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ggetto della Sociologia:
sociologia è una disciplina che studia, applicando
todo scientifico, come le diverse forme di vita associat
erazioni, rapporti sociali, istituzioni, ecc.) influenzano
stro comportamento, il nostro modo di pensare e d
ere. Il suo scopo consiste nel costruire un saper
rico (razionale e sistematico) su come funziona
ndo degli uomini.
Lo studio sistematico del comportamento umano e della
società prende avvio solo alla fine del XVIII secolo ed è
favorito da tre rivoluzioni:
- rivoluzione scientifica:( 1600) si ricorre alla scienza per comprendere il
mondo;
- rivoluzione industriale: (1760/80 1830) grandi trasformazioni socio-
economiche accompagnano lo sviluppo di innovazioni tecnologiche;
- rivoluzione francese (1789): segna il trionfo dei valori di libertà e
uguaglianza.
Le stanze delle meraviglie
POSITIVISMO
Corrente filosofica che si sviluppa nella seconda metà del XIX secolo,
caratterizzata da un'esaltazione della scienza, considerata l'unica fonte
legittima della conoscenza.
Il Positivismo che nasce in Francia deriva etimologicamente da positum,
participio passato neutro del verbo ponere tradotto come ciò che è posto,
fondato, che ha le sue basi nella realtà dei fatti concreti.
Aspetti distintivi del Positivismo:
1) La scienza è la sola forma di conoscenza possibile e il metodo della scienza
è l'unico valido: pertanto il ricorso a cause o principi che non siano riconducibili
al metodo scientifico non fa progredire il cammino della conoscenza, ma va
considerato una pericolosa ricaduta nella metafisica.
2) Il metodo della scienza, essendo l'unico valido, va esteso a tutti i campi
d'indagine, compresi quelli che riguardano l'uomo e i fenomeni sociali.
3) Il progresso della scienza rappresenta la base del progresso umano e lo
strumento capace di trovare adeguate soluzioni ai numerosi problemi di ordine
politico e sociale posti dalla Restaurazione e dalla rivoluzione industriale.
ORTI CON L’ILLUMINISMO
rti aspetti, è possibile sostenere che il positivismo si configuri come
originale del programma illuministico all'interno di una nuova situazi
-sociale post-rivoluzionaria, caratterizzata dall'avvento del capitalism
iale e dallo sviluppo della scienza e della tecnica.
pali elementi di affinità tra positivismo e illuminismo, possono esser
nti nei seguenti tre punti:
cia nella ragione e nel sapere, concepiti come strumenti di progresso
o dell'uomo e del miglioramento sociale.
tazione della scienza a scapito della metafisica e di ogni altro tipo di
rificabile.
one tendenzialmente laica ed immanentistica della vita.
Il 1800 è un secolo di grandissime e importanti invenzioni: un forte sviluppo della rete ferroviaria, la costruzione di grandi
navi a vapore, i mezzi di comunicazione molto più moderni e veloci e la costruzione di nuovi macchinari ancora oggi
utilizzati.
Vediamo quali sono le grandi invenzioni che cambiarono la vita in quegli anni.
1800 Alessandro Volta – inventa la pila
George Stephenson progetta la prima locomotiva a vapore.
1829 W.A Burt brevetta la prima macchina da scrivere
1831Michael Faraday mette a punto la dinamo elettrica
1834 Jacob Perkins progetta un prototipo del frigorifero
1836 Samuel Colt inventa la prima pistola
1837 Samuel Morse inventa il telegrafo
1839 Charles Goodyear inventa la vulcanizzazione della gomma
Louis Daguerre e J.N. Niepce coinventano la prima macchina fotografica (il dagherrotipo)
1846 Il dentista americano William Morton, nel Massachusetts, è il primo a usare l'anestesia per estrarre i denti
1851 Isaac Singer inventa la macchina da cucire
1855 Georges Audemars inventa una nuova fibra tessile, il rayon
1856 LouisPasteur inventa la pastorizzazione.
1857 George Pulmann inventa la Pullman Sleeping Car per comodi viaggi in treno (quella che oggi conosciamo come
carrozza-letto o wagon-lits)
1866 Alfred Nobel inventa la dinamite
1868 J.Knight inventa il semaforo
1876 Alexander Graham Bell brevetta il telefono
1885 Karl Benz progetta la prima automobile che funziona con un motore a combustione interna
1886 Josephine Cochrane inventa la lavastoviglie
Gottlieb Daimler costruisce il primo veicolo a motore a 4 ruote
John Pemberton inventa la Coca Cola
1887 Heinrich Hertz inventa il radar.
Emile Berliner inventa il grammofono
F.E. Muller and Adolph Fick inventano le prime lenti a contatto indossabili
1892 Rudolf Diesel inventa il motore diesel
1895 I fratelli Lumiere inventano il cinema
La nascita della sociologia
■ Una sensibilità pre-logica si riscontra già nelle opere
degli illuministi (in particolare con Montesquieu e con
Rousseau;
■ Tuttavia è con il secolo XIX che nasce la sociologia e la
teoria sociologica;
■ Il materialismo storico-dialettico attraverso il pensiero di
Marx apre la strada all’idea di un corpus teorico di stampo
sociologico;
■ La sociologia vera e propria cioè come disciplina che si
autoriconosce e si propone all’esterno, nasce con il
positivismo con le opere di Comte e Spencer
--
Come in tutte le discipline e scienze troviamo:
1. Dimensione teorica
Ogni teoria è uno strumento di conoscenza relativamente autonomo rispetto
ad altre teorie, la cui validità è data dalla sua capacità di fornire modelli utili
all’interpretazione dei fenomeni sociali. Alla teoria spetta il compito di suggerire
le linee guida e le ipotesi da verificare.
2. Dimensione empirica
Serve per confermare o falsificare le ipotesi.
3. Dimensione operativa
Consiste nell’applicazione concreta dei risultati del processo investigativo.
Thomas Kuhn ed il concetto di paradigma scientifico
•Nel suo celebre saggio La struttura
delle rivoluzioni scientifiche (1962) Kuhn
gettò la base per il rinnovamento della
metodologia;
Paradigma scientifico: è una visione generale sul
mondo, una griglia di lettura, spesso implicita, che
precede e fonda tanto la teoria quanto le
tecniche;
essa guida il lavoro dei ricercatori e lo riconduce
ad
unità (ad esempio la visione eliocentrica
dell’Universo).
Al fine di produrre conoscenze sull’organizzazione sociale, l’indagine
sociologica ha bisogno di qualche forma di orientamento preliminare,
vale a dire di una forma di rappresentazione cognitiva e valutativa
precostituita, che è fornita da modelli di società.
I principali modelli di società che, non necessariamente escludendosi a
vicenda, orientano l’indagine sociologia, dando origine a indirizzi di
pensiero, sono fondamentalmente riconducibili a quattro:
1. Società come organismo
2. Società come meccanismo
3. società come processo
4. società come sistema
1. Concepisce la società come organismo, formato da organi assimilabili
a quelli corporei. Come il corpo la società cresce, si sviluppa, conosce
stati salute, malattia e di declino.
2. Tale prospettiva accentua il carattere di totalità della società. Ciò
significa che in ogni parte, sia essa piccola o grande, si ritrovano le
proprietà strutturali della società intera.
3. Tra le grandi scuole della sociologia ottocentesca, alcune delle quali
hanno spinto ampie propaggini ben al di là nel XX secolo, l’idea di
società come totalità organica si ritrova alla base di sociologie per certi
versi diversissime fra loro.
Positivismo (Auguste Comte,1798-1857)
Evoluzionismo (Herbert Spencer, 1820-1883)
Società come organismo
Materialismo storico (Karl Marx, 1818-1883 )
Organicismo (Emile Durkheim, 1858-1917)
Positivo in contrapposizione al negativo e indica che la filosofia positiva non
ha il compito di distruggere ma di organizzare. Tale definizione vale come
caratterizzazione dello stadio più avanzato dello sviluppo intellettuale (e storico)
dell’uomo, il raggiungimento della sua piena maturità.
Questo stadio viene chiamato da Comte ,1798-1857, positivo, ed è il terzo
stadio dopo quello teologico e quello metafisico.
Tale successione è per Comte la legge dei tre stadi che ha validità universale
ed è verificabile sia nel corso storico (con riferimento particolare alla storia
europea), sia nello sviluppo delle scienze, ma anche nello sviluppo psicologico
individuale.
Raggiungere lo stadio positivo significa liberarsi da criteri non scientifici nella
considerazione dei fenomeni; significa non ricorrere più a entità immaginarie
soprannaturali come nello stadio teologico, o ad astrazioni personificate come
nello stadio metafisico.
Nello stadio positivo l’intelletto si limita rigorosamente ai fatti e alle loro
relazioni: alla causa subentra la legge, alla ricerca del perché la ricerca del
come, all’assoluto subentra il relativo.
Il nuovo mondo comtiano realizza l’imperativo dell’altruismo ed è aperto a una
religione il cui dio è l’Umanità, non lasciando alcun posto di rilievo al
trascendente.
Per Comte,1798-1857, l’educazione può favorire la solidarietà fra gli individui e,
quindi, per fare questo, deve essere prevalentemente scientifica, poiché la
scienza può facilitare la coesione fra le varie componenti e formare alla
comprensione della necessità di cooperazione sociale.
La cultura scientifica dovrà però essere bilanciata da un’educazione di tipo
umanistico-letterario. Con l’inserimento delle discipline umanistico-letterarie,
Comte è critico nei confronti della scuola a lui contemporanea, essenzialmente
mirata all’istruzione professionale e auspica una riforma del sistema educativo,
in grado di realizzare un’educazione europea adeguata alle problematiche e ai
bisogni della nuova civiltà tecnico-industriale.
Da 0 a 7 la crescita spetta alla madre
Dai 7 ai 14, con la présentation, inizia la prima fase dell’istruzione pubblica
Dai 14 ai 21 con l’initiation , inizia lo studio di carattere enciclopedico
Dai 21 ai 28 con la destination, avviene l’inserimento nel mondo del lavoro.
Comte ha prospettato l’idea di un’educazione permanente, cioè di un processo
educativo che non termina con l’inserimento dell’individuo nella società ma
dura tutta la vita.
Evoluzionismo:
L’insieme delle teorie filosofiche e scientifiche che
sostengono la mutazione delle specie viventi da forme
primitive e rudimentali verso forme più complesse.
Spencer 1820-1883,
Teorico della razionalità limitata e dell’ordine spontaneo, Spencer interpreta
l’ordine sociale come un processo che si compie grazie alla spontanea
composizione di azioni individuali razionali dirette ad altri scopi.
L’obiettivo di Spencer consiste nel dimostrare la superiorità dell’ordine
spontaneo poiché esso è l’unico principio su cui si può fondare la società
industriale. In sintesi: l’unico meccanismo in grado di comporre azioni,
fini e conoscenze degli individui.
L’ordine spontaneo consente ad ognuno di beneficiare della maggior quantità di
conoscenze altrui rendendo compatibili il maggior numero di piani individuali
non concordati. Infatti se adottiamo come valori fondamentali la
riproduzione della specie, il benessere e il progresso sociale, allora
l’ordine sociale diventa ipso facto eticamente preferibile poiché è lo strumento
migliore che la tradizione ha selezionato per conseguire questi obiettivi.
Il concetto di ordine spontaneo giustifica moralmente anche la libertà che è la
condizione sine qua non per la sua affermazione. Se gli individui si sentono
liberi, saranno maggiormente in grado di risolvere i loro problemi perché
potranno contare sull’aiuto degli altri, cosicché un popolo libero sarà
necessariamente più evoluto. Nessun tentativo di pianificazione è da preferirsi
alla cooperazione spontanea.
Per Spencer, coerentemente con la corrente positivista, ci sono ampie
analogie tra l'organismo individuale e l'organismo sociale. Entrambi, infatti:
vedono aumentare la loro massa con il passare del tempo, mutano la loro
struttura, che diviene più complessa, aumentano l'interdipendenza delle loro
parti e possono sopravvivere alla morte delle loro singole componenti.
Il suo pensiero è quindi basato sul connubio tra l'evoluzionismo darwiniano ed
una visione sociologica organicista che prende le mosse da Comte.
Il criterio dominante di un modello educativo è quello dell’utile,
coerentemente con la mentalità tecnico-industriale della società positivista.
Individuato lo scopo dell’educazione che mira a ‘preparare l’individuo ad
un’esistenza completa’. Spencer ritiene che i fatti e i risultati dell’esperienza
dimostrino che tale obiettivo si raggiunge attraverso diverse attività, suddivise
gerarchicamente in ordine di importanza descrescente.
1.Attività che sono necessarie per la conservazione della vita
2. Attività che servono indirettamente alla conservazione della vita
3.Attività che hanno come obiettivo la crescita dei figli
4.Attività che hanno come obiettivo il mantenimento di corretti rapporti socio-
politici
5.attività che mirano al soddisfacimento dei propri gusti e sentimenti.
Spencer è convinto che lo sviluppo dell’individuo sia scandito come quello
della specie. E per questo sottolinea la necessità di graduare le diverse
materie di insegnamento a seconda della loro utilità, calcolata sulla base della
classificazione gerarchica.
Le informazioni utili alla conservazione della vita vengono insegnate
direttamente dalla natura.
E’ dunque sufficiente che l’insegnante la favorisca e si astenga dal modificarla.
1. Attività motoria e igiene sono discipline che rientrano in questo primo
punto.
2. troviamo la matematica, la fisica, la chimica, la biologia e la scienza
sociale.
3. livello le scienze pedagogiche, di cui Spencer lamenta l’ignoranza.
4. l’insegnamento della storia, ma non solo fatta di date e di nomi ma
deve essere una storia culturale ed economica.
5 tutte quelle attività estetico letterarie che sono ricreative ma non
fondamentali per l’esistenza.
Materialismo storico:
Concezione filosofica secondo la quale
l’unica realtà esistente è la materia e
tutto deriva dalla sua trasformazione.
Il fondamento e la sostanza della realtà
sono materiali
Karl Marx
Principali opere:
-L’ideologia tedesca (scritta nel 1845 ma resa pubblica da Engels,
postuma, nel 1888);
-Manifesto del Partito comunista (con Engels, 1848);
-Critica dell’economia politica (1859);
-Il Capitale (primo volume: 1867; altri due volumi pubblicati postumi
da Engels nel 1885 e nel 1894).
Marx Karl 1818 - 1883
Egli dà forma alla cosiddetta concezione materialistica della storia che ha
origine dalla confluenza di varie correnti della cultura europea.
Il suo punto di partenza è nell'"umanesimo positivo" il soggetto della
storia non è l'Idea o lo "Spirito del mondo" di cui parla Hegel, ma l'uomo
esistente e reale.
Per M. la "natura" dell'uomo non è però qualcosa di già "dato", bensì si
realizza soltanto nella società e nel divenire storico nel corso dei rapporti
dell'uomo con gli altri uomini e con la natura: rapporti che variano col
variare dei modi di produzione e delle forme dell'organizzazione sociale.
.
Karl Marx (1818-1883)
- rovescia la sua dialettica: non è il pensiero, l’Idea che precede e fonda tutto,
ma l’attività concreta degli uomini, in particolare attraverso il loro lavoro di
trasformazione della Natura.
La struttura economica fonda la società e i suoi mutamenti determinano i
mutamenti storici del Tutto .
Concetti Fondamentali:
1. Struttura economica (modo di produzione)
2. Sovrastruttura
3. Società di classe
4.Ideologia come falsa coscienza
5. Alienazione e sfruttamento
Il Capitalismo è un sistema classista e nella società capitalista sono
presenti due classi:
1. La borghesia i capitalisti sono proprietari dei mezzi di produzione;
2. Il proletariato: la classe operaia è priva dei mezzi di produzione.
Ne consegue che:
Il rapporto fra le classi è conflittuale, perché è fondato sullo sfruttamento:
La borghesia è la classe dominante;
Il proletariato è la classe subordinata
Le società cambiano a causa delle contraddizioni insite nei
modi di produzione: il motore della storia sta infatti
nell’esplosione di queste contraddizioni.
Il sistema capitalista è destinato a essere rovesciato da una
rivoluzione dei lavoratori (Soggetto storico), che istaurerà una
società senza classi, nel momento in cui se ne determineranno
le condizioni quali la crisi di sovraproduzione - caduta
tendenziale del profitto - proletarizzazione crescente.
Per Marx, l’educazione è strettamente legata alla struttura economica. Nelle
società capitaliste l’educazione si realizza all’insegna della contraddizione e
dall’antagonismo fra le classi.
Marx ha una concezione sia negativa che positiva dell’educazione:
1. negativa deriva dalla differenza fra educazione destinata ai borghesi
rispetto a quella impartita agli operai,
2. positiva è data all’importante processo di emancipazione che l’educazione
produce nell’uomo e nella società.
Marx nelle Istituzioni ai delegati del consiglio generale provvisorio su
singole questioni, scrive:
La parte più illuminata degli operai comprende perfettamente che il futuro della
sua classe dipende totalmente dalla formazione delle giovani generazioni.
Pertanto a nessuno, genitore o datore di lavoro che sia, può venir dato il
permesso di abusare del lavoro di fanciulli o di adolescenti, se non a patto che
quel lavoro produttivo sia legato all’istruzione. Cioè a quel combinato di
formazione spirituale, di educazione fisica e di istruzione politecnica’ (che
nel Capitale chiamerà Istruzione tecnologica e pratica) in grado di trasmettere i
fondamenti scientifici generali di tutti i processi di produzione ma nel contempo
sappia insegnare allo studente la manualità nell’uso di strumenti elementari di
tutti i mestieri.
In sintesi:
Marx attribuisce all’educazione un compito fondamentale all’interno della
società socialista: quello di far uscire l’uomo dallo stato di alienazione e quindi
di totale abbrutimento, a cui è stato disumanamente costretto. L’educazione,
secondo il pensiero di Marx, si basa su tre obiettivi
1) la formazione intellettuale di ogni essere umano
2) l’educazione fisica;
3) l’educazione politecnica
Quest’ultima si basa sulla preparazione teorica dei fondamentali principi
scientifici e sull’insegnamento dell’uso dei necessari strumenti tecnici. Tutto ciò
per formare un “uomo nuovo”, capace di saper gestire con padronanza ed
autonomia il proprio lavoro. Secondo Marx, per diventare lavoratori adulti in
modo completo bisogna lavorare per diverse ore, attraverso un apprendistato
ritagliato sulla base della fascia di età: tutti i bambini dai nove ai tredici anni
avrebbero dovuto lavorare per due ore al giorno, dai tredici ai sedici anni per
quattro ore, successivamente per sei ore. Importante era che l’educazione
diventasse pubblica e garantisse a tutti, senza distinzione, pari opportunità
formative e tempo libero per coltivare anche la sua dimensione spirituale e
creativa.
Organicismo:
riconosce una sostanziale analogia fra mondo
naturale , mondo umano e sociale.
Emile Durkheim (1858-1917)
Opere fondamentali:
La divisione del lavoro sociale (1893)
Le regole del metodo sociologico (1895)
Il suicidio (1897)
Le forme elementari della vita religiosa (1912)
In La divisione del lavoro sociale (1893) troviamo la distinzione fra
Società a solidarieà meccanica e Società a Solidarietà organica.
La prima:
è tipica delle società pre-moderne, in cui la divisione del lavoro è
bassa, le credenze e sentimenti sono condivisi (coscienza collettiva=
fatto morale/istituzionale) e gli individui sono intercambiabili nei loro
ruoli.
La seconda:
È tipica delle società moderne, che hanno un’alta divisione del lavoro,
sono differenziate socialmente e hanno credenze e sentimenti
differenziati riducendo in tal modo la coscienza collettiva.
La sfida consiste nel ricostruire e mantenere un certo livello d coscienza
collettiva (= integrazione sociale) senza la quale la solidarietà organica
andrebbe in crisi a causa di una individualizzazione eccessiva.
Possiamo definire Durkheim :
Padre dell’olismo sociologico
Positivista
Laico
Critico nei confronti del metodo individualista
Riformatore (la sociologia serve al miglioramento della
società).
Il Suicidio (1897)
1. Suicidio egoistico: dipende da un modello d’integrazione sociale di
tipo individualistico, che isola l’individuo dal gruppo e lo lascia solo con il
peso delle sue responsabilità (tipico della società moderna);
2. Suicidio altuistico: dipende da un modello di integrazione sociale
centrato sul primato del gruppo.
3. Suicidio anomico: dipende dalla mancanza di regole sociali o dalla
loro obsolescenza ed è tipico delle società moderne specie in fase di
accelerato cambiamento.
In termini generali, possiamo sostenere che i tassi di suicidio egoistico e
altruistico sono costanti. Un’impennata di quello anomico è la
dimostrazione che nella società è presente uno stato patologico dovuto
essenzialmente alla ricostruzione di una morale adeguata, la cui fonte
fondamentale è la società stessa, passando per il gruppo professionale e
che poi si impone, disciplinandolo, all’individuo.
Riconoscerlo rappresenta la sfida più importante che il sociologo ha di
fronte.
Le forme elementari della vita religiosa (1912)
..Poiché per D. nelle società arcaiche la religione era alla base di tutte le
categorie di pensiero ed esprime realtà collettive, si sforzò di individuare tre
ragioni per studiare le religioni primitive con l’obiettivo di:
1.Cogliere gli elementi costitutivi
2. Trovare i fondamenti comuni a tutte le religioni
3. Scoprire quale fosse il bisogno umano che causa la credenza e la
pratica religiosa.
