraverso
alcuni piccoli casi editoriali di libri destinati a pubblici (almeno
prevalentemente) femminili, che sembrano aver inaugurato un
“filone” di letteratura di consumo.Tra i più noti (e venduti):
Ines de la Fressange, La parigina. Guida allo chic, ed. it. 2011
Anne Berest, Caroline De Maigret, Audrey Diwan, Sophie Mas,
Come essere una parigina. Ovunque tu sia, ed. it. 2015
Natalie Peigney, Sophie la parigina. 103 cose da sapere per
essere come lei, ed it. 2018
18. Parafrasando Simone de Beauvoir (1949): se parigine non si nasce, si può
diventarlo. In questi testi, l’immagine della parigina promuove consumi e
lifestyle: cosa compra, beve, mangia la parigina? Come si trucca, si veste,
si siede, saluta? Come si comporta in pubblico e in privato?
Da una parte, è testimonial di prodotti francesi - come nel caso di Inés de
la Fressange con lo storico marchio RogerVivier; questo suggerirebbe di
interpretare questi libri nei termini di un evoluto product placement (la
forma di comunicazione pubblicitaria che consiste nell'inserire un
prodotto, un brand o un servizio in un contenuto narrativo).
Dall’altra, tuttavia, la sua immagine è tendenzialmente associata a uno
stile di vita da “élite globale” - perché globale è il target dei consumatori
cui si rivolge, e globale l’immaginario a cui rimanda. E dunque, al di là del
product placement, si pone entro la più complessa promozione di un
modello culturale.
19. Le tracce della costruzione sociale (Berger, Luckmann 1966) della
parigina, in quanto modello di stile, lungo il corso del Novecento
sono in fase di ricostruzione attraverso la selezione di un corpus di
immagini e testi pubblicitari prodotti in specifici e significativi snodi
del secolo. Le ipotesi di partenza ci hanno guidate nella scelta di
periodi in cui
a) i consumi non fossero particolarmente inibiti da crisi o guerre
b) emergessero evidenze di trasformazione sociale, politica,
culturale e in generale di cambiamento negli stili di vita.
20. Siamo così arrivate a selezionare quattro periodi storici, entro i
quali procederemo a individuare le immagini con carattere di
iconicità.
a) gli anni dall’Expo 1900 alla Prima Guerra Mondiale (fine della
Belle Époque)
b) il secondo dopoguerra (ripresa dei consumi)
c) i decenni Sessanta-Settanta (liberalizzazione dei costumi,
rivoluzione sessuale, partecipazione politica, protagonismo dei
movimenti femministi)
d) gli anni Ottanta (riflusso ideologico, esplosione dei consumi)
21. L’analisi delle immagini selezionate avviene attraverso una griglia di
lettura che integra gli strumenti della sociologia visuale e dell’analisi
sociosemiotica (Barthes1967) e indaga così le strategie discorsive e
visuali che sostengono la costruzione dell’icona della parigina, i
contesti in cui l’immagine è inserita, gli elementi che la
caratterizzano.
22. La nostra ricerca è in una fase esplorativa: oggi presentiamo i primi
spunti tematici emersi dall’applicazione pilota della scheda di lettura
a un primo corpus ridotto di immagini. Si tratta di immagini che
accompagnano gli articoli dei “femminili”, copertine delle riviste (in
particolare quelle di moda), immagini pubblicitarie (fotografie o
illustrazioni) e appunto editoria libraria.
23. 4. ELEMENTI
RICORRENTI
Rappresentazioni in luoghi aperti e
spazi pubblici: la strada, la piazza, il
parco, ancor di più i caffè e bistrot.
La parigina appartiene allo spazio
pubblico, e stabilisce con esso una
relazione molto più stretta rispetto
alle immagini di donna di altre
metropoli.
24. UNA MARIANNE DEL NOVECENTO…
L’Association des maires de France, dal 1969,
assegna il ruolo di Marianne a una celebrità
francese: Brigitte Bardot (1970), Michèle
Morgan (1972), Mireille Mathieu (1978),
Catherine Deneuve (1985), Inès de la
Fressange (1989), Laetitia Casta (2000),
Sophie Marceau (2012) sono alcune delle
donne che hanno personificato la Francia.
Nella foto di Jean-Pierre Rey, Manifestazione
al Quartiere Latino nel maggio 1968, una
immagine iconica femminile del Maggio
francese.
25. …E UNA SUA ILLUSTRE ANTENATA
La Liberté guidant le peuple
Eugène Delacroix, 1830
27. UNO STILE (SOLO APPARENTEMENTE)
“FACILE” E POCO COSTRUITO
Il basic, l’orologio maschile, la
giacca, le scarpe basse…
28. Una prima analisi del contenuto dei passaggi più significativi dei
diversi volumi considerati sembra mostrare che il “saper vivere” e
lo “chic” francese vadano declinandosi in chiave contemporanea, e
verso un gusto da “élite globali” (come in Peigney 2018), verso
comportamenti e atteggiamenti disinvolti (i passaggi “alla Sex&The
City” in De Maigret 2015). Quella che rimane ferma è la concezione
del gusto francese: un insieme di classe, nonchalance, understatement
e molti piccoli segreti di stile, che nascondono (ma nemmeno
troppo) l’appartenenza a una élite socioculturale, e che questi
“manuali” promettono di rivelare.
Sostenere lo “stile parigino” equivale a sostenere i consumi che lo
rendono “appropriabile” e “adottabile” da parte delle donne.
34. –Walter Benjamin, I passages di Parigi
“Parigi è la città degli specchi. L’asfalto delle sue strade
liscio come uno specchio, a ogni bistrot assiti di vetro.
Nei caffè cristalli e specchi in abbondanza per
rischiararne l’interno e ampliare piacevolmente i
minuscolo angoli e séparé in cui sono divisi i locali
parigini. Le donne, qui, si guardano più che altrove, e da
questo è nata la particolare bellezza delle parigine”