2. Paola Vicoli
• Conosciuta dal giovane Montale ed evocata nella
raccolta d’esordio come emblema della pulsione
sensuale e vitale, ma anche come figura che raccoglie e
condivide la pena del poeta, prigioniero di una realtà
quotidiana in cui l’inferno è certo.
• «Lo sai: debbo riperderti e non posso»
3. Anna degli Uberti
• Appartiene all’età dell’adolescenza ed è la prima donna
montaliana intorno a cui il poeta sviluppa il tema
dell’assenza e una prima idealizzazione della donna
salvifica.
• Montale la frequentò in gioventù, poi non la vide più e a
quel punto Annetta entrò nella sua poesia come una
creatura fatta di nulla, simile a uno sciame di pensieri,
inafferrabile. Sembra morta e al poeta si mostra diversa
da com’era, persino nella sua risata.
• «Perdona Annetta se dove tu sei
(non certo tra di noi, i sedicenti
vivi) poco ti giunge il mio ricordo.»
4. Esterina Rossi
• Ragazza frequentata dall’autore negli anni giovanili
trascorsi a Geneva.
• La sua vitalità è la protagonista di «Falsetto» ed incarna
l’adolescenza e la sua spensieratezza che rifiuta di
soffermarsi sulle angosce del futuro.
• Esterina rappresenta la possibilità/illusione di un
rapporto armonioso con le forze vitalistiche incarnate
dal mare.
• «Esterina, i vent’anni ti minacciano,
grigiorosea nube
che a poco a poco in sé ti chiude.»
5. Gerti Frankl Tolazzi
• Montale la conosce nel dicembre 1927 a casa di Drusilla
Tanzi e Matteo Marangoni. Nei versi della poesia, con
riferimenti all’incontro reale tra Montale e Gerti a casa
Marangoni (il piombo fuso a mezzanotte), il poeta descrive
l’amica nel suo desiderio di fermare la fuga del tempo, e nel
comune destino umano di sofferenza.
• «Ritorna là fra i morti balocchi
ove è negato pur morire; e col tempo che ti batte
al polso e all'esistenza ti ridona,
tra le mura pesanti che non s'aprono
al gorgo degli umani affaticato,
torna alla via dove con te intristisco
quella che mi additò un piombo raggelato
alle mie, alle tue sere:
torna alle primavere che non fioriscono.»
6. • È una giovane austriaca di origini ebraiche che Montale non
aveva conosciuto personalmente ma di cui gli aveva parlato
l’amico Bobi Bazlen, inviandogli una foto delle gambe di
Dora e indicandola come amica di Gerti Fránkl Tolazzi.
• «…Non so
se ti conosco; so che mai diviso
fui da te come accade in questo tardo
ritorno. Pochi istanti hanno bruciato
tutto di noi: fuorché due volti, due
maschere che s'incidono, sforzate,
di un sorriso.»
• «La tua leggenda, Dora!
Ma è scritta già in quegli sguardi
di uomini che hanno fedine
altere e deboli…»
7. Clizia
• Montale riprende il modello della donna-angelo in una prospettiva laica.
• Irma è una giovane americana di origine ebraica conosciuta a Firenze nel
1933.
• Lo pseudonimo deriva da un sonetto in cui Dante dichiara di amare una
donna «dispietata e disdegnosa» paragonata alla ninfa Clizia che,
innamorata del dio Apollo e respinta da lui, continuò ad amarlo così
intensamente che si trasformò in un girasole.
• Nelle «Occasioni» Clizia diventa emblema di un amore fedele e della ferma
fiducia dei valori salvifici della cultura e della poesia (di cui Apollo è il dio).
• «Ti libero la fronte dai ghiaccioli
che raccogliesti traversando l'alte
nebulose; hai le penne lacerate
dai cicloni, ti desti a soprassalti.
Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo
l'ombra nera, s'ostina in cielo un sole
freddoloso; e l'altre ombre che scantonano
nel vicolo non sanno che sei qui.»
8. La volpe
• A Clizia si oppone Volpe, l’anti-Beatrice dantesca, una
donna concreta e sensuale.
• Poetessa amata da Montale dal 1945 al 1950.
• «Mia volpe, un giorno fui anch’io il “poeta
assassinato”: là nel noccioleto
raso, dove fa grotta, da un falò…»
9. La mosca
• È la protagonista della sezione Xenia in Satura ed è la
moglie del poeta.
• Al bagliore soprannaturale e celeste di Clizia si
sostituisce il luccichio degli occhiali di questa donna-
angelo più domestica e familiare.
• A lei, ormai morta, montale le dedica componimenti
pervasi da un sincero rimpianto, essendo lei la
compagna di vita concreta, una donna pratica e istintiva
che guida il poeta con la sua saggezza.
• «Caro piccolo insetto
che chiamavano mosca, non so perché»
• «non avevi occhiali,
non potevi vedermi
né potevo io senza quel luccichio
riconoscere te nella foschia.»