Studia il totemismo australiano perché, all’epoca, considerata la più elementare
forma religiosa. Da qui è possibile ricostruire l’essenza (sociale) della religione
(come fatto sociale ‘universale’). Per D. la religione è: un sistema solidale di
credenze e di pratiche relative alle cose sacre, ossia separate, credenze e
pratiche che uniscono in una medesima comunità morale tutti coloro che vi
aderiscono (p.65).
Principali conclusioni di Durkheim:
_ Gli interessi religiosi sono la trasfigurazione simbolica del culto della società
(dunque degli interessi morali e sociali)
_ Oqni società si dà degli dei di cui ha più bisogno per mantenere la sua
Per D. la religione non è il prodotto dell’ignoranza o della
superstizione ma funziona come elemento dell’ordine sociale e
per questo, va rivalutata e compresa attraverso il riconoscimento
del significato che essa assume all’interno di ogni contesto socio-
culturale specifico.
Il fenomeno del totemismo - ovvero il particolare legame che
viene a stabilirsi fra un determinato simbolo o nome (in
genere nomi di piante o di animali) e l’identità di un clan o
gruppo di persone – consente di rafforzare il senso di
appartenenza che si attualizza attraverso cerimonie e riti.
Il rapporto educazione società è stato analizzato e studiato per molto tempo
anche da Durkheim.
1) la superiorità morale della società rispetto all’individuo;
2) la necessità dell’individuo di cogliere la sua superiorità morale;
3) la sacralità del rapporto fra individuo e società.
Durkheim, Le regole del metodo sociologico, V, p. 102).
"La società non è una semplice somma di individui; al contrario, il
sistema formato dalla loro associazione rappresenta una realtà specifica
dotata di caratteri propri. Indubbiamente nulla di collettivo può prodursi
se non sono date le coscienze particolari: ma questa condizione
necessaria non è sufficiente.
Occorre pure che queste coscienze siano associate e combinate in una
certa maniera; da questa combinazione risulta la vita sociale, e di
conseguenza è questa che la spiega.
Aggregandosi, penetrandosi, fondendosi, le anime individuali danno vita
ad un essere che però costituisce un’individualità psichica di nuovo
genere.
Se nelle società arcaiche le rappresentazioni collettive sono state
create dalla religione al fine di rispondere ai bisogni profondi
dell’uomo, nelle società complesse l’integrazione sociale si
realizza attraverso l’educazione poiché
“ l’uomo che l’educazione deve realizzare non è l’uomo come
natura lo ha fatto, ma come la società vuole che sia”
.
L’educazione serve a insegnare ai bambini un insieme di idee
condivise che serviranno come base per la costruzione di un
‘nuovo cittadino’.
Nel definire la propria concezione D. critica la visione pedagogica
in quanto la intende come attenta alle possibilità dell’individuo
piuttosto che aiutarlo ad adattarsi alle esigenze sociali. Se
Rousseau ha un concetto negativo di educazione e positivo
dell’uomo D. al contrario ha una concezione positiva della società
e negativa dell’uomo e l’educazione deve servire a far sì che
Il processo educativo svolge dunque un ruolo integrativo di
strumento adatto a rispondere ai bisogni della società allo scopo
di mantenere l’ordine sociale e mantenere così la sua continuità e
sopravvivenza.
Durkheim, privilegiando l’equilibrio del sistema sociale piuttosto
che quello dei singoli individui enfatizza l’importanza
dell’educazione attraverso la quale avviene la trasmissione dei
valori culturali da un generazione all’altra.
Per questo,
“ogni società, considerata ad un determinato stadio del suo
sviluppo, ha un sistema di educazione che s’impone agli
individui con una forza generalmente irresistibile’.
In sintesi:
Con Durkheim la cultura è un fatto collettivo dagli individui, ha una sua
consistenza. L’analisi delle motivazioni, degli interessi, delle motivazioni dei
singoli individui diventa inutile per l’analisi scientifica della società.
Questo non significa che tali aspetti non contino nella realtà, ma il compito della
sociologia non è studiare il singolo, ma le eventuali leggi, regole, meccanismi,
fenomeni che fanno funzionare la società e che quindi riguardano gruppi,
classi, culture, in una parola collettività.
Esempio: lo studio del suicidio. Durkheim non studia le motivazioni dei singoli,
ma i rapporti, i legami di causalità e le eventuali leggi che mettono in
comunicazioni il fenomeno del suicidio con altre caratteristiche della società.
Società e cultura esistono solo grazie agli individui, ma hanno un carattere
talmente oggettivo ed esterno che possono essere indagati senza passare per
l’azione del singolo.
Durkheim: Ricapitolando...
•Paradigma “olistico”. La società èun tutto, che ha qualcosa di più
delle sue parti (cioè gli individui), presi singolarmente.
•La società pre-esiste all’individuo, e governa gli individui. La
coscienza collettiva è precedente a quella individuale.
•La sociologia studia la società, e i “fatti sociali”, che vanno trattati
come cose, esterni agli individui.
•I fatti sociali (rappresentazioni sociali, norme,...) si impongono
sugli individui e esercitano una costrizione su di loro.
•La sociologia studia le istituzioni che durano, sono permanenti in
una società.
•I crimini sono una di queste manifestazioni sociali presenti in
ogni società–proprio il fatto che siano in tutte le società ci dice che
non sono patologici, ma normali. Per questo reprimerli
crudamente non è una buona idea. Bisogna dare sì un’occasione
di espiazione.
2. Questo modello , che dal punto di vista storico è stato il più accanito
antagonista del precedente, scorge nella società un meccanismo
composto da parti strettamente interrelate.
Secondo questo modello l’elemento prioritario su cui si concentra
l’analisi sociologica, sono gli interessi, le azioni e le motivazioni dei
singoli individui
S. come scienza logico sperimentale (V. Pareto
1848-1923
società come
meccanismo Neo-positivismo sociologico (Lazarsfeld,1901-1976)
Comportamentismo sociale (G. Homans, P. Blau)
1910-1989 1918-2002
Individualismo metodologico (R. Boudon
1934-2013
Sociologia come scienza logico sperimentale
Pareto 1848-1923.
Nel Trattato di sociologia generale, si legge che la sociologia è una scienza
e, dunque, deve rispondere a criteri logico-sperimentali. Il suo oggetto sono le
azioni che l’uomo compie per raggiungere dei fini e creare le condizioni che
garantiscono l’equilibrio della comunità . Egli distingue fra azioni logiche e
azioni non logiche ma osserva che può accadere che azioni non logiche
possano rivelarsi logiche (es. I generali romani). Il suo sforzo consiste nel fare
della sociologia una scienza e, per questo, egli studia quali sono le costanti del
comportamento sociale non logico.
un’azione non logica non è irrazionale ma è riconducibile ad alcuni fattori
costanti che egli chiama residui (modi di fare culturalmente consolidati nel
tempo). In una zona intermedia fra i residui e le forme rigorose del
ragionamento scientifico ci sono le derivazioni espressioni del bisogno di
ragionare dell’uomo e occupano una zona intermedia fra i residui e le forme
rigorose del sapere scientifico.
La sua teoria dei residui e delle derivazioni intende spiegare la natura e il
funzionamento delle manifestazioni simboliche che accompagnano il
comportamento sociale.
Per Pareto è opportuno partire dai fatti senza considerare l’origine.
Gli esseri umani agiscono in base a impulsi, istinti e sentimenti e sentono
insopprimibile il dare una veste logica alle loro azioni. Grande importanza
assumono le caratteristiche e la funzione del discorso sociale che consentono
di risalire ai residui e alle derivazioni costanti dell’agire. Nonostante la loro
grande varietà è, secondo Pareto, possibile risalire alle costanti della natura
umana.
Ogni azione si compone di 2 parti:
1. corrisponde a impulsi, istinti, sentimenti
2. la ricerca di giustificazioni razionali.
Il punto 1 è costante il 2 può variare (es. la condanna in tutte le culture
dell’omicidio).
letteratura immorale, criminale, sessuale.
I virtuisti chiedono allo stato misure censorie sempre più restrittive,
giustificandole con il pretesto dell'utilità sociale, della preservazione
della pace sociale, della tutela dell'interesse dei fanciulli e con la
motivazione dell'utilità della castità.
Pareto aveva osservato che durante gli anni della stesura del Trattato di
sociologia (1916) imperversavano in Europa rigidi atteggiamenti in
difesa della virtù, della pulizia morale e del pudore e si moltiplicavano
manifestazioni di intolleranza.
Per questo decise di intervenire sull'argomento ed invitando il governo
italiano a non perdere tempo "a pensare alle foglie di fico", quanto a
preoccuparsi di denunciare i gravi problemi dell’Italia del tempo, quali
miseria, corruzione, analfabetismo.
Secondo Pareto l'aumento delle misure restrittive va di pari passo con
l'aumento di sentimenti anarchici .Inoltre, "non è un dovere dello stato
allontanare ogni tentazione dall'individuo". Critica sia la famiglia
"modern Style", incapace di dare una vera educazione ai propri figli e
sottolinea che l'educazione dei figli si fa coll'azione cumulativa di mille
cose da nulla, e non con alcune proibizioni annunciate con gran
fracasso.
In conclusione, Pareto aggiunge che la forza che permette ad un popolo
di elevarsi al di sopra degli altri non è data dall'ascetismo, dalle rinunce e
dalla mediocrità, ma nei sentimenti profondi e attivi che si manifestano
con un ideale, una religione un mito, una fede. "Nella vita dei popoli,
niente è tanto più reale e pratico quanto l'ideale. [...] Il contenuto logico
dell'ideale poco importa. Ciò che importa molto di più è lo stato psichico
che rivela, di cui è sintomo".
Il Positivismo logico
La concezione scientifica del mondo non conosce enigmi
insolubili. Il chiarimento delle questioni filosofiche
tradizionali conduce, in parte, a smascherarle quali pseudi-
problemi, in parte a convertirle in questioni empiriche,
soggette quindi al giudizio della scienza sperimentale ( Hahn,
Neurath, Carnap, La concezione scientifica del mondo. Il
circolo di vienna, a cura di Pasquinelli, p.74-77
Il positivismo logico o neoempirismo o, ancora empirismo logico nacque (1924)
all’interno di un gruppo di studiosi noto come il circolo di Vienna ed ebbe come
punto di partenza le idee espresse da Wittgenstein nel Tractatus. Condivide
con il positivismo la concezione della razionalità scientifica ma se ne
discosta (neo) sia sotto il profilo critico sia per l’attenzione all’aspetto
logico-linguistico della scienza stessa. La risoluzioni delle ambiguità e degli
equivoci legate al linguaggio può portare alla risoluzione degli stessi problemi
filosofici. La filosofia deve avere un ruolo chiarificatore e non deve essere
un sapere puramente di ordine speculativo, ma basarsi sull’esperienza
per fondare in maniera rigorosa la conoscenza (Parrini, Empirismo logico e
convenzionalismo 1983)
Dopo la vittoria del nazismo alcuni membri si trasferirono in America e lì
trovarono un ambiente favorevole al progetto di una ‘scienza unificata’ che
avesse per oggetto tutta la realtà accessibile all’uomo e si avvalesse di un
unico metodo di analisi logica.
In sintesi: il neopositivismo o positivismo logico si fonda su:
1. Riduzione della riflessione filosofica all’epistemologia e alla metodologia
2. Un’affermazione ha senso solo se può essere verificata empiricamente
3. Matematica e statistica sono i fondamento del linguaggio scientifico
Il neopositivismo, detto anche "positivismo logico", "neoempirismo" o
"empirismo logico", nacque all'interno di un gruppo di studiosi, noto come il
Circolo di Vienna.
Uno dei principali obiettivi del neopositivismo fu quello del definitivo
superamento della metafisica, responsabile, a giudizio dei membri della
mancata soluzione di alcuni fondamentali problemi che si trascinavano da
lunghissimo tempo senza che si facessero passi in avanti. Nel campo
scientifico, invece, il progresso si poteva vedere con molta chiarezza: i problemi
venivano affrontati e risolti, permettendo a nuovi problemi di emergere e di
essere a loro volta risolti.
Per uscire dalla situazione di stallo in cui versava la filosofia, bisognava allora
adottare un metodo per affrontare i problemi analogo a quello utilizzato nella
scienza: operare una distinzione tra problemi autentici e pseudoproblemi,
ovvero tra affermazioni che possono essere messe a confronto con i fatti, e
affermazioni che non consentono tale confronto.
In sintesi:
La scienza dimostrava che senza l’interferenza della metafisica (la religione e
l’etica) era possibile risolvere i problemi e scoprirne di nuovi. Per questo era
importante operare una distinzione fra problemi autentici e pseudo problemi, e
occuparsi delle affermazioni che possono essere messe a confronto con i fatti.
Le posizioni metafisiche venivano perciò escluse per cui un enunciato è dotato
di senso solo se si conoscono le condizioni di fatto che lo rendono vero o falso.
Non perché esse si caratterizzano da falsità o l’infondatezza, ma perché
poggiano su concetti puramente illusori e su parole senza senso.
Le uniche proporzioni che hanno senso sono quelle suscettibili di verifica
empirica o fattuale (criterio di significanza).
In tal modo sarebbe stato possibile portare a compimento un processo che
vedeva la filosofia gradualmente sostituita da un sapere scientifico.
La finalità dell’’educazione di ispirazione neopositivista intende
spiegare i fenomeni educativi attraverso leggi generali.
Tale tipo di ricerca non è finalizzato allo studio dei singoli eventi
ma delle regolarità empiricamente osservabili, cioè fenomeni che
si ripetono, e i fattori che condizionano questi fenomeni (es. le
regolarità empiriche dell’educazione nelle famiglie e nelle scuole).
Questo tipo di spiegazione o legge scientifica viene chiamata
oggettiva in quanto la sua validità è indipendente dalla soggettività
del ricercatore.
Per la rilevazione empirica si adottano protocolli condivisi e
metodiche collaudate come test, questionari.
L’educazione è in un certo senso il risultato del convergere degli
influssi ambientali ed ereditari. Due conseguenze:
1. Positiva che vuole che il bambino si educhi attraverso
l’esperienza diretta delle cose,
2. Negativa che porta a sopravvalutare l’influenza della famiglia e
della scuola, considerate come due ‘matrici’ della personalità
dell’uomo futuro.
3. Ugualmente determinanti sono considerati i fattori ereditari,
rendendo del tutto poco importanti dimensioni come la libertà e la
spontaneità del soggetto.
4. Ovviamente, le discipline scientifiche hanno un peso notevole
rispetto a quelle umanistiche.
Lazarsfeld Paul Felix,1901-1976. Sostenitore dell'interazione tra teoria e
metodo, è stato determinante nella metodologia della ricerca, nel tentativo
di estendere i metodi quantitativi rigorosi alle scienze umane; di estremo
interesse la sua proposta di un'"analisi delle strutture latenti" procedimento
complesso per inferire (dedurre) entità non osservabili da entità osservabili
L'impegno nel creare strutture di ricerca nel suo campo di indagine in funzione
di un'istituzionalizzazione della disciplina e la notevole mole di ricerche ispirate
testimoniano della sua influenza nella sociologia contemporanea. Fra le sue
opere: The people's choice (in collab. con B. Berelson e H. Gaudet, 1944) e
The language of social research (in collab. con M. Rosenberg, 1955).
Allievo di K. Bühler, collaboratore di M. Horkheimer per i suoi studî sulla
famiglia, poi emigrato negli USA (1933), i suoi contributi di ricerca riguardano
essenzialmente gli effetti sociali della disoccupazione, le comunicazioni di
massa (specie per quanto attiene al mezzo radiofonico), il comportamento
elettorale e l'educazione superiore. In italiano sono state pubblicate due
raccolte di saggi: Metodologia e ricerca sociologica: 1948-1954 (1967) e
L'analisi empirica nelle scienze sociali: 1955-1968 (1968).
I contributi più originali li ha dati allo studio delle comunicazioni di massa
e al perfezionamento dei metodi di indagine empirica, analizzando gli
effetti della comunicazione radiofonica durante la campagna
presidenziali.
Comportamentismo
L’oggetto di studio del Comportamentismo non è la coscienza né la mente ma il
comportamento osservabile, definito da Watson (ispirato da Pavlov) come
l’insieme delle risposte muscolari e ghiandolari. Dal punto di vista teorico il suo
obiettivo è la previsione e il controllo del comportamento e le sue premesse
fondamentali sono:
1. Sul fatto osservabile che gli organismi, sia dell’uomo che degli animali, si
adattano al proprio ambiente per mezzo di dispositivi ereditari ed
abitudinari
2. sul fatto che certi stimoli inducono gli organismi a produrre determinate
risposte e viceversa.
Ogni individuo è alla nascita tabula rasa, sulla quale grazie a stimoli è possibile
incidere qualsiasi informazione o conoscenza. Tutto è determinato
dall’ambiente e dall’apprendimento.
Per chi segue paradigma comportamentista tutte le azioni sono riconducibili a
meccanismi di stimolo-risposta.
Tale paradigma è ancora adottato nell’analisi delle reazioni e la formazione di
atteggiamenti in seguito all’esposizione dei media.
Riflessi del comportamentismo sull’educazione
L’uomo è solo ed esclusivamente prodotto dell’educazione. Solo l’educazione
decide se un bambino sarà un magistrato o un medico. A percorso formativo
viene attribuito un potere assoluto e, parallelamente, all’educatore viene data la
responsabilità assoluta di questo risultato.
Insomma c’è una decisa sottovalutazione delle capacità di reazione, di
compensazioni di autoeducazione del bambino, pensandolo esclusivamente
come argilla pronta ad essere modellata, nella quale ogni impressione lascia un
segno indelebile al quale il bambino non oppone nessuna resistenza.
Individualismo metodologico
Nasce in opposizione alle scuole strutturaliste (sfiducia di principio
riguardo il fatto che le scienze sociali possano occuparsi della ‘coscienza’
individuale senza tradire la loro vocazione). Le ragioni che gli individui
danno delle loro azioni sono sempre false, le ragioni degli attori sociali
sono sempre razionalizzazioni (ES. partecipazioni ai banchetti funebri. Le
spiegazioni possono essere diverse ) e storiciste le quali pongono più
l’accento sulle condizioni istituzionali e storico-sociali che sull’interazioni.
Secondo tali scuole l’IM è una caratteristica delle società moderne: solo
in esse l’individuo sarebbe dotato di una certa autonomia.
In sintesi, le istituzioni sorgono spontaneamente e non sulla base di
progetti precisi e atti legislativi ma sono gli individui che interagendo
spinti da motivazioni di utilità personale.
Per questo, la sociologia deve comprendere le motivazioni dell’azione dal
punto di vista dell’individuo che agisce. Secondo questo modello gli
effetti macro-sociologici (es. la nascita del capitalismo) sono il risultato
dell’aggregazione di azioni individuali.
In sintesi:
Per IM gli individui sono le uniche realtà esistenti e la società è una somma di
individui. Ogni fenomeno sociale è il risultato della combinazione di azioni,
credenze e atteggiamenti individuali. Ne consegue che la spiegazione di tale
fenomeno consiste nel ricondurlo alle cause individuali delle quali è il prodotto.
il momento essenziale di ogni analisi, in sociologia come in politica o in
economia consiste dunque nel comprendere il perché delle azioni, delle
credenze o degli atteggiamenti individuali responsabili del fenomeno che si
vuole spiegare.
Certamente, l’IM implica una concezione complessa della razionalità (ES. le
ragioni di un attore sociale possono essere buone senza per questo essere
oggettivamente buone). Tale concezione implica infatti l’istituire dei
collegamenti fra la psicologia e la sociologia, fra la sociologia e la storia).
Ovviamente questo non significa dissoluzione delle scienze sociali poiché
quando le scienze umane avranno assimilato i suoi principi e compreso la sua
importanza i confini che le dividono saranno più facilmente superabili.
Per Boudon l’istruzione è servita soprattutto a ridistribuire le nuove mansioni
lavorative che sono emerse con il processo di ristrutturazione della società
capitalistica e non a riconfermare le posizioni di una determinata classe
sociale né a favorire la mobilità sociale, poiché le posizioni di prestigio sono
rimaste appannaggio della classi privilegiate.
Boudon conferma la necessità di un titolo di studio anche se inflazionato.
Sebbene il possesso del titolo di studio non sia più la condizione sufficiente per
accedere ad una mansione lavorativa più qualificata, non è possibile inserirsi
nel mondo del lavoro senza una preparazione preliminare. Il titolo di studio,
dunque, serve soprattutto a ridistribuire ruoli e mansioni e per questo motivo è
necessario sia alla società che al mondo del lavoro.
3. Descrive la società essenzialmente come processo, un susseguirsi
ininterrotto di eventi e di significati ciascuno dei quali è generato da quello
che precede che, a sua volta, genera quello che segue. Tale modello
colloca in primo piano la cultura, e più precisamente la produzione e lo
scambio di significati che avvengono nel corso di ogni forma di interazione
sociale.
Sociologia Comprendente (M.Weber)
Interazionismo simbolico (Blumer, Goffman)
Società come processo
Sociologia fenomenica (Schutz, Berger, Luckmann)
Teoria dell’agire comunicativo (Habermas)
Costruttivismo sociologico ( Schimidt)
Se ci si colloca in un simile quadro cognitivo, funzione primaria
dell’indagine sociologica diventa la comprensione dei significati che gli
attori sociali elaborano e che attribuiscono alle azioni proprie e altrui.
