2. È nato a Milano quattordici giorni
avanti la caduta del Ministero
Giolitti, del primo. [...] Vive nella
capitale della Repubblica a
quattordici chilometri dal centro, in
una casa di civile abitazione,
confortato nottetempo dagli ululati
dei lupi e lungo tutto il giorno dai
guaiti di copiosissima prole, non
sua, ma egualmente cara e
benedetta.
«Che cosa fai tutto il giorno?» gli
chiedono le persone indaffarate:
«non ti muovi mai?» «No: non mi
muovo.»
3. BIOGRAFIA e altro …
(Milano 1893 - Roma 1973)
• Famiglia benestante (padre – morto nel 1902
– industriale, madre insegnante)
• Intellettuale atipico, lavorò come ingegnere fino al 1940, affiancando
alla professione l'interesse per la letteratura e, dal 1926, per la
scrittura, che sarebbe diventata la sua occupazione fondamentale per
il resto della vita.
• Le radici della sua produzione affondano in un nodo inestricabile di
risentimenti personali, che risalgono agli anni dolorosi della sua prima
formazione, oltre che in una curiosità analitica per la fenomenologia
del reale caotica e aggrovigliata, che si sottrae allo sforzo razionale di
assegnare un senso e di riconoscere un ordine.
• La constatazione dell'irrazionalità dei comportamenti individuali e
sociali del mondo contemporaneo confuso e oltraggioso scatena,
proprio a partire dalla severa moralità razionalistica della sua
tradizione borghese, una polemica ossessivamente riproposta in
forme beffarde e corrosive, e indirizzata verso una confessione
liberatoria e alla ricerca (dichiarata) di un senso nell'ingarbugliato
non-senso del mondo.
4. • Vive (a parte il lavoro di ingegnere all'estero = F, D, B,
ARG) a Milano, Firenze (1940-1950) e Roma (dopo il
1950 – lavoro in RAI, Terzo Programma).
• Esperienza tragica della prima guerra mondiale, vissuta,
tra gli alpini, come prova di autodisciplina e di dignità
nazionale, oltre che personale, prova fissata nel Giornale
di guerra e di prigionia .
• Nel 1926 inizia a collaborare a 'Solaria'
• Si iscrive a filosofia e concorda una tesi su Leibniz. Non si
laureerà, ma la filosofia è al centro dei suoi interessi:
Spinoza, Kant, poi Bergson,che ha parte importante nella
sua opera più matura (dal razionalismo a…)
• La Madonna dei filosofi (1931) è la sua prima opera
pubblicata.
• Prima della II GM intensificò i rapporti col mondo letterario
(tentò anche di lasciare la professione e di vivere di sola
letteratura) e compì letture fondamentali: Céline, Joyce,
Freud e la psicologia.
5. • Dagli anni Trenta si articola progressivamente il suo plurilinguismo
espressionistico, nei racconti (tra cui lo straordinario L'incendio di via
Keplero, del 1940) e L'Adalgisa, un affresco satirico di liberata comicità
della borghesia milanese del primo dopoguerra, disegnata con fulminea
incisività.
• 1937, anno seguente a quello della morte della madre, primo nucleo della
Cognizione del dolore, che verrà pubblicato in volume nel 1963 (intervista
a Gadda). Al centro dell’opera stanno i rapporti autobiografici madre-figlio
e i traumi dell'infanzia, trasposti in un improbabile paesaggio
sudamericano-brianzolo. L’itinerario di conoscenza di sé e della realtà
quotidiana del dopoguerra viene presentata attraverso una deformazione
linguistica comico-tragica, in un 'linguaggio spastico', con cui tenta di dire
l'indicibile di sé.
• A Roma, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, pubblicato nel 1946-
1947 per stralci su 'Letteratura' e in volume nel 1957, un giallo senza
centro e senza soluzione, ritratto dell'Italia degli anni del fascismo, in cui
la realtà appare un groviglio inestricabile, un 'pasticciaccio' appunto.