Max Weber (1864-1920)
Storico di economia, giurista e poi sociologo.
Il metodo delle scienze storico-sociali (raccolta postuma di saggi pubblicati fra il 1904
e il 1918);
L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905);
Sociologia delle religioni (1915-1917);
Il lavoro intellettuale come professione (1918);
Economia e Società (pubblicato postumo nel 1922)
Per analizzare la realtà storica e sociale è necessario selezionare alcuni elementi a
scapito di altri e poi valutare gli elementi selezionati per verificare la loro capacità di
essere sintesi della realtà esaminata
Gli individui seguono lo stesso processo, ma a differenza del sociologo spesso non sono
consapevoli dell’arbitrarietà delle scelte.
Ciò non significa che gli individui non possano non condividere alcune interpretazioni
della realtà. Anzi alla base della società esiste proprio questa serie di sistemi di
pensiero e di interpretazione comunemente condivisi dalla maggioranza delle
persone o alternativi alla maggioranza delle persone.
Weber:
•1. Lo studio delle influenze culturali nel processo di modernizzazione della
società (L’etica protestante e lo spirito del capitalismo);
•2. L’interpretazione del comportamento umano (Economia e società);
•3. La costruzione di tipologie di sintesi.
•Tre campi di indagine:
1. metodologico: il problema delle scienze sociali e dei rapporti fra sapere
scientifico e giudizi di valore;
2. storico-comparativo: il problema della genesi, della specificità e del
destino della società occidentale moderna;
3. sistematico: il problema di una definizione coerente della sociologia
..
Per Weber la cultura è l’insieme delle interpretazioni fatte proprie dai gruppi sociali. A
tali interpretazioni sono riconducibili i fenomeni sociali di grande portata come i
costumi, le convenzioni, le regole, le leggi e le istituzioni che caratterizzano i gruppi
stessi, conferiscono a tali gruppi un’identità collettiva, che trasmettono e a volte
impongono agli individui.
Le diverse interpretazioni configurano anche diversi interessi presenti all’interno della
società. Quindi nella società vi sono preferenze potenzialmente incompatibili. Secondo
Weber alla base dei conflitti sociali vi sono interessi materiali e interessi ideali. A
volte nella comprensione del conflitto sono più importanti i primi, altre volte i secondi,
altre volte ancora entrambi.
Proprio perché la complessa realtà sociale è aperta ad interpretazioni diverse, per Weber
è necessario elaborare tipologie: insiemi di astrazioni possibili per interpretare i diversi
problemi di spiegazione posti dalla storia.
Weber definisce tipi-ideali i concetti che sono alla base delle sue tipologie. Un tipo-
ideale è tale per la sua capacità di offrire un’interpretazione di un determinato
fenomeno sociale o storico anche se non dà conto dell’intera realtà e di tutte le
sfaccettature che la sostanziano. È solo un’astrazione, una riduzione della realtà che
funziona come sua sintesi. Weber parte dagli eventi storici e li descrive sulla base di
regolarità che si ripeto nel tempo. Tali regolarità vengono poi astratte dalla loro cornice
storiografica per dar forma a un tipo ideale del fenomeno (es. l’arte rinascimentale)
Weber M., Il metodo delle scienze storico sociali, 1904, trad it. 1967
(il tipo ideale) rappresenta un quadro concettuale, il quale non è la realtà storica
e neppure la realtà sociale vera e propria (…) ha il significato di un puro
concetto-limite ideale, a cui la realtà deve essere commisurata e comparata, al
fine di illustrare determinati elementi significativi del suo contenuto empirico.
Il tipo ideale non conserva tutti i caratteri degli individui inclusi nell’estensione
del concetto, né caratteri medi. Mira al tipico e all’essenziale. Il tipo ideale
resta una ricostruzione parziale: il sociologo sceglie nell’insieme storico un
certo numero di caratteristiche per ricostruire il tutto, che, comunque è solo una
delle diverse ricostruzioni possibili.
Il mestiere del sociologo è infatti quello di rendere la materia sociale o storica
più comprensibile. Ecco perché la ricostruzione dei tipi ideali non è il fine della
ricerca scientifica ma il mezzo.
TIPI IDEALI DI ASCOLTATORE
L’esperto è colui che ascolta in modo perfettamente adeguato. E’ il musicista di
professione.
Il buon ascoltatore Capisce la musica all’incirca come capisce la propria
lingua anche se sa poco o niente della grammatica e della sintassi.
L’Ascoltatore emotivo La musica per questa categoria è esclusivamente un
mezzo per rimuovere i condizionamenti sociali e liberare stimoli istintuali .
L’ Ascoltatore risentito è un ascoltatore conservatore per il quale il massimo
reato in ambito musicale è il discostarsi dai canoni, dai sentieri che sono già
stati tracciati.
L’Esperto di Jazz è simile al precedente., pretende di ascoltare una musica
rivoluzionaria, come protesa contro la cultura ufficiale, ma questa protesta è
diventata innocua e socialmente integrata.
L’ Ascoltatore per passatempo è il più diffuso, l’unico rilevante in termini
statistici. Si tratta di una categoria variegata, figlia del’industria culturale.
L’Ascoltatore indifferente quello non musicale e quello antimusicale.
Categorie ‘patologiche sule quali Adorno non si sofferma.
Adorno, Introduzione alla sociologia della musica, 2002.
Sociologia comprendente “ La sociologia deve designare una scienza la quale si propone di
intendere in virtù di un procedimento interpretativo l’agire sociale e quindi spiegarlo
causalmente nel suo corso e nei suoi effetti”(economia e società). Si distacca dal Positivismo
in quanto ritiene opportuno distinguere fra scienze sociali e scienze naturali. La sociologia può
ricostruire non tanto le cause dei fenomeni quanto l’insieme delle condizioni o delle influenze
che le possono determinare.
Dagli scritti di Weber si evince che le azioni degli individui possono essere dettate da uno o più
tra 4 tipi di orientamento:
1) L’agire tradizionale: si privilegiano le modalità suggerite dalla memoria (non necessariamente
quella corretta) del passato, ritenendo che quel modo è sempre stato la maniera più corretta di
agire e che quindi se viene ripetuto, rappresenta un modello per l’agire presente.
2)L’agire affettivo : si seguono gli impulsi suscitati da sensazioni ed emozioni (es. gli adepti ad
una setta fondamentalista)
3) l’agire razionale orientato ai valori (morale) si scelgono tra i mezzi a disposizione quelli più
adatti a raggiungere l’obiettivo dell’azione. In questo caso però i fini sono predefiniti e
corrispondono a determinati valori che orientano le scelte della persona. Es.credenza in un
valore etico, religioso, ecc
4)L’agire razionale orientato allo scopo( strumentale): in questo caso qualsiasi mezzo è lecito
per raggiungere un determinato scopo. La società capitalista è organizzata in base alla
razionalità rispetto allo scopo che consiste nell’accrescimento del profitto. La tendenza alla
razionalizzazione ha chiuso l’uomo in una gabbia d’acciaio che è l’insieme dei processi di
burocratizzazione, razionalizzazione, meccanizzazione in atto nella società moderna.
Gli individui non seguono sempre lo stesso tipo di orientamento. Inoltre, convenzioni diffuse,
definizioni della realtà altamente condivise, valori accettati come unicamente validi, istituzioni e
norme inscritte nell’esistenza collettiva rendono poi i comportamenti un fatto di routine.
La religione
Essa consente agli individui di attribuire un significato alla propria esistenza, di
offrire un senso morale alla vita in società. Ogni religione svolge questi compiti
in modi e misure diverse. Durkheim sosteneva invece una sorta di operare
medesimo della religione in tutte le società.
Ogni religione ha ricadute in molteplici altri ambiti esperienza, tra cui appunto, i
processi sociali, persino quelli che hanno a che fare con la produzione. Su
questa base Weber elabora l’ipotesi che il calvinismo sia stata una causa dello
sviluppo delle condizioni favorevoli al progresso del capitalismo.
In effetti, si può dire che una delle più grandi eredità che la cultura occidentale
ha ricevuto dal calvinismo è un nuovo atteggiamento nei confronti del lavoro e,
in particolare del lavoro manuale. Il lavoro, lungi dall’essere un mezzo
inevitabile per garantire la sopravvivenza, diventa una sorta di preghiera
produttiva e socialmente benefica.
Orare est laborare è la risposta protestante al cattolicesimo romano ora et
labora. Non esiste un tempo sacro e uno profano, ma tutto diviene ugualmente
sacro per il credente Attività fisica e spirituale sono congiunte in un’unica
azione con la quale si possono assolvere funzioni socialmente utili e si può
ottenere la certezza della propria salvezza.
Differenze fra Cattolicesimo e Protestantesimo
1. I protestanti credono che soltanto la Bibbia (sola scriptura) sia l’unica fonte della
rivelazione di Dio all’umanità e che in quanto tale essa insegna a noi tutti quanto
è necessario per la nostra salvezza dal peccato. I cattolici sono convinti che sia la
sola scriptura sia la tradizione cattolica-romana siano ugualmente vincolanti.
2. Secondo il cattolicesimo il papa è il vicario (sostituto di Cristo) ed è il capo visibile
della Chiesa. Al contrario, i protestanti credono che nessun uomo sia infallibile e
che soltanto Cristo sia il capo della Chiesa. Il potere e l’autorità spirituali non
riposano nelle mani di un semplice uomo, ma nella parola di Dio documentata
nella Scrittura.
3. Sebbene il Cattolicesimo insegni che solo la Chiesa Cattolica possa interpretare
correttamente la Bibbia, il protestantesimo riconosce la dottrina biblica del
sacerdozio di tutti i credenti e che i singoli cristiani possono confidare nello Spirito
Santo per essere guidati nella lettura e nell’interpretazione personali della Bibbia.
Per i protestanti solo la fede conta. Per i cattolici essa non basta ma sono
necessarie anche opere meritorie. I protestanti credono che sulla base della fede
in Cristo sono giustificati da Dio in quanto tutti i loro peccati sono stati scontati dal
sacrificio di Cristo. Sebbene anche le opere siano importanti i protestanti credono
che esse siano il risultato della salvezza, ma non un mezzo per ottenerla.
Essenziali per i cattolici sono i 7 sacramenti, per i protestanti soltanto il Battesimo
e l’eucarestia.
4.Sebbene sia gli uni che gli altri siano convinti che chi non crede sia destinato
all’inferno ci sono differenze significative riguardo a ciò che accade dopo la
morte.
I cattolici hanno sviluppato la dottrina del purgatorio un luogo e una condizione
di castigo temporaneo per coloro che, pur essendo morti in grazia di Dio, non
sono interamente liberi dai peccati veniali.
I protestanti credono che poiché siamo giustificati per fede in Cristo soltanto,
quando moriremo andremo direttamente in cielo. Al contrario, per i cattolici
l’espiazione di Cristo sulla croce non basta e il credente deve espiare per i
propri peccati con penitenze e con un periodo da trascorrere in purgatorio.
Per Weber (1864-1920) l’oggetto della sociologia consiste nello studio
dell’azione sociale, intesa come azione dotata di senso. Gli individui
attribuiscono significato alla realtà e all’azione degli altri, ed è grazie a questo
attribuzione di significato che si stabiliscono le relazioni sociali, in cui vi è
almeno un minimo di reciprocità dell’agire di entrambe le parti.
A partire da questa definizione Weber traccia un nesso tra cultura, potere ed
educazione.
Per Weber il ceto determina l’appartenenza di un individuo e i suoi orientamenti
culturali. Ogni ceto possiede oltre ad un proprio orientamento variabile e un
proprio stile di vita, anche un suo ideale educativo
Weber sostiene dunque che l’istruzione sia strettamente legata alla
struttura del potere, una struttura che nasce dalla combinazione di diversi
fattori economici, culturali e politici Weber individua tre tipi ideali di
potere: carismatico, tradizionale e legale.
Il potere carismatico ha alla base il carisma di un individuo e si basa su una
cultura orale. Il potere tradizionale è legato alla tradizione, alla cultura scritta e
il suo ideale educativo è l’uomo colto. Il potere legale nazionale è quello
relativo alla cultura tecnico-pratica, rappresentata nell’ideale educativo dello
specialista. La domanda di competenza tecnica, fa retrocedere l’ideale
dell’uomo colto (per es. il ceto protestante e il ceto cattolico differiscono nelle
scelte del modello educativo: gli studenti protestanti proseguono studi di tipo
tecnico mentre i cattolici sono propensi agli studi umanistici).
Legame fra tipo di potere e ideale educativo
Tipo di potere Base di legittimazione Tipo di cultura Ideale edu
Carismatico carisma orale l’iniziato
Educazione come ‘risveglio’
tradizionale tradizione scritta l’uomo colto
Educazione come ‘raffinamento’
Legale-razionale razionalità tecnico-pratica lo specialista
Educazione come strumento al ruolo nella burocrazia (potere in virtù del
sapere)
Secondo Weber c’è una successione cronologica e un legame fra tipo di
potere e ideale educativo.
NB. Il potere è la possibilità di far eseguire dei comandi
Interazionismo simbolico
E’ il tentativo di mostrare l’intima connessione tra la dimensione culturale e
quella dell’agire sociale, intesa come attività capace di mettere in rapporto gli
individui fra loro. Ciò grazie all’attribuzione di un significato ad ogni fase o,
almeno in parte, di ogni azione, che viene in tal modo letta come dotata di
senso ed espressa in forma simbolica.
Uno dei principali contributi dell’IS va individuato in una visione della
condotta umana non come semplice reazione agli stimoli provenienti dal
mondo esterno, bensì come una mediazione fondata sulla capacità di
simbolizzazione e interpretazione peculiare del genere umano.
L’unità di base è l’atto sociale all’interno del quale si configura la risposta di un
organismo al gesto di un altro organismo. Infatti, il gesto di EGO evoca una
certa risposta da parte di ALTER, e questa, a sua volta, costituisce uno stimolo
per EGO. Tale conversazione di gesti sarebbe priva di significato qualora non
intervenisse un processo interpretativo che suscita implicitamente in chi lo
compie il gesto, la stessa risposta che esso provoca in coloro a cui è destinato.
La rilevanza semantica del gesto, cioè, si dà solo quando ALTER convalida il
gesto di EGO. Si sviluppa in tal modo una conversazione interiorizzata che
conta sulle capacità di valutazione di cui dispone EGO per anticipare le reazioni
di ALTER.
Il termine è stato coniato da Herbert Blumer in riferimento alle posizioni di
George Mead (1863-1931). Afferente alla scuola di Chicago entra in contatto
con Robert Park e William Thomas. Quest’ultimo, in particolare, aveva
sostenuto che per interpretare l’’agire sociale non è importante conoscere i dati
reali di una situazione quanto le percezioni soggettive, le credenze e le
convenzioni in base alle quali gli attori sociali si rappresentano la situazione e,
di conseguenza, agiscono.
La dimensione della comunicazione simbolica assume una rilevanza
fondamentale, in quanto:
1. è alla base dei processi di formazione della stessa personalità,
2. È costituita da significati condivisi e garantisce per le condizioni favorevoli
per lo scambio.
Il suo maggior contributo alla sociologia della cultura consiste nell’aver saputo
mostrare l’intima connessione tra l’agire intersoggettivo e le forme culturali,
chiarendo i presupposti fondamentali per la comprensione dei processi di
produzione della cultura e dei rapporti fra azione e forme culturali. Fra i suoi
allievi va citato Cooley (1864-1929) Goffman che considera la soggettività
come prodotto dell’’azione sociale.
Se Mead definisce lo scenario teorico , i principi fondamentali, sono chiariti
molto bene da Blumer (1937)
1. Gli esseri umani agiscono nei confronti delle cose (oggetti fisici, idee,
attività, ecc.) sulla base dei significati che tali cose hanno per loro;
2. Il significato di tali cose è derivato dall’interazione sociale che il singolo
intraprende con i suoi simili;
3. Questi significati sono elaborati e trasformati in un processo
interpretativo messo in atto da un soggetto nell’affrontare le cose in cui
si imbatte.
Interazionismo –Fenomenologico
Secondo questo approccio l’uomo partecipa attivamente alla realtà sociale e le
sue azioni sono dotate di senso.
L’uomo conferisce senso e significato ad ogni oggetto con il quale entra in
contatto. Ciò segna una differenza sostanziale fra l’uomo e gli animali le cui
relazioni con l’ambiente sono di tipo istintuale.
In sociologia, tale teoria spiega il comportamento fra più soggetti e non quello
del singolo.
Riconosciamo due filoni principali:
1. Quello di Blumer il quale sottolinea che il significato attribuito ad un
oggetto è soggettivo;
2. Quello di Kuhm il quale interpreta l’azione sociale nei suoi rapporti con la
struttura, sottolineando gli aspetti oggettivi e la prevedibilità dei
comportamenti.
Infine:
Berger e Lukmann (Realtà come costruzione sociale) propongono una
sintesi dei due approcci, sottolineando che nel corso della socializzazione
primaria il bambino interiorizza la realtà di senso comune in modelli utili per
l’agire sociale. Nella socializzazione secondaria la realtà appresa
oggettivamente diviene realtà oggettiva perché vissuta e trasformata
secondo il modo di vivere del soggetto.
Teoria dell’agire comunicativo
Grande importanza alla comunicazione. E quando implica un processo
formativo, l’atto comunicativo non è semplice, ma complesso, perché è
complessa l’attività che richiede ai soggetti della comunicazione. La
comunicazione formativa diventa una vera e propria didattica quando:
- la generazione dell’’atto comunicativo è di tipo intenzionale,
- L’intenzionalità è diretta ad un fine educativo generale e al fine di un
apprendimento specifico,
- Richiede un’attività di elaborazione complessa da parte dei soggetti: il
docente, come veicolo della struttura logica oggettiva si serve di tecniche e
metodi adeguati di insegnamento, il discente tramite l’attività della sua struttura
cognitiva soggettiva in direzione della conquista della logica interna dei
contenuti trasmessigli.
-In sintesi:
si tratta di una comunicazione di tipo retroattivo, tale per cui deve tradursi
in crescita formativa dei soggetti che apprendono.
Certamente la comunicazione didattica non è un processo lineare,così come
non è lineare la programmazione in quanto va continuamente rivisto alla luce
del processo di apprendimento.
Ovviamente, nella sociologia contemporanea confluiscono elementi di
varie scuole e indirizzi, sia perché i ricercatori hanno storie intellettuali
diverse, sia perché ciascuno di essi ha seguito nel proprio lavoro, in
qualche misura e in diversi momenti, indirizzi differenti.
Ad es.,nonostante sia possibile afferire a due modelli di società differenti, molti
ricercatori sono concordi con entrambi nel distinguere la socializzazione
primaria - nella quale vengono interiorizzati gli orientamenti fondamentali di
valore, mediante i quali si struttura la personalità - dalla socializzazione
secondaria – in cui gli orientamenti fondamentali si trasformano in orientamenti
di ruolo che implicano ovviamente una variabilità personale che può incidere
sulla struttura della personalità.
Va però anche aggiunto che il modello che pare essere maggiormente
perseguito è quello che analizza la società come sistema.
Assimila la società ad un grande sistema che trasforma risorse,
materiali e simboliche, differenziandosi a tal fine in sottosistemi
specializzati nello svolgere particolari tipi di azione. Concepire la
società come sistema porta innanzitutto a tener conto del fatto che una
società se vuol sopravvivere, deve far fronte ad alcuni fondamentali
problemi:
1. Procurarsi risorse sufficienti per la sua popolazione
2. Mantenere a livelli accettabili le tensioni e i conflitti interni
3. Conservare nel tempo la propria identità culturale
4. Conciliare il soddisfacimento dei bisogni individuali con il perseguimento di
scopi collettivi
Società come sistema Teoria sociologica dell’azione (Parsons)
Funzionalismo (Parsons, Merton)
Neo-funzionalismo (Alexander)
Strutturalismo (Levy jr.)
Teoria dei sistemi autoreferenziali (Luhmann)
Definizione di sistema
La “teoria dei sistemi complessi”, trae origine dalle discussioni nate nella
seconda metà dell’Ottocento sui principi della termodinamica e dell’entropia.
Ma è nei primi anni del Novecento che questo modello comincia ad affermarsi.
A partire dagli anni Settanta, è applicata in discipline differenti, fra le quali la
Sociologia
Ciò che connota un sistema è la “complessità”. Il sistema è una totalità
organizzata, le cui parti sono connesse in una rete di relazioni, all’interno della
quale ciascuna di esse rappresenta determinate proprietà. Ciascun sistema è
costituito da sottosistemi, ognuno dei quali con proprie caratteristiche.
Un sistema può quindi essere definito come un complesso di interazioni
tra parti differenziate e non isolabili, e può essere studiato solo in modo
olistico, ossia procedendo dalla considerazione del tutto all’analisi della
funzione delle parti.
Lo sviluppo dei sistemi complessi e della scienza cibernetica si
deve a Bateson. Secondo B. ogni essere vivente costituisce un
sistema aperto che interagendo con l’ambiente opera in base alle
informazioni che scambia con esso. Secondo B. esiste un’unità
fra gli esseri umani e la natura, basata su una rete di interazioni e
lo strumento in grado di operare queste interazioni è la
comunicazione.
La comunicazione dimostra che gli avvenimenti dell’informazione
non sono mai lineari, ma si sviluppano in relazioni circolari ossia i
feedback, nei quali tutti gli elementi retroagiscono e si correggono
reciprocamente.
Secondo B. non esistono sistemi isolati, ma solo mondi fra loro
collegati. Il compito della teoria dei sistemi è appunto quello di
individuare il più gran numero di connessioni tra i sistemi.
Il più importante esponente del funzionalismo è Parsons secondo il quale le
funzioni possono essere rispettate se coloro che le detengono hanno
competenze e atteggiamenti conformi.
Il rapporto tra educazione e società in Parsons è legato al concetto di azione
sociale che è quell’azione compiuta da un agente in vista di un fine. L’azione
avviene all’interno di un sistema di aspettative reciproche, e attraverso
complementarietà degli attori.
P. distingue 4 centri di integrazione: Il sistema sociale, che è un sistema di
integrazione tra posizione e ruoli sociali; il sistema culturale che corrisponde
all’insieme dei modelli culturali presenti in una società; il sistema della
personalità che fa riferimento al soggetto agente e il sistema biologico
riferito all’adattamento biologico dell’individuo all’ambiente.
Questi 4 sistemi devono rispettare alcuni imperativi generali di funzionamento e
Parsons mette a punto un modello che viene chiamato AGIL, che può essere
applicato in tutte le società.
AGIL:Ogni società deve saper risolvere 4 classi ddi
problemi
Parsons è convinto che ogni sistema sociale per sopravvivere e svilupparrsi
deve saper risolvere 4 classi di problemi funzionali richiamate dall’acronimo :
A = Adapttation (funzione adattiva) adattamento al contesto in relazione alle
risorse necessarie
G = Goal attainment (raggiungimento dei fini) distribuzione delle risorse
I = Integration (funzione integrativa) le norme regolano il funzionamento delle
strutture sociali
L = Latent pattern maintenance ( mantenimento del modello latente) attraverso
cui si trasmettono i valori (modelli culturali)
Per Parsons le organizzazioni fondamentali di socializzazione sono la scuola e
la famiglia che svolge un ruolo fondamentale nella socializzazione primaria,
ruolo che non può essere sostituito da nessun altra organizzazione. Per
Parsons l’educazione è fondamentale per attivare legami di interdipendenza tra
i vari sistemi. Nella teoria sistemico-funzionale di Parsons l’educazione dunque
risulta variabile dipendente.
La scuola si inserisce tra famiglia e mondo del lavoro. Essa ha il compito di
verificare quanto appreso in ambito familiare.
La socializzazione scolastica presenta due aspetti:
quello intellettuale in cui si fornisce la conoscenza, la capacità e la
competenza;
quello morale che può identificarsi con un responsabile civismo all’interno della
scuola e poi di conseguenza all’interno della società.
I sistemi sociali fondamentali nelle società moderne
L’insieme dei processi di trasformazione delle società umane, ha
portato alla formazione di sistemi concreti che includono solo una
frazione delle azioni globalmente necessarie per la produzione e la
riproduzione delle società stesse.
- il sistema biopsichico
- Il sistema politico
- Il sistema economico
-Il sistema socioculturale
-
Il sistema biopsichico
È formato dalle azioni istituzionali rivolte a:
1. riprodurre la popolazione come entità biologica;
2. mantenere i suoi membri in condizioni fisiche e psichiche
tali da permettere loro di svolgere in modo adeguato i ruoli
loro richiesti nei diversi sistemi;
3. sviluppare forme di solidarietà di gruppo e di comunità.
Il sistema politico
È composto dalle azioni orientate ad assicurare il controllo e
la regolazione unitari della società, in presenza di
raggruppamenti di popolazione, delimitati da variabili
socioeconomiche, etniche, religiose, territoriali, che hanno
interesse differenti e spesso conflittuali.
Il sistema economico
Le cui azioni istituzionali si caratterizzano per il fatto di
essere orientate a produrre, direttamente o indirettamente:
1. le risorse necessarie alla vita materiale di una
popolazione, a un determinato livello di sviluppo,
2. i mezzi di produzione a ciò occorrenti.
Il sistema socioculturale
comprende tutte le azioni istituzionalizzate orientate a:
1. trasmettere la cultura da una generazione all’altra;
2. riprodurre e ad espandere la memoria sociale;
3. assicurare la comunicazione fra individui, gruppi,
organizzazioni.
Come funziona
Ogni sistema socioculturale ha bisogno delle risorse messe a
disposizione dai sistemi economico e politico e delle risorse umane
messe a disposizione dal sistema biopsichico.
A sua volta, esso fornisce agli altri sistemi gli elementi culturali di cui essi
hanno bisogno per far fronte ai rispettivi bisogni di integrazione.
ES. il sistema economico esprime la necessità di tecniche, di una cultura del
lavoro, il sistema politico una cultura della partecipazione e un modello di
legittimazione dei rapporti sociali esistenti, il sistema biopsichico di programmi e
istruzioni atti a mantenere la vitalità dei corpi e delle menti.
Il sistema socioculturale
1.I caratteri del sistema socioculturale
2.Cosa si intende per cultura
3.Classificazione degli elementi culturali
4. Le organizzazioni-istituzioni del sistema di
riproduzione socioculturale: famiglia, sistema
educativo, religione, mezzi di comunicazione di
massa,arte
1. I caratteri del sistema culturale
Ogni membro di un particolare gruppo o società usa un linguaggio
specifico, si identifica con alcuni simboli, condivide, valori e credenze, si
uniforma a varie norme e a determinati usi e costumi, attribuisce valenze,
sia positive che negative, a oggetti e a situazioni, condivide definizioni
della realtà e particolari schemi logici, utilizza una vasta gamma di beni e
di strumenti materiali, mette in atto una serie di strategie atte a
modificare l’ambiente e le situazioni di vita.
Società e cultura sono dunque due realtà che si intrecciano. Non vi è
società che non abbia una produzione culturale e non c’è cultura al di
fuori di un sistema di relazioni sociali.
Ogni società veicola la propria cultura che si compone di elementi che
rivestono un significato speciale per i suoi membri.
Tali elementi – di natura assai diversa – rappresentano per gli individui
criteri di orientamento che li guidano nell’azione. Per questo ogni società
sopravvive grazie alla trasmissione ai nuovi membri – neonati o
immigrati che siano – dei tratti specifici della propria cultura, i valori, il
linguaggio, le regole su cui essa si regge.
2. Significati attribuiti dalla sociologia al concetto
di cultura
1. La cultura come atto scontato e come principio regolatore
dell’esistenza umana.
La cultura appare come elemento tipico della natura umana.
Si è talmente modellati dalla cultura da non renderci conto che essa
esiste indipendente da noi e che le nostre azioni rispecchiano di norma
schemi prefissati e dinamiche istituzionalizzate.
Senza cultura non vi sarebbe possibilità di comunicazione, non
potremmo affrontare i problemi di sopravvivenza (se non con grandi
costi personali). Più in generale, la cultura informa il modo in cui l’uomo
soddisfa le sue esigenze biologiche, fa fronte a necessità vitali come il
riposo, il nutrimento , l’accoppiamento, ecc.
La cultura costituisce, dunque, un principio organizzativo: la
condivisione di alcuni tratti culturali è alla base delle relazioni sociali.
“ la cultura è quel complesso di elementi che comprende conoscenze,
credenze, arte, leggi, usi e ogni altra capacità e usanza acquisite
dall’uomo in quanto membro di una società” (Edward Taylor, 1871).
Nel 1952, Alfred Kroeber e Clyde Kluckhon, raccolsero più di 150 definizioni
che il secondo ha tentato inseguito di sintetizzare:
1. La maniera complessiva di vivere di un popolo;
2. L’eredità sociale che un individuo acquisisce nel proprio gruppo di
appartenenza
3. Un modo di pensare, sentire, credere;
4. Il modo in cui effettivamente si comporta un gruppo di persone;
5. Un deposito del sapere posseduto collettivamente;
6. Una serie di orientamenti standardizzati nei riguardi di problemi ricorrenti;
7. Un comportamento appreso;
8. Un meccanismo per la regolazione normativa del comportamento
9. Una serie di tecniche per adeguarsi sia all’ambiente che agli altri uomini;
10.Un precipitato di storia, una mappa, una matrice.
(Cfr., Kroeber, 1952; Kroeber e Kluckhon, 1963; Kluckhon, 1949; Geertz, 1973).
Alcuni usi tipici del termine nella vita quotidiana possono indicare
l’estensione semantica del concetto
•Ci sono differenze culturali fra Oriente e Occidente
•Rossi è una persona di grande cultura
• La musica pop è usata dai giovani per affermare la loro identità
culturale
•La cultura di massa ha un effetto di omologazione
•Le telenovela sono espressione della cultura sudamericana
•La cucina italiana è parte della tradizione culturale del nostro Paese
•Il dialogo tra le culture è necessario ma difficile.
Il Giapponismo
2. La cultura come dato oggettivo
In sociologia, la cultura non è semplicemente un tratto della personalità
(una proprietà individuale) ma è intesa come un ‘fatto sociale’ nel senso
che permea una società o un gruppo, è esteriore all’individuo e lo
influenza ed è suscettibile di studio empirico.
Prevale dunque l’idea che la cultura sia una sorta di sedimento che
consente l’interazione sociale, un prodotto della memoria collettiva che
accompagna l’individuo nelle sue azioni.
IL CORPO
3. L’uomo è al tempo stesso un prodotto e un produttore di cultura
La cultura si presenta come un insieme di elementi che in un particolare
ambiente sociale si sono prodotti e accumulati nel corso della storia,
sulla base di uno sviluppo interno complesso e degli influssi esercitati da
espressioni culturali esterne. Ogni individuo ha alle spalle una storia di
rapporti sociali e culturali, che costituisce il quadro di riferimento della
sua azione. La biografia di un individuo rappresenta un episodio, un
tassello nella storia oggettiva della cultura.
L’uomo però è anche un produttore di cultura e crea il proprio ambiente
culturale combinando elementi appresi e di nuove regole e modelli di
comportamento.
2. Cosa si intende per cultura
DEFINIZIONE DATA DALL’UNESCO
(26 luglio -6 agosto 1982)
“La cultura è l’insieme degli aspetti spirituali, materiali, intellettuali
ed emozionali unici nel loro genere che contraddistinguono una
società o un gruppo sociale. Essa non comprende solo l’arte e la
letteratura, ma anche i modi di vita, i diritti fondamentali degli
esseri umani, i sistemi di valore, le tradizioni e le credenze.
Nella definizione data dall’Unesco sono dunque presi in considerazione
quattro componenti di base che, interconnesse in varie forme e configurazioni,
secondo diversi gradi di integrazione., formano una cultura.
I simboli
I Valori
Nel linguaggio comune il termine di valore è usato in due accezioni:
1. E’ un valore qualunque cosa sia ritenuta importante e, quindi, la si desidera
o la si vuole mantenere.
2. Al plurale, invece indica gli ideali a cui gli esseri umani aspirano a cui si
riferiscono quando devono formulare giudizi.
Nelle scienze sociali si usa soprattutto il significato plurale, in quanto si fa
riferimento non tanto all’oggetto, ma al criterio di valutazione, ossia al
principio generale sulla cui base approviamo o disapproviamo un certo
modo di agire, sentire, di pensare (es. la parola data).
Il concetto di valore si distingue quindi da quello di preferenza (e di
atteggiamento), poiché mentre quest’ultima indica il valore di ciò che è
desiderato, il valore indica ciò che è desiderabile. Se la preferenza dice ciò
che vogliamo, il valore indica ciò che dovremmo volere. (inevitabile il
riferimento a Klockohn : “ un valore è una concezione del desiderabile
distintiva di un individuo o caratteristica di un gruppo, che influenza l’azione
con la selezione fra modi, mezzi e fini disponibili.
Le ricerche sociologiche e antropologiche hanno dimostrato che i
valori variano storicamente e geograficamente, in quanto non
appartengono ad un mondo assoluto e trascendente, ma si
connettono in vario modo non solo con altre parti della cultura ,
ma con la realtà sociale, l’organizzazione economica e l’assetto
politico di una collettività.
Il successo economico e professionale è un valore molto
importante nelle società occidentali moderne, non lo era
altrettanto nella Cina confuciana, il cui sistema di valori era
centrato sulla devozione alla famiglia e sul prestigio di un alto
status sociale. Così se nelle società che prevedono le caste è il
valore della gerarchia che prevale nelle società egualitarie
moderne è l’individuo.
Nei paesi mediterranei per secoli (almeno sino al 900 ) l’onore ha
rappresentato il metro di giudizio dei comportamenti delle persone
oggi, al suo posto è subentrato quello della dignità e integrità
personale.
Le norme
Anche se la sfera delle norme e quella dei valori non è sempre concretamente
separabile, il sociologo distingue le prime dai secondi in base al fatto che esse
sono più specifiche e più imperative. Es. l’onestà è evidente che si tratta di un
valore importante in quanto indica che è cosa buona agire onestamente nei
confronti degli altri. Per regolare situazioni concrete si rendono necessarie
norme specifiche che applicano il valore “onestà”.
Ogni norma generalmente è enunciata sotto forma di un obbligo o
un’imposizione vale a dire che sono formalizzate in enunciati, hanno forma
scritta (es. norme giuridiche e deontologiche).
Come si studia la cultura? Alcune questioni di metodo
Nel corso della sua evoluzione la sociologia ha elaborato e sistematizzato
differenti approcci in una metodologia della ricerca sociale, la cui
conoscenza è ritenuta indispensabile per chiunque desideri occuparsi di
cultura. I fenomeni culturali sono indagabili come tutti gli altri fenomeni
sociali?
4. Potenzialità e vincoli della cultura
L’analisi delle caratteristiche della cultura non può prescindere da una
riflessione sull’ interdipendenza tra il dato biologico e quello culturale, e
in particolare se i contenuti della cultura siano o meno trasmessi per via
genetica.
Si tratta di valutare se e quanto il comportamento dell’uomo sia
programmato geneticamente, sia spiegabile in base a fattori biologici,
oppure se esso sia riconducibile per intero a capacità umane di
apprendere.
Sulla base della riflessione più consolidata si è orientati a ritenere che il
patrimonio genetico eserciti un’influenza tangibile sul comportamento e
che tale influenza sia in grado di determinare non tanto i contenuti del
comportamento quanto i suoi limiti e le sue possibilità.
3. Classificazione degli elementi culturali
Chiarito il concetto di cultura e riprendendo la prospettiva del sistema
culturale, questo ultimo per assolvere alle sue funzioni organizzative e
assicurare l’esistenza della società, è chiamato a elaborare e diffondere
una serie di definizioni, istruzioni, programmi di comportamento che
permettono agli esseri umani di fra fronte a problemi che appaiono tipici e
ricorrenti dell’esperienza umana.
Tali strumenti costituiscono la memoria di una società e possono essere
suddivisi sulla base delle funzioni che essi svolgono per soddisfare i vari
bisogni dell’uomo, sia di sopravvivenza e di adattamento all’ambiente, sia
di relazione sociale.
Attraverso l’attività di costruzione e trasmissione della cultura il sistema
socioculturale deve far fronte a quattro principali aree di bisogni:
Cognitivi, affettivi, relazionali o regolativi e di produzione di tecniche.
a)Cognitivi
Il sistema socioculturale deve innanzitutto rispondere all’esigenza
dell’uomo di acquisire informazioni e conoscenze. Rientrano in questo
settore, da un lato le forme di pensiero logico, le categorie mentali, gli
schemi interpretativi, dall’altro tutti i contenuti di conoscenza della
realtà.
Anche i valori rientrano in questa categoria in quanto anch’essi hanno
un senso argomentabile da parte dell’attore sociale. Questa
dimensione è molto importante , perché, come ha osservato Durkheim
(1929) con la distinzione fra la morale e i mores , i valori implicano una
consapevolezza e una capacità di argomentazione e non vanno confusi
con i mores , ossia con la condotta abitudinaria.
b) Affettivi
L’ordinamento della vita individuale e sociale richiede poi che si
producano e diffondano nella società istruzioni e programmi atti a dare
un significato comune alle varie azione e all’esistenza stessa.
Il sistema socioculturale ha quindi la funzione di produrre e diffondere
orientamenti di valore , ciò che è da desiderare o rifiutare, che è giusto o
ingiusto, ciò che è buono o cattivo.
La presenza di questi valori permette agli individui di orientarsi nella
realtà, di avere dei quadri di riferimento per la propria azione.
Definizioni di valore sono poi presenti nelle credenze, nelle regole morali,
nelle ideologie, nella religione.
E’ evidente che i valori coinvolgono gli affetti e i sentimenti.
L’attaccamento ai valori infatti significa che conformarsi ad essi è “cosa
buona’’ in sé, indipendentemente dal vantaggio che ne può derivare. La
loro efficacia sociale dipende più dal fatto che siano stati interiorizzati e
quindi sappiano suscitare sentimenti di colpa e di vergogna in chi se ne
discosta che da precise sanzioni.
c) Relazionali o Regolativi
Una terza area di definizioni, istruzioni e programmi risponde all’esigenza
del sistema socioculturale di regolare i rapporti fra i membri di una
collettività, di orientare, cioè, il comportamento e l’interazione sociale.
In questo caso il riferimento è alle norme sociali che sono regole che
prescrivono agli individui come comportarsi nelle varie circostanze.
Alcune norme sono codificate in leggi , emanate dal potere politico, che
ne controlla l’applicazione.
Oltre alle norme e alle leggi, le relazioni sociali sono regolate anche dagli
usi (abitudini, consuetudini, usanze consolidate nel tempo in un gruppo
sociale) e dai costumi che rappresentano modalità consuete di agire o di
pensare indicative del carattere morale di un individuo o di un popolo.
d) Produzione di tecniche
Infine, alcuni elementi prodotti e diffusi dal sistema socioculturale
costituiscono delle procedure e delle norme che facilitano agli individui lo
svolgimento delle attività manuali e intellettuali di carattere continuativo.
Rientrano nell’ambito delle tecniche sia il modo di operare che gli
strumenti usati da una popolazione per far fronte ai bisogni materiali ( es.
costruzioni delle abitazioni, di consumo, di trasporto, ecc.), sia l’insieme
dei procedimenti che assolvono alle funzioni comunicative ed espressive
(procedure linguistiche, narrative, rituali, artistiche, decorative, ecc.) .
4. Le organizzazioni-istituzioni del sistema di
Riproduzione socioculturale: famiglia, sistema educativo,
religione, mezzi di comunicazione di massa
E’ attraverso una serie di strutture e organizzazioni che ogni società cerca
di riprodurre gli elementi della propria cultura, i modelli dei rapporti
sociali, i caratteri della personalità di base tipica del suo stadio di
sviluppo.
Qualsiasi società che intenda sopravvivere e conservare la propria
identità culturale, affida ad un articolato apparato organizzativo la
funzione di trasmettere ai nuovi membri gli elementi socioculturali
condivisi, di far radicare nel profondo dell’individuo definizioni, istruzioni,
programmi di comportamento che considera giusti o appropriati.
Le configurazioni assunte e le funzioni assolte dalle organizzazioni e dalle
istituzioni variano a seconda delle epoche storiche.
per analizzare i compiti dell’organizzazione-istituzione
dell’educazione,dobbiamo mettere in evidenza un
duplice ordine di attenzione:
a) contestualizzare e storicizzare il rapporto educazione e
società;
b) considerare contemporaneamente azione e struttura nelle loro
interazioni reciproche.
I sociologi dell’educazione tentano di spiegare gli effetti della società
sull’educazione, nonché il loro rapporto dialettico e di interdipendenza.
Esiste una pluralità di approcci alla sociologia dell’educazione, che possono
essere semplificati in due diversi filoni:
1. che pone maggiormente l’attenzione sulle strutture e che tende a privilegiare
la logica della spiegazione dei fenomeni individuando la relazione tra variabili
indipendenti e dipendenti (ad esempio tra istruzione e sviluppo economico, tra
istruzione e disuguaglianze sociali).
2. si concentra sugli attori e sulla comprensione delle loro rappresentazioni,
sulle relazioni di tipo formativo (qui il termine formazione viene preferito a quello
di educazione), ad esempio tra insegnante e allievi, tra genitori e figli.
Ogni società ha la necessità di socializzazione cioè di fare acquisire valori,
norme, atteggiamenti e comportamenti che siano generalmente condivisi dal
gruppo sociale di appartenenza.
i processi educativi vengono dunque distinti tra livello formale e livello
informale.
Nel 1. è importante l’intenzionalità e la progettualità specifica del processo
educativo e quello rappresentato dalla famiglia e dalla scuola.
Nel 2. troviamo invece tutte quelle relazioni che producono un effetto
socializzante, ovvero gli orientamenti e i significati assunti dal soggetto e il suo
adattamento alle norme e regole definite dall’ambiente sociale.
La sociologia dell’educazione ha avuto un lento e travagliato processo, poiché,
prima di affermarsi ha dovuto combattere con la pedagogia e la psicologia,
occupandosi, infatti, anch’esse di educazione.
Molti autori sottolineano un vuoto di studi e ricerche di sociologia
dell’educazione, tra la tradizione dei classici della sociologia. Solo nel
dopoguerra sia negli Stati Uniti che in Europa si registra una ripresa
dell’interesse per l’analisi dell’educazione da un punto di vista sociologico.
Brookever individua 4 principali aree di studio della sociologia dell’educazione:
1) L’analisi delle relazioni del sistema educativo con altri aspetti della società;
2) Lo studio delle relazioni dentro la scuola;
3) L’analisi dell’influenza della scuola sul comportamento e sulla personalità dei
suoi membri, con particolare riguardo alla figura dell’insegnante,
4) L’influenza della comunità e delle diverse agenzie di socializzazione
sull’organizzazione scolastica.