• L'anima italiana negli anni del fascismo è raccontata ancora in un
pastiche violentemente satirico, Eros e Priapo. Da furore a cenere, un
lavoro del 1945 pubblicato nel 1967 (come Il guerriero, l’amazzone...)
6.
7. 1927 Apologia manzoniana Saggio di critica letteraria
1931 La Madonna dei filosofi Racconti
1934 Il castello di Udine Racconti
1939 Le meraviglie d'Italia Raccolta di racconti, poi pubblicata in nuova edizione riveduta nel 1964
1944 L'Adalgisa. Disegni milanesi Racconti
1952 Il primo libro delle favole Racconti
1953 Novelle dal Ducato in fiamme Raccolta di racconti, poi riveduta, ampliata e pubblicata col nuovo titolo di
Accoppiamenti giudiziosi nel 1963
1955 Giornale di guerra e di prigionia Diario degli anni della guerra dal 1915 al 1919, ampliato e pubblicato in nuova
edizione nel 1965
1957 Quer pasticciaccio brutto de via Merulana Romanzo già apparso nel 1946, in cinque puntate, chiamate dall'autore 'tratti', sulla rivista
'Letteratura'
1958 I viaggi e la morte Raccolta di saggi
1963 La cognizione del dolore
Accoppiamenti giudiziosi
Romanzo già apparso in sette tratti su 'Letteratura' tra il 1938 e il 1941;
accresciuto di due tratti inediti e pubblicato in nuova edizione nel 1970
Raccolta di racconti
1964 I Luigi di Francia Raccolta di testi radiofonici
1967 Il guerriero, l'amazzone, lo spirito della poesia
nel verso immortale del Foscolo
Eros e Priapo. Da furore a cenere
Dialogo a tre voci
Raccolta di saggi
1970 La Meccanica Racconto lungo
1974 Meditazione milanese Saggio composto nel 1928, pubblicato postumo
1981 Le bizze del capitano in congedo e altri
racconti
Raccolta di racconti composti intorno al 1918, pubblicata postuma
1983 Racconto italiano di ignoto del Novecento Racconto pubblicato postumo
1991 Taccuino di Caporetto Pubblicato postumo
Opere principali
9. La cognizione del dolore
MARADAGALESE-ITALIANO
agronomo che speculava il Progresso: Alessandro
Manzoni.
Akatapulqui [onnisciente vulcano]: il duce Benito
Mussolini.
Babylon: Roma.
banzavóis: granoturco.
Cabeza: Asso.
Carlos Caçoncellos: Gabriele D'Annunzio - Giosue
Carducci.
chiquoréa: cicoria.
Cordillera: Alpi.
Cormanno: Cormano.
corso Pastrufazio [al Prado]: attuale corso XXV
Aprile di Erba.
croconsuelo: formaggio gorgonzola.
dolomite di Terepáttola: la Grigna (monte).
Ferrovie del Sud: Ferrovie Nord Milano.
Filarenzo Calzamaglia: Renzo Tramaglino.
Fortaleza: Castello Sforzesco.
Fuerte del Rey: (probabilmente) Forte dei Marmi.
gringos: truppe borboniche.
Iglesia: Canzo.
Iglesuela: (forse) Proserpio o Caslino d'Erba.
indios: contadini meridionali.
Istituto per il Progresso delle Lettere: Istituto
Internazionale di Cooperazione Intellettuale.
Lega delle Nazioni: Società delle Nazioni.
liceo "Presidente Uguirre": liceo "Parini" di Milano.
Lukones: Longone al Segrino.
"Maradagál Literario": la rivista "L'Italia letteraria" (poi
"Fiera Letteraria").
Modetia: Monza.
Monte Viejo: Montevecchia.
naranza: arancia.
Néa Keltiké: Lombardia.
Novokomi: Como.
Nuestra Señora de los Milagros: (probabilmente)
l'eremo di San Salvatore.
Parapagál: negli ultimi due tratti del romanzo, la
Svizzera.