1) A livello generale: Il compito è quello di studiare il sistema educativo nelle
sue relazioni con la più ampia struttura sociale, cioè con il sistema dei
valori, con l’economia ecc…
2) A livello più specifico: La sociologia dell’educazione deve studiare la struttura
sociale e il funzionamento dei gruppi che costituiscono il sistema scolastico,
come le scuole, le università ecc..
3) A livello ancora più ristretto: Le relazioni sociali riguardanti le attività
educative, es. la cultura della scuola o il funzionamento della classe.
4) L’attenzione deve essere rivolta alle influenze educative implicite, esercitate
dall’ambiente sociale di riferimento su studenti e insegnanti.

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Sociologia

  • 1. ggetto della Sociologia: sociologia è una disciplina che studia, applicando todo scientifico, come le diverse forme di vita associat erazioni, rapporti sociali, istituzioni, ecc.) influenzano stro comportamento, il nostro modo di pensare e d ere. Il suo scopo consiste nel costruire un saper rico (razionale e sistematico) su come funziona ndo degli uomini.
  • 2. Lo studio sistematico del comportamento umano e della società prende avvio solo alla fine del XVIII secolo ed è favorito da tre rivoluzioni: - rivoluzione scientifica:( 1600) si ricorre alla scienza per comprendere il mondo; - rivoluzione industriale: (1760/80 1830) grandi trasformazioni socio- economiche accompagnano lo sviluppo di innovazioni tecnologiche; - rivoluzione francese (1789): segna il trionfo dei valori di libertà e uguaglianza.
  • 3. Le stanze delle meraviglie
  • 4. POSITIVISMO Corrente filosofica che si sviluppa nella seconda metà del XIX secolo, caratterizzata da un'esaltazione della scienza, considerata l'unica fonte legittima della conoscenza. Il Positivismo che nasce in Francia deriva etimologicamente da positum, participio passato neutro del verbo ponere tradotto come ciò che è posto, fondato, che ha le sue basi nella realtà dei fatti concreti.
  • 5. Aspetti distintivi del Positivismo: 1) La scienza è la sola forma di conoscenza possibile e il metodo della scienza è l'unico valido: pertanto il ricorso a cause o principi che non siano riconducibili al metodo scientifico non fa progredire il cammino della conoscenza, ma va considerato una pericolosa ricaduta nella metafisica. 2) Il metodo della scienza, essendo l'unico valido, va esteso a tutti i campi d'indagine, compresi quelli che riguardano l'uomo e i fenomeni sociali. 3) Il progresso della scienza rappresenta la base del progresso umano e lo strumento capace di trovare adeguate soluzioni ai numerosi problemi di ordine politico e sociale posti dalla Restaurazione e dalla rivoluzione industriale.
  • 6. ORTI CON L’ILLUMINISMO rti aspetti, è possibile sostenere che il positivismo si configuri come originale del programma illuministico all'interno di una nuova situazi -sociale post-rivoluzionaria, caratterizzata dall'avvento del capitalism iale e dallo sviluppo della scienza e della tecnica. pali elementi di affinità tra positivismo e illuminismo, possono esser nti nei seguenti tre punti: cia nella ragione e nel sapere, concepiti come strumenti di progresso o dell'uomo e del miglioramento sociale. tazione della scienza a scapito della metafisica e di ogni altro tipo di rificabile. one tendenzialmente laica ed immanentistica della vita.
  • 7. Il 1800 è un secolo di grandissime e importanti invenzioni: un forte sviluppo della rete ferroviaria, la costruzione di grandi navi a vapore, i mezzi di comunicazione molto più moderni e veloci e la costruzione di nuovi macchinari ancora oggi utilizzati. Vediamo quali sono le grandi invenzioni che cambiarono la vita in quegli anni. 1800 Alessandro Volta – inventa la pila George Stephenson progetta la prima locomotiva a vapore. 1829 W.A Burt brevetta la prima macchina da scrivere 1831Michael Faraday mette a punto la dinamo elettrica 1834 Jacob Perkins progetta un prototipo del frigorifero 1836 Samuel Colt inventa la prima pistola 1837 Samuel Morse inventa il telegrafo 1839 Charles Goodyear inventa la vulcanizzazione della gomma Louis Daguerre e J.N. Niepce coinventano la prima macchina fotografica (il dagherrotipo) 1846 Il dentista americano William Morton, nel Massachusetts, è il primo a usare l'anestesia per estrarre i denti 1851 Isaac Singer inventa la macchina da cucire 1855 Georges Audemars inventa una nuova fibra tessile, il rayon 1856 LouisPasteur inventa la pastorizzazione. 1857 George Pulmann inventa la Pullman Sleeping Car per comodi viaggi in treno (quella che oggi conosciamo come carrozza-letto o wagon-lits) 1866 Alfred Nobel inventa la dinamite 1868 J.Knight inventa il semaforo 1876 Alexander Graham Bell brevetta il telefono 1885 Karl Benz progetta la prima automobile che funziona con un motore a combustione interna 1886 Josephine Cochrane inventa la lavastoviglie Gottlieb Daimler costruisce il primo veicolo a motore a 4 ruote John Pemberton inventa la Coca Cola 1887 Heinrich Hertz inventa il radar. Emile Berliner inventa il grammofono F.E. Muller and Adolph Fick inventano le prime lenti a contatto indossabili 1892 Rudolf Diesel inventa il motore diesel 1895 I fratelli Lumiere inventano il cinema
  • 8. La nascita della sociologia ■ Una sensibilità pre-logica si riscontra già nelle opere degli illuministi (in particolare con Montesquieu e con Rousseau; ■ Tuttavia è con il secolo XIX che nasce la sociologia e la teoria sociologica; ■ Il materialismo storico-dialettico attraverso il pensiero di Marx apre la strada all’idea di un corpus teorico di stampo sociologico; ■ La sociologia vera e propria cioè come disciplina che si autoriconosce e si propone all’esterno, nasce con il positivismo con le opere di Comte e Spencer --
  • 9. Come in tutte le discipline e scienze troviamo: 1. Dimensione teorica Ogni teoria è uno strumento di conoscenza relativamente autonomo rispetto ad altre teorie, la cui validità è data dalla sua capacità di fornire modelli utili all’interpretazione dei fenomeni sociali. Alla teoria spetta il compito di suggerire le linee guida e le ipotesi da verificare. 2. Dimensione empirica Serve per confermare o falsificare le ipotesi. 3. Dimensione operativa Consiste nell’applicazione concreta dei risultati del processo investigativo.
  • 10.
  • 11.
  • 12. Thomas Kuhn ed il concetto di paradigma scientifico •Nel suo celebre saggio La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962) Kuhn gettò la base per il rinnovamento della metodologia; Paradigma scientifico: è una visione generale sul mondo, una griglia di lettura, spesso implicita, che precede e fonda tanto la teoria quanto le tecniche; essa guida il lavoro dei ricercatori e lo riconduce ad unità (ad esempio la visione eliocentrica dell’Universo).
  • 13. Al fine di produrre conoscenze sull’organizzazione sociale, l’indagine sociologica ha bisogno di qualche forma di orientamento preliminare, vale a dire di una forma di rappresentazione cognitiva e valutativa precostituita, che è fornita da modelli di società. I principali modelli di società che, non necessariamente escludendosi a vicenda, orientano l’indagine sociologia, dando origine a indirizzi di pensiero, sono fondamentalmente riconducibili a quattro: 1. Società come organismo 2. Società come meccanismo 3. società come processo 4. società come sistema
  • 14. 1. Concepisce la società come organismo, formato da organi assimilabili a quelli corporei. Come il corpo la società cresce, si sviluppa, conosce stati salute, malattia e di declino. 2. Tale prospettiva accentua il carattere di totalità della società. Ciò significa che in ogni parte, sia essa piccola o grande, si ritrovano le proprietà strutturali della società intera. 3. Tra le grandi scuole della sociologia ottocentesca, alcune delle quali hanno spinto ampie propaggini ben al di là nel XX secolo, l’idea di società come totalità organica si ritrova alla base di sociologie per certi versi diversissime fra loro. Positivismo (Auguste Comte,1798-1857) Evoluzionismo (Herbert Spencer, 1820-1883) Società come organismo Materialismo storico (Karl Marx, 1818-1883 ) Organicismo (Emile Durkheim, 1858-1917)
  • 15. Positivo in contrapposizione al negativo e indica che la filosofia positiva non ha il compito di distruggere ma di organizzare. Tale definizione vale come caratterizzazione dello stadio più avanzato dello sviluppo intellettuale (e storico) dell’uomo, il raggiungimento della sua piena maturità. Questo stadio viene chiamato da Comte ,1798-1857, positivo, ed è il terzo stadio dopo quello teologico e quello metafisico. Tale successione è per Comte la legge dei tre stadi che ha validità universale ed è verificabile sia nel corso storico (con riferimento particolare alla storia europea), sia nello sviluppo delle scienze, ma anche nello sviluppo psicologico individuale. Raggiungere lo stadio positivo significa liberarsi da criteri non scientifici nella considerazione dei fenomeni; significa non ricorrere più a entità immaginarie soprannaturali come nello stadio teologico, o ad astrazioni personificate come nello stadio metafisico. Nello stadio positivo l’intelletto si limita rigorosamente ai fatti e alle loro relazioni: alla causa subentra la legge, alla ricerca del perché la ricerca del come, all’assoluto subentra il relativo. Il nuovo mondo comtiano realizza l’imperativo dell’altruismo ed è aperto a una religione il cui dio è l’Umanità, non lasciando alcun posto di rilievo al trascendente.
  • 16. Per Comte,1798-1857, l’educazione può favorire la solidarietà fra gli individui e, quindi, per fare questo, deve essere prevalentemente scientifica, poiché la scienza può facilitare la coesione fra le varie componenti e formare alla comprensione della necessità di cooperazione sociale. La cultura scientifica dovrà però essere bilanciata da un’educazione di tipo umanistico-letterario. Con l’inserimento delle discipline umanistico-letterarie, Comte è critico nei confronti della scuola a lui contemporanea, essenzialmente mirata all’istruzione professionale e auspica una riforma del sistema educativo, in grado di realizzare un’educazione europea adeguata alle problematiche e ai bisogni della nuova civiltà tecnico-industriale. Da 0 a 7 la crescita spetta alla madre Dai 7 ai 14, con la présentation, inizia la prima fase dell’istruzione pubblica Dai 14 ai 21 con l’initiation , inizia lo studio di carattere enciclopedico Dai 21 ai 28 con la destination, avviene l’inserimento nel mondo del lavoro. Comte ha prospettato l’idea di un’educazione permanente, cioè di un processo educativo che non termina con l’inserimento dell’individuo nella società ma dura tutta la vita.
  • 17. Evoluzionismo: L’insieme delle teorie filosofiche e scientifiche che sostengono la mutazione delle specie viventi da forme primitive e rudimentali verso forme più complesse.
  • 18. Spencer 1820-1883, Teorico della razionalità limitata e dell’ordine spontaneo, Spencer interpreta l’ordine sociale come un processo che si compie grazie alla spontanea composizione di azioni individuali razionali dirette ad altri scopi. L’obiettivo di Spencer consiste nel dimostrare la superiorità dell’ordine spontaneo poiché esso è l’unico principio su cui si può fondare la società industriale. In sintesi: l’unico meccanismo in grado di comporre azioni, fini e conoscenze degli individui. L’ordine spontaneo consente ad ognuno di beneficiare della maggior quantità di conoscenze altrui rendendo compatibili il maggior numero di piani individuali non concordati. Infatti se adottiamo come valori fondamentali la riproduzione della specie, il benessere e il progresso sociale, allora l’ordine sociale diventa ipso facto eticamente preferibile poiché è lo strumento migliore che la tradizione ha selezionato per conseguire questi obiettivi. Il concetto di ordine spontaneo giustifica moralmente anche la libertà che è la condizione sine qua non per la sua affermazione. Se gli individui si sentono liberi, saranno maggiormente in grado di risolvere i loro problemi perché potranno contare sull’aiuto degli altri, cosicché un popolo libero sarà necessariamente più evoluto. Nessun tentativo di pianificazione è da preferirsi alla cooperazione spontanea.
  • 19. Per Spencer, coerentemente con la corrente positivista, ci sono ampie analogie tra l'organismo individuale e l'organismo sociale. Entrambi, infatti: vedono aumentare la loro massa con il passare del tempo, mutano la loro struttura, che diviene più complessa, aumentano l'interdipendenza delle loro parti e possono sopravvivere alla morte delle loro singole componenti. Il suo pensiero è quindi basato sul connubio tra l'evoluzionismo darwiniano ed una visione sociologica organicista che prende le mosse da Comte. Il criterio dominante di un modello educativo è quello dell’utile, coerentemente con la mentalità tecnico-industriale della società positivista. Individuato lo scopo dell’educazione che mira a ‘preparare l’individuo ad un’esistenza completa’. Spencer ritiene che i fatti e i risultati dell’esperienza dimostrino che tale obiettivo si raggiunge attraverso diverse attività, suddivise gerarchicamente in ordine di importanza descrescente. 1.Attività che sono necessarie per la conservazione della vita 2. Attività che servono indirettamente alla conservazione della vita 3.Attività che hanno come obiettivo la crescita dei figli 4.Attività che hanno come obiettivo il mantenimento di corretti rapporti socio- politici 5.attività che mirano al soddisfacimento dei propri gusti e sentimenti.
  • 20. Spencer è convinto che lo sviluppo dell’individuo sia scandito come quello della specie. E per questo sottolinea la necessità di graduare le diverse materie di insegnamento a seconda della loro utilità, calcolata sulla base della classificazione gerarchica. Le informazioni utili alla conservazione della vita vengono insegnate direttamente dalla natura. E’ dunque sufficiente che l’insegnante la favorisca e si astenga dal modificarla. 1. Attività motoria e igiene sono discipline che rientrano in questo primo punto. 2. troviamo la matematica, la fisica, la chimica, la biologia e la scienza sociale. 3. livello le scienze pedagogiche, di cui Spencer lamenta l’ignoranza. 4. l’insegnamento della storia, ma non solo fatta di date e di nomi ma deve essere una storia culturale ed economica. 5 tutte quelle attività estetico letterarie che sono ricreative ma non fondamentali per l’esistenza.
  • 21. Materialismo storico: Concezione filosofica secondo la quale l’unica realtà esistente è la materia e tutto deriva dalla sua trasformazione. Il fondamento e la sostanza della realtà sono materiali
  • 22. Karl Marx Principali opere: -L’ideologia tedesca (scritta nel 1845 ma resa pubblica da Engels, postuma, nel 1888); -Manifesto del Partito comunista (con Engels, 1848); -Critica dell’economia politica (1859); -Il Capitale (primo volume: 1867; altri due volumi pubblicati postumi da Engels nel 1885 e nel 1894).
  • 23. Marx Karl 1818 - 1883 Egli dà forma alla cosiddetta concezione materialistica della storia che ha origine dalla confluenza di varie correnti della cultura europea. Il suo punto di partenza è nell'"umanesimo positivo" il soggetto della storia non è l'Idea o lo "Spirito del mondo" di cui parla Hegel, ma l'uomo esistente e reale. Per M. la "natura" dell'uomo non è però qualcosa di già "dato", bensì si realizza soltanto nella società e nel divenire storico nel corso dei rapporti dell'uomo con gli altri uomini e con la natura: rapporti che variano col variare dei modi di produzione e delle forme dell'organizzazione sociale. .
  • 24. Karl Marx (1818-1883) - rovescia la sua dialettica: non è il pensiero, l’Idea che precede e fonda tutto, ma l’attività concreta degli uomini, in particolare attraverso il loro lavoro di trasformazione della Natura. La struttura economica fonda la società e i suoi mutamenti determinano i mutamenti storici del Tutto . Concetti Fondamentali: 1. Struttura economica (modo di produzione) 2. Sovrastruttura 3. Società di classe 4.Ideologia come falsa coscienza 5. Alienazione e sfruttamento
  • 25. Il Capitalismo è un sistema classista e nella società capitalista sono presenti due classi: 1. La borghesia i capitalisti sono proprietari dei mezzi di produzione; 2. Il proletariato: la classe operaia è priva dei mezzi di produzione. Ne consegue che: Il rapporto fra le classi è conflittuale, perché è fondato sullo sfruttamento: La borghesia è la classe dominante; Il proletariato è la classe subordinata
  • 26. Le società cambiano a causa delle contraddizioni insite nei modi di produzione: il motore della storia sta infatti nell’esplosione di queste contraddizioni. Il sistema capitalista è destinato a essere rovesciato da una rivoluzione dei lavoratori (Soggetto storico), che istaurerà una società senza classi, nel momento in cui se ne determineranno le condizioni quali la crisi di sovraproduzione - caduta tendenziale del profitto - proletarizzazione crescente.
  • 27. Per Marx, l’educazione è strettamente legata alla struttura economica. Nelle società capitaliste l’educazione si realizza all’insegna della contraddizione e dall’antagonismo fra le classi. Marx ha una concezione sia negativa che positiva dell’educazione: 1. negativa deriva dalla differenza fra educazione destinata ai borghesi rispetto a quella impartita agli operai, 2. positiva è data all’importante processo di emancipazione che l’educazione produce nell’uomo e nella società. Marx nelle Istituzioni ai delegati del consiglio generale provvisorio su singole questioni, scrive: La parte più illuminata degli operai comprende perfettamente che il futuro della sua classe dipende totalmente dalla formazione delle giovani generazioni. Pertanto a nessuno, genitore o datore di lavoro che sia, può venir dato il permesso di abusare del lavoro di fanciulli o di adolescenti, se non a patto che quel lavoro produttivo sia legato all’istruzione. Cioè a quel combinato di formazione spirituale, di educazione fisica e di istruzione politecnica’ (che nel Capitale chiamerà Istruzione tecnologica e pratica) in grado di trasmettere i fondamenti scientifici generali di tutti i processi di produzione ma nel contempo sappia insegnare allo studente la manualità nell’uso di strumenti elementari di tutti i mestieri.
  • 28. In sintesi: Marx attribuisce all’educazione un compito fondamentale all’interno della società socialista: quello di far uscire l’uomo dallo stato di alienazione e quindi di totale abbrutimento, a cui è stato disumanamente costretto. L’educazione, secondo il pensiero di Marx, si basa su tre obiettivi 1) la formazione intellettuale di ogni essere umano 2) l’educazione fisica; 3) l’educazione politecnica Quest’ultima si basa sulla preparazione teorica dei fondamentali principi scientifici e sull’insegnamento dell’uso dei necessari strumenti tecnici. Tutto ciò per formare un “uomo nuovo”, capace di saper gestire con padronanza ed autonomia il proprio lavoro. Secondo Marx, per diventare lavoratori adulti in modo completo bisogna lavorare per diverse ore, attraverso un apprendistato ritagliato sulla base della fascia di età: tutti i bambini dai nove ai tredici anni avrebbero dovuto lavorare per due ore al giorno, dai tredici ai sedici anni per quattro ore, successivamente per sei ore. Importante era che l’educazione diventasse pubblica e garantisse a tutti, senza distinzione, pari opportunità formative e tempo libero per coltivare anche la sua dimensione spirituale e creativa.
  • 29. Organicismo: riconosce una sostanziale analogia fra mondo naturale , mondo umano e sociale.
  • 30. Emile Durkheim (1858-1917) Opere fondamentali: La divisione del lavoro sociale (1893) Le regole del metodo sociologico (1895) Il suicidio (1897) Le forme elementari della vita religiosa (1912)
  • 31. In La divisione del lavoro sociale (1893) troviamo la distinzione fra Società a solidarieà meccanica e Società a Solidarietà organica. La prima: è tipica delle società pre-moderne, in cui la divisione del lavoro è bassa, le credenze e sentimenti sono condivisi (coscienza collettiva= fatto morale/istituzionale) e gli individui sono intercambiabili nei loro ruoli. La seconda: È tipica delle società moderne, che hanno un’alta divisione del lavoro, sono differenziate socialmente e hanno credenze e sentimenti differenziati riducendo in tal modo la coscienza collettiva. La sfida consiste nel ricostruire e mantenere un certo livello d coscienza collettiva (= integrazione sociale) senza la quale la solidarietà organica andrebbe in crisi a causa di una individualizzazione eccessiva.
  • 32. Possiamo definire Durkheim : Padre dell’olismo sociologico Positivista Laico Critico nei confronti del metodo individualista Riformatore (la sociologia serve al miglioramento della società).
  • 33. Il Suicidio (1897) 1. Suicidio egoistico: dipende da un modello d’integrazione sociale di tipo individualistico, che isola l’individuo dal gruppo e lo lascia solo con il peso delle sue responsabilità (tipico della società moderna); 2. Suicidio altuistico: dipende da un modello di integrazione sociale centrato sul primato del gruppo. 3. Suicidio anomico: dipende dalla mancanza di regole sociali o dalla loro obsolescenza ed è tipico delle società moderne specie in fase di accelerato cambiamento. In termini generali, possiamo sostenere che i tassi di suicidio egoistico e altruistico sono costanti. Un’impennata di quello anomico è la dimostrazione che nella società è presente uno stato patologico dovuto essenzialmente alla ricostruzione di una morale adeguata, la cui fonte fondamentale è la società stessa, passando per il gruppo professionale e che poi si impone, disciplinandolo, all’individuo. Riconoscerlo rappresenta la sfida più importante che il sociologo ha di fronte.