Pastrufacio (generale): Giuseppe Garibaldi.
Pastrufazio: Milano.
piccola città (verso la grande ansa del Río Tinto):
Crema.
piccolo eremo di Re Agilulfo: chiesetta di San Martino
(tra Lecco e la Grigna) o eremo di San Genesio
Prado: Erba.
Ranchito: Merone.
Recoleta: cimitero di Musocco di Milano.
Río Tinto: Po.
San Juan: probabilmente Galliano o la frazione di
Campolungo.
Seegrün: Segrino (lago).
Serruchon: Resegone (monte).
Teotòpuli [signora]: nome forse esemplato su quello
foscoliano di Isabella Teotochi Albrizzi.
Terepáttola: Lecco.
Vaqueiras: Cesana o Suello.
10. Italo Calvino
LezioniAmericane (1985)
5. MOLTEPLICITA’
• Egli [Gadda] vede il mondo come un “sistema di sistemi”, in cui ogni sistema singolo
condiziona gli altri e ne è condizionato. Carlo Emilio Gadda cercò per tutta la sua vita di
rappresentare il mondo come un garbuglio.
• Nei testi brevi come in ogni episodio dei romanzi di Gadda, ogni minimo oggetto è visto
come il centro d’una rete di relazioni che lo scrittore non sa trattenersi dal seguire,
moltiplicando i dettagli in modo che le sue descrizioni e divagazioni diventano infinite.
Da qualsiasi punto di partenza il discorso s’allarga a comprendere orizzonti sempre più
vasti, e se potesse continuare a svilupparsi in ogni direzione arriverebbe ad
abbracciare l’intero universo.
• Una comicità grottesca con punte di disperazione smaniosa caratterizza la visione di
Gadda. Prima ancora che la scienza avesse ufficialmente riconosciuto il principio che
l’osservazione interviene a modificare in qualche modo il fenomeno osservato, Gadda
sapeva che “conoscere è inserire alcunché nel reale; è, quindi, deformare il reale.” Da
ciò il suo tipico modo di rappresentare sempre deformante, e la tensione che egli
sempre stabilisce tra sé e le cose rappresentate, di modo che quanto più il mondo si
deforma sotto i suoi occhi, tanto più il self dell’autore viene coinvolto da questo
processo, deformato, sconvolto esso stesso.
11. Elio Gioanola
• L’uomo dei topazi (1977)
• Il titolo arieggia quello di un celebre testo di Freud, L’uomo dei topi, notoriamente
dedicato a un caso di nevrosi ossessiva. «E’ un titolo a cui sono affezionato, perché
coglie la qualità specifica dell’opera di Gadda, improntata ai registri figurali e stilistici
dell’ossessività nevrotica: e i topazi, con tutta la lunga serie degli altri gioielli e pietre
preziose, costituiscono un vero epicentro di quella figuralità».
• Topazi e altre gioie familiari (2004)
• Ho voluto che i topazi figurassero ancora nel titolo del presente volume, perché non è
certo venuta meno in me la convinzione che davvero si sia di fronte ad un universo di
scrittura dominato in profondità da un fantasmatico tipicamente ossessivo. Quanto alle
«gioie familiari» che questo titolo completano, ho giocato sull’ambiguità dei termini, che
rinviano insieme, ironicamente, ad un’eredità (mancata) sia di cose preziose sia di affetti
(la disperata infanzia, priva del sorriso dei genitori). Gianfranco Contini, intimo amico e
insuperato interprete dello scrittore, parla di un’opera «scritta direttamente coi nervi»: in
una lettera che mi mandò dopo la lettura de L’uomo dei topazi, scriveva: «Il tuo Gadda è
assolutamente giusto, non c’è niente da cambiare». […] Come sappiamo, è lo stesso
autore a reputare la propria opera «degna d’analisi psichica». Ho obbedito all’indicazione
gaddiana, così aderente alla mia più persuasa vocazione di critico impuro. Ho condotto
l’analisi per gradi successivi risalendo, con la dettagliata scansione in 24 capitoli, la
stratificazione delle métaphores obsédantes, nel continuo collegamento tra i livelli del
vissuto e le figure del fantasmatico, dalla «cicatrice della nascita» alle più alte invenzioni
stilistiche e strutturali.