  • 34. Le forme elementari della vita religiosa (1912) ..Poiché per D. nelle società arcaiche la religione era alla base di tutte le categorie di pensiero ed esprime realtà collettive, si sforzò di individuare tre ragioni per studiare le religioni primitive con l’obiettivo di: 1.Cogliere gli elementi costitutivi 2. Trovare i fondamenti comuni a tutte le religioni 3. Scoprire quale fosse il bisogno umano che causa la credenza e la pratica religiosa. Studia il totemismo australiano perché, all’epoca, considerata la più elementare forma religiosa. Da qui è possibile ricostruire l’essenza (sociale) della religione (come fatto sociale ‘universale’). Per D. la religione è: un sistema solidale di credenze e di pratiche relative alle cose sacre, ossia separate, credenze e pratiche che uniscono in una medesima comunità morale tutti coloro che vi aderiscono (p.65). Principali conclusioni di Durkheim: _ Gli interessi religiosi sono la trasfigurazione simbolica del culto della società (dunque degli interessi morali e sociali) _ Oqni società si dà degli dei di cui ha più bisogno per mantenere la sua
  • 35. Per D. la religione non è il prodotto dell’ignoranza o della superstizione ma funziona come elemento dell’ordine sociale e per questo, va rivalutata e compresa attraverso il riconoscimento del significato che essa assume all’interno di ogni contesto socio- culturale specifico. Il fenomeno del totemismo - ovvero il particolare legame che viene a stabilirsi fra un determinato simbolo o nome (in genere nomi di piante o di animali) e l’identità di un clan o gruppo di persone – consente di rafforzare il senso di appartenenza che si attualizza attraverso cerimonie e riti.
  • 36. Il rapporto educazione società è stato analizzato e studiato per molto tempo anche da Durkheim. 1) la superiorità morale della società rispetto all’individuo; 2) la necessità dell’individuo di cogliere la sua superiorità morale; 3) la sacralità del rapporto fra individuo e società. Durkheim, Le regole del metodo sociologico, V, p. 102). "La società non è una semplice somma di individui; al contrario, il sistema formato dalla loro associazione rappresenta una realtà specifica dotata di caratteri propri. Indubbiamente nulla di collettivo può prodursi se non sono date le coscienze particolari: ma questa condizione necessaria non è sufficiente. Occorre pure che queste coscienze siano associate e combinate in una certa maniera; da questa combinazione risulta la vita sociale, e di conseguenza è questa che la spiega. Aggregandosi, penetrandosi, fondendosi, le anime individuali danno vita ad un essere che però costituisce un’individualità psichica di nuovo genere.
  • 37. Se nelle società arcaiche le rappresentazioni collettive sono state create dalla religione al fine di rispondere ai bisogni profondi dell’uomo, nelle società complesse l’integrazione sociale si realizza attraverso l’educazione poiché “ l’uomo che l’educazione deve realizzare non è l’uomo come natura lo ha fatto, ma come la società vuole che sia” . L’educazione serve a insegnare ai bambini un insieme di idee condivise che serviranno come base per la costruzione di un ‘nuovo cittadino’. Nel definire la propria concezione D. critica la visione pedagogica in quanto la intende come attenta alle possibilità dell’individuo piuttosto che aiutarlo ad adattarsi alle esigenze sociali. Se Rousseau ha un concetto negativo di educazione e positivo dell’uomo D. al contrario ha una concezione positiva della società e negativa dell’uomo e l’educazione deve servire a far sì che
  • 38. Il processo educativo svolge dunque un ruolo integrativo di strumento adatto a rispondere ai bisogni della società allo scopo di mantenere l’ordine sociale e mantenere così la sua continuità e sopravvivenza. Durkheim, privilegiando l’equilibrio del sistema sociale piuttosto che quello dei singoli individui enfatizza l’importanza dell’educazione attraverso la quale avviene la trasmissione dei valori culturali da un generazione all’altra. Per questo, “ogni società, considerata ad un determinato stadio del suo sviluppo, ha un sistema di educazione che s’impone agli individui con una forza generalmente irresistibile’.
  • 39. In sintesi: Con Durkheim la cultura è un fatto collettivo dagli individui, ha una sua consistenza. L’analisi delle motivazioni, degli interessi, delle motivazioni dei singoli individui diventa inutile per l’analisi scientifica della società. Questo non significa che tali aspetti non contino nella realtà, ma il compito della sociologia non è studiare il singolo, ma le eventuali leggi, regole, meccanismi, fenomeni che fanno funzionare la società e che quindi riguardano gruppi, classi, culture, in una parola collettività. Esempio: lo studio del suicidio. Durkheim non studia le motivazioni dei singoli, ma i rapporti, i legami di causalità e le eventuali leggi che mettono in comunicazioni il fenomeno del suicidio con altre caratteristiche della società. Società e cultura esistono solo grazie agli individui, ma hanno un carattere talmente oggettivo ed esterno che possono essere indagati senza passare per l’azione del singolo.
  • 40. Durkheim: Ricapitolando... •Paradigma “olistico”. La società èun tutto, che ha qualcosa di più delle sue parti (cioè gli individui), presi singolarmente. •La società pre-esiste all’individuo, e governa gli individui. La coscienza collettiva è precedente a quella individuale. •La sociologia studia la società, e i “fatti sociali”, che vanno trattati come cose, esterni agli individui. •I fatti sociali (rappresentazioni sociali, norme,...) si impongono sugli individui e esercitano una costrizione su di loro. •La sociologia studia le istituzioni che durano, sono permanenti in una società. •I crimini sono una di queste manifestazioni sociali presenti in ogni società–proprio il fatto che siano in tutte le società ci dice che non sono patologici, ma normali. Per questo reprimerli crudamente non è una buona idea. Bisogna dare sì un’occasione di espiazione.
  • 41. 2. Questo modello , che dal punto di vista storico è stato il più accanito antagonista del precedente, scorge nella società un meccanismo composto da parti strettamente interrelate. Secondo questo modello l’elemento prioritario su cui si concentra l’analisi sociologica, sono gli interessi, le azioni e le motivazioni dei singoli individui S. come scienza logico sperimentale (V. Pareto 1848-1923 società come meccanismo Neo-positivismo sociologico (Lazarsfeld,1901-1976) Comportamentismo sociale (G. Homans, P. Blau) 1910-1989 1918-2002 Individualismo metodologico (R. Boudon 1934-2013
  • 42. Sociologia come scienza logico sperimentale
  • 43. Pareto 1848-1923. Nel Trattato di sociologia generale, si legge che la sociologia è una scienza e, dunque, deve rispondere a criteri logico-sperimentali. Il suo oggetto sono le azioni che l’uomo compie per raggiungere dei fini e creare le condizioni che garantiscono l’equilibrio della comunità . Egli distingue fra azioni logiche e azioni non logiche ma osserva che può accadere che azioni non logiche possano rivelarsi logiche (es. I generali romani). Il suo sforzo consiste nel fare della sociologia una scienza e, per questo, egli studia quali sono le costanti del comportamento sociale non logico. un’azione non logica non è irrazionale ma è riconducibile ad alcuni fattori costanti che egli chiama residui (modi di fare culturalmente consolidati nel tempo). In una zona intermedia fra i residui e le forme rigorose del ragionamento scientifico ci sono le derivazioni espressioni del bisogno di ragionare dell’uomo e occupano una zona intermedia fra i residui e le forme rigorose del sapere scientifico. La sua teoria dei residui e delle derivazioni intende spiegare la natura e il funzionamento delle manifestazioni simboliche che accompagnano il comportamento sociale.
  • 44. Per Pareto è opportuno partire dai fatti senza considerare l’origine. Gli esseri umani agiscono in base a impulsi, istinti e sentimenti e sentono insopprimibile il dare una veste logica alle loro azioni. Grande importanza assumono le caratteristiche e la funzione del discorso sociale che consentono di risalire ai residui e alle derivazioni costanti dell’agire. Nonostante la loro grande varietà è, secondo Pareto, possibile risalire alle costanti della natura umana. Ogni azione si compone di 2 parti: 1. corrisponde a impulsi, istinti, sentimenti 2. la ricerca di giustificazioni razionali. Il punto 1 è costante il 2 può variare (es. la condanna in tutte le culture dell’omicidio).
  • 45. letteratura immorale, criminale, sessuale. I virtuisti chiedono allo stato misure censorie sempre più restrittive, giustificandole con il pretesto dell'utilità sociale, della preservazione della pace sociale, della tutela dell'interesse dei fanciulli e con la motivazione dell'utilità della castità. Pareto aveva osservato che durante gli anni della stesura del Trattato di sociologia (1916) imperversavano in Europa rigidi atteggiamenti in difesa della virtù, della pulizia morale e del pudore e si moltiplicavano manifestazioni di intolleranza. Per questo decise di intervenire sull'argomento ed invitando il governo italiano a non perdere tempo "a pensare alle foglie di fico", quanto a preoccuparsi di denunciare i gravi problemi dell’Italia del tempo, quali miseria, corruzione, analfabetismo.
  • 46. Secondo Pareto l'aumento delle misure restrittive va di pari passo con l'aumento di sentimenti anarchici .Inoltre, "non è un dovere dello stato allontanare ogni tentazione dall'individuo". Critica sia la famiglia "modern Style", incapace di dare una vera educazione ai propri figli e sottolinea che l'educazione dei figli si fa coll'azione cumulativa di mille cose da nulla, e non con alcune proibizioni annunciate con gran fracasso. In conclusione, Pareto aggiunge che la forza che permette ad un popolo di elevarsi al di sopra degli altri non è data dall'ascetismo, dalle rinunce e dalla mediocrità, ma nei sentimenti profondi e attivi che si manifestano con un ideale, una religione un mito, una fede. "Nella vita dei popoli, niente è tanto più reale e pratico quanto l'ideale. [...] Il contenuto logico dell'ideale poco importa. Ciò che importa molto di più è lo stato psichico che rivela, di cui è sintomo".
  • 47. Il Positivismo logico La concezione scientifica del mondo non conosce enigmi insolubili. Il chiarimento delle questioni filosofiche tradizionali conduce, in parte, a smascherarle quali pseudi- problemi, in parte a convertirle in questioni empiriche, soggette quindi al giudizio della scienza sperimentale ( Hahn, Neurath, Carnap, La concezione scientifica del mondo. Il circolo di vienna, a cura di Pasquinelli, p.74-77
  • 48. Il positivismo logico o neoempirismo o, ancora empirismo logico nacque (1924) all’interno di un gruppo di studiosi noto come il circolo di Vienna ed ebbe come punto di partenza le idee espresse da Wittgenstein nel Tractatus. Condivide con il positivismo la concezione della razionalità scientifica ma se ne discosta (neo) sia sotto il profilo critico sia per l’attenzione all’aspetto logico-linguistico della scienza stessa. La risoluzioni delle ambiguità e degli equivoci legate al linguaggio può portare alla risoluzione degli stessi problemi filosofici. La filosofia deve avere un ruolo chiarificatore e non deve essere un sapere puramente di ordine speculativo, ma basarsi sull’esperienza per fondare in maniera rigorosa la conoscenza (Parrini, Empirismo logico e convenzionalismo 1983) Dopo la vittoria del nazismo alcuni membri si trasferirono in America e lì trovarono un ambiente favorevole al progetto di una ‘scienza unificata’ che avesse per oggetto tutta la realtà accessibile all’uomo e si avvalesse di un unico metodo di analisi logica. In sintesi: il neopositivismo o positivismo logico si fonda su: 1. Riduzione della riflessione filosofica all’epistemologia e alla metodologia 2. Un’affermazione ha senso solo se può essere verificata empiricamente 3. Matematica e statistica sono i fondamento del linguaggio scientifico
  • 49. Il neopositivismo, detto anche "positivismo logico", "neoempirismo" o "empirismo logico", nacque all'interno di un gruppo di studiosi, noto come il Circolo di Vienna. Uno dei principali obiettivi del neopositivismo fu quello del definitivo superamento della metafisica, responsabile, a giudizio dei membri della mancata soluzione di alcuni fondamentali problemi che si trascinavano da lunghissimo tempo senza che si facessero passi in avanti. Nel campo scientifico, invece, il progresso si poteva vedere con molta chiarezza: i problemi venivano affrontati e risolti, permettendo a nuovi problemi di emergere e di essere a loro volta risolti. Per uscire dalla situazione di stallo in cui versava la filosofia, bisognava allora adottare un metodo per affrontare i problemi analogo a quello utilizzato nella scienza: operare una distinzione tra problemi autentici e pseudoproblemi, ovvero tra affermazioni che possono essere messe a confronto con i fatti, e affermazioni che non consentono tale confronto.
  • 50. In sintesi: La scienza dimostrava che senza l’interferenza della metafisica (la religione e l’etica) era possibile risolvere i problemi e scoprirne di nuovi. Per questo era importante operare una distinzione fra problemi autentici e pseudo problemi, e occuparsi delle affermazioni che possono essere messe a confronto con i fatti. Le posizioni metafisiche venivano perciò escluse per cui un enunciato è dotato di senso solo se si conoscono le condizioni di fatto che lo rendono vero o falso. Non perché esse si caratterizzano da falsità o l’infondatezza, ma perché poggiano su concetti puramente illusori e su parole senza senso. Le uniche proporzioni che hanno senso sono quelle suscettibili di verifica empirica o fattuale (criterio di significanza). In tal modo sarebbe stato possibile portare a compimento un processo che vedeva la filosofia gradualmente sostituita da un sapere scientifico.
  • 51. La finalità dell’’educazione di ispirazione neopositivista intende spiegare i fenomeni educativi attraverso leggi generali. Tale tipo di ricerca non è finalizzato allo studio dei singoli eventi ma delle regolarità empiricamente osservabili, cioè fenomeni che si ripetono, e i fattori che condizionano questi fenomeni (es. le regolarità empiriche dell’educazione nelle famiglie e nelle scuole). Questo tipo di spiegazione o legge scientifica viene chiamata oggettiva in quanto la sua validità è indipendente dalla soggettività del ricercatore. Per la rilevazione empirica si adottano protocolli condivisi e metodiche collaudate come test, questionari.
  • 52. L’educazione è in un certo senso il risultato del convergere degli influssi ambientali ed ereditari. Due conseguenze: 1. Positiva che vuole che il bambino si educhi attraverso l’esperienza diretta delle cose, 2. Negativa che porta a sopravvalutare l’influenza della famiglia e della scuola, considerate come due ‘matrici’ della personalità dell’uomo futuro. 3. Ugualmente determinanti sono considerati i fattori ereditari, rendendo del tutto poco importanti dimensioni come la libertà e la spontaneità del soggetto. 4. Ovviamente, le discipline scientifiche hanno un peso notevole rispetto a quelle umanistiche.
  • 53. Lazarsfeld Paul Felix,1901-1976. Sostenitore dell'interazione tra teoria e metodo, è stato determinante nella metodologia della ricerca, nel tentativo di estendere i metodi quantitativi rigorosi alle scienze umane; di estremo interesse la sua proposta di un'"analisi delle strutture latenti" procedimento complesso per inferire (dedurre) entità non osservabili da entità osservabili L'impegno nel creare strutture di ricerca nel suo campo di indagine in funzione di un'istituzionalizzazione della disciplina e la notevole mole di ricerche ispirate testimoniano della sua influenza nella sociologia contemporanea. Fra le sue opere: The people's choice (in collab. con B. Berelson e H. Gaudet, 1944) e The language of social research (in collab. con M. Rosenberg, 1955). Allievo di K. Bühler, collaboratore di M. Horkheimer per i suoi studî sulla famiglia, poi emigrato negli USA (1933), i suoi contributi di ricerca riguardano essenzialmente gli effetti sociali della disoccupazione, le comunicazioni di massa (specie per quanto attiene al mezzo radiofonico), il comportamento elettorale e l'educazione superiore. In italiano sono state pubblicate due raccolte di saggi: Metodologia e ricerca sociologica: 1948-1954 (1967) e L'analisi empirica nelle scienze sociali: 1955-1968 (1968). I contributi più originali li ha dati allo studio delle comunicazioni di massa e al perfezionamento dei metodi di indagine empirica, analizzando gli effetti della comunicazione radiofonica durante la campagna presidenziali.
  • 54. Comportamentismo L’oggetto di studio del Comportamentismo non è la coscienza né la mente ma il comportamento osservabile, definito da Watson (ispirato da Pavlov) come l’insieme delle risposte muscolari e ghiandolari. Dal punto di vista teorico il suo obiettivo è la previsione e il controllo del comportamento e le sue premesse fondamentali sono: 1. Sul fatto osservabile che gli organismi, sia dell’uomo che degli animali, si adattano al proprio ambiente per mezzo di dispositivi ereditari ed abitudinari 2. sul fatto che certi stimoli inducono gli organismi a produrre determinate risposte e viceversa. Ogni individuo è alla nascita tabula rasa, sulla quale grazie a stimoli è possibile incidere qualsiasi informazione o conoscenza. Tutto è determinato dall’ambiente e dall’apprendimento. Per chi segue paradigma comportamentista tutte le azioni sono riconducibili a meccanismi di stimolo-risposta. Tale paradigma è ancora adottato nell’analisi delle reazioni e la formazione di atteggiamenti in seguito all’esposizione dei media.
  • 55. Riflessi del comportamentismo sull’educazione L’uomo è solo ed esclusivamente prodotto dell’educazione. Solo l’educazione decide se un bambino sarà un magistrato o un medico. A percorso formativo viene attribuito un potere assoluto e, parallelamente, all’educatore viene data la responsabilità assoluta di questo risultato. Insomma c’è una decisa sottovalutazione delle capacità di reazione, di compensazioni di autoeducazione del bambino, pensandolo esclusivamente come argilla pronta ad essere modellata, nella quale ogni impressione lascia un segno indelebile al quale il bambino non oppone nessuna resistenza.
  • 56. Individualismo metodologico Nasce in opposizione alle scuole strutturaliste (sfiducia di principio riguardo il fatto che le scienze sociali possano occuparsi della ‘coscienza’ individuale senza tradire la loro vocazione). Le ragioni che gli individui danno delle loro azioni sono sempre false, le ragioni degli attori sociali sono sempre razionalizzazioni (ES. partecipazioni ai banchetti funebri. Le spiegazioni possono essere diverse ) e storiciste le quali pongono più l’accento sulle condizioni istituzionali e storico-sociali che sull’interazioni. Secondo tali scuole l’IM è una caratteristica delle società moderne: solo in esse l’individuo sarebbe dotato di una certa autonomia. In sintesi, le istituzioni sorgono spontaneamente e non sulla base di progetti precisi e atti legislativi ma sono gli individui che interagendo spinti da motivazioni di utilità personale. Per questo, la sociologia deve comprendere le motivazioni dell’azione dal punto di vista dell’individuo che agisce. Secondo questo modello gli effetti macro-sociologici (es. la nascita del capitalismo) sono il risultato dell’aggregazione di azioni individuali.
  • 57. In sintesi: Per IM gli individui sono le uniche realtà esistenti e la società è una somma di individui. Ogni fenomeno sociale è il risultato della combinazione di azioni, credenze e atteggiamenti individuali. Ne consegue che la spiegazione di tale fenomeno consiste nel ricondurlo alle cause individuali delle quali è il prodotto. il momento essenziale di ogni analisi, in sociologia come in politica o in economia consiste dunque nel comprendere il perché delle azioni, delle credenze o degli atteggiamenti individuali responsabili del fenomeno che si vuole spiegare. Certamente, l’IM implica una concezione complessa della razionalità (ES. le ragioni di un attore sociale possono essere buone senza per questo essere oggettivamente buone). Tale concezione implica infatti l’istituire dei collegamenti fra la psicologia e la sociologia, fra la sociologia e la storia). Ovviamente questo non significa dissoluzione delle scienze sociali poiché quando le scienze umane avranno assimilato i suoi principi e compreso la sua importanza i confini che le dividono saranno più facilmente superabili.
  • 58. Per Boudon l’istruzione è servita soprattutto a ridistribuire le nuove mansioni lavorative che sono emerse con il processo di ristrutturazione della società capitalistica e non a riconfermare le posizioni di una determinata classe sociale né a favorire la mobilità sociale, poiché le posizioni di prestigio sono rimaste appannaggio della classi privilegiate. Boudon conferma la necessità di un titolo di studio anche se inflazionato. Sebbene il possesso del titolo di studio non sia più la condizione sufficiente per accedere ad una mansione lavorativa più qualificata, non è possibile inserirsi nel mondo del lavoro senza una preparazione preliminare. Il titolo di studio, dunque, serve soprattutto a ridistribuire ruoli e mansioni e per questo motivo è necessario sia alla società che al mondo del lavoro.
  • 59. 3. Descrive la società essenzialmente come processo, un susseguirsi ininterrotto di eventi e di significati ciascuno dei quali è generato da quello che precede che, a sua volta, genera quello che segue. Tale modello colloca in primo piano la cultura, e più precisamente la produzione e lo scambio di significati che avvengono nel corso di ogni forma di interazione sociale. Sociologia Comprendente (M.Weber) Interazionismo simbolico (Blumer, Goffman) Società come processo Sociologia fenomenica (Schutz, Berger, Luckmann) Teoria dell’agire comunicativo (Habermas) Costruttivismo sociologico ( Schimidt) Se ci si colloca in un simile quadro cognitivo, funzione primaria dell’indagine sociologica diventa la comprensione dei significati che gli attori sociali elaborano e che attribuiscono alle azioni proprie e altrui.