12. Ferdinando Amigoni (1994)
Una lettura ‘testoanalitica’ è proposta all’interno del saggio di La più semplice macchina. Lettura
freudiana del “Pasticciaccio, nel quale viene dedicato ampio spazio all’analisi della struttura del
romanzo gaddiano e dei nodi linguistici che ne costituiscono la tramatura. Per quanto riguarda la
struttura, essa dipende evidentemente dalle convenzioni del genere di riferimento, ovvero il
romanzo poliziesco; il Pasticciaccio, infatti, racconta le indagini del commissario Ciccio Ingravallo,
che – nella Roma del 1927 – riesce ad individuare i responsabili del furto ai danni della contessa
Menegazzi e poi l’identità dell’omicida di Liliana Balducci. Peculiarità distintiva del genere poliziesco
è il fatto che l’azione coincide con la ricerca dei colpevoli di un dato crimine, collocandosi dunque
post factum. Tale struttura rimanda all’Edipo Re sofocleo – dramma considerato come la prima
detective story mai scritta – in cui il nucleo di significato risiede proprio nella peculiare struttura
adottata: quella della tragische Analyse, la quale mette a confronto il comportamento dell’eroe con
una realtà già determinata e non più modificabile. Come spiega Guido Paduano in Lunga storia di
Edipo Re (1994), quella di Edipo non è affatto una Schicksalstragödie, cioè una tragedia del
destino; al contrario, in essa il destino è una mera proiezione dei desideri rimossi, che vengono
imputati ad una forza sovrannaturale sulla quale il singolo non ha (almeno in teoria) alcuna autorità.
All’interno del Pasticciaccio la proiezione dell’inconscio sul destino appare evidentissima nella
vicenda del furto Menegazzi, preceduta dal continuo smarrimento dell’anello di topazio da parte
della stessa contessa. Le ragioni di questa sbadataggine sono spiegate da Freud in Psicopatologia
della vita quotidiana (1901), in cui si asserisce che la τύχη altro non è che un complesso di tensioni
psichiche presentato sotto le mentite spoglie dell’ὰνάγκη. Tale interpretazione del testo gaddiano si
fonda in primo luogo su un indizio testuale così presentato da Amigoni: Raccogliamo senz’altro un
minimo indizio linguistico, “solo un’inezia, di cui nessuno […] terrebbe conto” [Freud 1910, 259];
“nulla è troppo piccolo” [ibidem], amava ripetere il fondatore della psicoanalisi. Siamo all’interno
della meditazione di Ingravallo, che accompagna la testimonianza della vedova Menegazzi, vittima
di una rapina a mano armata.
La lunga attesa dell’aggressione a domicilio, pensò Ingravallo, era divenuta
coazione: non tanto a lei e a’ suoi atti e pensieri, di vittima già ipotecata,
quanto coazione al destino. […] Perché Ingravallo, similmente a certi nostri
filosofi, attribuiva un’anima, anzi un’animaccia porca, a quel sistema di forze…
13. … per approfondire
• La conoscenza come molteplicità è il filo che lega le opere maggiori,
tanto di quello che viene chiamato modernismo quanto di quello che
viene chiamato il postmodern, un filo che – al di là di tutte le etichette
– vorrei continuasse a svolgersi nel prossimo millennio. (Italo Calvino,
Lezioni Americane)
• The Edinburgh Journal of Gadda Studies (EJGS)
http://www.gadda.ed.ac.uk/index.php
• in particolare sull’Incendio di via Keplero:
http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/journal/monographs/sarina/sarina1.php
• sito su C. E. Gadda: http://www.carloemiliogadda.it/
• Alessandro Baricco su La cognizione del dolore
• https://www.youtube.com/watch?v=G8Y_5RaIAlA