  • 60. Max Weber (1864-1920) Storico di economia, giurista e poi sociologo. Il metodo delle scienze storico-sociali (raccolta postuma di saggi pubblicati fra il 1904 e il 1918); L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905); Sociologia delle religioni (1915-1917); Il lavoro intellettuale come professione (1918); Economia e Società (pubblicato postumo nel 1922) Per analizzare la realtà storica e sociale è necessario selezionare alcuni elementi a scapito di altri e poi valutare gli elementi selezionati per verificare la loro capacità di essere sintesi della realtà esaminata Gli individui seguono lo stesso processo, ma a differenza del sociologo spesso non sono consapevoli dell’arbitrarietà delle scelte. Ciò non significa che gli individui non possano non condividere alcune interpretazioni della realtà. Anzi alla base della società esiste proprio questa serie di sistemi di pensiero e di interpretazione comunemente condivisi dalla maggioranza delle persone o alternativi alla maggioranza delle persone.
  • 61. Weber: •1. Lo studio delle influenze culturali nel processo di modernizzazione della società (L’etica protestante e lo spirito del capitalismo); •2. L’interpretazione del comportamento umano (Economia e società); •3. La costruzione di tipologie di sintesi. •Tre campi di indagine: 1. metodologico: il problema delle scienze sociali e dei rapporti fra sapere scientifico e giudizi di valore; 2. storico-comparativo: il problema della genesi, della specificità e del destino della società occidentale moderna; 3. sistematico: il problema di una definizione coerente della sociologia
  • 62. .. Per Weber la cultura è l’insieme delle interpretazioni fatte proprie dai gruppi sociali. A tali interpretazioni sono riconducibili i fenomeni sociali di grande portata come i costumi, le convenzioni, le regole, le leggi e le istituzioni che caratterizzano i gruppi stessi, conferiscono a tali gruppi un’identità collettiva, che trasmettono e a volte impongono agli individui. Le diverse interpretazioni configurano anche diversi interessi presenti all’interno della società. Quindi nella società vi sono preferenze potenzialmente incompatibili. Secondo Weber alla base dei conflitti sociali vi sono interessi materiali e interessi ideali. A volte nella comprensione del conflitto sono più importanti i primi, altre volte i secondi, altre volte ancora entrambi. Proprio perché la complessa realtà sociale è aperta ad interpretazioni diverse, per Weber è necessario elaborare tipologie: insiemi di astrazioni possibili per interpretare i diversi problemi di spiegazione posti dalla storia. Weber definisce tipi-ideali i concetti che sono alla base delle sue tipologie. Un tipo- ideale è tale per la sua capacità di offrire un’interpretazione di un determinato fenomeno sociale o storico anche se non dà conto dell’intera realtà e di tutte le sfaccettature che la sostanziano. È solo un’astrazione, una riduzione della realtà che funziona come sua sintesi. Weber parte dagli eventi storici e li descrive sulla base di regolarità che si ripeto nel tempo. Tali regolarità vengono poi astratte dalla loro cornice storiografica per dar forma a un tipo ideale del fenomeno (es. l’arte rinascimentale)
  • 63. Weber M., Il metodo delle scienze storico sociali, 1904, trad it. 1967 (il tipo ideale) rappresenta un quadro concettuale, il quale non è la realtà storica e neppure la realtà sociale vera e propria (…) ha il significato di un puro concetto-limite ideale, a cui la realtà deve essere commisurata e comparata, al fine di illustrare determinati elementi significativi del suo contenuto empirico. Il tipo ideale non conserva tutti i caratteri degli individui inclusi nell’estensione del concetto, né caratteri medi. Mira al tipico e all’essenziale. Il tipo ideale resta una ricostruzione parziale: il sociologo sceglie nell’insieme storico un certo numero di caratteristiche per ricostruire il tutto, che, comunque è solo una delle diverse ricostruzioni possibili. Il mestiere del sociologo è infatti quello di rendere la materia sociale o storica più comprensibile. Ecco perché la ricostruzione dei tipi ideali non è il fine della ricerca scientifica ma il mezzo.
  • 64. TIPI IDEALI DI ASCOLTATORE L’esperto è colui che ascolta in modo perfettamente adeguato. E’ il musicista di professione. Il buon ascoltatore Capisce la musica all’incirca come capisce la propria lingua anche se sa poco o niente della grammatica e della sintassi. L’Ascoltatore emotivo La musica per questa categoria è esclusivamente un mezzo per rimuovere i condizionamenti sociali e liberare stimoli istintuali . L’ Ascoltatore risentito è un ascoltatore conservatore per il quale il massimo reato in ambito musicale è il discostarsi dai canoni, dai sentieri che sono già stati tracciati. L’Esperto di Jazz è simile al precedente., pretende di ascoltare una musica rivoluzionaria, come protesa contro la cultura ufficiale, ma questa protesta è diventata innocua e socialmente integrata. L’ Ascoltatore per passatempo è il più diffuso, l’unico rilevante in termini statistici. Si tratta di una categoria variegata, figlia del’industria culturale. L’Ascoltatore indifferente quello non musicale e quello antimusicale. Categorie ‘patologiche sule quali Adorno non si sofferma. Adorno, Introduzione alla sociologia della musica, 2002.
  • 65. Sociologia comprendente “ La sociologia deve designare una scienza la quale si propone di intendere in virtù di un procedimento interpretativo l’agire sociale e quindi spiegarlo causalmente nel suo corso e nei suoi effetti”(economia e società). Si distacca dal Positivismo in quanto ritiene opportuno distinguere fra scienze sociali e scienze naturali. La sociologia può ricostruire non tanto le cause dei fenomeni quanto l’insieme delle condizioni o delle influenze che le possono determinare. Dagli scritti di Weber si evince che le azioni degli individui possono essere dettate da uno o più tra 4 tipi di orientamento: 1) L’agire tradizionale: si privilegiano le modalità suggerite dalla memoria (non necessariamente quella corretta) del passato, ritenendo che quel modo è sempre stato la maniera più corretta di agire e che quindi se viene ripetuto, rappresenta un modello per l’agire presente. 2)L’agire affettivo : si seguono gli impulsi suscitati da sensazioni ed emozioni (es. gli adepti ad una setta fondamentalista) 3) l’agire razionale orientato ai valori (morale) si scelgono tra i mezzi a disposizione quelli più adatti a raggiungere l’obiettivo dell’azione. In questo caso però i fini sono predefiniti e corrispondono a determinati valori che orientano le scelte della persona. Es.credenza in un valore etico, religioso, ecc 4)L’agire razionale orientato allo scopo( strumentale): in questo caso qualsiasi mezzo è lecito per raggiungere un determinato scopo. La società capitalista è organizzata in base alla razionalità rispetto allo scopo che consiste nell’accrescimento del profitto. La tendenza alla razionalizzazione ha chiuso l’uomo in una gabbia d’acciaio che è l’insieme dei processi di burocratizzazione, razionalizzazione, meccanizzazione in atto nella società moderna. Gli individui non seguono sempre lo stesso tipo di orientamento. Inoltre, convenzioni diffuse, definizioni della realtà altamente condivise, valori accettati come unicamente validi, istituzioni e norme inscritte nell’esistenza collettiva rendono poi i comportamenti un fatto di routine.
  • 66. La religione Essa consente agli individui di attribuire un significato alla propria esistenza, di offrire un senso morale alla vita in società. Ogni religione svolge questi compiti in modi e misure diverse. Durkheim sosteneva invece una sorta di operare medesimo della religione in tutte le società. Ogni religione ha ricadute in molteplici altri ambiti esperienza, tra cui appunto, i processi sociali, persino quelli che hanno a che fare con la produzione. Su questa base Weber elabora l’ipotesi che il calvinismo sia stata una causa dello sviluppo delle condizioni favorevoli al progresso del capitalismo. In effetti, si può dire che una delle più grandi eredità che la cultura occidentale ha ricevuto dal calvinismo è un nuovo atteggiamento nei confronti del lavoro e, in particolare del lavoro manuale. Il lavoro, lungi dall’essere un mezzo inevitabile per garantire la sopravvivenza, diventa una sorta di preghiera produttiva e socialmente benefica. Orare est laborare è la risposta protestante al cattolicesimo romano ora et labora. Non esiste un tempo sacro e uno profano, ma tutto diviene ugualmente sacro per il credente Attività fisica e spirituale sono congiunte in un’unica azione con la quale si possono assolvere funzioni socialmente utili e si può ottenere la certezza della propria salvezza.
  • 67. Differenze fra Cattolicesimo e Protestantesimo 1. I protestanti credono che soltanto la Bibbia (sola scriptura) sia l’unica fonte della rivelazione di Dio all’umanità e che in quanto tale essa insegna a noi tutti quanto è necessario per la nostra salvezza dal peccato. I cattolici sono convinti che sia la sola scriptura sia la tradizione cattolica-romana siano ugualmente vincolanti. 2. Secondo il cattolicesimo il papa è il vicario (sostituto di Cristo) ed è il capo visibile della Chiesa. Al contrario, i protestanti credono che nessun uomo sia infallibile e che soltanto Cristo sia il capo della Chiesa. Il potere e l’autorità spirituali non riposano nelle mani di un semplice uomo, ma nella parola di Dio documentata nella Scrittura. 3. Sebbene il Cattolicesimo insegni che solo la Chiesa Cattolica possa interpretare correttamente la Bibbia, il protestantesimo riconosce la dottrina biblica del sacerdozio di tutti i credenti e che i singoli cristiani possono confidare nello Spirito Santo per essere guidati nella lettura e nell’interpretazione personali della Bibbia. Per i protestanti solo la fede conta. Per i cattolici essa non basta ma sono necessarie anche opere meritorie. I protestanti credono che sulla base della fede in Cristo sono giustificati da Dio in quanto tutti i loro peccati sono stati scontati dal sacrificio di Cristo. Sebbene anche le opere siano importanti i protestanti credono che esse siano il risultato della salvezza, ma non un mezzo per ottenerla. Essenziali per i cattolici sono i 7 sacramenti, per i protestanti soltanto il Battesimo e l’eucarestia.
  • 68. 4.Sebbene sia gli uni che gli altri siano convinti che chi non crede sia destinato all’inferno ci sono differenze significative riguardo a ciò che accade dopo la morte. I cattolici hanno sviluppato la dottrina del purgatorio un luogo e una condizione di castigo temporaneo per coloro che, pur essendo morti in grazia di Dio, non sono interamente liberi dai peccati veniali. I protestanti credono che poiché siamo giustificati per fede in Cristo soltanto, quando moriremo andremo direttamente in cielo. Al contrario, per i cattolici l’espiazione di Cristo sulla croce non basta e il credente deve espiare per i propri peccati con penitenze e con un periodo da trascorrere in purgatorio.
  • 69. Per Weber (1864-1920) l’oggetto della sociologia consiste nello studio dell’azione sociale, intesa come azione dotata di senso. Gli individui attribuiscono significato alla realtà e all’azione degli altri, ed è grazie a questo attribuzione di significato che si stabiliscono le relazioni sociali, in cui vi è almeno un minimo di reciprocità dell’agire di entrambe le parti. A partire da questa definizione Weber traccia un nesso tra cultura, potere ed educazione. Per Weber il ceto determina l’appartenenza di un individuo e i suoi orientamenti culturali. Ogni ceto possiede oltre ad un proprio orientamento variabile e un proprio stile di vita, anche un suo ideale educativo Weber sostiene dunque che l’istruzione sia strettamente legata alla struttura del potere, una struttura che nasce dalla combinazione di diversi fattori economici, culturali e politici Weber individua tre tipi ideali di potere: carismatico, tradizionale e legale. Il potere carismatico ha alla base il carisma di un individuo e si basa su una cultura orale. Il potere tradizionale è legato alla tradizione, alla cultura scritta e il suo ideale educativo è l’uomo colto. Il potere legale nazionale è quello relativo alla cultura tecnico-pratica, rappresentata nell’ideale educativo dello specialista. La domanda di competenza tecnica, fa retrocedere l’ideale dell’uomo colto (per es. il ceto protestante e il ceto cattolico differiscono nelle scelte del modello educativo: gli studenti protestanti proseguono studi di tipo tecnico mentre i cattolici sono propensi agli studi umanistici).
  • 70. Legame fra tipo di potere e ideale educativo Tipo di potere Base di legittimazione Tipo di cultura Ideale edu Carismatico carisma orale l’iniziato Educazione come ‘risveglio’ tradizionale tradizione scritta l’uomo colto Educazione come ‘raffinamento’ Legale-razionale razionalità tecnico-pratica lo specialista Educazione come strumento al ruolo nella burocrazia (potere in virtù del sapere) Secondo Weber c’è una successione cronologica e un legame fra tipo di potere e ideale educativo. NB. Il potere è la possibilità di far eseguire dei comandi
  • 71. Interazionismo simbolico E’ il tentativo di mostrare l’intima connessione tra la dimensione culturale e quella dell’agire sociale, intesa come attività capace di mettere in rapporto gli individui fra loro. Ciò grazie all’attribuzione di un significato ad ogni fase o, almeno in parte, di ogni azione, che viene in tal modo letta come dotata di senso ed espressa in forma simbolica. Uno dei principali contributi dell’IS va individuato in una visione della condotta umana non come semplice reazione agli stimoli provenienti dal mondo esterno, bensì come una mediazione fondata sulla capacità di simbolizzazione e interpretazione peculiare del genere umano. L’unità di base è l’atto sociale all’interno del quale si configura la risposta di un organismo al gesto di un altro organismo. Infatti, il gesto di EGO evoca una certa risposta da parte di ALTER, e questa, a sua volta, costituisce uno stimolo per EGO. Tale conversazione di gesti sarebbe priva di significato qualora non intervenisse un processo interpretativo che suscita implicitamente in chi lo compie il gesto, la stessa risposta che esso provoca in coloro a cui è destinato. La rilevanza semantica del gesto, cioè, si dà solo quando ALTER convalida il gesto di EGO. Si sviluppa in tal modo una conversazione interiorizzata che conta sulle capacità di valutazione di cui dispone EGO per anticipare le reazioni di ALTER.
  • 72. Il termine è stato coniato da Herbert Blumer in riferimento alle posizioni di George Mead (1863-1931). Afferente alla scuola di Chicago entra in contatto con Robert Park e William Thomas. Quest’ultimo, in particolare, aveva sostenuto che per interpretare l’’agire sociale non è importante conoscere i dati reali di una situazione quanto le percezioni soggettive, le credenze e le convenzioni in base alle quali gli attori sociali si rappresentano la situazione e, di conseguenza, agiscono. La dimensione della comunicazione simbolica assume una rilevanza fondamentale, in quanto: 1. è alla base dei processi di formazione della stessa personalità, 2. È costituita da significati condivisi e garantisce per le condizioni favorevoli per lo scambio. Il suo maggior contributo alla sociologia della cultura consiste nell’aver saputo mostrare l’intima connessione tra l’agire intersoggettivo e le forme culturali, chiarendo i presupposti fondamentali per la comprensione dei processi di produzione della cultura e dei rapporti fra azione e forme culturali. Fra i suoi allievi va citato Cooley (1864-1929) Goffman che considera la soggettività come prodotto dell’’azione sociale.
  • 73. Se Mead definisce lo scenario teorico , i principi fondamentali, sono chiariti molto bene da Blumer (1937) 1. Gli esseri umani agiscono nei confronti delle cose (oggetti fisici, idee, attività, ecc.) sulla base dei significati che tali cose hanno per loro; 2. Il significato di tali cose è derivato dall’interazione sociale che il singolo intraprende con i suoi simili; 3. Questi significati sono elaborati e trasformati in un processo interpretativo messo in atto da un soggetto nell’affrontare le cose in cui si imbatte.
  • 74. Interazionismo –Fenomenologico Secondo questo approccio l’uomo partecipa attivamente alla realtà sociale e le sue azioni sono dotate di senso. L’uomo conferisce senso e significato ad ogni oggetto con il quale entra in contatto. Ciò segna una differenza sostanziale fra l’uomo e gli animali le cui relazioni con l’ambiente sono di tipo istintuale. In sociologia, tale teoria spiega il comportamento fra più soggetti e non quello del singolo. Riconosciamo due filoni principali: 1. Quello di Blumer il quale sottolinea che il significato attribuito ad un oggetto è soggettivo; 2. Quello di Kuhm il quale interpreta l’azione sociale nei suoi rapporti con la struttura, sottolineando gli aspetti oggettivi e la prevedibilità dei comportamenti. Infine: Berger e Lukmann (Realtà come costruzione sociale) propongono una sintesi dei due approcci, sottolineando che nel corso della socializzazione primaria il bambino interiorizza la realtà di senso comune in modelli utili per l’agire sociale. Nella socializzazione secondaria la realtà appresa oggettivamente diviene realtà oggettiva perché vissuta e trasformata secondo il modo di vivere del soggetto.
  • 75. Teoria dell’agire comunicativo Grande importanza alla comunicazione. E quando implica un processo formativo, l’atto comunicativo non è semplice, ma complesso, perché è complessa l’attività che richiede ai soggetti della comunicazione. La comunicazione formativa diventa una vera e propria didattica quando: - la generazione dell’’atto comunicativo è di tipo intenzionale, - L’intenzionalità è diretta ad un fine educativo generale e al fine di un apprendimento specifico, - Richiede un’attività di elaborazione complessa da parte dei soggetti: il docente, come veicolo della struttura logica oggettiva si serve di tecniche e metodi adeguati di insegnamento, il discente tramite l’attività della sua struttura cognitiva soggettiva in direzione della conquista della logica interna dei contenuti trasmessigli. -In sintesi: si tratta di una comunicazione di tipo retroattivo, tale per cui deve tradursi in crescita formativa dei soggetti che apprendono. Certamente la comunicazione didattica non è un processo lineare,così come non è lineare la programmazione in quanto va continuamente rivisto alla luce del processo di apprendimento.
  • 76. Ovviamente, nella sociologia contemporanea confluiscono elementi di varie scuole e indirizzi, sia perché i ricercatori hanno storie intellettuali diverse, sia perché ciascuno di essi ha seguito nel proprio lavoro, in qualche misura e in diversi momenti, indirizzi differenti. Ad es.,nonostante sia possibile afferire a due modelli di società differenti, molti ricercatori sono concordi con entrambi nel distinguere la socializzazione primaria - nella quale vengono interiorizzati gli orientamenti fondamentali di valore, mediante i quali si struttura la personalità - dalla socializzazione secondaria – in cui gli orientamenti fondamentali si trasformano in orientamenti di ruolo che implicano ovviamente una variabilità personale che può incidere sulla struttura della personalità. Va però anche aggiunto che il modello che pare essere maggiormente perseguito è quello che analizza la società come sistema.
  • 77. Assimila la società ad un grande sistema che trasforma risorse, materiali e simboliche, differenziandosi a tal fine in sottosistemi specializzati nello svolgere particolari tipi di azione. Concepire la società come sistema porta innanzitutto a tener conto del fatto che una società se vuol sopravvivere, deve far fronte ad alcuni fondamentali problemi: 1. Procurarsi risorse sufficienti per la sua popolazione 2. Mantenere a livelli accettabili le tensioni e i conflitti interni 3. Conservare nel tempo la propria identità culturale 4. Conciliare il soddisfacimento dei bisogni individuali con il perseguimento di scopi collettivi Società come sistema Teoria sociologica dell’azione (Parsons) Funzionalismo (Parsons, Merton) Neo-funzionalismo (Alexander) Strutturalismo (Levy jr.) Teoria dei sistemi autoreferenziali (Luhmann)
  • 78. Definizione di sistema La “teoria dei sistemi complessi”, trae origine dalle discussioni nate nella seconda metà dell’Ottocento sui principi della termodinamica e dell’entropia. Ma è nei primi anni del Novecento che questo modello comincia ad affermarsi. A partire dagli anni Settanta, è applicata in discipline differenti, fra le quali la Sociologia Ciò che connota un sistema è la “complessità”. Il sistema è una totalità organizzata, le cui parti sono connesse in una rete di relazioni, all’interno della quale ciascuna di esse rappresenta determinate proprietà. Ciascun sistema è costituito da sottosistemi, ognuno dei quali con proprie caratteristiche. Un sistema può quindi essere definito come un complesso di interazioni tra parti differenziate e non isolabili, e può essere studiato solo in modo olistico, ossia procedendo dalla considerazione del tutto all’analisi della funzione delle parti.
  • 79. Lo sviluppo dei sistemi complessi e della scienza cibernetica si deve a Bateson. Secondo B. ogni essere vivente costituisce un sistema aperto che interagendo con l’ambiente opera in base alle informazioni che scambia con esso. Secondo B. esiste un’unità fra gli esseri umani e la natura, basata su una rete di interazioni e lo strumento in grado di operare queste interazioni è la comunicazione. La comunicazione dimostra che gli avvenimenti dell’informazione non sono mai lineari, ma si sviluppano in relazioni circolari ossia i feedback, nei quali tutti gli elementi retroagiscono e si correggono reciprocamente. Secondo B. non esistono sistemi isolati, ma solo mondi fra loro collegati. Il compito della teoria dei sistemi è appunto quello di individuare il più gran numero di connessioni tra i sistemi.
  • 80. Il più importante esponente del funzionalismo è Parsons secondo il quale le funzioni possono essere rispettate se coloro che le detengono hanno competenze e atteggiamenti conformi. Il rapporto tra educazione e società in Parsons è legato al concetto di azione sociale che è quell’azione compiuta da un agente in vista di un fine. L’azione avviene all’interno di un sistema di aspettative reciproche, e attraverso complementarietà degli attori. P. distingue 4 centri di integrazione: Il sistema sociale, che è un sistema di integrazione tra posizione e ruoli sociali; il sistema culturale che corrisponde all’insieme dei modelli culturali presenti in una società; il sistema della personalità che fa riferimento al soggetto agente e il sistema biologico riferito all’adattamento biologico dell’individuo all’ambiente. Questi 4 sistemi devono rispettare alcuni imperativi generali di funzionamento e Parsons mette a punto un modello che viene chiamato AGIL, che può essere applicato in tutte le società.
  • 81. AGIL:Ogni società deve saper risolvere 4 classi ddi problemi Parsons è convinto che ogni sistema sociale per sopravvivere e svilupparrsi deve saper risolvere 4 classi di problemi funzionali richiamate dall’acronimo : A = Adapttation (funzione adattiva) adattamento al contesto in relazione alle risorse necessarie G = Goal attainment (raggiungimento dei fini) distribuzione delle risorse I = Integration (funzione integrativa) le norme regolano il funzionamento delle strutture sociali L = Latent pattern maintenance ( mantenimento del modello latente) attraverso cui si trasmettono i valori (modelli culturali)
  • 82. Per Parsons le organizzazioni fondamentali di socializzazione sono la scuola e la famiglia che svolge un ruolo fondamentale nella socializzazione primaria, ruolo che non può essere sostituito da nessun altra organizzazione. Per Parsons l’educazione è fondamentale per attivare legami di interdipendenza tra i vari sistemi. Nella teoria sistemico-funzionale di Parsons l’educazione dunque risulta variabile dipendente. La scuola si inserisce tra famiglia e mondo del lavoro. Essa ha il compito di verificare quanto appreso in ambito familiare. La socializzazione scolastica presenta due aspetti: quello intellettuale in cui si fornisce la conoscenza, la capacità e la competenza; quello morale che può identificarsi con un responsabile civismo all’interno della scuola e poi di conseguenza all’interno della società.
  • 83. I sistemi sociali fondamentali nelle società moderne L’insieme dei processi di trasformazione delle società umane, ha portato alla formazione di sistemi concreti che includono solo una frazione delle azioni globalmente necessarie per la produzione e la riproduzione delle società stesse. - il sistema biopsichico - Il sistema politico - Il sistema economico -Il sistema socioculturale -
  • 84. Il sistema biopsichico È formato dalle azioni istituzionali rivolte a: 1. riprodurre la popolazione come entità biologica; 2. mantenere i suoi membri in condizioni fisiche e psichiche tali da permettere loro di svolgere in modo adeguato i ruoli loro richiesti nei diversi sistemi; 3. sviluppare forme di solidarietà di gruppo e di comunità.
  • 85. Il sistema politico È composto dalle azioni orientate ad assicurare il controllo e la regolazione unitari della società, in presenza di raggruppamenti di popolazione, delimitati da variabili socioeconomiche, etniche, religiose, territoriali, che hanno interesse differenti e spesso conflittuali.
  • 86. Il sistema economico Le cui azioni istituzionali si caratterizzano per il fatto di essere orientate a produrre, direttamente o indirettamente: 1. le risorse necessarie alla vita materiale di una popolazione, a un determinato livello di sviluppo, 2. i mezzi di produzione a ciò occorrenti.
  • 87. Il sistema socioculturale comprende tutte le azioni istituzionalizzate orientate a: 1. trasmettere la cultura da una generazione all’altra; 2. riprodurre e ad espandere la memoria sociale; 3. assicurare la comunicazione fra individui, gruppi, organizzazioni.
  • 88. Come funziona Ogni sistema socioculturale ha bisogno delle risorse messe a disposizione dai sistemi economico e politico e delle risorse umane messe a disposizione dal sistema biopsichico. A sua volta, esso fornisce agli altri sistemi gli elementi culturali di cui essi hanno bisogno per far fronte ai rispettivi bisogni di integrazione. ES. il sistema economico esprime la necessità di tecniche, di una cultura del lavoro, il sistema politico una cultura della partecipazione e un modello di legittimazione dei rapporti sociali esistenti, il sistema biopsichico di programmi e istruzioni atti a mantenere la vitalità dei corpi e delle menti.
  • 89. Il sistema socioculturale 1.I caratteri del sistema socioculturale 2.Cosa si intende per cultura 3.Classificazione degli elementi culturali 4. Le organizzazioni-istituzioni del sistema di riproduzione socioculturale: famiglia, sistema educativo, religione, mezzi di comunicazione di massa,arte
  • 90. 1. I caratteri del sistema culturale Ogni membro di un particolare gruppo o società usa un linguaggio specifico, si identifica con alcuni simboli, condivide, valori e credenze, si uniforma a varie norme e a determinati usi e costumi, attribuisce valenze, sia positive che negative, a oggetti e a situazioni, condivide definizioni della realtà e particolari schemi logici, utilizza una vasta gamma di beni e di strumenti materiali, mette in atto una serie di strategie atte a modificare l’ambiente e le situazioni di vita. Società e cultura sono dunque due realtà che si intrecciano. Non vi è società che non abbia una produzione culturale e non c’è cultura al di fuori di un sistema di relazioni sociali. Ogni società veicola la propria cultura che si compone di elementi che rivestono un significato speciale per i suoi membri. Tali elementi – di natura assai diversa – rappresentano per gli individui criteri di orientamento che li guidano nell’azione. Per questo ogni società sopravvive grazie alla trasmissione ai nuovi membri – neonati o immigrati che siano – dei tratti specifici della propria cultura, i valori, il linguaggio, le regole su cui essa si regge.
  • 91. 2. Significati attribuiti dalla sociologia al concetto di cultura 1. La cultura come atto scontato e come principio regolatore dell’esistenza umana. La cultura appare come elemento tipico della natura umana. Si è talmente modellati dalla cultura da non renderci conto che essa esiste indipendente da noi e che le nostre azioni rispecchiano di norma schemi prefissati e dinamiche istituzionalizzate. Senza cultura non vi sarebbe possibilità di comunicazione, non potremmo affrontare i problemi di sopravvivenza (se non con grandi costi personali). Più in generale, la cultura informa il modo in cui l’uomo soddisfa le sue esigenze biologiche, fa fronte a necessità vitali come il riposo, il nutrimento , l’accoppiamento, ecc. La cultura costituisce, dunque, un principio organizzativo: la condivisione di alcuni tratti culturali è alla base delle relazioni sociali.
  • 92. “ la cultura è quel complesso di elementi che comprende conoscenze, credenze, arte, leggi, usi e ogni altra capacità e usanza acquisite dall’uomo in quanto membro di una società” (Edward Taylor, 1871). Nel 1952, Alfred Kroeber e Clyde Kluckhon, raccolsero più di 150 definizioni che il secondo ha tentato inseguito di sintetizzare: 1. La maniera complessiva di vivere di un popolo; 2. L’eredità sociale che un individuo acquisisce nel proprio gruppo di appartenenza 3. Un modo di pensare, sentire, credere; 4. Il modo in cui effettivamente si comporta un gruppo di persone; 5. Un deposito del sapere posseduto collettivamente; 6. Una serie di orientamenti standardizzati nei riguardi di problemi ricorrenti; 7. Un comportamento appreso; 8. Un meccanismo per la regolazione normativa del comportamento 9. Una serie di tecniche per adeguarsi sia all’ambiente che agli altri uomini; 10.Un precipitato di storia, una mappa, una matrice. (Cfr., Kroeber, 1952; Kroeber e Kluckhon, 1963; Kluckhon, 1949; Geertz, 1973).
  • 93. Alcuni usi tipici del termine nella vita quotidiana possono indicare l’estensione semantica del concetto •Ci sono differenze culturali fra Oriente e Occidente •Rossi è una persona di grande cultura • La musica pop è usata dai giovani per affermare la loro identità culturale •La cultura di massa ha un effetto di omologazione •Le telenovela sono espressione della cultura sudamericana •La cucina italiana è parte della tradizione culturale del nostro Paese •Il dialogo tra le culture è necessario ma difficile.
  • 95. 2. La cultura come dato oggettivo In sociologia, la cultura non è semplicemente un tratto della personalità (una proprietà individuale) ma è intesa come un ‘fatto sociale’ nel senso che permea una società o un gruppo, è esteriore all’individuo e lo influenza ed è suscettibile di studio empirico. Prevale dunque l’idea che la cultura sia una sorta di sedimento che consente l’interazione sociale, un prodotto della memoria collettiva che accompagna l’individuo nelle sue azioni.
  • 97. 3. L’uomo è al tempo stesso un prodotto e un produttore di cultura La cultura si presenta come un insieme di elementi che in un particolare ambiente sociale si sono prodotti e accumulati nel corso della storia, sulla base di uno sviluppo interno complesso e degli influssi esercitati da espressioni culturali esterne. Ogni individuo ha alle spalle una storia di rapporti sociali e culturali, che costituisce il quadro di riferimento della sua azione. La biografia di un individuo rappresenta un episodio, un tassello nella storia oggettiva della cultura. L’uomo però è anche un produttore di cultura e crea il proprio ambiente culturale combinando elementi appresi e di nuove regole e modelli di comportamento.
  • 98. 2. Cosa si intende per cultura DEFINIZIONE DATA DALL’UNESCO (26 luglio -6 agosto 1982) “La cultura è l’insieme degli aspetti spirituali, materiali, intellettuali ed emozionali unici nel loro genere che contraddistinguono una società o un gruppo sociale. Essa non comprende solo l’arte e la letteratura, ma anche i modi di vita, i diritti fondamentali degli esseri umani, i sistemi di valore, le tradizioni e le credenze. Nella definizione data dall’Unesco sono dunque presi in considerazione quattro componenti di base che, interconnesse in varie forme e configurazioni, secondo diversi gradi di integrazione., formano una cultura.
  • 100. I Valori Nel linguaggio comune il termine di valore è usato in due accezioni: 1. E’ un valore qualunque cosa sia ritenuta importante e, quindi, la si desidera o la si vuole mantenere. 2. Al plurale, invece indica gli ideali a cui gli esseri umani aspirano a cui si riferiscono quando devono formulare giudizi. Nelle scienze sociali si usa soprattutto il significato plurale, in quanto si fa riferimento non tanto all’oggetto, ma al criterio di valutazione, ossia al principio generale sulla cui base approviamo o disapproviamo un certo modo di agire, sentire, di pensare (es. la parola data). Il concetto di valore si distingue quindi da quello di preferenza (e di atteggiamento), poiché mentre quest’ultima indica il valore di ciò che è desiderato, il valore indica ciò che è desiderabile. Se la preferenza dice ciò che vogliamo, il valore indica ciò che dovremmo volere. (inevitabile il riferimento a Klockohn : “ un valore è una concezione del desiderabile distintiva di un individuo o caratteristica di un gruppo, che influenza l’azione con la selezione fra modi, mezzi e fini disponibili.
  • 101. Le ricerche sociologiche e antropologiche hanno dimostrato che i valori variano storicamente e geograficamente, in quanto non appartengono ad un mondo assoluto e trascendente, ma si connettono in vario modo non solo con altre parti della cultura , ma con la realtà sociale, l’organizzazione economica e l’assetto politico di una collettività. Il successo economico e professionale è un valore molto importante nelle società occidentali moderne, non lo era altrettanto nella Cina confuciana, il cui sistema di valori era centrato sulla devozione alla famiglia e sul prestigio di un alto status sociale. Così se nelle società che prevedono le caste è il valore della gerarchia che prevale nelle società egualitarie moderne è l’individuo. Nei paesi mediterranei per secoli (almeno sino al 900 ) l’onore ha rappresentato il metro di giudizio dei comportamenti delle persone oggi, al suo posto è subentrato quello della dignità e integrità personale.
  • 102. Le norme Anche se la sfera delle norme e quella dei valori non è sempre concretamente separabile, il sociologo distingue le prime dai secondi in base al fatto che esse sono più specifiche e più imperative. Es. l’onestà è evidente che si tratta di un valore importante in quanto indica che è cosa buona agire onestamente nei confronti degli altri. Per regolare situazioni concrete si rendono necessarie norme specifiche che applicano il valore “onestà”. Ogni norma generalmente è enunciata sotto forma di un obbligo o un’imposizione vale a dire che sono formalizzate in enunciati, hanno forma scritta (es. norme giuridiche e deontologiche).
  • 103. Come si studia la cultura? Alcune questioni di metodo Nel corso della sua evoluzione la sociologia ha elaborato e sistematizzato differenti approcci in una metodologia della ricerca sociale, la cui conoscenza è ritenuta indispensabile per chiunque desideri occuparsi di cultura. I fenomeni culturali sono indagabili come tutti gli altri fenomeni sociali?
  • 104. 4. Potenzialità e vincoli della cultura L’analisi delle caratteristiche della cultura non può prescindere da una riflessione sull’ interdipendenza tra il dato biologico e quello culturale, e in particolare se i contenuti della cultura siano o meno trasmessi per via genetica. Si tratta di valutare se e quanto il comportamento dell’uomo sia programmato geneticamente, sia spiegabile in base a fattori biologici, oppure se esso sia riconducibile per intero a capacità umane di apprendere. Sulla base della riflessione più consolidata si è orientati a ritenere che il patrimonio genetico eserciti un’influenza tangibile sul comportamento e che tale influenza sia in grado di determinare non tanto i contenuti del comportamento quanto i suoi limiti e le sue possibilità.
  • 105. 3. Classificazione degli elementi culturali Chiarito il concetto di cultura e riprendendo la prospettiva del sistema culturale, questo ultimo per assolvere alle sue funzioni organizzative e assicurare l’esistenza della società, è chiamato a elaborare e diffondere una serie di definizioni, istruzioni, programmi di comportamento che permettono agli esseri umani di fra fronte a problemi che appaiono tipici e ricorrenti dell’esperienza umana. Tali strumenti costituiscono la memoria di una società e possono essere suddivisi sulla base delle funzioni che essi svolgono per soddisfare i vari bisogni dell’uomo, sia di sopravvivenza e di adattamento all’ambiente, sia di relazione sociale. Attraverso l’attività di costruzione e trasmissione della cultura il sistema socioculturale deve far fronte a quattro principali aree di bisogni: Cognitivi, affettivi, relazionali o regolativi e di produzione di tecniche.
  • 106. a)Cognitivi Il sistema socioculturale deve innanzitutto rispondere all’esigenza dell’uomo di acquisire informazioni e conoscenze. Rientrano in questo settore, da un lato le forme di pensiero logico, le categorie mentali, gli schemi interpretativi, dall’altro tutti i contenuti di conoscenza della realtà. Anche i valori rientrano in questa categoria in quanto anch’essi hanno un senso argomentabile da parte dell’attore sociale. Questa dimensione è molto importante , perché, come ha osservato Durkheim (1929) con la distinzione fra la morale e i mores , i valori implicano una consapevolezza e una capacità di argomentazione e non vanno confusi con i mores , ossia con la condotta abitudinaria.
  • 107. b) Affettivi L’ordinamento della vita individuale e sociale richiede poi che si producano e diffondano nella società istruzioni e programmi atti a dare un significato comune alle varie azione e all’esistenza stessa. Il sistema socioculturale ha quindi la funzione di produrre e diffondere orientamenti di valore , ciò che è da desiderare o rifiutare, che è giusto o ingiusto, ciò che è buono o cattivo. La presenza di questi valori permette agli individui di orientarsi nella realtà, di avere dei quadri di riferimento per la propria azione. Definizioni di valore sono poi presenti nelle credenze, nelle regole morali, nelle ideologie, nella religione. E’ evidente che i valori coinvolgono gli affetti e i sentimenti. L’attaccamento ai valori infatti significa che conformarsi ad essi è “cosa buona’’ in sé, indipendentemente dal vantaggio che ne può derivare. La loro efficacia sociale dipende più dal fatto che siano stati interiorizzati e quindi sappiano suscitare sentimenti di colpa e di vergogna in chi se ne discosta che da precise sanzioni.
  • 108. c) Relazionali o Regolativi Una terza area di definizioni, istruzioni e programmi risponde all’esigenza del sistema socioculturale di regolare i rapporti fra i membri di una collettività, di orientare, cioè, il comportamento e l’interazione sociale. In questo caso il riferimento è alle norme sociali che sono regole che prescrivono agli individui come comportarsi nelle varie circostanze. Alcune norme sono codificate in leggi , emanate dal potere politico, che ne controlla l’applicazione. Oltre alle norme e alle leggi, le relazioni sociali sono regolate anche dagli usi (abitudini, consuetudini, usanze consolidate nel tempo in un gruppo sociale) e dai costumi che rappresentano modalità consuete di agire o di pensare indicative del carattere morale di un individuo o di un popolo.
  • 109. d) Produzione di tecniche Infine, alcuni elementi prodotti e diffusi dal sistema socioculturale costituiscono delle procedure e delle norme che facilitano agli individui lo svolgimento delle attività manuali e intellettuali di carattere continuativo. Rientrano nell’ambito delle tecniche sia il modo di operare che gli strumenti usati da una popolazione per far fronte ai bisogni materiali ( es. costruzioni delle abitazioni, di consumo, di trasporto, ecc.), sia l’insieme dei procedimenti che assolvono alle funzioni comunicative ed espressive (procedure linguistiche, narrative, rituali, artistiche, decorative, ecc.) .
  • 110. 4. Le organizzazioni-istituzioni del sistema di Riproduzione socioculturale: famiglia, sistema educativo, religione, mezzi di comunicazione di massa E’ attraverso una serie di strutture e organizzazioni che ogni società cerca di riprodurre gli elementi della propria cultura, i modelli dei rapporti sociali, i caratteri della personalità di base tipica del suo stadio di sviluppo. Qualsiasi società che intenda sopravvivere e conservare la propria identità culturale, affida ad un articolato apparato organizzativo la funzione di trasmettere ai nuovi membri gli elementi socioculturali condivisi, di far radicare nel profondo dell’individuo definizioni, istruzioni, programmi di comportamento che considera giusti o appropriati. Le configurazioni assunte e le funzioni assolte dalle organizzazioni e dalle istituzioni variano a seconda delle epoche storiche.
  • 111. per analizzare i compiti dell’organizzazione-istituzione dell’educazione,dobbiamo mettere in evidenza un duplice ordine di attenzione: a) contestualizzare e storicizzare il rapporto educazione e società; b) considerare contemporaneamente azione e struttura nelle loro interazioni reciproche.
  • 112. I sociologi dell’educazione tentano di spiegare gli effetti della società sull’educazione, nonché il loro rapporto dialettico e di interdipendenza. Esiste una pluralità di approcci alla sociologia dell’educazione, che possono essere semplificati in due diversi filoni: 1. che pone maggiormente l’attenzione sulle strutture e che tende a privilegiare la logica della spiegazione dei fenomeni individuando la relazione tra variabili indipendenti e dipendenti (ad esempio tra istruzione e sviluppo economico, tra istruzione e disuguaglianze sociali). 2. si concentra sugli attori e sulla comprensione delle loro rappresentazioni, sulle relazioni di tipo formativo (qui il termine formazione viene preferito a quello di educazione), ad esempio tra insegnante e allievi, tra genitori e figli.
  • 113. Ogni società ha la necessità di socializzazione cioè di fare acquisire valori, norme, atteggiamenti e comportamenti che siano generalmente condivisi dal gruppo sociale di appartenenza. i processi educativi vengono dunque distinti tra livello formale e livello informale. Nel 1. è importante l’intenzionalità e la progettualità specifica del processo educativo e quello rappresentato dalla famiglia e dalla scuola. Nel 2. troviamo invece tutte quelle relazioni che producono un effetto socializzante, ovvero gli orientamenti e i significati assunti dal soggetto e il suo adattamento alle norme e regole definite dall’ambiente sociale.
  • 114. La sociologia dell’educazione ha avuto un lento e travagliato processo, poiché, prima di affermarsi ha dovuto combattere con la pedagogia e la psicologia, occupandosi, infatti, anch’esse di educazione. Molti autori sottolineano un vuoto di studi e ricerche di sociologia dell’educazione, tra la tradizione dei classici della sociologia. Solo nel dopoguerra sia negli Stati Uniti che in Europa si registra una ripresa dell’interesse per l’analisi dell’educazione da un punto di vista sociologico. Brookever individua 4 principali aree di studio della sociologia dell’educazione: 1) L’analisi delle relazioni del sistema educativo con altri aspetti della società; 2) Lo studio delle relazioni dentro la scuola; 3) L’analisi dell’influenza della scuola sul comportamento e sulla personalità dei suoi membri, con particolare riguardo alla figura dell’insegnante, 4) L’influenza della comunità e delle diverse agenzie di socializzazione sull’organizzazione scolastica.
  • 115. 1) A livello generale: Il compito è quello di studiare il sistema educativo nelle sue relazioni con la più ampia struttura sociale, cioè con il sistema dei valori, con l’economia ecc… 2) A livello più specifico: La sociologia dell’educazione deve studiare la struttura sociale e il funzionamento dei gruppi che costituiscono il sistema scolastico, come le scuole, le università ecc.. 3) A livello ancora più ristretto: Le relazioni sociali riguardanti le attività educative, es. la cultura della scuola o il funzionamento della classe. 4) L’attenzione deve essere rivolta alle influenze educative implicite, esercitate dall’ambiente sociale di riferimento su studenti e insegnanti.